Marat, l'"amico del popolo,,

Marat, l'"amico del popolo,, Marat, l'"amico del popolo,, li 15 luglio 1793, tre giorni dopo la morte di Marat, Agostino Robespierre scriveva ad un amico: ■ Dovete sapere che Marat viveva come uno sparliate; non spendeva nulla, per sè e regalava tutto quanto possedeva a quelli che ricorrevano a lui. Egli stesso disse molte volte a me ed al miei colleghi di non aver più mezzi per soccorrere gli infelici che imploravano da lui, e che ne avrebbe inviato qualcuno a noi >. Del resto Carlotta Corday, per poter essere ammessa in sua presenza, quando cercava di avvicinarlo per uc ciderlo, gli scriveva, in una lettera che contava di spedire e che le fu trovata addosso: ■ Sono perseguitata per la causa della libertà, sono infelice, e basta questo perchè io abbia diritto alla vostra protezione •. Ecco due testimonianze abbastanza chiare della ridicola inconsistenza di un cliché che pur continua ed essere generalmente accettato, per il quale Gian Paolo Marat sarebbe stato una specie di mostro sanguinario, senza senso di umanità e di giustizia; ma, benché questi documenti siano assai noti, e la produzione scientifica europea ed americana più recente vada sempre meglio lumeggiando la singolare figura dell'ami du Peuple, attraverso la comune mentalità e cultura si continua ad averne una idea assai imprecisa ed inesatta. Forse una delle migliori cose che su di lui si siano scritte negli ultimi tempi è dovuta alla penna di un professore americano, il Gottschalk, dell'Università di Chicago; il suo libro, tradotto assai presto in francese, è per qualche aspetto notevole, In quanto è animato da un certo spirito scientifico, dalla giusta antipatia per lo sfoggio commerciale di meschini aneddoti o di particolari piccanti, e soprattutto dalla preoccupazione, che dovrebbe essere fondamentale per ogni biografia degna di questo nome (e quindi diversa dalle recenti t vite » dell'industria librarla francese), di delineare e di delimitare esattamente un personaggio nella sua importanza storica ed umana. Medico o uomo di mondo Ecco il Marat tradizionale: arruffato, quasi stravolto, col capo malamente avvolto in cenci bagnati per difendersi dall'emicrania, con la camicia aperta sul petto, la giubba ornata d'una falsa pelle, due rivoltelle alla cintura, e l'atteggiamento gesticolante del de magogo. Cosi fu, in parte, un tempo: ma non sempre aveva avuto costumi e modi siffatti. Medico, ebbe, al principio della sua carriera un note vola periodo di permanenza in Inghil terra: amico di famiglie signorili, di Lord Lyttleton e di Angelica Kauffmann, dottore onorario nella Università scozzese di S. Andrea, autore, in inglese, di varii studi medico-filosofici ed anche di un libretto politico, aveva una buona .posizione e probabilmente una buona clientela. Forse per la sicurezza che la sua reputazione londi nese gli avrebbe facilitato un rapido successo in Francia, si decise nel 1777 a stabilirsi a Parigi; per molti anni fu medico della Casa militare del conte di Artois, e, grazie a questo titolo, si procurò presto una clientela aristocratica e disposta a compensarlo con onorarli esorbitanti. Una delle sue clienti, la marchesa di Laubespine, giudicata tubercolotica incurabile, fu da lui guarita perfettamente, tanto che entrò poi con lei In relazione molto intima e quasi pubblicamente nota. La strada professionale era dunque aperta e facile al giovane medico, 11 quale aspirava ormai all'Accademia: nei sei anni precedenti alla rivoluzione, dimessosi dalla carica di Corte, si diede attivamente a ricerche scientifiche e pubblicò diverse opere. Ma ad impedirgli il supremo riconoscimento del mondo degli studi intervenne uno scandalo dal quale egli usci con la chiara taccia di ciarlatanismo, dalla quale gli fu molto malagevole il difendersi: Infatti, dopo la guarigione della marchesa Laubespine, egli mise in vendita lo specifico con cui pretendeva di avere curata la sua ammalata, vantandolo come un rimedio infallibile contro le malattie polmonari. Fatta l'analisi del prodotto, si venne a scoprire che 11 «miracoloso rimedio» di colui che si stava facendo la fama di «medico degli incurabili» era composto essenzialmente di creta stemperata in acqua e di qualche droga innocua. Uomo di vastissime lettere, e non soltanto scientifiche, ma anche storiche, filosofiche e letterarie, scrisse anche diverse volte romanzi o altri tentativi artistici; seguace, come tutti i suoi coetanei, di Rousseau, di Voi taire, di Beccarla e degli Enciclopedisti, aveva tuttavia, nel fondo della sua anima, quella pacata mentalità borghese che Ispirò tutti i passi della sua carriera di medico, che lo spingeva a desiderare un titolo di nobiltà, distinguendosi soltanto per l'Irrequietudine di una ambizione non sempre sicura e consapevole dei suo! fini, per la quale fece diversi passi falsi. Come tutti gli uomini del suo ceto e del suo tempo, egli ebbe un notevole rispetto per le leggi e per le Istituzioni, pur adottando assai spesso, in linea esclusivamente teorica, molte idee del Rousseau, e giungendo ad affermare che gli attributi della sovranità si potevano ravvisare nel popolo, e non nel monarca. Giornalista In margino alla rivoluzione La letteratura e la filosofia lo portarono, quando si accesero le Slicuvsioni e le polemiche per la. convocazione degli Stati Generali, a prendere parte, con la penna, alla lotta politica •■w In realtà era dotato più di ambizione che di avidità di denaro; ed a Parigi