Il simbolico olivo

Il simbolico olivo Il simbolico olivo Ancora una volta l'ispirazione è venuta dal Duce. Ma chi non ha assistito al memorabile discorso pronunziato da Mussolini alla Camera dei Deputati, diffìcilmente riuscirà ad intendere tutto ciò che vi è di patetico, oltre che di solenne, nell'omaggio, che l'Italia fascista rende oggi a Cavour. La discussione parlamentare durava da parecchi giorni e i discorsi, indubbiamente elevati di tono, erano riusciti ad acuire l'impazienza della Camera più che a soddisfarla. Non si fa torto a nessuno degli oratori, che in quei giorni salirono alla tribuna, quando si afferma che nessuno pronunziò una di quelle parole, che penetrano in fondo all'anima e si incidono in modo indelebile nella memoria. Una errata concezione dell'originalità della Rivoluzione fascista aveva tenuto lontano gli oratori dai ricordi classici del Risorgimento e qualcuno, nei giorni precedenti, discutendosi l'indirizzo di risposta al discorso della Corona, non aveva esitato a negare qualsiasi rapporto e qualsiasi continuità ideale con la nostra tradizione unitaria. Ma la Camera, con l'istinto infallibile del pubblico, non aderiva ai paradossi, che sono cosi facili e cosi tentatori per gli uomini nei quali la severità del pensiero non è pari alla vastità della cultura. Si può, anzi, nflermnre che essa soffriva, e non lo nascondeva, davanti a certe enunciazioni temerarie, che nessuna sofistica sarebbe mai riuscita a dimostrare e che certi ostentati silenzi, i quali tradivano una difettosa visione storica del Fascismo più ancora che il voluto oblio di quanto avevano operato per la Patria i nostri padri, la ferivano nel profondo del cuore. Perchè questo silenzio? I nomi di Cavour, di Mazzini, di Garibaldi, erano forse scomparsi dalla nostra memoria o dovevano venire cancellati? E perchè? Forse che Mussolini non ha bisogno del loro confronto per offrire l'intera misura della sua statura e del suo patriottismo? Solo un deputato, forte della slessa responsabilità, che gli imponeva il suo gran nome, ia.nciò una parola, che non esitava a rievocare sacre memorie e magnanima tradizioni. Come sempre, fu lo stesso Duce, che intese e interpretò il comune sentimento e quella verità, che era nell'animo di tutti. Elevandosi ad un'alta, comprensione della nostra storia, egli affermò che non solo non esisteva antitesi di nessun genere fra il Fascismo e il Risorgimento, ma che il Fascismo continuava e concludeva l'opera del Risorgimento. La Camera proruppe in una grande ovazione. In quelle parole, pronunziate con la fierezza di un vecchio garibaldino, essa aveva sentito una giustizia ed una riparazione. Nessuna passione politica, per quanto ardente, riuscirà mai ad assumere, presso l'anima popolare, le forme della ingratitudine. E quando il Duce, ispirandosi ad un senso cosi umano della giustizia e della storia, pronunziò l'elogio di Cavour e rievocò il dramma, che aveva animato e spezzato la vita del grande artefice deLl'unità della Patria, la commozione raggiunse una intensità, che non si può descrivere. L'applauso non bastava più e sarebbe stato necessario il grido che prorompe nelle piazze, se fosse stato consentito dalla solennità del luogo e del momento. Più di tutti era commosso il Duce, chi pareva dare veramente una sensazione immediata e quasi visiva della tragedia nella quale si era consumato il gran Conte, quando accennava alle preoccupazioni, ai dubbi, agli spasimi, alle meditazioni, che avevano accompagnato le lunghe e penose trattative della Conciliazione. « Ero solo e non potevo consigliarmi con nessuno » Anche Cavour era solo N'esalino meglio del Duce poteva, celebrare l'eroismo di Cavour ed ammi¬ rarne l'enorme fatica e indicarlo alla perenne riconoscenza, all'amore imperituro degli italiani. Egli era riuscito là dove Cavour aveva trovato la delusione e, infine, la morte. Ma il problema era sempre quello, poiché nella storia se mutano gli uomini, le situazioni sembrano ripetere un'identica logica ideale. Se si prescinde dalle ideologie, che. sono le labili maschere della storia, non è difficile scoprire una charisstma linea di continuità, che ricongiunge il Fascismo al Risorgimento. 