Il mestiere letterario

Il mestiere letterario Il mestiere letterario Lia Francia è il paese dove il « mestiere letterario! ha raggiùnto la suo» -perfezione (cr-lasciamo al lettore il giudicare se sia un elogio o una critica; per mio conto è, solamente, una constatazione). Varietà di generi, con tradizione ben determinata per ciascuno di essi; abbondanza di produzione; molti premi d'incoraggiamento; creazione di novità; organi di propaganda e di lancio; clientela mondiale: e tutto è detto, se si aggiunge un po' di genio. Fra i segni della perfezione del mestiere sta, secondo me, la possibilità della «collaborazione». In arte la collaborazione sembra contraddittoria; l'arte è affare individuale; e come si potrebbe ammettere che vi sia un'opera d'arte, prodotto di più ingegni. Qui ci sarebbero molte osservazioni da fare; l'architettura di molti monumenti, che ebbero vari costruttori; e poi tutti i nostri pittori del tre, del quattro, del cinquecento, che non sdegnarono «tener bottega» e far lavorare, insieme con lordi i discepoli, che meglio si chiamavano garzoni. E quando il garzone si chiamava Leonardo, e il padrone della bottega VeiTOCchio, ci si accorgeva facilmente dove aveva lavorato l'aiuto; ma fra le centinaia di quadri di Rubens, è un problema per i critici scernere ciò che esci veramente di mano del maestro. La letteratura francese è forse la sola (e ee mi sbaglio, si scusi la mia ignoranza) che conosca parecchio coppie di lavoratori, uniti insieme per produrre un romanzo : Erckmann Chatrian, chi di noi, da ragazzo, non l'ha creduto un solo autore alsaziano ? e poi i Goncourt, i RoBny, e, recentemente, notevoli per la quali tà letteraria dei loro prodotti, i fratelli Tharaud. Talvolta, alle e&ppve fraterne di sangue, si sostituiva la coppia più o meno che fraterna di spirito d'un uomo e d'una donna: Colette e Willy; dove però, la parte dell'uomo era presa dalla donna. Nel teatro ne fraterne, no matrimoniali, le coppie erano, e sono tuttora, semplici coppie di lavoratori intellettuali, in aissociazione o ragione sociale (De Flers et Caillavet) cosìstretta, da rendere impossibile il pensare che uno dei due potesse aveTe una vita separata: De Flers è morto? e Caillavet? Come i due fratelli o sorelle siamesi, pareva che l'uno non dovesse sopravvivere all'altro. Ma forse in nessun'altra come nella letteratura francese l'associazione di scrittori, di carattere anonimo, è stata così vasta ed abituale. Da Alessandro Dumas in poi, sono molti gli scrittori di cui si sa, o si dubita, che si facessero o si facciano aiutare da un altro, o da altri, che restano nell'ombra, contenti di uno stipendio fisso, operai puri e semplici, proletari ad ore fisse, il cui lavoro viene presentato al pubblico, con qualche modificazione, o senza modificazióni, dallo scrittore padrone, o impresario, che mette la firma «riconosciuta» sotto il lavoro degli altri. Un vocabolo è stato creato apposta «le negre», per indicare il povero diavolo che si adatta a questo genere di lavoro, e che, d'altra parte, non troverebbe nulla di meglio da fare, perchè le sue opere si vendono soltanto in quanto l'altro, che è conosciuto, le può mettere in circolazione, grazie alle sue amicizie, alla sua fama, alla sua abilità diplomatica o commerciale. Naturalmente tali collaborazioni si trovano principalmente per le forme più comuni- e più commerciali ; molti romanzi sono scritti in società, ma di libri di poesia associata non ne conosco nessuno. Nemmeno i futuristi, credo, nè la scuola unanimista, eh© pure ha fatto vivere l'anima delle strade, dei collegi, delle società, han mai compilato, che io sappia, una lirica in associazione. Ci sono state, è vero, delle compagnie di letterati, che si sono messe insieme a scrivere in versi, come nel caso del 'Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, ma si trattò, più che altro, di uno scherzo accademico. Mi provai una volta a chiedere ai fratelli Tharaud come facevano a collaborare insieme ; se il loro libro era scritto parte da uno e parte da un'altro; con una specie di giusta posizione di parti, come accadeva, credo, per i quadri antichi, dove uno faceva una figura, uno un'altra (ma talora il maestro dava lo schizzo, e lo scolaro eseguiva ; o il maestro lasciava incompleto, e lo scolaro finiva); ed essi mi risposero (no, uno di essi, poiché nel parlare non sono collettivi !) che veramente la collaborazione era più intima, di discussione e di elaborazione, di idee, e di forme. C'è in ogni artista una collaborazione fra l'ingegno creativo e l'ingegno critico; fra il pittore che mette la pennellata, o il pittore che ai ritira indietro a guardar© che effetto fa; fra il poeta che scrive e il critico che cancella e corregge. Ma nel caso che la collaborazione intellettuale si faccia fra due persone fisicamente distinte, uno dei due, in generale, funziona da critico dell'altro; uno è più avveduto dell'altro sull'effetto che avranno le parole o 1 colori. Almeno questo pareva resultare da quanto mi disse uno dei T'.iaraud (e l'altro ascoltava e pareva acconsentire). Naturalmente la collaborazione esiste ormai per altre forme di attività intellettuale, oltre che in quella, dove apparo più naturale, cioè la scientifica; esiste per lo scienziato, ma ©siste anche per lo storico; ed «siste, sotto altre forme — di conversazione, per es., — per il critico. Molti professori d'Università hanno dei