Sul re del valzer

Sul re del valzer Lettere viennesi Sul re del valzer VIENNA, giugno. L'anno scorso i viennesi celebrarono, con feste musicali e politiche il centenario della nascita di Schubert, e quest'anno le nuove feste indette per motivi vari — ma soprattutto per attirare i forestieri — hanno avuto inizio con la commemorazione di Johann Strauss, il padre del valzer, il memhro più illustre della dinastia musicale defili Strauss. Non è però di tale stirpe Richard Strauss, l'autore di Salomn, dell'Elettra e della Sinfonia delle Alpi, al quale talvolta è tuttavia toccato, all'Opera, sentirsi applaudire al «rido — ironico, forse ? — di « Viva Johann Strauss!... ». Il re del valzer mori a Vienna ai 3 di Riugno del 1899. Vi era nato ai 25 di ottobre del 1825 : ma quasi per tanto uomo un solo giubileo non fosse in un mese sufficiente, anche nell'ottobre ricorre la data (15 ottobre del 1844) in cui il diciannovenne si presentò per la prima volta allo spettabile pubblico, dirigendo una poderosa orchestra di otto suonatori. Quei professori tenuti in armonia dall'andare e venire dell'archetto dell'adolescente erano troppi, ed eccessivo era anche il rischio, «rodendo in quel campo della dolce musica molta celebrità il signor Strauss padre. Oh! il giovanetto aveva riflettuto a lungo, prima di misurarsi pubblicamente col genitore: gli sforzi del padre per avviarlo verso un'altra ar te eTano rimasti vani, e la vittoria ei-' toccata invece alla madre, Anna Strauss, la quale assistè a quel debutto standosene in un angolo buio, soffrendo, piangendo a caio chino. Nessuno nella sala intuì nel giovinetto anto da potersi levare a dire alla donna: «Suvvia, mamma Strauss, fatevi core: questo ragrnrzo ha della stoffa e vi colmerà di gioie ». Sicché a donna umilmente vestita piangeva in silenzio, mentre gli altri godevano. Il figlio aveva miglior vena del padre, e il vecchio Strauss gli cedette il campo. Ln bel giorno, poi, emigrò. Strauss e Wagner Di Johann Strauss, Richard Wagner dovè dire che aveva la testa più musicale mai vista al mondo: l'autore del Pipistrello e dal Bel Danubio azzurro (sia spiegato una volta per sempre che il Danubio non è azzurzo) ha lasciato ai posteri 475 composizioni, delle quali 145 valzer e 17 operette. Che il più fecondo e felice composiitore dì ballabili non abbia mai fatto un giro di valzer o di polka può sorprendere sino a un certo punto: conosco un armatore genovese, proprietario di transatlantici, 11 quale non ha mal varcato l'Oceano e conosco un costruttore di famosi aeroplani che non ha mal volato. Dal punto di vista psicologico, Johann Strauss fu, per molti tratti. individuo interessante: sapeva comporre solamente di notte (la partitura del Pipistrello la condusse a termine in 42 veglie) e viceversa non tollerava allusioni alla notte, all'oscurità, e cadeva in preda a terrò-' re se gli ei parlava di tombe o di defunti. In viaggio, se gli toccava di attraversare il tunnel di Rekawinkel — tragitto di un minuto appena — si buttava sul fondo del vagone, dopo d'essersi stordito con sciampagna, lgnorava la vecchiaia, perchè continuando a comporre fresca musica gli pareva che freschi dovessero sempre rimanere anche il suo corpo e lo spirito, e il giorno in cui vide i capelli imbiancarsi li tinse: correggendo la natura voleva intimidire e vincere la morte. Fu cosi che quando a 75 anni rese l'anima a Dio.' dopo di «vere canticchiato nel delirio l'aria della giovinezza di un'operetta di Raimund — Per bello che sia il sole finirà col. tramontare — al suoi concittadini non sembrò possibile che il « giovane Strauss » fosse davvero morto