'Linierventismo, la guerra, la tenace difesa della vittoria, nonostante le iniquità dei trattati di pace; la milizia del dopo guerra, la. Marcia su Roma, la dittatura, indispensabile per la ricostituzione dell'unità dello Stato, minacciata dall'erosione intèrna e più ancora per conferire al movimento fascista un carattere unitario, contro le tendenze autonome locali; la distruzione del popolarismo, ultima insidia dei vecchi municipali, contro i quali si erano già scatenate le folgori di Gioberti; il superamento del socialismo mediante la attrazione delle grandi masse dentro l'orbita, dello stato e particolarmente di quelle rurali, rimaste estranee alla Rivoluzione unitaria; la fedeltà alla Monarchia, e, da ultimo, la Conciliazione, costituiscono dei fatti e dei momenti imponenti, che riescono inintelligibili a chiunque non assuma la tradizione unitaria come un elemento sempre vivo e insopprimibile della,coscienza nazionale. I rappresentanti dell'Italia fascista possono recare a Sàntena il simbolico ramoscello d'olivo con la sicura coscienza di compiere un sacro rito. Là traggano conforto e ispirazione. Come tutti i geni tutelari della Patria, egli è ancora e sarà sempre un futuro. I ricevimenti del Capo del Governo L'esposizione del Governatore di Roma sulla situazione della Capitale Roma, 15, notte. Oggi, a Palazzo Chigi, il Capo del Governo ha ricevalo il Principe Boncompagni, Governatore di Roma, Che gli ha fatto una ampia esposizione sulla situazione generale della Capitale e su taluni problemi particolari. II Governatore na riferito anzitutto su quanto è stato fatto e quanto si farà per rendere sempre più attraente Ostia Mare-Lido Roma. Lungo la Via del Maro è già stato ultimato l'impianto per l'illuminazione che sarà inaugurato ai primi di luglio. Saranno adottati ulteriori perfezionamenti della autostrada e sarà provveduto alla depolverazione di quella attigua, destinala al traffico ordinario. La spiaggia di Ostia sarà allungata verso l'idroscalo e verso Casielfusano ; in quest'ultima parte, secondo un nuo vo più razionale e più ampio piano regolatore, il Lido di Roma sarà quindi posto in grado di ospitare la aumentata folla dei bagnanti dì ogni classe che vi converrà dalla Capitale. Il Governatore ha riferito anche sulla nuova gestione del Teatro Reale dell'Opera. Tale gestione• sarà autonoma, senza fusioni con altri teatri e si svolgerà sono l'egida del Governatorato attraverso la costituzione di un organismo ristretto ma efficiente aai punto di vista teatrale amministrativo. Durante l'estate saranno apportate ulteriori migliorie al palcoscenico mentre i lavori della nuova facciata sono rinviati all'estate del 1930. Il Governatore di Roma ha quindi comunicato al Capo del Governo che il riordinamento dell'importantissimo Musec dell'Impero è un fatto compiuto Il Governatore ha riferito su altri argomenti di indole annonaria. li Capo del Governo ha deciso elio i locali convenzionati attualmente in costruzione debbano essere tuti tenuti in riserva per essere pronti allo scadere del regime vincolistico fissato come è- noto al 30 giugno 1930. Alia fine dell'esposizione, ii Capo del Governo ha manifestato il suo piena compiacimento e il suo vivo plauso per l'opera del Governatore di Romi {Stefana

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