Arte italiana all'Esposizione di Barcellona

Arte italiana all'Esposizione di Barcellona Arte italiana all'Esposizione di Barcellona Barcellona, 24 notte. I izione delle sezioni ar-| "Gon l'inaugurazione tlstiche si completa la presentazione, al pubblico internazionale, dell'attività e della produzione italiana. Le due sale dell'arte decorativa si trovano nel palazzo delle Arti Industriali, e quelle dell'arte pura nel palazzo dell'Arte Moderna. , " Noi' siamo contrari alle sistemazioni merceologiche adottate ormai nelle.Esposizioni internazionali sull'esempio delle Fiere. Il sacrificio di denaro e di lavoro fatto da una nazione si conclude nell'architettura di un fastoso e vistoso padiglione ritto sul culmine di una collina o al centro di una piazza. Se le bandiere, le statue i simboli sono il visibile emblema di un popolo, il padiglione ufficiale serve a malapena ai discorsi e ai ricevimenti onorifici 11 giorno della - inaugurazione. Chilometri di strade e di giardini separano il padiglione ufficiale dagli edifici che ospitano le macchine, i prodotti agricoli, le automobili e i quadri. Le Esposizioni non sono Fiere, dove il commerciante deve trovar riuniti i prodotti che gli interessano. / Più pratico e più intonato alle esigenze dei nostri tempi dì ferro sarebbe che ogni nazione si creasse un palazzo modesto e amplissimo, nel quale trovassero ospitalità tutti i prodotti di uno stesso paese. Poco male se le opere dell'arte e della scienza, quelle dell'industria e dell'agricoltura si troveranno accostate nell'effimera aureola dell'Esposizione, come lo furono nella dura realtà della creazione. Per ora, e fin che questa m'oda cambi, accontentiamoci di andaf cercando nei mastQdpnttfii. P.^W?1 te ,,p„rezipse mostre dell'arte italiana.»- ,.j / La pittura So che l'onorevole /Òppo, tardivamente avvisato, ha dovuto improvvisare rapidamente la mostra d'arte pura nelle due sale mésse a sua disposizione all'ultimo momento. Della forzata Improvvisazione e della ammirevole rapidità risente l'insieme di questa raccolta di quadri e di statue. ' / Ad ovviare in avvenire gli inevitabili danni della fretta, potrebbe forse rimediare l'onorevole Oppo, pittore, acuto critico e appassionato rappresentante degli intellettuali alla Carne ra, preparando una volta per tutte una mostra a,circolante » destinata a figurare, per qualche anno e successivamente, nelle diverse Esposizioni inter nazionali. Le opere vendute potrebbe ro, di'mano in mano, essere sostituite da altre; ma rimarrebbe un nucleo centrale di pitture e di sculture definito e modellato nelle giuste propor zioni. f E' ammirevole l'ordine e la precisione con le quali i diversi Sindacati hanno risposto al richiamo di Oppo, Ma non sarebbe meglio che gli artisti più significativi fossero definiti nella loro maniera e nella loro operosità da un insieme di opere e non da un'opera sola? Se, come questa volta, si deve fare una mostra d'arte campionaria l'assenza di artisti come: Andreottl, Conti, Tito, Fornara, Sironi, Amisani, Marami, Grosso, Dudreville, Bucci, Funi, Tozzi, Marussic, Carena, Graziosi Baroni, ecc., interpreti di scuole e di maniere certamente rappresentative, potrebbe essere evitata. La Mostra di Barcellona rimarrà a; perla un anno e mezzo e, nell'ordinamento della sezione italiana d'arte, ì due delegati Barrerà e Guerrini Intendono seguire un sistema di rotazione nuove opere quindi potranno essere ri chiamate dall'Italia e il panorama della nostra pittura e della nostra scultu ra riunite apparirà più completo. Notiamo intanto, a rappresentare l'otItocento, due modernissimi ritratti di I Antonio Mancini, uno armonizzato su gamme violacee, La lettera, e l'altro su un rosso squillante, Signora in costume; e un paesaggio di Aristide Sartorio, / bufali a ì'erracina, festosa figurazione animata da uno sfarfallio di donne illuminate dal sole. Discovolo manda un quadro della sua serie di Assisi, Le carcerelle, e Pietro Gauden zi Lo Sposalizio; nella voluta