PALESTRO

PALESTRO PALESTRO Il 70 0 anniversario della battaglia solennemente celebrato sul pianoro glorioso pePalestra, 30, none. A chi scende dalla stazione. Pale-,ni" didastro, coll'improvviso aprirsi di Quella sua strada larga e diritta, si dimostra subito gentile e accogliente; e tanto più stamane, cne le sue strade sono tutte liorit..: di bandiere, di drappi, di festoni. Non cosi certo doveva apparire esattamente 70 anni fa — 30-31 maggio 1859 — in primo luogo perdio invece di questo bel sole quasi estivo c'era la pioggia, una uggiosa pioggia autunnale, secondo quanto narrano le cronache, e poi sovratutto perchè il borgo era tutto armato e come irto di lucili, e si Impuntava come un istrice contro le truppe di Giulay che volevano forzarlo. Il ricordo è inevitabile. Palestro vive tuttora di quella atmosfera eroica, e la gloriosa gesta rammenta di continuo nel breve e raccolto cerchio del suo abitato. L'annuncia di lontano con la mole rosstgna del suo Ossario, la ricorda nelle lapidi apposte ad alcune su9 case, la conclama nel monumento eretto sulla piazza, col suo solido soldato piemontese che punta la baionetta verso là, di dove l'austriaco tentava i1 varco, la conferma persino in chiesa, in un grande affresco di Luigi Morgari, dove al fumoso trambusto deUa battaglia sovrasta luminosa visione di pace. La rimembranza e ovunque, affiora ad ogni passo. La battaglia e la vittoria care ad ogni cuore italiano a Palestro È1 un poco la vita di tutti 1 giorni. Sopravvive qui, sulla sua discendenza, quel famoso camparo Pansa che scaricando d'improvviso la piena nel roggione di Sartirana che, asctutto, gli austriaci stavano varcando, cooperò anch'eglt ali* vittoria Tanto più logico e inevitabile quindi il ricordo òggi, che è giornata riservata appunto alla commemorazione ed alla esaltazione dell'epico fatto d'armi. Festa di popolo Palestro la commemorazione l'ha tenuta sempre, fedelmente, ogni anno, ma alcune volte per necessita di cose dovette contenerla in limiti ristretti. Se non mai mancò l'intenzione, non soccorsero sempre adeguatamente le possibilità. Ma quest'anno il memore borgo si è ripagato largamente, commemorando l'anniversario In forma estesa e solenne. Dopo tanti anni che mancava alla manifestazione, oggi vi ha partecipato la rappresentanza francese, a rammentare la fraterna unione degli eserciti francese e italiano, l'uguale messe di gloria colta in quel '50 che fu veramente il mattino del nostro riscatto sul campi di battaglia. Le Autorità sono giunte in mattinata, signorilmente ricevute in Municipio: il Prefetto di Pavia, S. E. Baccaridda, il capo-gabinetto D'Eufemia per il Prefetto di Vercelli, il console cav. Nascimbene, comandante la 6.a Legione della Lomellina, col seniore rag. Porta, comandante la Coorte, il Podestà di Mot-tara, Ing. Omodei-Zurinl, il Podestà di Rosasco, colonnello Bergia, il Podestà di Robbio, cav. Bellone, 11 Vice-Podestà di Conflenza, sig. Conci, coi segretari politici dei rispettivi Fasci, il Pretore di Mortara, Tlnebra, il sig. Coniuga per 1 Mutilati e Combattenti di Vercelli, ecc. La rappresentan za francese, fatta segno a deferenti attenzioni, 6 composta dal Console generale di Francia a Milano, De Laforcade, dal presidente della Colonia francese di Milano, Filippini, dal presidente del Combattenti francesi residenti a Milano, Gantillon, e dal presidente del Circolo francese, Deltaz. Fanno gli onori di casa il Podestà di Palestro, sig. Quaglia, il segretario politico, sig. Rrustia, il centurione maestro Calvi, ecc. L'on. Nicolato ha mandato da Roma la sua adesione. Mentre durano i ricevimenti, lieti Inni della Banda di Palestro e della Banda Presidiarla di Vercelli chiama no all'adunata