Le straordinarie avventure dell'uomo che ha fotografato le belve più feroci

Le straordinarie avventure dell'uomo che ha fotografato le belve più feroci Le straordinarie avventure dell'uomo che ha fotografato le belve più feroci Martin 'Johnson e sua moglie detta «la donna senza paura» - Quattro anni nell'Africa orientale - Scene terrorizzanti fra leoni, rinoceronti, elefanti, leopardi e bufali - L'ira del re degli animali e la pallottola salvatrice - Le iene sono codarde - Le giraffe al pozzo NEW YORK, maggio. (B) — L'America è plana in questi giorni delle gesta dell'esploratore Martin Johnson. Le sue avventure africane, durante quattro lunghi anni di eSììlorazion.l scientifiche, hanno del fantastico. Egli ha fotografalo ed anche cinematografato le belve più feroci e più pericolose che esistano, rimanendo sempre incolume, grazie alla sua eccezionale calma e alla stupefacente capacità di evitare il pericolo all'ultimo istante. E' vero che in certi casi la fortuna l'ha assistito, però il suo merito non viene per nulla diminuito; egli ha dimostrato di aver buon sangue nelle vene ed abbastanza fegato, e gli onori che ora gli vengono resi sono ben meritati. Dal 1923 In poi, le sue imprese hanno sorpassato in ardire quelle della sua prima gioventù, benché lui stesso sia di opinione contraria e ritenga che quando era ventenne rischiasse la vita con maggior facilità. Noi non condividiamo la sua opinione e ci rimettiamo ai lettori per giudicare. Nel cratere di un vulcano Martin Johnson ha avuto occasione di raccontare qualche episodio della sua vita avventurosa. Partito alcuni anni fa come capo di una, spedizione scientifica, verso la regione setlentrlonain dell'Africa orientala britannica (British East Africa:), in compagnia della moglie Mrs. Osa Johnson, ha stabilito la sua base nel cratere di un vulcano spento proprio sopra il confine, verso il lato meridionale dell'Abissinia Inesplorata. Egli ha conservato la medesima base per circa quattro anni, e durante lutto questo tempo si è dedicato allo studio della fauna locale. In modo speciale, l'esploratore Johnson si interessava alte abitudini dei leoni, dei leopardi, degli elefanti, dei rinoceronti, delle giraffe e di tanti altri animali viventi in piena libertà nella loro terra natia. Lo studio di carattere scientifico era accompagnato, nei casi possibili, dalle fotografie istantanee, fatte anche di notte col magnesio, ed in alcune occasioni il Johnson riuscì anche a cinematografare degli ottimi esemplari, che ti erano mostrati all'aperto durante il giorno. A tal fine egli disponeva di alcuni indigeni, che facevano una specie di servizio di esplorazione minuziosa, da cespuglio a cespuglio, l quali correvano ad avvertirlo quando si presentava la buona occasione. E Johnson non la perdeva mai, anche se avesse dovuto 'rimetterci la vita. Il coraggio di una donnina « NeUa maggior parte di queste avventure — ha detto Martin Johnson riferendosi alle pericolose cinematografie dal vero — il mio solo compagno bianco era mia moglie, l competenti 'dicono 'che Osa sia uno dei migliori tiratori a palla del mondo, e io sono 'd'accordo con loro. Generalmente, io lavoravo disarmato, girando la manovella, mentre Mrs. Johnson calcolava fin dove poteva lasciare avvicinare la morte che ti avanzava. Più di una vblta ho dovuto ringraziare Dio 'che Osa teneva in mano il fucile ». La moglie dell'esploratore pesava solo 110 libbre, cioè circa SO chilogrammi, ma la sua energia ed il suo coraggio non erano inferiori a quelli di un uomo. Durante gli anni d'esplorazione è stata una degna compagna del temerario marito. La paura non fu mal conosciuta da queta coppia singolare. Vn giorno, mentre Johnson in compagnia della moglie e di alcuni indigeni era fuori per esplorare, vide apparire innanzi a sè la bruna figura di un poderoso leone. « La coda del leone batteva a destra ed a sinistra come una bandiera nelle mani di un guardiano ferroviario, che dà il segnale di stare in guardia. Era furiosamente arrabbiato per la nostra intrusione ». Sono parole delio stesso esploratore. Qualunque altra persona si sarebbe subilo preparata alla difesa, invece