incorri plutezza, uno dei più bei quadri della mostra, pittura di chiarità in un'atmosfera patetica e sentimentale con sdavi particolarità di figure. Carlo Cavrà con un paesaggio toscano: Il annuale; Aldo Carpi con una Conversazione attorno all'arcano, rinnovano motivi cari alla loro maniera. Steffenirii non sa abbandonare quella sua facilità improvvisatrice, e nella Madre non realizza una pittura profonda, pur essendo grandioso e smagliante. Buoni paesaggi di Pratelli, di Prada, di Salietti, di Chessa, di Rosti, di Barrerà, di Carlo Socrate, sono testimoni di una pittura solida e costruttiva svincolatasi ditlle influenze d'Oltralpe e dal le degenerazioni dell'impressionismo. Ritroviamo La Miracolata di Bacci, La Famiglia di Fabbricatore, che erano all'ultima Biennale Veneziana; e da Venezia Ciardi e Scaltola inviano tipiche vedute lagunari; una marina napoletana il Casciaro e un saggio della sua serie milanese. Michele Cascella. Il genovese Dode.ro si appassiona attorno a un Venditore di aranci, Norberto Pazzini tratta con la sua tavolozza delicatissima e velata una Azzurra visione di Si Marino, Borra si indugia nella Brianza, Vellani-MaTchi nell'Abruzzo, Giovanni Guenrtni nella sua Romagna solatia. Ikpaesaggio italiano cosi vario e cosi de(pato, appare in tutta la sua rara e complicata bellezza attraverso le sensazioni dei nostri pittori, e contrasta con quello violento e tragico che nelle sale spagnole interpretano i Solana, i Zubiaurre, i Chicharro, i Rusinol. Di Felice Casorati, chs l'anno scorso à Madrid ebbe molto successo di ammirazione e di discussione, vediamo un piccolo nudo : Giovanna, meno trasparente e nitido dei grandi quadri che il « (riformatore veronese » aveva all'ultima Biennale Veneziana. Anche la Giovane Donna di Emilio Sobrero non basta a darci un'idea della sua complessa pittura. Poche nature morte: una di Canegrati e una di De Amicis, e scarsi ritratti. Nessun saggio di bianco e nero, per evidente necessità di spazio. Tra le sculture Tra le sculture riconosciamo, fuso in bronzo, il Cavallino di Dazzi, ch'era l'anno scorso alla Biennale Veneziana; Il Crociato di Wildt che non è delle sue opere più recenti nè migliori; una statua policroma di Vassallo, un San Giovannino di Romanelli, che appare nato nella città del Verrocchio; una classica Dormente di Cataldi; lo stilizzato Idoletto di casa di Giovanni Prini, e un bronzo di sòbria modellatura, dovuto all'animalista Renato Brozzi. Se, nell'insieme, la Mostra non è folgorante di grandi nomi e imponente di vaste tele, giova però a rappresentare la vitalità e la vivacità inquieta della nostra arte; giovane e liberata; e, in questo, Oppo ha saputo fare ono re alla nuova Italia. Ma il 6istema di rivolgersi ai Sindacati, senza controllo di Giuria, per la scelta delle opere, è forse più pratico per una Mostra nazionale che per una Esposizione internazionale. Oggetti artistici Dobbiamo al meridiano risveglio delle arti decorative (frutto lontano delle Mostre di Monza), alla perfetta organizzazione dell'Ente Nazionale per le piccole industrie e alla tenace e geniale volontà di un .-..artista: Giovanni Guerrini, se l'Italia è rappresentala a Barcellona da una scelta mostra di oggetti artistici. Sono nella memoria di tutti i tempi in cui le Esposizioni si ingombravano di statuine d'alabastro, di ceramiche « uso antico » e di ferri patinati e ossidati alla maniera dei poco scrupolosi antiquaril Per questo rinnovato spirito la mostra attuale è tanto più miracolosa e degna di lode. Le fonti principali dell'arte decorativa e della ispirazione decorativa in Italia sono: i modelli preparati dagli artisti contemporanei, i modelli lasciatici dagli antichi e quelli che ci vengono dall'arte rustica, dal folclore. Perchè la produzione sia originale e non una semplice ripetizione o un trucco, l'oggetto deve essere interpretato, deve portare l'impronta manuale dell'artigiano e, in genere, esclude la standardizzazione (brutto vocabolo per una brutta