La realtà italiana alla Conferenza del Lavoro

La realtà italiana alla Conferenza del Lavoro La realtà italiana alla Conferenza del Lavoro ( ' Ginevra, 13 notte, L'Italia fascista sta per trovare la bua linea nella Conferenza internazionale del lavoro. Alla stregua, anzi,, dei risultati d«lla volgente ses-VBÌone"si può dire addirittura che «essa l'ha già trovata. I discorsi pronunziati in questi giorni sul rapporto del Direttore del B.I.T., dall'onorevole Bottai- per i(Governo, dall'onorevole Olivetti per 1 datori di lavoro, e dall'onorevole Bazza per i lavoratori italiani, hanno posto in luce la fondamentale identità di spirito che esiste fra i diversi elementi nella organizzazione Sociale e politica italiana di fronte lai problemi della organizzazione sociale internazionale. Non si tratta di un atteggiamento critico o negativo. A differenza di ciò che fanno i Soviet!, il Fascismo non rifiuta di riconoscere la realtà contemporanea e quindi nemmeno la civiltà contemporanea. Nè d'altra t>arte esso si pone, come fa l'America, al disopra, restando al di fuori, tìelila Società delle Nazioni. Questa, teenza dubbio. 6 una delle espressioni concrete della realtà attuale ed il Fascismo a questo titolo accetta e hianliene la sua collaborazione ad fessa. Però l'adesione fascista e accompagnata da qualche riserva, riserva ìefma, determinata, motivata e rispettosa, la quale non può dispiacere in sostanza al Direttore dell'Ufficio del Lavoro: ed è stata effettivamente accolta con simpatia dal pubblico intemazionale della sessione. In verità, tutto il lavoro della Conferenza e dell'Ufficio si svolge (attraverso continue riserve di ogni parte. Quelle formulate dai rappresentanti" italiani sopra le altre hanno il merito della sincerità. Non vogliamo alludere alle riserva Ì8i: carattere internazionalistico e classistico, le quali costituiscono una fepecie di clausola di rito per le organizzazioni dei lavoratori dei vali Paesi che aderiscono alla Conferenza, in pari tempo che alla seconda Internazionale. Si tratta di riserve di genere ben diverso, le quali per giunta non ipo=sono essere accolte Hai protocollo necessariamente internazionalista della Società delle «Nazioni; vogliamo dire di quelle riiBervi di carattere nazionale, spesso ■la fondo imperialistico od egemonico, {che turbano certamente l'andamento '.Ideila Società ginevrina, generando occulte e inverosimili solidarietà interdlassiste, che per ragioni di pudicizia societaria si ammantano sotto S più fitti veli delle ideologie universali. E' merito della delegnzione italiana di avere posto quest'anno sul terreno della Conferenza del lavoro, in modo aperto, senza reticenze, senza infingimenti, il dato della realtà nazionale; cioè la necessitò di riconoscere una bjiiona volta, al disotto di tutte le formule standardizzate, e a! disopra di ogni illusione, circa $1 dogma internazionale, la esistenza di una ragione di vita propria ad ogni aggruppamento politico. Tale ragione 6 indispensabile che Sia ammessa ormai dalla stessa organizzazione internazionalo del lavoro come norma e regola del proprio indirizzo, del proprio andameno, 6e essa vuole ottenere dei risultati più concreti nell'interesse di duella pace universale che essa dice di perseguire. T ranpre^entanti italiani si sono trovati all'unissono su questo punto. L'on. Olivetti ha specialmente insistito sul fatto che non esiste un metodo solo ed unico per assicurare maggiore benessere alle classi ope rate ed! ha segnalato in modo parti colare il pericolo della concorrenza americana che «non rimane estraneo ai dirigenti dei Coverai, delle classi economiche, delle classi ope rate». L'on. Bazza ha messo in evidenza 'che «per poter veramente parlare di pace sociale nel mondo, bisogna prima di tutto creare il clima necessario all'interno del proprio iPaese ». Egli ha soggiunto che le conven Sioni internazionali devono preoccuparsi di lasciare adito e rispondere alle realtà nazionali. Ma sovrattutto l'on. Bottai ha etaergicamente rivendicato la neces Sita di collocarsi con maggior convinzione nel quadro delle realtà nazionali. Perchè, soltanto partendo da questa realtà è possibile elevarsi Verso quella unità essenziale di orienfamento che l'organizzazione internazionale del lavoro ha l'obbligo di ricercare e di proporre ». SI capisce che alla stregua di que feto criterio nazionale tutto il lavoro di sistemazione compiuto in Italia intorno al Sindacato risulta meritevole della massima considerazione da parte della stessa organizzazione internazionale. Alla stregua di questo lavoro noi abbiamo potuto rivendicare con le parole del Sottosegretario di Stato alle Corporazioni che « il movimento universale di revisione giuridica per cui si cerca di dare allo Stato «fi fronte agli individui e alle Associa zloni una base nuova, ha trovato in Italia la sua manifestazione e la sua 'definizione più organiche ». Tenuto conto dei risultati ottenuti dal Fascismo, certe giostre reto riche a base libertaria, sulle qua si è cercato fino ad oggi, in ossequio alla ideologia internazionalistica < a quella classistica insieme, di svalu tare l'esperimento fascista, perdono Ormai il loro valore. Questo è quanto comincia a comprendere, in tutti i suoi diversi set tori, l'opinione della Conferenza D'altronde, le Assemblee ginevrine del lavoro sono un'ottima scuola an Che per noi. Non soltanto 6i ribadisce il vincolo di collaborazione fra le di verse organizzazioni sindacali, ma si precisa sempre meglio, di fronte alle realtà egemoniche e monopolistiche delle posizioni che dominano all'interno e all'esterno l'organizza zione internazionale, il sentimento deila solidarietà corporativa Jascista come coscienza della Patria in gene tale, come coscienza, in partico'are deila inevitabile saldatura nel siste ma nazionale dei problemi economici con i problemi del lavoro, del principio della produzione con il principio dello Stato, ciò che costituisce, appunto, la quintessenza dela concezione corporativa fascista. Carlo Costamagna. ssvr

Persone citate: Bazza, Bottai, Carlo Costamagna, Olivetti, Sita

Luoghi citati: America, Ginevra, Italia