La trionfale processione

La trionfale processione La trionfale processione 11 corteo — sono le 15,35 — comincia a snodarsi. Lo apre la Musica interna dell'Oratorio di Maria Ausiliatrice; vengono quindi, tra una selva di bandiere e gagliardetti, tutti muniti del nastro tricolore: gli Istituti cattolici di Valsalice; gli ex allievi; la lunghissima teoria delle suore dei diversi Ordini, fra cui quello della Misericordia creato da Don Bosco; un sacerdoti! con la croce fra due chierici recanti ciascuno un cero; un gruppo •ii Lume nicani; i prelati mitrati, vescovi e arcivescovi; una ventina di paggetti dì Maria Ausiliatrice in costume graziosissimo; i chierici, i missionari, i sacerdoti e diaconi nei sacri paramenti; le rappresentanze dei Cavallari iii Malta, del Santo Sepolcro, di San Gregorio Magno e dì San Silvestro Papa ifra .questi ultimi, 1 signori: Galli ^aitino, Gavosto Severino e Anwlotti Giovanni), tutti nei caratteristi^ loro costumi, al seguito del Cardinale Hlond; -subito dopo don Rinaldi e don Ricaldone, col Capitolo dei Salesi mi: poi il carro-catafalco; e dietro questo il Cardinale Gamba, attorniato da Monsignor Maritano, dal Vescovo ausiliario Monsignor Pizzardo e da altri prelati; alcuni parenti del Beato, fra cui suora Eulalia Bosco, con numerosi abitanti di Castelnuovo d'Asti; infine la Musica esterna dell'Oratorio salesiano. Un nuovo formidabile grido: « Viva Don Bosco ! » echeggia nell'atto In cui la salma sta per lasciare il divino rifugio di Valsalice. Il carro, già avviato, deve sostare ancora brevemente: il cofano urta nei rami dei platani, che sembrano voler abbracciare, prima di non vederlo mai più, Colui che forse essi protessero con la loro ombra: le fronde sono scostate e la salma esce dal recinto. Alta sul carro damascato, sopra i fiori e fra 11 verde della campagna circostante, la spoglia mortale del Santo ora grandeggia in una luce purissima, incamminata nel breve viaggio trionfale attraverso la metropoli che aspetta. Il trionfo co mincia di qui: folla al parapetti delle ville, ai davanzali e alle finestre delle case, e più in basso, a cominciare da corso Fiume, ai lati della via. E fiori in terra, pioggia di fiori dall'alto. Il corteo Impiega mezz'ora a scendere dal Collegio di Val Salice al Ponte Umberto I: quando vi giunge e la salma lo attraversa, l'apoteosi di popolo comincia. L'attesa in piazza Vittorio Sono infatti appena le 13,30 e già la ^piazza Vittorio Veneto si va anlfljando. Circoli, associazioni, istituti cattolici, giungono da ogni parte e prendono posto, in ordine perfetto, ai due lati. Nella piazza si contano già alcune migliaia di persone, divise in vari gruppi. Sul lato destro della piazza prendono posto i collegi, gli istituti femminili, mentre sul lato sinistro vanno quelli maschili. Il centro è tenuto sgombro dai carabinieri, dai militi e dalle guardie civiche. Per l'occasione e per rinforzare II servizio degli agenti, sono state pure mobilitate le guardie daziarie, le quali, alle 14, si dispongono agli sbocchi delle vie che immettono nella piazza, per impedire l'accesso delle vetture e delle automobili. Appunto da questo momento, l'affluenza delle persone si fa più intensa. Da via Po giungono, accompagnate dalle insegnanti, le allieve del convitto Mazzonis, che vestono un'uniforme nera con collettino bianco. Precedute da una grande bandiera bianco-azzurra, prendono posto nella' piazza le figlie di Maria Ausiliatrice. Notiamo il convitto operaie di Carignano, un gruppo di allieve di un istituto del Venezuela, le quali vestono di nero e sono tutte fregiate di un nastro giallo. A sinistra della piazza, per cdine, si sono schierati i Balilla, le i iccnle Italiane e le rappresentanze dell'Astigiano; un migliaio di allievi dell'Istituto salesiano, degli orfani di g'.ieria di Pinerolo. 