Scienza nuova

Scienza nuova Scienza nuova Anche i problemi scientifici hanno il loro profilo politico. Soprattutto un valore politico essi hanno nelle materie cosiddette morali, dove domina l'interpretazione soggettiva. Le trasformazioni dello Stato si esprimono in trasformazioni delle idee, le quali determinano nuovi orientamenti e spesso aprono nuovi campi all'indagine scientifica. L'esame delle condizioni in cui versano in Italia, dopo l'avvento del Regime fascista, le scienze polilicogiuridico-economiche è inolio interessante. Ed è i/lale che i apolitici pratici» sogliano ritenere l'argomentò, di carattere esclusivamente tecnico e che lo ecambino spesso con quello di uria crisi generica dell'alta cultura nazionale, quale segnala l'on. De Francisci, a proposito del bilancio della Pubblica Istruzione. Bisogna approfondire l'esame e constatare che la crisi dell'insegnamento superiore italiano, e in genere dell'alta cultura italiana, va posta in rapporto, soprattutto per quanto si attiene alle discipline politiche, giuridiche ed economiche, al latto nuovo — e squisitamente polittici, — consistente nell'intervento della Rivoluzione Fascista. Questa ha aperto infatti il problema della elaborazione di un nuovo dogma costituzionale. E veramente un Regime altro non è se non un'idea, la quale cerca di tradursi in un assetto definitivo dello spirito, per raggiungere il quale risultato essa deve definirsi e precisarsi, fino ad acquistate la consistenza di una verità initellettuale. Orbene, il dogma costituzionale Idei Fnseismo, è appena in embrione. Non ce il, sentimento non abbia già dato tutto quanto poteva con le immense ri-orse intuitive di Benito Mussolini. Ma.tardo ed incerto è il contributo delle facoltà analitiche d'ella mente, cui spetta il compito Ideila sistemazione e ciò per ragioni che importerebbe molto indagare con severità serena, e che possono riassumersi in queste due constatazioni: il disinteresse della scuola uffiiciale all'indispensabile travaglio di revisione dei propri metodi; il difetto del prestigio necessario da parte della scuola libera, di cui poi i fervidi propositi di ninnovamento e di riforma non sono qualche volta accompagnati anche dalle indispensabili (qualità di preparazione tecnica. Avvertiamo che il problema è reso più grave da ciò che l'idea fascista colpisce nel suo pieno il sistema Ideilo Stato e quindi il sistema delle scienze economiche, giuridiche, poltItiche. Non si tratta di aggiungere muovi insegnamenti particolari e specializzati a quelli già accolti negli statuti universitari. Si tratta di rinnovare addirittura lo spirito e di ■riformare tutto il quadro di questi insegnamenti. Nel campo del diritto, che è quello più direttamente inciso da ogni attività costituente e sommosso da iogni passione politica, si è avuta e si ha da parte della scuola ufficiale un'ostinata resistenza a riconoscere il valore, originalmente ma essenzialmente, costituzionale del complesso delle norme, compresa la « Carta del lavoro ». che vanno sotto la indicazione generica di « disciplina giuridica dei rapporti collettivi del lavoro ». Non è che i docenti « in ruolo » abbiano disdegnato la materia loro presentata dal legislatore fascista. Si sono anzi precipitati sopra di essa per appropriarsela, pretendendo ciascuno di stenderla « sul letto di Procuste » della sua specialità e di sottoporla ai trattamenti specifici del proprio metodo che è sempre il metodo tradizionale, formalistico, astratto, individualistico. Nonostante le più esplicite formule legislative e le più solenni dichiarazioni del Capo dello Stato e del Capo del Governo, è occorsa, e continua ad occorrere una bella forza di volontà agli uomini della scuola libera per rivendicare, ciò che appare ovvio e quasi banale all'uomo della strada, e cioè che il diritto corpora tivo, non è nè un ramo del diritto privato del lavoro, nè un nuovo diritto privato sociale d'ordine pub blico, e nemmeno una branca, del diritto amministrativo, nè tampoco un curiosissimo «tertium quid» che non interesserebbe nè l'azione nè l'essenza dello Stato, pur essendo diritto pubblico (!), sihbene che esso è l'aspetto fascista del diritto costituzio •naie, essenza dello Stato. Preconcetto politico o preconcetto scolastico? Non so, ma i risultati coincidono nel salvare la Ionica giuridica tradizio naie e il culto del principio indivi 'dualistico nella dottrina dello Stato! Naturnlimeute una simile incertez za sull'entità del diritto corporativo ha. ritardato il processo scientifico delle scienze economiche che