Il mandato di cattura contro il barone Bianco

Il mandato di cattura contro il barone Bianco Il dissesto della Banca Andreis Il mandato di cattura contro il barone Bianco aperuraesruorapermpuaogproscoto Episodi tipici nella narrazione delle parti lese (Tribunale Penale di Torino) Se la costituzione di Angelo Andreis è apparsa già di per se stessa come un colpo di scena, le rivelazioni fatte dall'imputato colle sue precise e categoriche dichiarazioni a carico del barone Enrico Bianco — il figliastro di Gian Luigi Andreis — hanno dato luogo ad un procedimento dell'autorità giudiziaria, tale da costituire in questa fase della vicenda un vero ed inatteso colpo di scena. Rispondendo ad una domanda avanzata in proposito, durante l'udienza di ieri, dai banchi della difesa, il P. M. ha annunciato di avere richiesto al giudice istruttore la emissione di un ordine di arresto per 11 barone Enrico Bianco. La situazione processuale del Bianco Le conseguenze di ciò sono ovvie. Il Bianco, come i lettori ricorderanno, era già sta-to coinvolto nell'istruttoria per il dissesto della Banca Andreis. Ed all'inizio dell'indagine condotta dall'autorità intorno al colossale crollo bancario, era stato anche tratto in arresto. Scarcerato dopo pochi giorni, egli rimase incolpato di avere concorso nella distrazione di una parte delle attività. Ma — ad indagine conclusa — il giudice istruttore, non ritenendo sufficientemente fondata l'accusa, dichiarava il non luogo a procedere contro di lui. Enrico Bianco veniva assolto per insufficienza di prove. Col provvedimento odierno, egli riprende la figura di imputato. E la legge lo perseguirà, anche se egli, come si sospetta, cercherà di sottrarsi all'ordine di cattura. Intanto il curatore del fallimento, dott. Tiboldo, ha rinnovata, presentandola nei termini formali di una denuncia, l'istanza avanzata sin da avant'ieri, per l'estensione dell'azione penale a carico del Bianco e del Dentes per gli episodi che condussero all'esodo dalle casse della banca Andreis di somme cospicue. Intorno agli elementi ed agli episodi segnalati nella denuncia, si svolgeranno in questi giorni nuovi, ulteriori accertamenti. E si riprende la sfilata delle parti lese. Ciò che avviene in tutti i processi Bancari, avviene abbondantemente anche in questo : la tipica e caratteristica sfilata dei danneggiati, i quali con varia intensità di emozione, vengono a riferire episodi edificanti, a precisare l'entità del danno subito, ad esporre le circostanze nelle quali furono turlupinati. L'ing. Vittorio Audisio era il depositario della partita di coperte acquistata dalla Banca Andreis. Ebbe dai dltsdrgclnnzalScicfignIffiKffi SS^nlJto SS. ?reinconffi^ «óre tuttora per 170..mila lire, importo di una sua parcella. P. M. e difesa vogliono sapere dal teste qualcosa sul Dentes. — Col Dentes — narra il teste — ho avuto scarsi rapporti. Mi ruppi presto con lui per il suo modo di fare: andava e veniva nei locali dove era depositata ia merce e tagliava le coperte in strisce allo scopo, diceva, di preparare dei campioni. Tutto ciò non era di mio gradimento e ruppi i rapporti con lui. L'assorbimento di una cassa rurale E si presenta il can. D. Antonio Amerio, di Asti. Egli era il massimo esponente della Cassa limale delle Ventine Astigiane, ed il P. M. gli chiede su quali basi avvenne la cessione di questa Cassa alla Banca Andreis. , , Teste; — Il 9 gennaio 1924 si stipulo un compromesso per la cessione. Ma la cessione poi non fu fatta con quella modalità. Si addivenne invece alla sostituzione degli elementi direttivi della Cassa Rurale: gli Andreis entrarono a fame parte, e Gian Luigi fu nominato presidente. P. M.: — Quali furono le condizioni pattuite per il trapasso? — La Banca Andreis doveva pagare 100 mila lire ai soci; acquistare la casa sociale per 125 mila lire, e rilevare i mobili di ufficio per 50 mila lire. Pres.: — Ed a lei cosa fu corrisposto? — La Cassa Rurale doveva darmi, affinchè mi ritirassi, 60 mila lire in Buoni del Tesoro, nominali. Ma io non li ho mai visti questi Titoli. Per averli, ho insistito ripetutamente, ho persino minacciato, ma invano. Mi rimase soltanto la dichiarazione rilasciatami dal Bosio, e da cui appariva che i Buoni rimanevano in deposito presso la Banca. P. M.: — Lei, che ha una conoscenza della situazione della Filiale Astigiana, sa a quanto ammonta il danno complessivo subito dai depositanti di quella zona? — A circa un milione. I danneggiati sono quasi tutti contadini. 