LA TERRA

LA TERRA II dramma politico rumeno LA TERRA Dal nostro inviato . BUCAREST, maggio. ~ I& tragedia del popolo rumeno è veramente la tragedia della terra, piagnei rintracciarne le vicende storiche, sia nell'esaminarne le condizioni attuali politiche, economiche, sociali U problema della terra è alla base di ogni considerazione e di ogni valutazione. La grande riforma agraria operatasi pacificamente colle leggi espropriatrici del 1918 e del 1921 è ancor oggi al centro della vita e delle speranze della Rumania. La stessa nuova situazione politica con Maniu e i contadini al potere, tenderebbe in sostanza ad essere un adeguamento delle posizioni politiche all'esperimento sociale-economico. Dopo secoli di un vero e proprio servaggio della gleba che aveva trovato persino la sua codificazione in un editto del 1595, ai primi albori dell'indipendenza dei due principati di Moldavia e di Valacchia risorge il moto per l'emancipazione dalla servitù terriera; la prima legge agraria è del 1864, ma essa tu del tutto insufficiente, tanto che nel 1907 vi furono dei sollevamenti di contadini' domati nel sangue. La guerra colle sue vicende doveva affrettare l'evento che ormai andava maturando; Re Ferdinando mantenne lealmente la parola data ai combattenti nei tristi giorni in cui quasi tutto il paese era occupato. Le difficoltà successive Le misure espropriatrici si possono ritenere ormai condotte a termine; come è noto gli antichi latifondisti sono stati indennizzati con somme arbitrarie che la svalutaziorìe del leu doveva rendere irrisorie: qualche lamento,'qualche recriminazione la si ascolta ancora sulle bocche dei proprietari personalmente danneggiati dalla riforma, ma non c'è più alcuna possibilità di ritornare indietro: la divisione di alcuni milioni di ettari di terre a centinaia di migliaia di famiglie agricole è un fatij ormai acquisito alla storia della Rumania. L'errore è di aver creduto che una simile riforma giuridicamente radicale sarebbe stata la panacea di tutti i mali sociali ed economici: si trattava di uiì punto di partenza non di un punto di arrivo. Sulla base di questo nuovo riordinamento della proprietà fondiaria che in realtà rassomiglia ad una rivoluzione pacifica, bisognava costruire, non adagiarsi in una inerzia pigra ed infeconda. Anche nei lontani secoli del medio-evo i contadini rumeni erano dei liberi proprietari; la tirannia di nuovi agglomerati assolutisti in cui i capi avevano bisogno di una nobiltà fedele e guerriera, i tributi fiscali dei turchi riscossi attraverso 'esosità dei fanariotti portarono alla formazione di latifondi vastissimi che. assorbirono quasi totalmente la piccola proprietà. Oggi non esistono più queste condizioni politiche, ma esiste una tirannia di carattere moderno che. sopprime inesorabilmene i renitenti, la tirannia benefica delle necessità produttive. Un regime economico-sociale vale per quano rende; la piccola proprietà risponde certamente ad un criterio di migliore giustizia sociale, e quindi sotto questo aspetto morale è preferibile tanto più che essa garantisce una più salda ossatura politica e nazionale, ma sarebbe fatalmente superata se non riuscisse a camminare al passo dei bisogni moderni di produzione. Sono sorti perciò una infinita di problemi dalla cui soluzione soltsnto si potrà trarre un giudizio finae sul valore conclusivo della riforma agraria. Sei milioni di ettari di terre sono stati dati a un milione e mezzo di contadini; le cifre sono impressionanti; ma la nostra mentalità critica ed osservatrice non può limitarsi à simile constatazione: i contadini risollevati nella loro posizione giuridica e morale, hanno migliorato il loro tenore di vita divenendo dei piccoli proprietari V, La produzione tifale, soprattutto di cereali, è sensibilmente diminuita in questi ultimi anni: è ciò esclusivamente conseguenza dell'innegabile urbamento prodotto dalla riforma agraria, come amano rilevare con semplicità di giudizio