norma di lavoro). Giovanni Guerrini, da due anni consulente dell'Ente Nazionale delle Piccole industrie, ha saputo disegnare egli stesso modelli per ogni sorta di oggetti, e ha indotto artisti d'« arte pura » a seguire il suo esempio. Tipico quello di Andreotti. Andreotti ha dato all'Istituto il modello di una sua preziosa statuetta: aperto un concorso tra i figurinai di Lucca, si è potuti arrivare all'ottima riproduzione, ospitata nelle vetrine della Mostra. Oggetti di ferro battuto, oltre all'insuperabile Mazzuccotelli (che eseguì anche le quattro aquile dorate per il Padiglione ufficiale), espongono Rizzarda di Milano; Matteucci di Faenza, e la Scuola di Alberto Gerard i, di Roma. Nuovi tipi di coppe, di vasi, di ur-. nette in metallo sbalzato hanno messo insieme quattro artigiani veneziani, : Zancopè, Dorigo, Pilon, Zona. Più raffinati e già noti in Italia 1 peltri di Thayaht, su disegni e modelli dello stesso, eleganti trasformazioni di motivi Rinascimento e barocchi. Maioliche, tessuti e pizzi Alla rinnovazione della maiolica e della ceramica hanno dato insegna mento ed opera pittori e scultori: il Martini, per esempio, Gio. Ponti, l'Ortolani, il Morandelli, lo Zen. Accanto alle grandi Ditte, come il Chini e il Mengaroni, danno prove della loro potenzialità più modesti industriali artisti. Una novità è costituita dalle ceramiche futuriste edite dal Fabbri di Faenza, su disegni di Benedetta, d: Balla, di Pramipolini, di Rizzo, e una altra (questa passatista) dagli stupendi Buccheri etruschi, eseguiti dal Rahdone di Roma. Nei vetri, accanto a Cappellin e Venirli, che da anni si sforzano di dare alla produzione vetraria carattere d'arte, altri muranesi dai gloriosi nomi : Barovier e Toso, su modelli nuovi e su ispirazioni dall'antico espongono vasi, coppe, bottiglie, figure d'animali. Un'altra grande e gloriosa arte decorativa italiana è rappresentata degnamente: quella del tessuti, dei cuoi e dei pizzi: Quando l'Aemilia Ars e la scuola veneta della contessa Pia Valmarana e quella vaftellinese di Luciana Buzzi copiano gli antichi modelli fanno opera d'arte? Ecco un problema al quale il critico deve rispondere favorevolmente, perchè la scrupolosa esecuzione e la interpretazione involontaria dell'operala danno alfliz zo e al ricamo.jipetuto da modelli bolognesi, veneti o lombardi il fascino di un'opera originale. Tentativi d'arte nuova fanno ammirevoli le botteghe e 1" fatiche della Gallenga, della De-Carolis, della Lerche. Per merito dell'Ente, vecchie indù strie come quelle del mosaico, della tartaruga, del corallo, si presentano oggi senza le decorazioni di cattivo gusto che le facevano ridicolmente e universalmente famose. Violini e gioielli ' Si comincia a capire in Italia ebe due coefficienti sono indispensabili alla, rinascita dell'arte decorativa: la bellezza o l'originalità dell'ispirazione (modello) e la perfezione tecnica dell'esecuzione. Lo vediamo nei mobili disegnati da Guerrini per la grande sala dell'ENIT ed eseguiti con una perfezione degna dei Maggiolini, dall'Ebanisteria Casalini di Faenza, nei tappeti dei pratese Pugi, negli onici lavorati da Hauser di Vipiteno. Di questa importanza della tecnica, la cui scrupolosità è già un indice di bellezza estetica, sono tipici campioni a questa Mostra i violini del bolognese Nicola Utili : la loro architettura, la trasparenza vitrea della vernice, la matematica precisione delle curve e delle connessure, fa di questi strumenti musicali un'opera d'arte. Essi s'adagiano degnamente sulle stoffe delle vetrine accanto ai ninnoli preziosi e ai'gioielli: se di là si tolgono per toccarne appena le corde, il loro suono si effonde con l'eco delle nostre musiche e delle nostre canzoni. Cosi per nuove vie l'arte italiana che, tante volte, lungo le còste mediterranee raggiunse la Catalogna e l'Andalusia, approda in Spagnai e rin nova, attraverso l'opera degli I artisti e degli artigiani, il nome e la gloria di una razza imperitura. Raffaele Calzini,