1 quali vestono la divisa di alpini, loratorio femminile di Nizza. Ma gli istituti continuano a giungere ed T membri del Comitato ordinatore si portano rapidamente da una parta all'altra della piazza per asse gnara a ciascun gruppo il proprio posto. I balconi, le finestre, gli abbaini degli stabili, adorni di tappeti dai colori smaglianti, si vanno man mano popolando di gente che assiste incuriosita a quello spettacolo di ordinamento. Infatti, la piazza, vista dall'alto, offre un'attrattiva insolita. E' un brulichio di persone che si portano da una parte all'altra; sono lunghe Ale di allievi e allieve di istituti e scuole cattoliche che giungono; file formate da centinaia e centinaia di giovani, I quali partecipano con entusiasmo alla grande festa del Beato. Ogni scuola, ogni istituto, ogni circolo, oratorio o gruppo ha con sò la sua bandiera. Ogni bandiera ha un colore diverso; cosicché, in quel mare di leste, lo sventolìo dei vessilli al sole che inonda-la piazza, mette una nota di grande festività. Innumerevoli Associazioni La via Armando Diaz è tenuta sgombra dalla truppa. La- sua ristrettezza non consente l'ammassamento di persone. In corso Cairoli prestano servizio d'ordine ile guardie municipali, i militi e le guardie daziarie. I partecipanti alla processione sono stati schierati sui due lati del coreo. Qui sono stati adunati tutti i pellegrini provenienti oltre che dal Piemonte, da tutte le regioni d'Italia. Per la loro nota caratteristica sono da notare i oiclistl della Fannia Turineisa che indossano un maglione azzurro a strlscie gialle e quelli del Circolo Don Bosco. Gli uni e gli altri si adoperano per il servizio d'ordine e per mantenere 1 contatti fra i capi gruppi dislocati nelle diverse località. Iu. córso Cairoli notiamo: gif allievi e le allieve dell'Istituto Salesiano di Bordighera; l'Istituti Salesiano di Livorno e un gruppo di cento bolognesi i quali, a differenza degli altri, non avendo potuto portare con se la bandiera, si sono fregiali di un bracciale su cui è scrino il nom.e della città. Giungono le rappresentanze di Ferrara, della Lomellina, dell'Equatore, del Venezuela, le quali vanno a prendere posto nei luoghi loro assegnati. Vestite di grigio con alla testa una bandiera bianca con croce rossa al centro, giungono pure le figlie di Maria Ausiliatrice di nenova; poi ancora le rappresentanze femminili dell'Egitto, Brasile, Argentina, Polonia. Alila destra de! corso vi sono i gruppi di Varazze, Sampierdarena, Macerata, Finalmarina. Non è possibile enumerare con ordine, ad uno ad uno i circoli e le rappresentanze italiane ed estere. Nel frattempo piazza Vittorio 61 è completamente popolata. Lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è Imponente: una selva di bandiere, di labari sono schierati ai due lati della piazza e i gruppi sono tanti e tanti e così vicini gli uni agli altri, da non poterli differenziare. Sono le 15,30 precise. La testa della processione ha già imboccato la via Po e le bande hanno comincialo a suonare. Ma quanto tempo occorrerà per sfollare Piazza Vittorio? Retrocediamo un'istante sino al ponte Umberto per osservare l'ultima parte del corteo. Nel piazzale adiacente ai ponte Umberto I sono schierate le rappresentanze del Circoli rionali fascisti e dei sindacati. Cordoni di bersaglieri, carabinieri e guardie civiche arginano la folla che in questo punto è enorme. Il ponte è tenuto sgombro. Coloro che desiderano portarsi dall'altra parte del fiume, approfittano del servizio improvvisato da alcuni barcaioli mediante l'uso di chiatte. .11 servizio funziona a meraviglia e naturalmente 1 