alcuni scrittori oppure vi hanno confluito altre cause indipendenti dall'espropriazione? Evidentemente è necessario ristabilire un nuovo equilibrio economico-produttivo più aderente a quello sociale; occorrono i mezzi per compiere questa seconda operazione di redenzione della terra senza a quale la prima, costituita dalla riforma, diverrebbe inefficiente e forse si annullerebbe o in un ritorno spontaneo alla grande proprietà o, se questa direttiva fosse vietata con norme giuridiche, in un impoverimento progressivo. Occorre una operazione di credito agricolo; occorre procurarsi il danaro necessario; occorre distribuirlo bene, attraverso organismi adatti, poco dispendiosi e redditizi. Un simile programma infine dovrebbe mirare alla valorizzazione delle enormi risorse del suolo rumeno, servendosi dei processi tecnici migliori; è il terzo stadio conclusivo, quello che con frase fascista potrebbe essere chiamato della bonifica integrale. Un Ministro in costume da contadino Per avere delle delucidozioni intorno a questi punti interrogativi, per renderci conto della sensibilità e dell'attenzione del governo attuae a tali problemi fondamentali per 'avvenire della Rumania abbiamo ritenuto che la persona più indicata era quella del ministro dell'agricoltura, signor Mihalache, sia per il posto che occupa sia per il prestigio di cui gode in seno al suo partito. A differenza di Maniu, egli è originario dell'antico regno; maestro elementare ha saputo formarsi una solida cultura, comprende l'italiano e parla corrottamente il francese; ma pur salito all'alto grado non ha voluto rinunziare al costume tradizionale, calzoni e vestina bianca, giacchetta nera chiusa. Lo avevamo già notato in mezzo ai fracks e alle tube ad Alba Julia e ci si assicura che per qualsiasi pranzo o cerimonia di corte, egli non muta l'abito di contadino. Mihalache non ha voluto nemmeno rinunziare al contatto quotidiano ed immediato della massa da cui è venuto fuori; quando ci rechiamo al suo ufficio il cortile del ministero e le vaste anticamere rigurgitano di commissioni di contadini venute ad esprimere verbalmente e direttamente i propri « desiderata » al loro ministro. Grande e piccola proprietà Cortese, affabile il sig. Mihalache espone le proprie idee con grande precisione: tende alla chiarezza delle opinioni e dei programmi con un senso di realismo latino. Le domande che gli formuliamo trovano delle risposte pronte e esaurienti, Affermato che la riforma agraria jia liberato la classe contadina dallo stato di semi-schiavitù sia distribuendo delle terre che togliendo degli oneri gravosi verso la grande proprietà già onnipotente, il ministro non può fare a meno di notare che le condizioni materiali dei contadini non sono migliorate nella proporzione attesa; il motivo principale era nella politica economica seguita dai governi precedenti. I contadini sono divenuti proprietari della terra, ma non dei prodotti della terra su cui hanno pesato dei prezzi di calmiere fissati artificiosamente, delle tasse proibitive, delle elevate tariffe doganali Inoltre la base della coltura della della grande proprietà era costituita dai cereali e specialmente dal grano di esportazione. Questo indirizzo deve essere mutato col sistema della piccola proprietà, le cui basi ai ricchezza economica saranno l'allevamento del bestiame e le industrie agricole; siamo quindi in un periodo di transizione. La futura esportazione rumena sarà principalmente rappresentata dai prodotti agricoli industrializzati. La grande proprietà che non è stata totalmente eliminata come erroneamente si crede in quanto è formata ancora del 20% del territorio coltivato, avrà quali obbiettivi di produrre i semi-selezionati, gli animali per riproduzione, gli alimenti necessari alle città e alle zone montagnose. Operazione di chirurgia E' vero che la produzione media per ettaro, dopo la guerra è diminuita sia dal lato quantitativo che da quello qualitativo. E' un