e nei giardini pubblici, apprendendosi la notizia, si reclamò a gran voce che lo orchestre suonassero il valzer dedica-to al bel Danubio azzurro. Questo è viennese, questo è forsedecadente, ma è tanto gentile. Il te-desco lascia scritto nel suo testameli-to doversi dietro la sua salma, suonare la marcia funebre del Sigfrido, e non perchè si metta al paro con l'eroe di una vedova viennese, si narra che con l'atto di ultima volontà provvide affinchè davanti alla sua bara fosse suonato un gaio valzer di Strauss: dal cortile di casa sua uscì infatti seguita da una banda che subito dopo la benedirone del prete aveva intonato: La mia vita è d'amore e piacere... Johann Strauss, insomma, è 11 simbolo della vecchia Vienna felice, per la quale guerra e politica erano faccende noiose; a parte un episodio di gioventù (ventitreenne, nel '48, intervenne a una manifestazione rivoluzionaria in un pubblico locale e diresse musicanti che intonavano arie rivoluzionarie, cosa che la Polizia rammentò a Francesco Giuseppe, quando maturarono le prime proposte di onorificenze) dalla politica lui si tenne lontano; così, in anni piuttosto tumultuosi, riuscì a trascinare all'entusiasmo Pietroburgo e Torino, Parigi e Bucarest, Berlino e Budapest. Dove arrivava lui con la sua orchestra cessavano gli odii: gli furono freddi ed ostili soltanto i londinesi, aizzati — dicono biografi — dagli emigrati magiari viventi allora nella capitale del Regno Unito. Quando andò in America nel '72, ebbe un'accoglienza che prima aveva ricevuto unicamente Fanny Essler e che Tegethoff, dopo Lissa, non si sognò nemmeno. Per eseguire il Bel Danubio azzurro, a Boston gli fecero trovare pronti ventimila coristi e professori d'orchestra e, come aiutanti, cento sotto-direttori: prese in mano la'bacchetta allo sparare di un colpo di cannone, e andò avanti raccomandandosi al Signore, affinchè come ce l'aveva fatta a mettere tutti in moto allo stesso istante, così gli fosse riuscito il miracolo di indurli a tacere tutti in una volta. Fiorisce la leggenda Avevano divulgato il valzer oltre Oceano le diecine e diecine di migliaia di copie del testo, spedite dall'editore Spira in cento casse. Lì, come dappertutto, il Bel Danubio azzurro s'era rivelato magico, perchè dalle sue note si sprigiona il senso dionisiaco della vita, perchè dalla sua cadenza si capisce di quale romantico contenuto Johann Strauss vedesse ricchi i nostri giorni. Che il Pipistrello, sebbene il peso degli anni gravi sulle sue ali, sia un capolavoro dell'operettistica — opera comica non la vorremmo considerare — è fuori dubbio: ma lo è arminto perchè l'autore diede con esso dimensioni di orgia musicale alla ipersensibilità da cui nascevano i suoi valzer. Idoli senza mito non sono pensabili e perciò il popolo viennese ha creato attorno a Strauss la leggenda: del padre Franz hanno detto che fosse figlio naturale del conte Nussiam Puschkin, ministro russo al Congresso di Vienna (e nonno del grande poeta), aggiungendo che a lui tornasse comodo lasciarlo credere, per nascondere l'origine istraelita. Ma questa è favola, come è favola l'asserzione che Strauss padre si sia ucciso: Strauss padre, un gaudente, uno sciupone, mori quasi in miseria, assistito dall'amica Emilia Trampusch, la quale gli aveva dato altri cinque figliuoli. Del fratello Josef hanno poi n.irrato che l'accopparono a Varsavia ufficiali russi e che la Legazione russa a Vienna, per mettere lo scandalo a tacere, abbia a suo tempo versato alla vedova di Johann una forte somma. La bara, giunta qui dalla Polonia, conteneva un pupazzo di cera, non la salma di Josef. i, ,11 Feace, .