11 dott. Chiaffredo Rinaudo, segretario comunale a Carde, aveva versato nell'aprile 1927 alla Filiale di San Damiano 12.500 lire, affinchè gli si acquistasse dei Titoli industriali. Per altre operazioni, aveva dato in garanzia dei Titoli di Consolidato. Orbene, la Banca non gli acquistò i Titoli, si trattenne i danari, e non gli restituì il Consolidato. P. M. : — Vogliamo sentire da Bosio, perchè non acquistò i Titoli? Imp. Bosio: — Abbiamo trasmesso l'ordine alla Sedo di Torino, e la Sede avrebbe dovuto provvedere. P. M.: — E dei danari cosa ne avete fatto? Bosio: — Rimasero versati in cassa. Il teste aggiunge di essersi recato a Torino, per accertare se la sua operazione era stata compiuta. Da un impiegato della Sede, certo Serra, gli fu detto che i Titoli erano stati acquistati ed erano stati mandati a San Damiano. Ma si trattava invece di una menzogna. Pres. a Bosio: — I Titoli di Consolidato dati in garanzia dove sono andati a finire? — Quei Titoli — risponde l'Imputato, con un ampio giro di parole, — fanno parte probabilmente dello stoh di Titoli mandati a Torino, oppure di quegli altri stolcs di Titoli che furono venduti per ordine del comm. Andreis... Automobilismo e fotografia E l'imputato continuerebbe a profilare delle ipotesi, ma il P. M. lo interrompe : — Abbiamo capito: lei fa tutte le ipotesi per dire che i Titoli sono spariti. Pres. al teste: — Ci sa dire qualcosa del tono di vita che il Bosio conduceva a San Damiano? — So che prima di sposarsi fece arredare in modo assai lussuoso l'alloggio. In paese si diceva che spendesse centomila lire al mese. Ma certo dava, l'impressione di spendere assai. Avv. Rattone (P. C): — Il Bosio non veniva quasi ogni giorno a Torino in automobile? Egli disponeva anzi di duo automobili. Teste: — Lo si vedeva sempre in automobile. Girava anche sempre colla macchina fotografica. Avv. La Perna: — Lo sappiamo; a San Damiano li ha fotografati tutti! Il teste è congedato e, su domanda dell'avv. La Perna, Angelo Andreis, ricollegandosi alle sue dichiarazioni di ieri, aggiunge che tutti gli assegni che egli consegnò il 24 agosto al Bianco, col pacco delle L. 100.000 raccolte nelle filiali, furono incassati in quello stesso giorno dal Bianco presso il commissionario di Borsa, Morone. Angelo Andreis non sa però indicare la cifra esatta dal Bianco. Pres.: — Come avete saputo che il Bianco incassò gli assegni? — Me lo di6se lui stesso qualche giorno dopo. Avv. La Perna: — Di già che si parla dei Bianco, vuole dirci il P. M. se contro di lui sono stati presi dei provve dimenti? P. M.: — E' stato spiccato mandato di arresto. Avv. La Perna:' — Mandato di arresto 0 mandato di cattura? P. M.: — Il Bianco è 6talo assolto In istruttoria per insufficienza di prove. Orbene, in base alla legge di procedura, abbiamo spiccato il mandato di arresto prima di fare la riapertura dell'istruttoria. Il mandato di cattura lo spiccheremo tra pochi giorni... E si riprende, dopo questo Intermez zo dedicato alla chiarificazione della posizione che viene ad assumere in causa il barone Enrico Bianco, la sfilata delle pani lese. Giovanni Culasso, di Pinerolo, aveva un deposito presso quella succursale di 32 mila lire. Lo Prette Ma la Banca Andra la mise gfc ^Mtf11 Cambia" con la 6ua flrma falsifleala- Quatto contadini scottati E si presentano quattro danneggiati di S. Marzano Oliveto. i quali si sono costituiti Parte Civile' col patrocinio dell'avv. Raitone. Sono tutti contadini e manifestano con qualche vivacità la loro amarezza per la turlupinatura subita. Giovanni Caligaris consegnò alla filiale di S. Marzano della Banca Andreis, 1*11 agosto 1927, vari titoli per l'importo di 16.900 lire. Doveva esigere semplicemente gli interessi. La Banca invece non gli pagò gli interessi e si trattenne i titoli. Di quest'operazione è ancora Bosio che deve rispondere. Ma il giovane imputato, che aveva la direzione delle filiali astigiane, non si sgomenta delle contestazioni che gli sono mosse: — Non potevo pagare gl'interessi — egli spiega — perchè si trattava di un certificato provvisorio di Prestito del Littorio. Il titolo doveva essere maadato da Torino. Alfredo Poggio, consegnò alla filiale della Banca, pochi giorni prima dei crollo — il 18 agosto 1927 — dei titoli per 3400 lire. I titoli furono naturalmente inghiottiti nel crollo. Olivero Pietro consegnò invece, nel luglio, dei Buoni del Tesoro già stampigliati, per la conversione e per la esazione degli interessi.. Non riuscì più a riavere i titoli. Scorgendo il Bosio il teste lu indica al Tribunale: « E' quello che me li ha rapiti... ». Ma Bosio spiega che i titoli erano stati mandati a Torino ed il Presidente osserva: — Lo sappiamo. Era proibito portarvi dei titoli perchè li facevate subito partire. Olivero Giuseppe è un'altra vittima di S. Marzano Oliveto. 11 14 luglio 1927 si presentò con 102 mila lire di titoli per riscuotere gli interessi. Gli impiegati insistettero tanto che riuscirono ad indurlo a lasciarne in deposito della banca una parte per il valore di 30 mila lire. Naturalmente questi titoli sono scomparsi. — Cosa vuole — spiega il teste. — Facevano una tale propagandai Dicevano che la Banca Andreis era la banca più solida, che corrispondeva sui depositi di titoli un interesse, ecc. Pres. : — Chi faceva questa propaganda? — L'impiegato della filiale di san Marzano, Ponzone, e tutti gli altri, compreso il famoso Bosio quando veniva a pelarci... Bosio ama pigliare ogni spunto per difendersi. Egli Interviene per spiegare una circostanza nella quale ancora non si è soffermato. Questa: delle condizioni difficili della Banca non ebbe mai notizia ; cosi pure non ebbe comunicazione della chiusura degli sportelli presso la sede di Torino. Se per una circostanza casuale non ne avesse avuto notizia il giorno dopo avrebbe continuato... — Avrebbe continuato a riscuotere non a pagare — lo interrompe il P. M. E l'udienza è rimessa a stamane.