Johnson strappò di mano al portatore la macchina cinematografica e la piazzò in direzione della belva. « Òsa stava tra noi ed il leone. Ad lagni minuto esso poteva caricarci e solo una pallottola nel centro del suo cervello o esattamente nel suo cuore 10 avrebbe potuto fermare. « Avevo appena cominciato a gira re, che la bestia cominciò ad avanzare. La sua coda ora batteva violentemente da un lato all'altro; di tanto 'in tanto dalla gola profonda sfuggiva un aspro ruggito di collera. Non caricò subito. Sembrava accumulasse una rabbia veemente. Finalmente non potè più resistere al desiderio di distruggerci. 11 leone con la bocca spalancata o Un leone carica con una velocità superiore a quella di qualsiasi altra bestia feroce. Esso copre un centinaio di metri in pochi secondi! « Non posso asserire che lo mi divertivo mentre stavo II a girare la mia pellicola durante gli sbalzi della belva. Era la più bella, ma anche la più terrorizzante scena che lo abbia mal veduto. Il leone era grosso come un toro; si avvicinava contro di noi, con la criniera svolazzante e la bocca spalancata, per l'attacco finale. « Osa non indietreggiò. o / negri ch'eran con noi stavano per svenire quando Osa fece fuoco. Il pesante corpo della belva si fermò un secondo, poi cadde e rotolò ferman¬ dmpgsapeptetrtatotadspdaccpsstrcupabcssnuadcasdapttdsanItacmvpcrpfacsdgvmSrtctevtssssmmp osi a tredici piedi di distanza dal mio treppiedi! ». Se Martin Johnson è saampato semre, miracolosamente se vogliamo, ali attacchi delle bestie feroci, la stesa cosa non si può dire per l suoi comagni. Vn suo assistente, Saunderson bbe a rimetterci la vita in circostanze ietose. Una mattina Johson, uscendo dalla enda, si accorse che nelle vicinanze re rinoceronti si rincorrevano, in lota disperata. L'occasione di poter foografare le pericolose belve si presena a portata di mano, senza bisogno i dovere esplorare le foreste. E l'eploratore fotografo rientrò nella tena e munitosi della macchina chiese lla moglie ed a Saunderson di acompagnarlo. Trattandosi di tre rinoeronti, per giunta imbizzarriti, era rudente avere due ottimi tiratori per orvegliar le loro mosse, mentre Johnon accudiva alle fotografie. Poiché l re rinoceronti erano nascosti da alcune piante, si rendeva necessaria na manovra molto esatta e prudente er non correre il rischio di andare finire di fronte alle pericolosissime estie. « Noi ci rendevamo conto del periolo — ha ammesso lo stesso John on — ma poiché tutti i giorni erano empre più o meno pericolosi, nessuno prevedeva che dovesse succedere una tragedia. o Saunderson si avvicinò molto agli alti cespugli dietro i quali avrebbero dovuto trovarsi i rinoceronti e ad un erto punto anche lui spari in mezzo alle foglie. Ad un tratto udii un grido paventevole e poi due colpi di fudie, seguiti da un terzo colpo e da alte grida. Osa ed io ci slanciammo più presto che fosse possibile ed enrammo net cespugli. Dal rumore fato dal rami che si rompevano ci rendemmo subito conto che i rinoceronti si allontanavano precipitosamente e allora ci ponemmo alla ricerca del nostro compagno. Il compagno ucciso dal rinoceronte • Trovammo Saunderson disteso a erra in un lago di sangue e con gli abiti strappali. A prima vista credetti che fosse morto, ma quando l'alzammo ci accorgemmo che era ancora vivo e che il rinoceronte lo aveva colpilo soltanto alle gambe. Il disgraziato compagno aveva la gamba destra terribilmente squarciata nella parte superiore dove un corno era penetrato fino all'osso. « Trasportatolo al campo, lavai con acqua calda le ferite disinfettandole col permanganato. Quando Saunderson potè parlare, ci raccontò con voce debolissima che cosa era accaduto. Egli si era inavvvertitamente troppo avvicinalo ad un rinoceronte, che immediatamente si rivolse contro di lui, Saunderson gli tirò due colpi, che sflo rarono la testa della bestia. In un attimo il rinoceronte fece saltare il fucile con un colpo di corno e con alri colpi stese al suolo il disgraziato esploratore ». Le amorevoli cure del compagni non valsero a strappare alla morte il ferito. Fra strazianti sofferenze saunderson spirò dopo