L'alto e commovente rito nazionale alla tomba di Cavour

L'alto e commovente rito nazionale alla tomba di Cavour L'alto e commovente rito nazionale alla tomba di Cavour Il discorso del Presidente del Senato: In nome del Fascismo e per mandato del suo Capo deponiamo il segno della sancita pace religiosa. Santena, 17 mattino. Fermo stilla piazza il primo ragazzollo che passa : otto o dieci antri, aria di contadinello. — Che cosa prepara il paese con tutte queste bandiere? — C'è la.festa di CamiMo Cavour. — Chi era Camillo Cavour? — Uno che ha fatto la guerra. — Quale guerra? — Contro i tedeschi e gli austriaci. — E ha vinto? — O già, che ha vinto! — Ma sei proprio sicuro che ha fatto la guerra? Il ragazzotto stette un poco in sospeso, guardandomi fisso e perplesso negli occhi. Non rispose alla mia domanda; disse, con tono dii sicurezza un poco seccata: — Ma la guerra l'ha vinta I Avrei voluto interroga/rio ancora; ma già egli mi aveva voltate le spalle, e allontanandosi mi guardava un poco di sbieco, tra offeso e sornione, come per significare: Te l'ho detta, pezzo di uti ignorante I Probabilmente il ragazzotto non sapeva altro di Cavour. Se gli avessi chiesto dei genitori, del fratello, dei nipoti — che pure riiposa.no accanto a lui nieQIa tomba — nulla mi avrebbe saputo dire. Egli non conosce che lui. Cavour, anzi Camillo Cavour. Nulla sa della sua vita, ma lo conosce cosi bene, che non tollera che altri lo possa 'ignorare. Sa soltanto di una guerra vinta contro i nemici, ma questo hosta, perchè ha la sensazione che quella guerra, quella lotta fu grande cosa, e averla vinta fu salvare la patria. Camillo Cavour e la guerra; un nome ed un'impresa; un eroe e un'epopea. Poiicnè tutte le grandi cose sono vedute neilil'essenziale dalle piccole menti, il ragazzotto vede la figura di Cavour in quei termini semplicisti! e la vede campeggiare come un qualcosa di grande, di assoluto, du potente, che non si discute, come un titano. Eroe famigliare Titano che non fa paura, che anzi ha dell'amico, del famigliare. Mi guardo intorno, nella piazzetta. I>i fronte una cancellata in ferro sullo sfondo delle piante secolari del parco che lasciano dirUravvedere la bianca e fastosa villa settecentesca che qui ancoro chiamano « il castello » o, più sovente, « la casa di Cavour » ; e subito dietro la cancellata è lo tomba di Cavour. Di fianco, a destra, è la chiesa che fu cara a Cavour e sotto la quale si epre la tomba. A sinistra è l'Asilo infantile intitolato a Cavour. Il centro del paese, cioè, parla ovunque e sempre di Cavour, è pieno di Cavour. Egli è vivo e presente. La tomba è li vicino, fra le case, fra gli abitanti, alta sul piccolo pendio con cui si inizia il parco della nobile famiglia. Cavour è dunque una specie di nume famigliare. E' come uno di quegli avi che fondarono la fortuna di una casa e passano attraverso le generazioni, con la tradizione orale, sempre vivi nel ricordo e nella venerazione. Questa di un leggendario eroe famigliare è l'impressione, simile a quella del ragazzotto, che di Cavour deve avere la popolazione mirìuta di Santena. Fra 1 vecchi — tranne il venerando medico di cui parlammo ieri — non c'è più alcuno che si ricordi dì Cavour vivo. Egli è ormai lontano nel tempo, personificato nella sua tomba. I casi della sua vita sono sfumati, dissolti nel passato. Farli rivivere è passione e compito dell'intellettuale, dello storico, ma non dei popolo. Questo popolo semplice e laborioso, nel suo istinto, torse un poco rifugge da questi accostamenti, dalla precisa conoscenza; ama la lontananza, lo sfondo confuso, ì contorni imprecisi che gli permettono di dare aureola di leggenda al suo eroe. Ma una leggenda speciale, una leggenda che è 11, in casa, controllabile, a portata di mano, solo che si varchi il cancello di ferro che dà sulla piazza, e si entri nella • casa di Cavour ». E' qui veramente il ti mpio cayouria.no di Santena, in cui l'animo oei Visitatore può ad un tempo esalu-s; nella grandezza dell'uomo politico e accompagnarlo In alcuni casi (lena sua pratica esistenza. E' qui, nel bre ve spazio con cui si inizia l'antico lenimento dei Cavour, ancora paese poiché guarda sulla piazza, e già appartato e discosto, poiché dietro esso ce la distesa del parco. Tempio aperto, ma in cui i grandi alberi ed il fresco silenzio danno un senso di raccoglimento quasi religioso. E gli altari del tempio sono la tomba, la casa, la torre, « il salone diplomatico ». Il salone diplomatico La casa, una ricca e spaziosa viua settecentesca, ancora è detta, come già