Un capolavoro di acque

Un capolavoro di acque INCHIESTA NEL VERCELLESE Un capolavoro di acque ... VERCELLI,-giugno. ■Alla base 'della progreditissima rlfeaia vercellese sta il suo perfetto sistema di irrigazione; una cosa richiama l'altra, perchè una si integra nell'altra; non si può, parlando di questa zona risicola, tacere della sua irrigazione. Tanto meno lo si può, in quanto la rete irrigua del Vercellese è la più ampia non solo d'Italia, ma d'Europa, ed è altresì quella meglio allestita e che meglio funziona. Siamo anche qui in campo di primato. La canalizzazióne del Vercellese è, nei limiti delle possibilità, la perfezione; è un capolavoro maturato attraverso i tempi, che sa di geniale e di certosino, di lavoro e di intuizione. Una specie di ricamo di acque, condotto secondo i fili e 1 tracciati della necessità agricola. In questa sua superiorità il sistema irriguo vercellese reca l'unghia del eone, porta l'impronta di colui che in certo qual modo ne fu il creatore, n quanto raccolse il poco preesistente e vi diede nuova vita, con vigoroso impulso e originali direttive: il conte Camillo di Cavour, uomo politico e uomo dei campi. Non dimentichiamo infatti che Cavour per non pochi anni fu sagace e appassionato agricoltore nella sua tenuta di Leri in territorio di Trino Vercellese. L'iniziativa di Cavour Prima anche in ordine di tempo, l'irrigazione vercellese è nata timidamente col canale del Rotto, ordinato dai marchesi del Monferrato nel secolo XV, quando dal corso d'acqua destinato alle ruote dei molini marchionali si trassero le prime diramazioni per le praterie. Essa aumentò di qualche poco, ma si mantenne ancora rudimentale, allorché Jolanda di Savoia aprì il naviglio di Ivrea destinato al trasporto delle merci fra Ivrea e Vercelli, e particolarmente al rifornimento di sale della vallata. Fu solamente nel 1785 che io Stato, cominciando ad occuparsi di problemi idrici della regione, apri il canale di Cigliano, ora Depretis, derivandolo, come i due precedenti, dalla Dora ed affidandogli un compito prevalentemente irriguo. Dira inazioni minori vennero eseguite in eeguito. Tuttavia si trattava sempre di un feìstexna primitivo che presentava varie e gravi deficenze. Ogni canale viveva di vita autonoma, con spreco di acqua e perdita delle acque residue; inoltre la Dora, fiume essenzialmente estivo, non era indicata alia irrigazione delle risaie che abbisognano di forti quantità d'acqua per le semine primaverili. Si aggiunga l'errata soluzione amministrativa de! problema, in quanto le Regie Finanze avevano affidato la gestione dai canali regi a privati appaltatori, che curando l'interesse proprio assai più dell'interesse agricolo, provocavano sperequazioni, di sorganizzazione e proteste degli utenti. Nè le cose erano mutate molto in meglio con l'affittanza dei canali ad un solo appaltatore., L'acqua a chi no osa v' Si giunse così al 1853, quando, scadendo il contratto di questo appaltatore, Cavour concepì l'idea geniale di affidare direttamente la gestione delle acque a coloro che ne usufruivano, agli utenti stessi riuniti in associazione. Vi fu qui Cavour politico e Cavour agricoltore: il politico, col far sì che l'utile della gestione andasse alla universalità degli utenti, partiva da un liberale criterio di uguaglianza, cui andava ispirandosi la nostra vita politica; l'agricoltore sanciva nella pratica i frutti dell'esperienza e della competenza. Il progetto fu avversato per le innovazioni che portava, ed anzi il-portafoglio ministeriale di Cavour corse pericolo. Ma egli alla Camera lo difese strenuamente, insistette sulla forma cooperativa in cui sentiva la bontà della proposta. La legge speciale della costituzione dell'« Associazione di irrigazione dell'agro ad ovest della Sesia con sede in Vercelli», era approvata, e l'Associazione iniziava la sua vita su quei felici schemi cavouriani che tuttora durano e che il tempo sempre più conferma e rinsalda. Primo suo compito fu quello dei lavori per riportare sui terreni associati le colature che fin allora andavano disperse. Nel 