La sottrazione d'uno stock di cambiali nella rievocazione dei testi

La sottrazione d'uno stock di cambiali nella rievocazione dei testi Il dissesto della Banca Andreis La sottrazione d'uno stock di cambiali nella rievocazione dei testi L'inizio dell'udienza riporta in primo piano la figura di un imputato che sulla panca siede in seconda fila, nascosto quasi alla' vista del pubblico dalle quadrate spalle di Gian Luigi Andreis: vogliamo dire il rag. Pierino Bosio, già ispettore delle succursali della zona astigiana. Tra i testimoni che vengono a deporre sui fasti e sui nefasti della banca Andreis, taluni hanno da riferire episodi che riguardano in linea principale il Bosio. Giovanni Gambino, comproprietario di un garage astese accenna alla passione per l'automobile da cui era dominato Bosio e rievoca le vicende di un affare concluso con questi. L'epilogo di quest'affare fu assai melanconico, teste aveva ceduto al Bosio una Citroen ». in cambio di un'altra, ri ervandosi però la proprietà della mac china sino all'integrale pagamento del prezzo convenuto. Ora il Bosio non ef fettuò poi il pagamento della somma che avrebbe dovuto sborsare e cosi il Gambino, in virtù del cosidetto patti di riservato dominio che era intarve nuto tra essi, si riprese la macchina. Avv. Dal Fiume: — Ha ceduto anche una motocicletta al Bosio? Teste: — Sì. per il prezzo di 7000 lire circa. Avv. Dal Fiume: — Orbene, è neces sario che si sappia: si tratta della motocicletta che il Bosio affidò ad un impiegato della succursale di S. Marzano. Quando sopravvenne il dissesto, curatore ne provocò il sequestro. Infine la moto venne riconsegnata alimpiegato che l'aveva usata, a titolo di acconto sugli stipendi. I prelievi del rag. Bosio E si presenta Pietro Bianchi, venttreenne, già impiegato presso la fi liale di S. Damiano. Conferma che ogni qualvolta la filiale aveva delle disponibilità di cassa abbondanti, era invitato a spedire le somme eccedenti i suoi bisogni alla sede di Torino, donde partivano, quasi quotidianamente, assillanti richieste di fondi. Avv. Dal Fiume: — Qual'era la attività del rag. BosloT — In banca era attivo. Fuori condiiceva vita ritirata. E si torna ai prelievi che 11 Bosio avrebbe fatto dalla cassa della filiale in misura molto notevole. L'accusa gli contesta di avere prelevato illecitamente circa 340 mila lire. L'avv. Dal Fiume chiede: — 11 teste può dirci il sistema usato dal Bosio per i prelievi? Teste: — 11 Bosio prelevava delle somme che variavano dalle 2000 alle 5000 lire per volta, addebitandosele su un libretto di conto corrente passivo. P. M.: — Chi custodiva il libretto? — Lo custodiva il Bosio. Io custodivo la scheda corrispondente al libretto e sulla quale si effettuavano le registrazioni per uso della banca. P. M.: — Lei afferma che i prelievi del Bosio non superavano le 5000 lire per volta, ma sulla scheda che è stata sequestrata si trova segnato invece un importo di 80 mila lire. — Quella cifra rappresenta il totale del prelievi segnati sulla prima scheda. Quando questa fu riempita, 11 totale di 80 mila lire fu segnato a riporto sulla nuova scheda. P M.: — A chi era intestata la scheda del HbTetto? — Non saprei precisare. P. M.: — Glielo dirò io allora: c'era semplicemente un numero. E questo mi pare fosse un po' poco. Bosio: — La prima scheda fu intestata regolarmente al mio nome. Quando poi fu esaurita, sulla nuova, per brevità, si segnò soltanto il numero del libretto: 256. P. M. al teste: — n Bosio aveva Ingerenza sulla cassa, sino ad averne la disponibilità? — No. Le chiavi della cassa le custodivo io stodivo io. Aw. Dal Fiume: — Gli Andreis non hanno mai compiuto delle verifiche intorno alla situazione del Bosio verso la banca? „ „ . G L. Andreis: — Dopo l'episodio Cornaglia andai a S. Damiano con Angelo e procedemmo ad una verifica del conto Bosio. Trovammo che il saldo passivo di lui ascendeva a 30 mila li re, cifra assai forte. Lo invitai perciò a giustificare la somma, specificando le ragioni che avevano reso necessari i prelievi. Pres.: — E questa specificazione fu fatta? — Se avessi avuto un momento di libertà — risponde l'imputato Bosio, con quella prontezza, fatta però di calcoli e di tortuosità, con cui interviene abitualmente nel dibattito — l'avr»! fatta sicuramente. Ma non ho mai trovato il tempo per farla. La banca mi assorbiva completamente. E l'imputato, dandosi l'aria della vittima ed allargando le braccia, escja ma : , — Purtroppo non ho mai potuto cu rare i miei interessi... — Figuriamoci allora se 11 avesse curati ! — commenta il P. M. tra l'ilarità dell'uditorio. Assegni pagati due volte E si presenta Michele Barbero, l'ex capo contabile della Banca Andre-is, Egli riferisce intorno alla scomparsa dagli uffici di alcuni assegni, che vennero poi incassati dall'impiegato Cornaglia ed accenna ad altri quattordici assegni il cui importo venne pagato dalla Banca Andreis due volte. Anche quest'ultimo episodio rientra nel quadro dell'attività, delittuosa svolta dal Cornaglia, il quale dopo avere pagato gli assegni agli ordinatori, se li tratteneva, girandoli in guisa da poterne esigere l'importo una seconda volta. Viene ora alla pedana il commerciante Luisi Denti di Torino. La sua deposizione verte Intorno all'episodio dello stock di cambiali false, scomparse misteriosamente dalla banca ed emigrate a Parigi, donde noi furono rimandate qui per ottenerne dalla Banca Andreis 11 pagamento. 