ricordammo, « di Cavour », sebbene da tempo appartenga, per ragioni di parentela e di eredità, ai Visconti .Venosta. In essa si trova una camera che è la perfetta ricostruzione, ottenuta mediante le stesse suppellettili, ai quella ove a Torino Cavour morì, nei palazzo sorgente all'angolo di via Lagrange e via Cavour. La stessa camera accoglie un altro prezioso cimelio: la divisa indossala dal prediletto nipote dello statista. Augusto, ufficiale ventenne, ucciso alla battaglia di uoito. La giubba reca, all'altezza dei petto, il foro della palla austriaca cne spense la giovane esistenza e diede un acerbo dolore allo zio. E' tradizione che Cavour non si recasse molto sovente a Santena. Sembra che, quando si concedesse quaicnn breve parentesi di svago, preferisse recarsi a Grinzanl (ora Grinzani Cavour) in quel di Alba, ove pure in famiglia aveva possedimenti; e pare anzi che colà egli prendesse una certa parte alla cosa pubblica, tanto che e rimasta famosa l'esclamazione ammirativa di un abitante di quel paese: « Perbacco, può Insegnare al nostro segretario comunale! ». Se erano pm rade, in compenso le gite a Santena pare fossero più importanti. Il « sa Ione diplomatico » lo attesterebbe coi suo stesso nome. E' questa una vasta ed elegante costruzione consistente nei solo pianterreno, decorato con l e graziosi stucchi settecenteschi e adorno, presentemente, di un hu;l eonte Gustavo, fratello di Camillo. Il salone sorge isolato, a parecchi metri dalla casa a cui è unita mediante un ampio terrazzo. Quivi, fuori di ogni possibile disturbo, riceveva Cavour gli osptti quando doveva trattare con essi di quistioni politiche. Ministri, deputati, funzionari di Ministero passavano nel salone, e questo prese da allora il nome, che tuttora conserva, di « diplomatico ». Sulla porta spicca, scolpito nel marmo, lo stemma dei Cavour, con le tre conchiglie; e il mottvo della conchiglia lo si ritrova nel giardino circondante la casa, in parecchi vasi foggiati appunto a conchiglia. La torre del cimeli Ma il maggiore e vero aliare di questo tempio ravouria.no e nel sepolcreto dove riposano le ossa del ministro. Semplice e austero, le pareti adorne di marmi grigio-scuro, come dominato da un piccolo altare che si erge sulla parete di fondo, di fronte all'ingresso. Il sepolcreto si trova sotto il pavimento della chiosa, e non riceve luce che da una finestra aperta nel muro esterno, verso il giardino, di fianco alla porta. La tomba di Cavour è lì, vicino affila finestra e, quasi in significato simbolico, la luce scivola sopra il marmo e illumina le lettere d'oro dell nome. L'iscrizione, semplicissima, dice: Conte Camillo di Cavour — nato il 10 agosto 1810 — mori 19 6 ghigno 1861. Accanto alila tomba, di lui sono quelle del fratello Gustavo e dei fieli di questo Giuseppina in Alfieri di Sostegno, Alnardoe Augusto. Vicino all'altare riposano t nonni e i genitori diello statista: Uberto Benso cavaliere di Cavour e la consorte Filippina di Sales, morti rispettivamente nel 1831 e '49, e il marchese Michele e la consorte Adele di Sellon, mancati nel 1850 e '46. Coi figli di Gustavo. Ainardo e Augusto, si è spenta la linea diretta dea casato, che continuò in linea collaterale con la sorella Giuseppina in Alfieri, di cui i Visconti Venosta, attuali proprietari dei beni dei Cavour, sono discendenti. Il severo sepolcreto, monumento nazionale, è tenuto scrupolosamente nudo e disadorno. Tutto ciò di cui fu omaggio la tomba del grande — corone, targhe, nastri, ricordi artistici — è custodito nella torre che sorge poco discosto, in due anguste camere restaurate nel loro stile cinquecentesco; breve museo, piccola ma eloquente raccolta che accoglie le voci di tutta Italia, di oscuri e di personalità preminenti. Accanto olla bronzea corona donata nel 1886 da Re Umberto ecco una pergamena della « Basilicata riconoscente », col tributo dei Reduci di Crimea quello dei vercellesi ; e i nastri sbiaditi e le corone di alloro ingiallito hanno pur sempre un significato ed un linguaggio più vivo che mai. La Compagnia del Corpus Demini Come per dar ragione alla fama di « diplomatiche » alle gite che Cavour compieva a Santena, ci fu un'impresa, anzi un tentativo di impresa che è particolarmente ricordato dagli abitanti di Santena. Ai tempi del Mini stro, Santena era borgata dipendente dal comune di Chieri; ma era borgata già cosi popolosa e importante che giustamente aspirava ad emanciparsi e ad erigersi in Comune autonomo. Cavour prese a cuore questa causa, a promosse e caldeggiò la relativa pratica. Morì