baroaioli fanno affari d'oro. Da corso Vittorio Emanuele giunge un folto gruppo di labari. Ogni labaro rappresenta una Nazione. Ci sono, riunite fraternamente, tutte le Nazioni e le regioni del mondo: L'Italia, la Francia, la Germania, il Belgio, la Spagna, il Portogallo, la Svizzera, il Brasile, il Paraguay, la Cina, il Canada, il Giappone, la Turchia, il Congo Belga, la Patagonia, ecc. Precede onesto gruppo di labari, un gruppo più numeroso dei rappresentanti dei piccoli allievi salesiani dì tutto il mondo. Naturalmente, da questo momento, entrano in funzione 1 fotografi e i cinematografisti, che prendono d'assalto i due gruppi. Intanto dalla strada di Valsalice giungono le prime note della banda che apre la Marcia alla processiono recante l'urna. Quando 11 carro vermiglio appare all'estremità di corso Fiume, la folla che dall'altra parte del Ponte Umberto attende ha un on•ieggiamento pauroso. I cordoni di mll'.ti e di guardie stanno per essere spezzati ed occorre provvedere con un rinforzo di bersaglieri. Ovunque si grida, si chiama: «Don Bosco! Don Roseo! ». poi quella folla tace; ma un'ultimo ondeggiamento e s'inginocchia, offrendo, in quell'atto di prostrazione, il primo omaggio, e il primo saluto della cittadinanza .torinese al Beato. Poco dopo lo stesso saluto devoto, entusiasta fragoroso si rinnova in piazza Vittorio Una sfilata senza fine Il corteo entra in via Po, e comin eia la grandiosa, iperbolica sfilata che durerà circa tre ore. Arduo, per non dire impossibile, è il compito di descrivere il corteo, sia nel suo insieme sia nei suoi particolari, per darne al lettore un'idea il più possibile precisa. Bisognerebbe sapere rendere a tavolino, a distanza di ore, quella commozione, quel fremito che l'imponente folla di pellegrini ha suscitato al suo passaggio, che è frutto di magari un animo solo, altrettanto vivo e profondo quanto inafferrabile e intraducibile... Ripensando, a sfilata avvenuta, al¬ la fiumana di gente che fluì per ore si ha quasi un'impressione di smarrimento, di incredulità. Permane nella mente la visione di una falange, varia e pur sempre uguale, che si rinnova incessantemente. Permane il ricordo di un particolare caratteristico: quel fi-uscio vasto e sordo, fatto dì migliaia d: passi, che era il passo di quella ciclopica massa, e nella sua uniforme continuità, nella sua risonanza in sordina aveva veramente del gorgoglio del fiume che scorre. Ancora, nel ricordo, quei fruscio di passo gigantesco fa come di sfondo ai canti, agli inni ; e quando questi, per qualche poco, cessano, quel fruscio immenso ritorna, ed empie di sè la strada, soffocando 11 parlottare della folla ai lati, si spande come il respiro del mare o ii soffiare del vento, ,come qualcosa, insomma, che sappia di immenso, di infinito... Queste parole possono forse sembrare troppo grosse e sproporzionate; ma certo per rendere l'idea di quello che fu lori lo schieramento in onore di Don Bosco occorre adoperare parole di inusitata, vastissima portata. Veramente il senso deill'inflnito ci ha sorpreso più di una volta, mentre eravamo spettatori della sfilata. Pareva cho la fonia non dovesse Anitre più. In via Po si guardava o quell'enorme serbatoio di Piazza Vittorio Veneto e contintiamente lo si vedeva gremito, mentre senza posa riversava gente su gente; lo si guardava mezz'ora, un'ora dopo, ed era la stessa cosa. Di quando in quando veniva fatto di domandarsi dove era diretta tutta quella massa quadrata e solenne che non aveva mai fine. Il programma, sì, diceva: alla basilica di Maria Ausiliatrice; ma questa sembrava una mèta troppo vicina e comune per tanta gente. Era un fiume, che doveva sboccare in qualcosa di ampio come il maile. A quei plotoni