11 teste si interessò della vicenda appunto quando le cambiali di Parigi furono rimesse a Torino per il pagamento e la Banca Andreis, contestandone l'au- tenticità, fece opposiziqpe agli atti esecutivi iniziati dai possessori. 11 teste fece indagini per scoprire chi aveva portato le camniali a Parigi, ma non ricorda i risultati di quelle indagini. P. M. : — Eppure in istruttoria lei ha fatto un nome, quello di Cornaglia. Ma il teste sostiene di non ricordare e non conferma quello che può avere detto allora. Egli soggiunge di essersi interessato della cosa per incarico avuto da G. L. Aud.re.is. Ma questi -contesta recisamente di avergli dato un Incarico di quella specie. Teste: — Confermo che G. Luigi Andreis mi diede l'incarico durante una conversazione avuta con lui negli uffici della banca e nel corso della quale egli si espresse vivacemente verso Angelo Andreis, sparlandone apertamente. G. L. Andreis: — Non è vero. E' il Denti che sparlava di Angelo il quale pretendeva che egli coprisse il suo debito verso la banca con delle cambiali. P. M. al teste: — Quale era il suo debito verso la banca'/ — Ascendeva a 400 mila lire. Il curatore dott. Tiboido corregge: — Alla data del fallimento il conto presentava uno scoperto di 500.000 lire. Pres. a G. L. Andreis: — Per quale ragione ha lasciato salire a tanto il conto del Denti? G. L. Andreis: — Inizialmente 11 fido accordalo al Denti era solo di 150 mila lire, in seguito 11 Denti impiantò a Cuneo una ditta per la lavorazione dei lunghi ed in questa ditta entrò anche il dottor Giorgio Andreis. Quando, in seguilo al ritiro del dott. Andreis, la dina passò in liquidazione, il conto d-ìi Denti sali. Il conio fu poi trasferito dalla filiale di Cuneo alla sede di Torino e in esso si accumularono gli interessi maturati. « Contro il Denti — aggiunge il curatore dott. Tiboido — sono in corso alcune cause civili. Tra le altre, una per la vendita simulata che egli ha fatto alla moglie di una sua villa, del valore di 300 mila lire, sita ad Alassio. Le disgrazie di un agricoltore Ed è la volta ora di un testimone che compare anche in qualità di danneggiato dal -dissesto: l'agricoltore Pietro Irnerito, di 6u anni, di S. Mar zano Oliveto. Egli era il precidente della Cassa rurale di S. Marzano, la quale come si sa, fu assorbita poi ualla Banca Andreis. 11 sistema adottato per l'assorbimento fu questo: 1 soci si dimisero e celle cariche sociali subentrarono gli Andreis i quali si impossessarono cosi dell'Istituto. Pres. : — A quanto ammontavano 1 depositi presso la Cassa Rurale? A 800 mila lire. C'erano poi dei ti toli in deposito per il valore nominale di lire 711.500. Pres. : — Quanto ha perduto in conseguenza della «cessione della Cassa Rurale e del dissesto? — Tutta la mia proprietà. Al teste è accaduto quanto è accaduto a tutti gli altri amministratori soci di Casse Rurali: per la natura della società, costituita nella forma della cooperativa in nome collettivo, soci rispondono solidalmente ed illimitatamente. La rovina della Società ha quindi dei riflessi e delle conse guenze fatali per loro. Calisto Merino era cassiere presso la succursale di Cuneo. Dopo avere rie vocato la gita fatta a Cuneo la sera del 23 agosto 1927 da Angelo Andrei e dal barone Bianco per la raccolta dei fondi, il teste racconta che la fi liale sussidiava quasi quotidianamen te la sede di Torino, mandando quan to eccedeva lo stretto bisogno della giornata. P. M. : — La fll'ale era diretta dal dott. Giorgio Andreis. Come si faceva no i prelievi da parte del direttore? Sen'za pezze giustificative, come per un corrispondente qualsiasi. Si registravano semplicemente le somme al suo nome. . Dopo l'agente di cambio Elia Treves. il quale riferisce di avere avuto da uri parente di Angelo Andreis, Carlo Pa siore. la procura per il cambio di al cunl titoli nominativi in titoli al por tatore, titoli che vennero pure conse gnati alla banca Andreis, si presenta il collega cav. Ulisse Carbone. Egl deve riferire quanto gli fu narrato nel l'estate 1927 da Giuseppe Siracusa a proposito della famosa vendita della collana, in cambio della quale fu consegnato lo stock di cambiali false trafugate alla banca Andreis. Su quella vicenda il teste aveva fatto una noia di cronaca su un srlomale cittadino. Riferendo ai giudici le affermazioni fatte in quelle circostanze dal Siracusa, il teste aggiunge che lo stesso Siracusa dichiarava di aver appreso dal Cornatila che le cambiali erano stntp falsificate da Enrichetta Andreis, nell'epoca in cui pra stata addetta alla banca. E la sfilata dei testi s! chiude con la deposizione di un altro fattorino della Banca Andreis, Celso Pinelll che riferisce cose già note. trrbrtaalcd