prima che il desiderio cei santenesi fosse fatto realtà, ma ciò non toglie che essi glie ne siano riconoscenti ancora adesso. Riconoscon za che non va disgiunta da un certo orgoglio. Raccontando l'episodio gli abitanti di Santena hanno infatti un poco l'aria di dirvi che con la grande questione dell'unità e dell'emancipazione dell'Italia, Cavour curò anche quella dell'indipendenza del loro Comune; due quistioni bene diverse, si intende, ma che tuttavia hanno sortiV,o la ventura di avere lo stesso patrocinatore... Chi poi ha speciali motivi di orgoglio in relazione alla memoria di La vour è 11 parroco di Santena. se an date a trovarlo egli vi mostra un vecchio e ingiallito registro, alla cui prima pagina figura in grosso carattere il nome del conte. E' il registro della compagnia del «.Corpus Uomini » di Santena, di cui Cavour, unitamente al medico del luogo, era rettore nel 1853-54. in quegli anni, anzi, si trattava di ampliare la chiesa, e mediante il suo intervento, la famiglia Cavour concesse il terreno e si assun se a proprio carico le spese di costruzione dell'ampliamento verso la parte del giardino. Si può qui ricordare che la nonna del ministro era una sales, della famiglia di S. Francesco di Sales, Il parroco ed i fedeli di Santena stanno ora saldando questo debito di gratitudine verso Cavour. Venuta la chiesa a pericolare, se ne è decisa la ricostruzione, ed i lavori', iniziati nei '22, finiranno fra qualche mese. Ma la chiesa sorge sul sepolcreto, sulla tomba di Cavour; è dunque una chiesa privilegiata, in quanto chiesa e tomba si completano a vicenda. Ecco perciò la necessità, nel ricostruirla, di farla bella il più possibile. E dilani la chiesa, eretta su disegno deiring. Giuseppe Gallo di Torino, è di una originale ricchezza e maestà. L'altare della conoiliazione Nè qui è tutto. Sul lato sinistro della chiesa, che è volto verso il giardino di Cavour, proprio in corrispondenza della tomba del ministro sarà eretto un altare dedicato alla « Regina Pacis n e intitolato alla Conciliazione. Altare simbolico, sul quale si custodirà perennemente un ramoscello d'olivo, quei! ramoscello di pace che figura in uno degJii affreschi della chiesa, dovuti a.l pittore Morgari, il quale un anno fa. come per intuito e presentimento, disegnò un angelo, in volo con in mano un ramo d'olivo, sulla città di Roma e sul Vaticano... Viva adunque, e per diversi aspetti, è la memoria del Grande nel paese ove egli in eternò riposa ; e la popolazione ha accolto con entusiasmo l'occasione, consigliata dall'orma' storico accenno di Mussolini al ramoscello d'olivo, di tributargli un'altra volta omoggio di onori. Il semplice cuore dei santenesi si è allargato alla lieta novella, e tutta la popolazione si 6 preparata a unirsi nell'omaggio con l'anima sua più ardente e più schietta. Nessun annunoio ufficiale è qui venuto. Ancora pochissimi giorni fa nulla si sapeva. La buona novella fu appresa dai giornali. Ma pochi giorni bastarono per galvanizzare questa gente operosa e fedele, per allestire degni preparatavi: degni della memoria del Grande, degni delle personalità che sarebbero state ospiti di Santena. Sotto la guida del Podestà comm. Giovanni Rey, del segretario politico e segretario comunale geometra Canale, del signor Tommaso Rossi, amministratore in Santena della Casa Visconti-Venosta, tutto è stato con amore e devozione preparato. Nella stessa febbrili tà dei preparativi c'era la gioia, la felicità; la felicità di Santena di sentire con sè, accanto alla tomba del suo Cavour, rutta l'Italia. Tale felicità è parsa traboccare ieri mattina, nella breve ora che precedette la cerimonia. Fluiva in- rivoli da ogni strada, e si concentrava nella piazza, davanti alla cancellata patrizia oltre la quale è la tomba del Ministro d'Italia. Santena mandava il suo sangue verso 11 suo grande cuore. Erano le scolaresche, le associazioni, i combattenti, le madri e vedove dei caduti, 1 sindacati, le autorità: era tutta la sua popolazione. La piazza in breve si gremiva, tutto il declivo che sale alla cancellata era una fòlla compatta. Folle varia di. colori, che sullo sfondo verde degli alberi secolari del parco offriva agli occhi uno spettacolo imponente e caratteristico. Ma più offriva al cuore una nota di commozione, poiché tutta quella che la rampa portava pian mano in alto, verso la cancellata, aveva come un significato di aspirazione e di devozione ; pareva che tendesse con tutta la sua massa compatta e fremente alla tomba del grande, per prosternarsi alla sua' memoria. U. L.