le forze del corteo sul piazzale del Municipio, e quivi si dispongono in bell'ordine: le nutrite rappresentanze dei reggimenti e re parti di stanza a Vercelli, le folte schiere dei Militi, degli Avnnguardisti, dei Balilla, delle Giovani e Piccole Italiane, le numerose rappresentanze dei paesi vicini, raccolte intorno alle rispettive bandiere, che sono una quindicina, la popolazione di Palestro. All'Ossario La « Marcia Reale ■ saluta le Autorità, che scendono nella piazza e prendono posto nell'inquadramento. Poi, il lungo. Imponente corteo si muove, al suono di « Giovinezza •, e, attraversato il paese, si porta all'Ossario, che si erge poco fuori dell'abitato, nel punto ove piò accanita infuriò la battaglia, al lembo del pianoro elevato, da cui Palestro guarda scorrere in basso la Sesia. Accanto all'Ossario sorge il monumento ui Caduti nella grande guerra. Lo schieramento dei soldati e del militi, l'uno e l'altro abbraccia, come in una affettuosa aspirazione. Al centro è la bella fioritura infantile delle scolaresche. Oltre lo schieramento militare, è la corona imponente e nereggiante del popolo, che pare abbia dato l'assalto alla piccola altura, e voglia premere in un impeto di devozione e di amore. Le Autorità prendono posto nel palco d'onore, eretto fra l'Ossario e il monumento. Le bandiere sono adunate, in un fascio fremente e variopinto, davanti all'Ossario. Fiori freschi e una grande corona di alloro sono recati all'Ossario, e fra le urne, le bacheche, i fasci di nrmi e i cumuli di proiettili si mescolano ai fiori avvizziti, ivi altra volta deposti e lasciati come pietoso e duraturo omaggio. Comincia il rito religioso, dedicato ai morti del '59. Nell'interno dell'Ossario si eleva un coro di giovinette, che cantano il « De profundis ■. La sacra melodia si spande dal piccolo colle, sflora le teste chinate in religioso silenzio, s frAlactodigrdesce simditi pepialgrsualseinprputusuSfaglspsotaddenstPe gsucescpsaEspgde dcpseitengptamgfnlodpspcafllrcaNptoVl«apzcmcspgtpsnsrgsfrcnactsctstipbtePmDdclpfudrrMpndprt perde all'intorno in echi lenti e solen- ni. Un altro c^^. un altra preghiera, dice poi 11 coro delle giovani, adunate davanti al monumento-ricordo, in Bul¬ fragio dei Caduti della grande guerra. Alcuni ottoni della Banda di Palestro accompagnano e rinforzano quel cano; e nulla è più patetico e suggestivo di questa unione di suoni metallici e gravi con le voci fresche e salienti delle giovani oranti. Un che di maschio e di gentile insieme, di marziale e di soave, di terra e di cielo, che par simboleggiare l'anima popolare nel mentre onora 1 suoi eroi. Rievocazioni Cessato il canto. Don Bodo. parroco di Palestro, pronuncia brevi e vibranti parole esaltando l'epopea del morti periti per la Patria, accomunando ì pionieii del '59, che apersero il varco alle speranze italiane, ai morti della grande guerra che quelle speranze suggellarono. La massima gloria va al soldato italiano perchè tutto diede senza nulla chiedere, ed il sacerdote invoca per essi dai Signore l'eterno premio. ■ Luce di maggio, luce di Corpus Domini — conclude don Bodo — tu splendi sul nostri morti, tu splendi su tutta Italia, la patria prediletta dal Signore, e tu splenderai in eterno per farla sempre più luminosa e grande >. Il podestà di Palestro signor Quaglia, prendendo a sua volta la parola spiega come, per rendere ancora più solenne la commemorazione della battaglia del '59, si siano unite ad essa due altre cerimonie: la premiazione delle Piccole Italiane e l'inaugurazione di un nuovo gagliardetto. Il podestà ringrazia del loro intervento il Prefetto ed i rappresentanti francesi, e rammentando gli zuavi del 3.0 reggimento delle giornate di