che si incalzavano senza tregua, a quella aspirazione che si alimentava incessantemente portando a centinaia i frementi vessilli, a quella continua invocazione che è in un solo inno da tutti cantato, si sarebbe detto che occorreva una mèta ben alta e lontana... Ed ecco che, quando appare l'urna del Beato, un raggio pare illuminare la. mente, portando la risposta. Questa folla tende alle vette della fede, ai culmini dei oieli. La chiesa di Mania Ausiliatrice non è che una sosta, è il luogo dove saranno collocate le spoglie mortali del Beato; ma lo spirito del Santo ha spaccato il volo verso 1 cieli, vicino alla Divinità, e tutta questa gente che ne accompagna il corpo tende anche ad accompagnarne lo spirito. E' in essa l'aspirazione del mondo a elevarsi come lui. il santo, a purificarsi, a farsi luce e spirito, per operare il bene. Tutto ii mondo. E' stato detto molte volte, durante i prepanativi di questa manifestazione, che sarebbero giunti missionari e pellegrini da ogni parte del mondo, oioè da ogni luogo ove è giunta l'opera di Don Bosco. Ma la frase era rimasta per noi un poco fredda e accademica. Ecco invece, ora, che essa si riscalda dì verità e di convinzione. Questo continuo affluire di fedeli, quel loro recare bandiere di Nazioni dì tuito il mondo quel simboleggiare con scritte tutte le case salesiane sparse pel globo, quella piccola ma significativa rappresen tanza degli indigeni, convertiti nella persona dei due mori del Congo Belga, danno veiramenie l'impressione vi va e reale che la falange umana sia alimentata da tutto 11 mondo, conquistato dallo spirito del grande sacerdote italiano e piemontese... Musiche, stendardi, bandiere Via Po, perfettamente sgombra, a spetta da qualche tempo di accogliere il corteo. Percorsa fino a pochi momenti prima dalle festose comitive che, dotate di bandiere e stendardi e sovente anche di Bande, si recavano in piazza Vittorio Veneto per il concentramento, ora si è di nuovo immersa nel silenzio e pare attendere. La folla, ai lati, si va man mano infittendo, guadagnando i marciapiedi, con la tendenza, a poco a poco di spingersi da una parte sotto i portici e dall'altra verso il centro della strada. Ma carabinieri, agenti e militi la trattengono. Certo questa folla offre già uno spettacolo di per sè, colla sua massa inponente, colla sua varietà. Parlare di siepi umane qui è forse insufficiente; parrebbe meglio dire dighe umane, ed infatti parranno avere il compito di arginare e incanalare la corrente del corteo quando questa percorrerà la strada. Ma un altro spettacolo offre vìa Po — come tutto il percorso del corteo — coi suoi balconi e colle sue finestre. Un doppia decorazione li orna: una prima decorazione di drappi, di festo ni, di arazzi, ed una seconda decorazione umana. Balconi, finestre, terrazzi, sono popolati di curiosi, cosi che di più non ne potrebbero avere. E nella grande strada, tutta animazione e attesa, che poco dopo le 15 11 corteo, formandosi man mano In piazza Vittorio, entra in via Po. I componenti sfilano su linee frontali di 12 persone, e ciò allo scopo di guadagnare tempo nella sfilata; il che però non eviterà che tale sfilata duri circa tre ore. Si calcola infatti che 70 mila persone partecipino al corteo. Se si tiene conto della folla, anche più numerosa, che assiste lungo tutto 11 non breve percorso, si ha nel complesso, a indicare il numero delle persone che direttamente o indirettamente parteciparono alla manifestazione, una cifra veramente imponente, che forse si avvicina alle 300 mila. Sia nel corteo che nella folla l'ordine è stato spontaneamente mantenuto perfetto; non il minimo incidente ha turbato la celebrazione. Una nota di grazia II corteo si inizia con una