1866 venne il canale Cavour le cui acque di Po, sebbene prevalentemente destinate al Novarese e alla Lomellina, col loro maggiore livello portarono alla zona vercellese un notevole incremento, specie per quanto si riferisce alle risaie. E canale Farini, con cui si unì alla Dora il canale Cavour, permise di impinguare questo durante i mesi più caldi, quando alla torbida della Dora corrisponde la magra del Po. Inoltre il canale di Cigliano venne ingrandito. Il Vercellese unico lenimento La singolarità ed insieme la forza iflel sistema risiede nela sua forma semplificata, nella gestione unica, nella costituzione consorziale. Dice uno dei primi tecnici irrigatori d'I talia, il conte ing Tournon, podestà di Vercelli, il quale da quasi vent'anni appartiene all'Associazione, pri ma come direttore ed ora come presidente: «Tutto il Vercellese vive, in fatto d'acqua, come se fosse un immenso unico tenimento, dove, da appezzamento ad appezzamento, le acque si economizzano a favore dei fondi inferiori; dove le colture sì alternano con legge atta a non recar danno agli altri terreni; dove nell'interesse della zona più bassa vengono, senza reclami e senza recriminazioni, aperti nei terreni superiori canali di raccoglimento: dove le acque private dei soci vengono cedute con giusto compenso all'Associazione ed accumunate alle acque sociali, conseguendo così un più coordinato regime di distribuzione» La rete conta mille chilometri di cavi principali e circa un altro mi gliaio di cavi secondari; ma se si dovesse tenere conto anche dei cavi minori, quelli che conducono l'acqua alla loro ultima destinazione, allora si dovrebbe parlare di venti mila chilometri di sviluppo. Non c'è metro quadrato di terra, in questa rete, dove l'acqua non giunga a piacimento dell'uomo. Sono state realizzate imiprese che hano del miracoloso La zona vercellese appare come un «rrande piano inclinato appoggiato nellr. parte alta alle colline moreniche del Cannvese e alle prea^pi biellesi, flancheorgiaia dalla Dora e dalla Sesia e digradante fino al Po. Essa risulta dai sedimenti alluviojuali deposti all'epoca glaciale dal tqce6atcnpSplcinssqtzvplvnpp fluire oruinirbinuso ed ora tranquillo dalle acque scendenti dalla valle d'Aosta, ed ancora reca i segni di questa origine. La zona infatti presenta in senso longitudinale come dei solchi — le incisioni di quelle acque — e fra l'una e l'altro delle gobbe, delle striscie di terreno rilevato. Ebbene, si è riuscito a mandare l'acqua su queste gobbe, cioè a un livello notevolmente superiore ai solchi, dove per legge naturale corrono i cavi; il che siè ottenuto praticando in questi cavi e nelle loro diramazioni delle chiuse successive, ad ognuna delle quali corrisponde un rialzo del livello dell'acqua ed un nuovo tronco della rete. In tal modo, vale a dire a gradini successivi, l'acqua ha dato vittoriosamente l'assalto alle piccole alture. Questo procedimento, forse più /per istinto che per scienza, è stato adottato in parte anche nei secoli andati dai vecchi agricoltori vercellesi; e ciò dimostra quanta somma di danaro e di lavoro sia costato attraverso i tempi l'alto grado di perfezione di questa rete irrigua. La moltip)icaiie*e dell'acqua Il qual grado di perfezione è dimostrato altresì dalla bassissima percentuale delle acque non totalmente utilizzate. Dell'acqua che l'Associazione prende dai canali demaniali solamente un decimo si riversa, come rifiuto, nella Sesia. E' questa una delle maggiori conquiste dell'Associazione: la grande utilizzazione e riutilizzazione delle acque, fino quasi al loro esaurimento. L'acqua che prima, compiuto una volta sola il suo ufficio di irrigamento, andava perduta, è raccolta mediante tutto un sistema di canali di ricupe.o detti colatori. Quando un colatore o raccoglitore viene ad avere una quantità di acqua sufficiente è imbrigliato e chiuso, e dal bacino che si forma si trae una derivazione che viene portata in terreno da irrigare. L'operazione viene ripetuta secondo possibilità, cioè fino a quando il colatore è ridotto a un ruscello