alcune ore. L'esploratore Johnson ritiene che sia solamente questione di pazienza riuscire a cinematografare gli animali selvatici mentre « agiscono ». La domanda gli è stata rivolta varie volle, ma la sua risposta è stata quasi sempre la medesima. * Spesso si aspetta per varil mesi prima di ottenere poche centinaia di metri di pellicola, per l'azione che esaltamente si desidera. Anche allora è possibile che il film non rappresenti un successo. Io ho preso più di diegimtla metri di pellicola di un unico gruppo di elefanti, sforzandomi di potere ottenere le caratteristiche della condotta di queste strane bestie ». In quanto ad elefanti, Johnson ha avuto uno scontro molto pericoloso al margine del deserto di Kaisoot. Boculy, il capo del negri dislaccati per rintracciare gli elefanti, corse una mattina al campo tutto eccitato, annunziando tra interminabili gesticolazioni che vi era un gruppo di grossi elefanti, « tutti assieme, grossi elefantil ». Una mandria di elefanti « Chiamai Osa — ha raccontato l'esploratore — e le dissi di pigliare i fucili. In cinque minuti ì portatori già marciavano. I giovani addetti al trasporto della macchina cinematografica facevano dondolare il loro carico. Trovammo la mandria di elefanti mentre pascolava. Erano Inquieti, probabilmente perchè avevano sentito il nostro odore, quindi occorreva mettersi al lavoro al più presto possibile. Ma non vi era un buon posto per piazzare il mo treppiedi, come un direttore cinematografico, desideravo che i miei attori fossero esattamente disposti innanzi la macchina fotografica. « Lasciai Osa presso la macchina per potere girare in caso che si offrisse la buona occasione, presi un fucile e mi mossi nella speranza di poter riuscire a far pervenire il gruppo nel cerchio delle lenti. Agivo con molta cautela, perchè conoscevo bene come l'elefante monti in collera subito e come sia svelto nel caricare. Uno dei maschi aveva delle grosse zanne e si adattava meravigliosamente per completare una serie di cinematografie che io avevo raccolto nel periodo di circa un anno, Ilfal'mosemdirmcteddcuemdacacvprdtclmsmdvargtclam e a i o o n e e o n a i , a r . m o ra l , e , i à a o. i re, l n pasa r a mi e o a, e a aa a o o, Il gruppo comprendeva altri sette elefanti fra maschi e femmine. Quando l'elefante, che lo avevo preso di mira, mi vide, alzò subito la proboscide per onorare. Appena avverti la mia presenza allargò le orecchie e cominciò a muovere i piedi poderosi in quel modo particolare che è segno evidente di irritazione. L'elefante si scuoteva con movimenti caratteristici, denotanti il crescere della sua rabbia. Il maschio ordina la carica t II vecchio maschio sbuffò due volte. Non vi era dubbio che si trattava di ordini dati ai suol compagni per disporsl alla carica, poiché dopo po chi secondi si mosse in avanti con un passo lento e maestoso. Gli altri elefanti lo imitarono e la marcia si mutò presto in trotto cadenzato. Quin di, come se si trattasse di una falange ammaestrata, l'Intero gruppo cominciò a caricare al galoppo. « Era ciò che desideravo, ma io non avevo ritenuto che gli elefanti si slanciassero cosi presto. Credo che essi dovevano essere di cattivo umore fin dal principio ed intatti il loro trombettare era un segno evidente che erano determinati a farla finita in breve tempo con le creature a due gambe che avevano osato di interrompere il loro pasto. « Osa girava che era una meraviglia, ma aveva percepito il pericolo che mi sovrastava. Continuò a girare perchè da mollo tempo avevamo presa l'abitudine di completare la pellicola prima e salvare la nostra vita dopo. Io corsi con la massima velocità. In altre occasioni avevamo fatto cambiare direzione agli elefanti gridando e gesticolando, ma questa volta ero molto spaventato per poter far di più che correre e guardarli con la coda dell'occhio. « Il grosso maschio che guidava gli altri elefanti, muovendosi qvasi con la medesima velocità con cui io correvo, appena vide che cercavo di girare la posizione, emise una sonora trombettata e si volse nella nuova direzione. Intanto gli altri elefanti a poco a poco cominciarono ad allargare la