la professione medica forse gli poteva rendere finanziariamente, ma le pessime accoglienze che ebbe nel mondo accademico gli fecero perdere ogni illusione nella possibilità di raggiungere, facendo il medico, una posizione di prim'ordine come fama e come potenza: e forse per questo, alle prime avvisaglie di fatti nuovi nel mondo politico, egli si gettò allo sbaraglio, wascurando medicina ed ammalati. Ma tuttavia 1 suol inizi nel giornalismo politico furono ben diversi da quelli che dovevano essere, più tardi, 1 suoi atteggiamenti di politica militante. Dichiarandosi ammiratore di Luigi XVI (e forse lo fu sinceramente, dato il suo spirito borghese ed originariamente conservatore), ne vantava la virtù e la saggezza e lo proclamava « padre tenero e generoso > del suol sudditi: cosi si poteva quasi Impunemente alleare al più accesi oppositori dei ministri del Re, avanzare progetti di riforme, proteste e libelli, ed unire' al movimento rivoluzionario pur assicurandosi, da parte della Monarchia, la possibilità di fare una notevole carriera politica approfittando della confusa ed incerta situazione generale. Fece anche del progetti di costituzione, dal quali risultava chiara la sua concezione della rivoluzione, che avrebbe dovuto evitare ogni brusco cambiamento nel governo di Francia, lasciando alla Monarchia un potere più temperato, che le permetteva di vedere e capire esattamente quali fossero 1 bisogni del popolo. Demagogia o lotta politica Il Gottschalk nel suo recente volume non nasconde le sue simpatie ipel Marat e non accentua, quindi, la parte non piccola che l'ambizione personale insaziabile di quest'uomo ebbe nella sua carriera politica. Deluso nelle sue ambizioni d'accademico, si gettò nel giornalismo di parte; persuaso, come era, della solidità della Monarchia, malgrado la procella che si scatenava, egli sostenne sino quasi alla fine il Sovrano, persuaso con questo di assicurarsi assai presto 1 massimi incarichi pubblici; deluso ancora dai primi capi della rivoluzione, che non lo presero in nessuna considerazione, egli si considerò da essi « perseguitato » (è noto che era affetto da una vera mania di persecuzione) e li ripagò accusandoli d'essere tinfidèles mandataires du peu« pie et fonctionnaires publics préva« ricateurs » e sostituì al tono equilibrato e calmo dei primi tempi la satira, l'ironia, il libello personale, l'attacco mordente- d'una penna e di una parola senza freni e ben accorte nell'aggredire e nel colpire. Cosi aveva finalmente trovata la sua strada. Dopo le tante sconfitte, nel pamphlet, nella diffamazione, nell'attacco senza ritegno e senza scrupoli fatto in nome del popolo e del suoi « diritti », contro la mediocrità che soffocava la rivoluzione e le sue personali ambizioni, nel giornalismo violento e demagogico trovò la sua strada, la strada migliore pel convulso momento politico nel quale viveva. Allora cominciò la popolarità, e, con essa, cominciarono le persecuzioni ed i (processi, la necessità di nascondersi per sfuggire ai mandati di cattura, ma, in sostanza, cominciò a farsi notare, a dare noia in alto ed a rendere, forse senza volerlo, preziosi servizi ai più accesi clubs rivoluzionarli. L'interesse suscitato dalle sue polemiche e dalle sue lusinghe alla mentalità di alcuni ceti a lui più vicini, gli crearono qualche simpatia, tanto eh* egli intraprese a diffondere l'idea di una dittatura destinata ad essere posta accanto al trono per « salvare la Francia nell'interesse del popolo », e ben presto lasciò intendere eh' egli stesso aspirava a quella dittatura. Ma non solo per calcolo, ma anche per convinzione, fin quasi alla vigilia degli avvenimenti decisivi non fu mai avverso al Re ed alla Monarchia. Il successo passaggaro Deputato alla Convenzione, ed eletto con magnifica votazione, in quell'Assemblea trovò il suo ambiente e la possibilità di esplicare tutto il suo metodo. Attaccò, nuovamente, come sempre, con audacia, brutalità, sincerità senza riguardi. Attaccato egli stesso e processato, usci trionfante: e la Gironda borghese, moderata ed idealista fu azzannata dalla sua passione partigiana, dal suo furore e dalla sua ira. La caduta di quel partito fu il suo maggior successo, ma fu anche l'ultimo, polche all'indomani di quella vittoria, la sua fibra, scossa ed indebobollta da molte malattie, dalle sofferenze delle prigioni o dei nascondìgli cercati per sfuggire gli arresti, si Infiacchì talmente che non potè più prander parte alla vita pubblica. La popolarità e la fama l'avevano raggiunto, ed il potere era stato in sua mano ; ma a prezzo della sua salute, della sua tranquillità, della sua vita, dopo una feroce battaglia di penna e di astuzia, nella quale aveva cercato, ed era riuscito a farsi strada con ogni mezzo e ad ogni costo. Il prof. Gottschalk, biografo pieno d' ammirazione o d'indulgenza per il suo eroe, mostra di accettar come oro di zecchino tutte le sue teorie e le sue polemiche politiche. Ma qualcuno osserverà che, torse, l'Ami du Peuple fu un nuovo espediente del genere di quel tal rimedio, ì'eau factlce-antipulmonlque, che gli costò la sua buona fama di medico, ma che avrebbe po tuto dargli fama e ricchezza. Come cu rava il volgo con acqua e creta, cosi 10 Incitava e lo adulava con l'estremismo sul suo giornale. Ma In fondo a tutto, uno solo il movente: una enorme, eccessiva ambizione, che fu 11 tormento e la forza della sua vita, tu. a. 1. cetcnrgBalSgrFnclsmlmdpcSlmrstsssb

Luoghi citati: Francia, Parigi