seminari, nei quali uno scelto gruppo di studenti prepara loro il materiale più grosso: i dati di tatto, j raffronti, le bibliografie, le stati¬ stiche, che servono poi alle loro opere. E ci sono storici che si giovano delio erniosi;ewz© che hanno in altre città per raccogliere documenti, per notar© varianti, per accertare una data ; e si può giungere alla estremità di quel ricco signoro di Parigi, che pubblica quasi ogni anno un libro molto interessante siili' Italia, pieno di documenti originali, che dei bravi giovinotti. laureati in belle lettere di primo pelo, son andati a cercare per lui nei vari archivi nostrani. Certamente si osserva, nei lavori compilati con questi sistemi — che sono una caratteristica di molti libri eecond rate di certi americani — qualche cosa di deficiente: perchè una fabbrica riesca bene, ci vuole un material© omogeneo con lo spirito di chi lo mette insiem©, Ora l'informazione che io direi « buona-per-tutti » ha un non so che di arido © di sconnesso, che mal si confà alle ver© e proprie costruzioni. Per esempio chi non ha sentito, leggendo la storia del mondo di quell'egregio romanziere che è il Wells, un certo odor di segretario che vi circolava dentro? La collaborazione intellettuale è vecchia quanto il mondo, © i poemi omerici sono, a detta di molti, il prodotto di una collaboratone intellettuale, che ha dato prova di una discreta resistenza; non è vero che soltanto 1© staute fuse tutte d'un pezzo, tipo Divina;) Comedia, abbiano una lunga durata. Ma è certo che questa collaborazione dà sovente nel meccanico e nel frammentario. Tuttavia i suoi segreti sono sempre interessanti. Come nel mondo animale vi sono esseri che non possono vivere che in società, e l'aggrupparsi è una condizione del loro sviluppo, così vi sono ingegni che danno i migliori frutti se raccolti insieme e stretti da una regola. Così si spiegano, per esempio, le utilissime compilazioni dei Benedettini, o quelle delle imprese moderne di edizione, che stipendiano squadre di professori, per dar fondo, in una serie di volumi, alla storia politica o letteraria di un paese, o di un secolo, o del mondo, o alla geografìa, alla botanica, o ad altra scienza complessa. Per fare collaborare gli uomini, nella vita intellettuale, occorrono dei piani e dei capi ; delle dimensioni, delle proporzioni, dei sistemi fissi; delle abbreviazioni comuni, delle notazioni uguali, delle ricerche fatte con gli stessi intenti. E' il problema, per es., delle enciclopedie; che, da quella. precedente la Rivoluzione francese, per finire con la più recente, la Treccani, si fono moltiplicate ma anche perfezionate. Si sono perfezionati i mezzi meccanici di rendimento dell'ingegno; dal vecchio erudito in pantofole, colla penna d'oca e lo spolvero, seduto sopra un seggiolone con lo scaldino accanto durante l'inverno, al professore che si reca in automobile alla biblioteca moderna scaldata col termosifone, con i suoi cataloghi, i suoi libri di consultazione alla mano, la penna stilografica in tasca; si è fatto altrettanto cammino che fra quella specie di enciclopedia greca che Pausania mise insieme e l'enciclopedia francese di Diderot. Il problema e la tecnica della collaborazione intellettuale si pone dovunque; la condotta di un esercito non diverge, sotto certi aspetti, dalla direzione di un ministero o di un istituto scientifico; e la questione di fare « rendere » nel modo migliore le volontà e gli ingegni che vi sono aggregati, per lo scopo comune di un resultato collettivo, è eguale per il generale, come per il ministro, o per il direttore di una enciclopedia o d'una clinica. I sistemi di unificazione, di comunicazione, di revisione secondo certe norme sono di straordinaria importanza per tutti. Dalle schede alla classificazione delle biblioteche, dai Sistemi di riproduzione meccanica a quelli di inventoriare, c'è ormai tutta una scienza, per usare una parola abusata, della organizzazione materiale del lavoro intellettuale, che non si può disprezzare. Ma ci sono altre forme di collaborazione intellettuale, non più collettive, ma di coppie, che presentano problemi pure interessanti. Il tradurre, po'- esempio, non è quasi mai attività puramente individuale. A parte la collaborazione dei dizionari, che è indiretta, qual'è il traduttore un po' scrupoloso, che non ha sentito il bisogno di ricorrere all'autore stesso, o a un compatriotta dell'autore, per farsi spiegare parole o frasi idiomatiche, e per farsi confermare qualche punto dubbio? La traduzione classica dell'Iliade del Monti è stata il frutto d'una ampia collaborazione; e quella modernissima in francese dell'Uhsse del Joyce, non è pure il frutto della collaborazione — di tre persone, una delle quali di lingua inglese — senza contare l'assistenza dell'autore stesso? Questa non è altro che una rapida scorsa ad una serie di problemi che si pongono a chi esamina il lavoro intellettuale d'oggi ; nel quale risaltano e emergono forme non già completamente nuove, ma più distinte di quelle antiche, di associazioni tra spiriti: fra i quali, come sempre avviene, vi è quello che domina, e dà la forma all'altro o agli altri, associati oon lui ; ma per dare la forma, è per forza, condizionato dall'altro, sul quale si appoggia. Giuseppe Prezzoli™.

Persone citate: Alessandro Dumas, Chatrian, Colette, De Flers, Diderot, Giuseppe Prezzoli, Goncourt, Lia Francia, Wells

Luoghi citati: Italia, Parigi