nota di grazia ingenua e arcaica:, con imo schiera di paggetti in bianco e in rosa, recanti stendardi e fiori. Essa apre .11 passaggio al primo del 18 gruppi di cui si compone il corteo, gruppi ognuno dei quali sarebbe sufficiente a dar vita ad un corteo già numeroso. Il primo gruppo comprende gli oratori femminili torinesi di Maria Ausiliatrice, figlie di Maria, rhe alternano le loro candide vesti alle divise delle orfanelle, delle oratoriane, di alcuni circoli, di convittrici. Il secondo gruppo aduna gli oratorii salesiani maschili di Torino. Molti quivi sono l giovani, e di quando in quando lanciano « viva » a Don Bosco. Tutti i fedeli cantano, e tosto ci si accorge che si tratta di un canto unico: è l'inno dì Don Bosco appositamente scritto per la solenne circostanza, e debitamente appreso. Ma accanto ai giovani ci sono pure uomini maturi, che non hanno avuto, si vede, il tempo di imparare l'Inno, ed essi lo cantano aiutandosi col testo della musica e delle parole, raccolto in un foglietto volante. Anche le bande suonano 1" « inno di Don Bosco », che è una specie di parola d'ordine, di linguaggio unico. Le bande sono numerose : si possono contare a decine e decine. Ogni gruppo ne annovera due, tre, o magari più. Queste Bande meriterebbero uno studio speciale. La specie è rappresentata da tutte le sue varietà. Accanto alla Banda numerosa, dalla divisa elegante, quale quella della • Fiat », ci sono Bande stremenzite, senza altra divisa che un berretto gallonato. Esse rappresentano però lo sforzo chissà mai quanto duro del Circolo giovanile, della Società operaia di pìccoli centri rurali, e riescono ugualmente simpatiche. VI sono Bande 1 cui suonatori sono tutti adulti, e altre 1 cui componenti sono tutti giovani. In ciascuno però è la stessa buona volontà, lo stesso desiderio di bene figurare. Le Piccole italiane e i Balilla La sfilata continua. 11 terzo gruppo è quello delle Piccole e Giovani Italiane, e il quarto quello dei Balilla e degli Avanguardisti. I due gruppi, che si distinguono per ordine e disciplina. Impiegano a sfilare 20 minuti. Eppure vi sono dei gruppi assai più numerosi, i quali sfilano in tempo minore mercè la loro compattezza. Uno di essi, il decimo, che vedremo', conta circa 10.000 persone; e poco meno parecchi altri. E' ora la volta del quinto gruppo, composto degli Istituti di educazione, dei Collegi e Convitti maschili e femminili di Torino, le cui divise e tenute formano una vivace tavolozza. Segue il gruppo dei Collegi salesiani di Torino, che comprende tanta fanciullezza disciplinata. Siamo ancora nella parte del corteo composta dalla gioventù, che offre uno spettacolo dop. piamente significativo, poiché essa fa particolarmente pensare al Beato, che volse 1 suoi maggiori sforzi alla sua elevazione ed educazione. Poi il corteo cambia di flsonomla. Ecco la Provincia, la buona e sana Provincia. Il settimo gruppo allinea infatti Istituti ed Oratori di Maria Ausiliatrice del Piemonte. Grunpo numerosissimo. Molto ordine. File diritte e nuclei compatti. Le giovani degli Oratori non hanno divisa, oppure hanno per distintivo un velo, un berretto, un nastro variamente colorato che scende sul petto recando una medaglia: quelle degli Istituti e Collegi hanno le divise, e alcune di esse sono sobriamente eleganti. Notala, fra le altre, quella in grigio, semplice e signorile, dell'Istituto di Foglizzo. Numeroso il Convitto Rivetti. L'Tspettoria Lombarda è abbondantemente rappresentata da molti gruppi. Anche col gruppo che segue 6iamo in provincia. Esso ci mostra gli istituiti e gli oratori salesiani maschili del Piemonte. In testa, al posto d'onore n la rappresentanza di Castelnuovo d'Asti, patria di Don Bosco, che passa