fenomeno non esclusivo alle zone distribuite ai contadini in quanto ha colpito anche le grandi proprietà rimaste. Ciò dimostra che non la nuova struttura sociale ne è la causa, bensì altre circostanze, fra cui in primo la guerra li- cui distruzioni nel patrimonio agricolo non sono state sanate che parzialmente. I governi succedutisi sino ad oggi si sono limitati ad una semplice operazione di chirurgia agraria; lo sfasciamento di una parte della grande proprietà e la distribuzione per lotti ai contadini: nulla si 6 fatto per quanto concerne la nuova organizzazione cui si doveva procedere. A questo pùnto il ministro accentua il suo calore polemico: « Tutte le preoccupazioni dei governi precedenti si sono rivolte n creare nel paese istituti industriali e bancari strettamente piagati-al partito liberale, dimenticando che in una nazione di agricoltori (l'80 %), nè l'industria, nè il commercio possono progredire se la moltitudine dei consumatori, cioè dei contadini rimane povera. E cosi abbiamo assistito sì all'immiserimento dei contadini, ma anche al fallimento delle iniziative industriali e commerciali. « Perchè si veda come sia stata trascurata, per non dire perseguitata, l'agricoltura citerò alcuni esempi: « noi non abbiamo fino ad oggi un credito agricolo, mentre abbiamo un credito industriale; « la nostra esportazione di bestiame e di cereali è stata impedita da tasse quasi proibitive sicché essa è stata sostituita sui mercati europei dai prodotti di altri Paesi (soprattuto americani); «col pretesto di alleviare il carovita nelle città i prezzi delle derrate agricole sono stati calmierati tanto da non lasciar più dei margini; « gli articoli industriali occorrenti all'agricoltura sono stati rincarati per mezzo di dazi sull'importazione, esercitando un protezionismo per le industrie nazionali dan nosissimo agli interessi agricoli; " noi non abbiamo ancora oggi una legge sull'insegnamento agricolo adatta alle nuove condizioni del dopo-guerra, ». La ricostruzione Stabilite le cause e le colpe a suo giudizio della situazione difficile dell'agricoltura rumena, il sig. Miha lache passa ad esporre le linee del programma di ricostruzione. « Noi dobbiamo — egli continua — riprendere il lavoro dal principio. Per la piccola proprietà base del credito rimane la cooperazione (banche popolari). Per corrispondere alle nuove esigenze la cooperazione è stata riorganizzata mediante una legge che le assicura l'autonomia. In questo momento stiamo creando un Istituto di Credito agricolo colla partecipazione dello Stato e del capitale privato sia rumeno che straniero, l'Istituto si procurerà i mezzi attraverso lettere fondiarie e obbligazioni. Una legge in preparazione riguarda la formazione di Società private di' credilo fondiario e rurale. « Il credito agricolo è uno dei mezzi per risollevare l'agricoltura, ma non è il solo; noi riponiamo grandi speranze nell'organizzazione dei produttori, nella conquista dei mer cati, nella educazione degli agricol tori. A questo scopo stiamo studiando le possibilità di fornire il Paese di utensili agricoli, di sementi'adatte al nostro suolo e al nostro clima; ci occupiamo dell'organizzazione dei contadini in cooperative agricole e trattiamo delle convenzioni commerciali che tengano conto della necessità di esportazione dei nostri prodotti agricoli; al parlamento si discute una legge sull'insegnamento agricolo. « D'altra parte prendiamo delle misure atte a valorizzare le regioni inondabili del Danubio, e a mettere a coltivazione la steppa; per l'anno venturo abbiamo in mente di affrontare il problema dell'irrigazione. « Tutto questo nel suo insieme — conclude Mihalache — mira ad elevare la condizione sociale, morale, politica, economica di una popolazione di contadini che costituisce la base dello Stato latino alle bocche del Danubio ». Alfredo Signorettì

Persone citate: Alba Julia, La Terra, Miha, Mihalache, Re Ferdinando

Luoghi citati: Bucarest, Moldavia