non più sfruttabile, e per tal modo l'acqua viene utilizzata tre, quattro, cinque volte. In altre iparole, è una 6pecie di moltiplicazione dell'acqua che l'Associazione prende dal Demanio. Come ognuno comprende, là perfezione assoluta del sistema sarebhe raggiunta quando neppure più una goccia di acqua andasse perduta, quando essa fosse tutta assorbita dalla terra. E' possibile ciò? E' possibile. E già il conte ing. Tournon, che ai problemi dell'Associazione de dica altrettanto amore che sapere già vede la risoluzione nella irriga zione elettrica; cioè in un sistema di autopompe che dagli ultimi colatori, quelli della parte più bassa del territorio, trasporti l'acqua a qualche chilometro indietro, a un livello più alto, per destinarla un'ultima volta all'adacquamento, e faila «bere» tutta dalla terra. E' questione di tempo, ma quasi certamente anche questo sarà fatto. dcpnmuissncdvgmlsdpqrtrppsgriscm1sAledlbms Patrimonio di miliardi A proposito di irrigazione elettrica, 6i può qui ricordare il grande elevatore di Villareggia, che porta a 60 metri di altezza l'acqua destinata alla parte alta del Vercellese, costituita dai territori di Villareggia, Alice Castello, Borgo d'Ale e Cavaglià nonché l'elevatore di Cigliano, an partenente a un consorzio autonomo Sono opere grandiose e costose. Il patrimonio della rete, computando lavori vecchi e nuovi, deve esser; calcolato a miliardi. Si ricordi chf il solo Canale Cavour costò, circa 70 anni fa, 60 milioni. A queste cifre fa riscontro quella pure alta che gh agricoltori vercellesi spendono annualmente per l'irrigazione, e cioè sette od otto milioni. Gli è che questi agricoltori risicoli « bevono » acqua a tutto spiano Nella stagione estiva, fra acque demaniali, acque a corpo e acque sorgive locali, sono circa mille « moduli » che vengono consumati, cioè 100 metri cubi al secondo. Altrettanto interessante della parte tecnica è quella di organizzazione e di amministrazione dell'Associazione, la quale nei suoi 7? anni di vita ha raggiunto anche qui il suo perfezionamento, pur mantenendosi ligia ai primi felicissimi schemi ca vouriani. Molto ci sarebbe a dire; ma noi non possiamo limitarci che a qualche accenno. L'Associazione comprende 40 zone o distretti irrigui, corrispondenti in generale al territorio di un Comune, ed ognuno di essi si amministra con una certa autonomia, mediante un piccolo Consiglio di amministratori con un presidente. Il presidente 6 « deputato irriguo » alle assemblee generali dell'Associazione, dove rappresenta il proprio Distretto. Le assemblee sono tre all'anno, e discutono i bilanci preventivo, consuntivo e di assestamento. Quest'ultima assemblea ha particolare interesse, perchè vi si stabilisce il prezzo al quale ogni utente deve pagare l'ac qua per l'annata. L'Associazione che è legata al Demanio con un con tratto di affitto trentennale, ogni an no richiede e riceve la quantità d'ac qua prevista necessaria in base alle richieste dei singoli Distretti, e la paga .secondo un canone fisso; il prezzo per gli utenti viene stabilito in base a questa spesa dell'acqua, più le spese di manutenzione ed esercizio incontrate durante l'anno. 8; stema di giustìzia e di perequazione ove nessuno ci perde e nessuno ci guadagna. Dal tribunale al telefono Uno speciale tribunale proprio è costituito in seno all'Associazione e sentenzia mediante un Consiglio degli arbitri sulle controversie che sorgono in campo irrigativo; e, come per le imposte, vi è annesso ilprivilegio fiscale della rivalsa sulla proprietà del condannato che si faccia moroso. Da ultimo, come particolare tipico dell'organizzazione di questa istituzione, ricorderemo la rete telefonica propria di circa 300 Km. di linea, con la- quale il direttore ing. Bellasio controlla giornalmente da Vercelli la distribuzione delle acque mettendosi in comunicazione coi caselli di custodia sperduti nelle risaie a chilometri e chilometri di distanza, gli imbocchi sui fiumi, gli scaricatori, non la possibilità di prendere immediatamente le disposizioni suggerite dal caso. U. Leva.