salutata da applausi. Questo è non meno numeroso e compatto del precedente. L'oratorio di Nizza M. presenta una banda composta rutta di ragazzi i quali però fanno onorevolmente 11 dover loro. Gli orfani di guerra di Pinerolo vestono come piccoli alpini. Il grup. po si chiude con le scuole professionali. Il gruppo nove si inizia con una specie di onda candida e leggera. E' la rappresentanza bianco-vestita della giovani italiane. Seguono le Donne Cattoliche, che formano una moltitu dine dove accanto alla dama si trova la popolana, con la giovane la vecchia. Una vecchierella stenta sotto la fatica di portare lo stendardo, ma vuole 'ri servato a sè tale onore. Sono quasi tutte in velo nero. Qui si nota un'eccezione. Anziché l'inno a Don Bosco si cantano le litanie, polche anche qui, fra tante buone massaie, è mancata la possibilità di imparare l'inno. Vengono poi i Giovani Cattolici e il gruppo di Roma è vivamente applaudite, e gli Uomini cattolici. Altra moltitudine imponente. Questo si potrebbe dire 11 gruppo dei vessilli, tanto numerosi questi sono. I giovani gridano « viva viva » a Don Bosco, con Inesauribile ardore. I gruppi giovanili di Ivrea e Biella sono singolarmente numerosi Novara e Vigevano hanno dei militari fra le loro rappresentanze. Compatta, serrata e numerosissima la rappresentanza degli uomini Catiolici. Questo reparto è chiuso dui circoli universitari maschili e femminili, coi loro aderenti in berretto goliardico. Gli ex-allievi di Don Bosco ' 1 Il gruppo forse più numeroso è li decimo, quello delle cooperatrici e cooperatori salesiani e degli ex-allievi di Don Bosco. 11 nucleo polacco, compo* sto di sacerdoti, di borghesi « di sU gnore è vivamente applaudito. Sfilano] migliaia e migliaia di personèv cantando le lodi di Don Bosco. Il gruppo che segue è dei più pittoreschi e significativi. Comprende le rappre< sentanze delle Case di Maria Ausilia." trice e degli Istituti salesiani in Italia! ed all'estero. Tutte le regioni d'Italie; sono simboleggiate da altrettante glovanette. Una ventina di stendardi re* canti gli stemmi di altrettanti Nazioni' indicano i luoghi, dal Matto Grosso; alla Patagonia, dal Giappone alla Cinaove fioriscono le Case delle Figlie dt Maria Ausiliatrice. Una cinquantina di' bandiere di varie Nazioni dicono al loro volta lo sviluppo degli oratori maschili. Centinaia di ragazzi recano scritte, su una fascia a tracolla, 1 nomi di altrettante località ove sorgono tali oratori. E' qui che veramente appara la grandiosità dell'Opera Salesiana. Fra! un gruppo di Missionari e un indigeno convertito del Congo Belga ed un patagone dalla tipico acconciatura. Pluf fragorosi scoppiano gli applausi a questa sfilata. L'interminahile sfilata continua. EccrJ 11 gruppo delle religiose, in cui predomina 11 nero delle vesti austere, ed ecco finalmente la croce processionale, dietro cui vengono in doppia schiera: 1 chierici e i sacerdoti salesiani. Dopo I vescovi e salesiani, l'arcivescovo Hlond, primate di Polonia, salesiano, precede Immediatamente l'urna del Beato. Questa passa fra la commozione e la venerazione degli astanti. Dall'alto cadono fiori, e il carro ne è tutto ricoperto. Molte donne si inginocchiano, pregando devotamente. L'urna B oggetto di rutti gli sguardi, e la figura; del Beato, riprodotta nel sonno della! morte, mercè la maschera di cera, pas* sa come creatura viva e famigliare ad, ogni animo torinese... Dietro l'urna, il cui carro 8 sospinto a mano da ex-allievi, Incede il cardinale Arcivescovo Gamba, seguito da' numeroso clero. E 11 corteo non è an« cora finito. Ecco 1 circoli rionali fa* scisti, e poi ancora l'imponente fappresentanza delle Associazioni clvllt, combattentistiche e patripttiche, gli