Palestro u suo pensiero va altresì ai morti francesi di Monte Tomba e Montenera, e scorge una toccante continuità nei rapporti delle due Nazioni sanciti col sangue nelle comuni imprese nilitarl. E a questa fraternità certamente rispondono sottoterra, tremendo, le cesa gloriose. Parla poi il Prefetto, che nell'episodio di Palestro, uno del più squillanti e gloriosi del nostro Risorgimento, vede la data famosa, 11 risveglio del cuori italiani, la grande Mgilia, la primavera de) regno italico. Lo vissero e Io compirono insieme 11 soldato italiano e il soldato francese, ed In entrambi rivisse la € virtus • del legionario romano. Il culto dei ricordi patril è segno di nobiltà ed è apportatore di frutti: Palestro In questa missione ed In questa gara insegna e grandeggia. E l'oratore conchiude affermando che col Re di Vittorio Veneto e col Duce della marcia su Roma l'Italia si è messa decisamente sulle orme di Roma. L'omaggio . Ila Francia E' ora la volta del console francese di Milano 6lgnor De Laforcade, che pronuncia In francese un breve discorso vibrante di sentimenti di amicizia per l'Italia. Egli afferma di parlare con grande gioia per constatare ed affermare una tradizione di simpatia fra i due popoli non mai spenta. Delle giornate di Palestro, in cui gli alleati riuscirono ad « entoncer . Giulay, ricorda la difficile missione che la piccola ma gloriosa armata sarda ebbe a disimpegnara accanto alle truppe di Napoleone III; quindi, rievocando l'episodio di Re Vittorio Emanuele II fatto caporale degl* zuavi, ricorda Re Vittorio Emanuele III eletto a commilitone dal Cacciatori delle Alpi. E' una tradizione non perduta, e la « eamaraderie » fra le due Armate, sia allora come ora. E a Palestro In modo particolare 1 due Eserciti e le due Nazioni ebbero l'orgoglio di dividere sacrifici e gloria contro 11 comune nemico. Nonostante tutto, malgrado qualche malinteso fra le due Nazioni esiste amicizia profonda. E qui l'oratore, con la « verve » propria dei francesi, accenna con piglio sciolto e amabile un delicato pun to della politica odierna fra i due popoli. Francia e Italia — egli dice — sono considerati da taluni, che forse non sbagliano, come due galli in uno stesso pollaio. Ma si affacci un pericolo comune, ed ecco allora i due galli conciliarsi immediatamente. Dispute certamente se ne fanno, ma in fondo siamo sempre amici. E l'augii rio è che amici si rimanga sempre come furono buoni e sinceri amici L nostri padri,- che uniti combatterono a Palestro ». Il discorso dol rappresentante francese è stato più volte e calorosamente applaudito, così come avevano riscosso le più vive approvazioni 1 pre cedenti oratori. Ed ugualmente suscl tò immediato consenso il console Na scimbene, che parlò quale combattente ed esaltando 1 morti della Patria i quali più che del passato sono dei presente e dell'avvenire, invitò il pubblico a promettere su di essi di non tendere ad altro che al bene della Patria. Oli inni del Risorgimento Segue un'altra cerimonia di complemento alla maggiore manifestazione. Don Bodo benetllsce 11 gagliardetto del Sindacato tra impiegati della locale Ditta Italenka, di cui è madrina la signora del Prefetto Baccaridda e padrino il dottor Mulier. E' la fine della simpatica e significativa cerimonia. Le Bande intonano uno dopo l'altro, gli inni patriottici del Risorgimento e dell'ultima guerra, quindi il corteo si ricompone e si riporta ne! centro dell'abitato. Dopo la Messa, seguita da solenne processione per le vie del paese. Comitato organizzatore e autorità si radunano a cordiale Panchetto, il quale con numerosi patriottici brindisi suggella la memorabile giornata, nel suo significato altamente italiano e civile. U. L [