presupponsono un determinato sfondo costituzionale. Non che si sia scritto poco su que sii appassionanti temi! Ba qualche anno a questa parte si è avuto un vero diluvio letterario, ed atteggiamenti fin troppo scapigHatii da parte della scuola libera, prevalente mente dedicata ad esercitazioni gior nailistlrhe * second'ordine. La scuo la ufficiale, cioè la scuola tradizio nafle, interessata a mantenere l'indirizzo scientifico dell'economia nel l'empireo del «classicismo», si è accontentata, con molta prudenza, eli prendere qualche volte la tessera 'del partito nazionale fascista, senza mostrare di avvedersi che qualche cosa di nuovo è accaduto da sette anni a questa parte nell'ordine delle idaé e nell'ordine delle istituzioni Naturalmente ogni regola ha le sue eccezioni. Dalla scuola ufficiale è venuto ora con un buon libro Gino Arias (l'Economia Nazionale 'Corporativa. - Roma, Littorio); dalla scuola liberi un lavoro di Filijjpo Carli {Premesse di economia corporativa. • Pisa, Nislri); dal giornaIdeano una raccolta di articoli di I' Massimo Fovel (Economia e Corporativismo. - Ferrara, S.A.T.E.). Questi lavori meritano la massima considerazione. Sono tre opere di temperamento e di condotta diversa. Direi che soltanto quella del Carli, incaricalo di economia corporativa presso l'Università, di Pisa, esprime uno sforzo esclusivamente sistematico per fissare la nozione della scienza economica secondo le esigenze della concezione corporativa fascista, restituendo alila dottrina il dato realistico dello Stato. Quella dell'Arias è una organica considerazione dei vari etementi economioi, impresa, costo di produzione, profitto, rendite, salario, prezzi, di fronte al dato statuale esplica»tesi secondo i principi! della carta del lavoro. L'Arias, che del resto è un precursore, accentua, secondo me, l'indagine in linea di politica economica. Quanto a Fovel, direi che i suoi sono piuttosto saggi di politica economica che di economia corporativa, saggi condotti in modo iaiteli!gente ed acuto, ma che lasciano irresoluto il problema postosi dallo stesso autore e cioè di <i dimostrare le relazioni che corrono fra l'economia corporativa e la scienza economica vera e propria » Comunque, a due anni di distali- za dagli inizi della letteratura giuridica, la letteratura economistica del Fascismo accenna oramai ad affermarsi e a svolgersi con solidi contributi. Ma le promesse devono realizzarsi e perciò occorre risolvere il conflitto tra il metodo ufficiale e il metodo fascista, rivendicando l'unità della scienza economica, ridotto, al suo denominatore corporativo negli insegnamenti ufficiali. Quanto alla scienza politica propriamente detta, e precisamente alila polilica corporativa, non si vede che un bagliore confuso. Per iniziativa di Renato Trevisani è uscita ora una splendida rivista che porta ancora il nome di «Politica Sociale». Cinquant'annj di esperienza e di disillusione e lo spirilo unitario del Fascismo, non hanno potuto suggerire un titolo migliore di questo, che richiama ' criteri del vecchio liberalismo filantropico e il veneran- do pappafico di Luigi Luzzatti! Ep purè Renato Trevisani è un giovane di belle e ben fondate speranze. La Rivista, porta una presentazione di Giuseppe Bottai, di questo geniale assertore de 1:1''intelligenza e della cui!tira fascista, in .cui si av-i verte subito che il campo della politica sociale nel Regime Fascista, si concreta in quello della politica corporativa e fa comprendere come il punto specifico nella revisione reclamata dal pensiero fascista e daiil'interp-retaaione corporativa della po- lllt.ica interna è la umanizzazione della politica economica, per cui questa essenzialmente va saldata con gli obbiettivi demografici dello Stato. Le parole di Bottai sono, che io mi sappia, le prime indicazioni sistematiche nella materia, della scienza politica propriamente detta F' wiilPnlrrnpTitP necessario che il oroblema deal! iùse^amenrfascis pi odierna_ciegM insegnamenti melisi sia una buona volta esaminato dal Governo come problema a sé, e soprattutto come problema politico. E ciò allo scopo non solo di garantire, e nel medesimo tempo di disciplinare, le iniziative che tendono alla, indispensabile revisione dell'indirizzo scientifico ma anche a quello di introdurre il metodo fascista nelle Scuola ufficiale italiana, sicché questa possa compiere il rinnovamento dell'alfa cultura nazionale, in conformità alla concezione fascista dello Stato e quindi del diritto, dell'economia e della politica. Carlo Costamagna.

Luoghi citati: Italia, Pisa, Roma