In* segnanti, ecc. Notata la rappresentanza del Fasciai di Caprlgllo, in Comune di Montana, che fu luogo di nascita di « mamma Margherita », la genitrice di Don Bo< sco, e con cartelli redatti in forma affettuosa e famigliare Caprlgllo rammenta a tutti la propria gloria. IJ corteo si chiude con un'ultima numerosa acconta di popolo anonimo, di fedeli non raggruppati. Da Piazza Castello al Duòmo M SI sfocia fn Piazza Castello. Nel prev si del passaggio del corteo 11 pubblico' è fittissimo. I balconi, addobbati- con drappi multicolori, sono gremiti di spettatori devoti. Più su ancora, sul tetti, dalle flnestmcole delle soffitte sono stati improvvisati piccoli palchi; dove veri grappoli umani si formano. II corteo passa davanti al Palazzo del Governo, e per il largo di palazzo Reale. 6fooia in Piazza San Giovanni petf . proseguire verso corso Regina. '• " Nell'atrio di Palazzo Madama Intanto" giungono le autorità che prenderanno parte all'accompagnamento, quando lai urna sarà giunta. Nella fresca ombra del castello si odono voci or maschili or femminili, che fuori, sotto il sole smagliante, cantano l'inno. Giunge dal Municipio II gonfalone della Città, scortato da Rappresentanze dei civici corpi armati. Giunge li Podestà conte Thaon di Revel con l voice Podestà Broglia e Rodano, 11 capo di Gabinetto comm. Guasco e U •. segretario avv. Gay; il segretario federale avv. Bianchi Mina con l'Ispettore avv. Boetti; l'on. Malusardi con gli avv. Vassallo e Viglino, l'on. Bagnasco, il prof. Pivano, Rettdre dall'Università, l'av. Quaglia, il prof. Boccasso, una rappresentanza della Federazione provinciale di Aosta e moltissimi altri. Numerosissimo il Corpo consolare', dalla Francia alla Spagna, dall'Unghw ria ai lontani Stati Americani, l'Equatore, la Bolivia, il Brasile. Numeróso pure il gruppo dei Podestà piemontesi sotto la cui giurisdizione siano sorta opere salesiane. Completo è il Comitato d'onore per'le solennità salesiane. Cominciano a comparire dinanzi al Palazzo del Governo le fitte schiere delle monache. Passa la croce processionale, ii Clero salesiano, una ventina di vescovi della Famiglia di Don Bosco. Poi un gruppo di piccoli paggi, poi il Primate di Polonia, il Cardinale di Tarragona, il Capitolo salesiano ed infine compare nel suo sfarzo dorato l'urna venerata. La folla assiepata si agita. Ognuno ha gli occhi infossati, Il viso contratto, per la fatica della lunghissima attesa. Ma passa Don Bòsco, ed ognuno sente il bisogno infrenabile dì gridare il suo saluto, dt elevare lai sua preghiera, di porgere II suo flore, di implorare una grazia. Chi non ha una grazia da chiedere a Don BoscoT Chi non ha un dolore da offrire ini olocausto per un poco di paceT Il gruppo delle autorità si muova, snodandosi proprio all'imbocco di via Po. Dopo l'urna, e dopo il passaggio di S. E. il Cardinale Gamba, procede il gonfalone della ciltà, il Podestà con le gerarchie municipali, 11 Corpo consolare, le altre autorità e 11 Comitato d'onore; quindi l'Associazione delle Madri e Vedove dei Caduti, e i Corpi Accademici dell'Università e degli Istituti superiori. L'urna passa davanti 11 Palazzo del Governo. S. E. Maggionl, che è rimasto tutto il giorno nel suo gabinetto per provvedere al funzionamento del servizio d'ordine in tutta la Provincia, appare al balcone insieme al comm. Mattirolo, ed assiste allo 6filamento finché l'urna entra nello suda» zo di Palazzo Reale. I Principi assistono ' * ""^} dal palazzo di via GX Settembre 1 Piazza San Giovanni è rigurgitante'. Di fronte all'entrata centrale della Metropolitana è distesa una lunga tribuna. Agli incroci delle strade, gli sbarramenti trattengono a mala pena lai folla che vuo} vedere, .vuol essere y>