marcia, come se avessero compreso l'allarme, del capo-linea, stendendosi lateralmente in modo da poter coprire tutti i miei movimenti. Le mie manovre venivano controbattute. Per colmo di disgrazia non vi era nelle vicinanze nessun albe ro per potermi arrampicare e nemmeno una sporgenza del terreno per tentare di nascondemi alla vista dei miei'inseguttori. « Quando avevo fatto circa la metà della distanza che mi separava da Osa e dai portatori dei fucili, avvenne quanto di peggio mi potevo aspettare. Altri dodici elefanti, che dovevano essere nelie vicinanze e che compresero dalle trombettate che t loro amici erano impegnali ih lotta, apparvero da un punto laterale .e si unirono subito alla carica. « Mi trovavo in una posizione dispe rata. Osa ebbe dopò a dichiararmi di essere rimasta agghiacciala per lo spavento, ma con tutto ciò continuò a girare il film. Essa sapeva che quella pellicola rappresentava la più importante cinematografia di elefanti selvatici che fosse stata mai presa. Benedetto il coraggio di Osa i Quando raggiunsi la macchina ci nematograflca, gli elefanti erano molto vicini, ed il vecchio maschio era solamente a pochi passi di distanza. Ero molto abbattuto per poter sparare. Prima che avessi preso bene la mira, l'elefante mi sarebbe stato addosso. « Osa, benedetto il suo coraggio!, conservava meravigliosamente il controllo del suoi nervi. Fortunatamente il portatore dei suoi fucili le era rimasto a fianco. Con un movimento rapidissimo ella afferrò un fucile a grossa caricae fece fuoco. Il bersaglio era grosso come un casolare, ma ella doveva colpire in un punto largo quanto la mia mano e colpire in quei minuti secondi durante i quali l'elefante si muoveva a tutta velocità, lungo la linea di mira. Anche questa volta il suo occhio freddo e prccsio salvò la mia vita. Il proiettile si conficcò nel piccolo cervello dell'elefante. La belva non cadde subito, perchè il suo slancio e la sua forte vitalità la fecero avanzare per altri venti metri. Fortunatamente cadde prima di arrivare alla macchina fotograficamorta come un « chiodo di porta ». € Gli altri elefanti, appena videro cadere il capo, esitarono un poco. Tuttnoi ci mettemmo allora a urlare come matti e le nostre grida, olire alla morte dell'elefante-guida, dovettero influire molto sul loro animo. Esitarono ancora, poi si volsero indietro e si ritirarono pian piano ». La lotta col leopardo Le avventure di Marlin Johnson non si limitano a queste narrate. Si può facilmente immaginare quanti pericolosincontri egli abbia potuto avere in quattro anni di permanenza in Africain una zona popolata da bestie ferocdi tutte le specie. Egli porta anche isegno di una lotta con un leopardo e lo porterà per sempre. La vita afri cana presenta ogni giorno nuove ed inattese situazioni per un esploratoro per i cacciatori-di belve, quando co storo non se ne stanno al riparo in attesa che un animale cada nelle trappole preparate dagli indigeni. Quindl'intelligenza con le sue migliori risorse viene messa a dura prova. Il John à a i e e i a son si è mostrato sempre all'altezza della situazione ed ha effettivamente meraviglialo l suoi concittadini col materiale che ha potuto raccogliere. « SI, abbiamo avuto parecchi incontri a distanza molto ridotta — ha risposto Johnson ad una domanda. — Le nostre avventure erano di tante specie, secondo gli animali con i quali avevamo da fare. Con l bufali selvatici, che attaccano all'aperto, ci si di fende meglio che con le altre belve. Il pericolo maggiore lo offrono l rettili velenosi, che durante la. notte si avvicinano fino al letto in cui si dorme Mancando di odoralo, non sentono la presenza dell'uomo, diversamente non si. avvicinerebbero tanto, anche per istinto di conservazione. Ma quando si vedono in pericolo, per essere capitati Ira i piedi dell'uomo, si difendono mordendo. Fortunatamente nessun serpen tz può mordere mentre striscia, perchè non può slanciarsi senza vn appoggio sulla parte posteriore del suo corpo, t per. questo motivo' ha bisogno di arrotolarsi un poco. E allora non bisogna dargli tempo: per finire un serpente basta un colpo secco sotto la lesta, in modo da rompere la colonna vertebrale nel punto più debole. o o o a o , e o na e i i i , ai e e e on asi n a, ci il o i d re o n pdi rn- Una famiglia di ]ene « Una notte ho avuto occasione di fotografare un'intera famiglia di iene durante il pasto notturno. Avevo pre parato la macchina fotografica con il magnesio nelle vicinanze della carcas sa di un daino, ch'era stato abbattuto da qualche belva nelle ore diurne. A spettavo il momento opportuno per fa re scattare l'obbiettivo. Le iene, benché dispongano di mascelle poderose, sono molto codarde, ed al primo rumore scappano via, quindi bisognava trattenere anche il respiro, cosi per dire. Quando la fiammata del magne sio illuminò le vicinanze, vidi quattro iene che si contendevano il posto più comodo per strappare il fianco della bestia morta. Ma subito notai i segni della loro fuga precipitosa. Quando sviluppai la lastra, scorsi nello sfondo, sul lato sinistro', la testa di un leone SI avvicinava anche lui al pasto, ma lo non l'avevo né sentile né visto. « In un'altra occasione ho rischiato effettivamente la mia pelle per fotografare di notte una leonessa presso una zebra, che essa aveva ucciso il giorno prima. I miei battitori avevano scoperto l'animale sleso a terra morto e mi avvertirono. Cosi disposi la macchina fotografica nel punto migliore che potei trovare, e verso sera mi recai sul posto per aspettare il momento buono. Calò la notte e dopo qualche ora di attesa sentii la belva che si avvicinava. Potevo conservare una calma relativa per la mia lunga pratica in quelle regioni ed il continuo contatto con animali feroci di tutte le specie, ma il pericolo, quando é vicino, genera tempre un battilo accelerato del cuore. « Appena fui sicuro che il mio soggetto era in posa, accesi il magnesio. Trattavasl, come ho detto, di una leonessa ed essa fu presa dall'obbiettivo con la testa alzata, lo sguardo rivolto direttamente verso la macchina fotografica. Scappai di corsa In direzione opposta, abbandonando la macchina: sarà forse stato il cattivo odore prodotto dal magnesio che fece esitare la leonessa, oppure la vicinanza di un pasto sicuro ed abbondante, cioè la carcassa della zebra. Quando il giorno dopo ritornai sul posto per ripigliare la mia macchina, la trovai intatta dove l'avevo lasciata. L'amicizia dei selvaggi « Ho amilo anche occasione di fare delle belle fotografie durante il giorno, appostandomi nelle vicinanze di qualche pozzetto che conteneva del l'acqua. La sete spinge ai pozzi tanti animali, anche in pieno giorno; la mia idea si era dimostrata, ottima. Svi piani di Chohe, verso la frontiera settentrionale dell'Africa Orientale Britannica, ho potuto in tal modo fotografare quattro bellissime giraffe. Nell'istantanea, due di esse vennero prese con la testa bassa, mentre bevevano. In nessun'altra circostanza avrei potuto fotografare un gruppo di giraffe disposto rosi bene e quel giorno rimasi effettivamente contento del risultato ottenuto, senza aver dovuto correre alcun pericolo. « Ho avuto anche da fare con i cani selvatici e con gli struzzi. Potete immaginare le difficoltà di fotografare quest'ultimi ad una distanza pluttoso breve, eppure con la pazienza e la perseveranza vi sono riuscito più di una volta ». Il famoso esploratore, che tanta pratica aveva acquistato con le bestie feroci, non mancava di tattica per amicarsi i selvaggi della regioni da lui esplorate. F' curioso il fatto che abbia potuto cattivarsi l'amicizia di un capo selvaggio, e anche della moglie, offrendogli dei sigari avana. Bisogna convenire che la fortuna gli ha sempre arriso, senza però toglierò nulla al suol meriti personali, che lo rendono unico nel suo genere di lavoro, come esploratore fotografo. La moglie poi, la signora Osa Johnson merita tutti gli elogi, perchè da te dele compagna del marito nelle gioie e nel pericoli, ha dimostrato di avere un coraggio eccezionale ed una calma meravigliosa. Martin Johnson le deve la vita non vm, ma più volle. peguecreglsefesualnoavguagdesoloranoseorseciMPrucetistJtvVtagtePtenanteilvpsscamadvdIRsRddputRcgeuzddSìprppllRcRcli

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