La strage della Scupcina

La strage della Scupcina La strage della Scupcina 31 avvocati al banco della difesa - Eccezionali misure di polizia - I precedenti di Puniscia Rack, l'assassino dei deputati croati - «Ho sparato per difendermi» • Le tesi difensive dei due altri imputati ù e e a n - Belgrado, 27 notte. A Belgrado è incominciato stamane l processo a carico degli ex-deputati Ràcic, Popovic e Jovanovic Ljuba, che debbono rispondere, il primo di assassinio dei deputati Stefano Radic, Paolo Radic e Basaricev e dì mancato omicidio dei deputati Pernar e Grangia, e gli altri due di complicità in questi delitti. Il dibattimento è diretto dal primo presidente Petrovic, rappresentante della pubblica accusa è il giudice Nikotic. Le sedute si tengono in una piccola aula, cosi da poter ridurre al minimo il numero di coloro che possono prendervi parte e assistervi. 11 pubblico ne è invece assolutamente escluso e oltre la Corte, le parti e trentun avvocati che assistono gli imputati (il solo Puniscia Rade ha ventun difensori) nell'aula non entrano che quaranta giornalisti, venti dei quali stranieri. L'avvocato parigino Torres non è stato ammesso. Come si ricorda, all'indomani della morte del leader del partito croato Stefano Radic, la vedova del parlamentare pregò il Torres di rappresentare la Parte civile durante il processo. Il ben noto avvocato parigino accettò, ma qualche giorno più tardi venne informato ufficiosamente che, malgrado gli usi di reciprocità, un avvocato straniero, per quanto appartenesse a un paese alleato, non sarebbe stato ammesso ai dibattiti. Il Torres tuttavia si rivolse al ministro jugoslavo a Parigi per ottenere il visto al passaporto e tutte le facilitazioni per lo svolgimento della sua missione a Belgrado. Ieri il ministro jugoslavo rispondeva che al suo Governo non era gradita la presenza del Torres al dibattimento, e che quindi non gli poteva essere accordato il passaporto. Misure precauzionali rigorosissime Le misure di precauzione prese per questo processo sono rigorosissime. Intorno a tutto l'edificio del tribunale sono stati disposti gendarmi che formano una insormontabile barriera. Anche le persone munite di biglietti per entrare nella sala debbono sottoporsi a una perquisizione personale che tende innanzi tutto alla scoperta di armi. Le circostanze nelle quali si svolse il venti giugno dello scorso anno la strage della Scupcina, che costituì poi il preludio allo scoppio della crisi statale e alla proclamazione della dittatura, sono troppo note per doverle qui ricordare, Puniscia Racle, dopo avere sfogata la sua smania di vendetta e visto cadere Paolo Radic e Basaricev, che morirono subito, Stefano Radic, che morì a Zagabria a un mese e mezzo dì distanza, e Pernar e Grangia, uscì indisturbato dall'aula parlamentare, fece varie visite e andò a costituirsi nelle mani del ministro dell'Interno solo il giorno appresso. Pure g noto che in carcere Puniscia Bacie venne visitato dal borgomastro di Belgrado, dottor Kumanudis che è l'attuale sostituto del ministro degli Esteri Marfncovic. Montenegrino di nascita, già prima della guerra Racic militò sempre nel campo panserbo. All'epoca del famoso processo di Salonicco che portò alla condanna a morte del colonnello Dimietrevic, detto Apis, organizzatore dell'attentato di Serajevo, Racic fu tra i testimoni che cori la loro deposizione decisero della perdita dell'antico idolo. Seguace del deputato Paste venne compensato con concessioni per lo sfruttamento di foreste e quindi fatto entrare alla Camera nelle file del partito radicale. Interessante l'attivila da lui svolta come capo di un gruppo di ex-cnmitagi e di numerosi membri dell'antica « Mano Nera »' malcontenti dell'azione delle autorità centrali. Attraverso numeroso vicende Racic eia, infine, riuscito a mettersi alla testa di leghe terroriste panserhe. L'eccellente umore dogli imputati Stamane l'assassino entrò nell'aula elegantemente vestito in grigio, ben raso e col volto ilare. 11 suo aspetto tìsico dimostra che in carcere non ha dovuto soffrire. Anche i due complici appaiono di eccellente umore. i parenti dei deputati croati uccisi non sono rappresentati. La vedova Radic^ appena pochi giorni addietro, ha confermato di rinunziare a costituirsi l'arte Civile e di disinteressarsi completamente della sorte degli assassini di suo marito .volendo con questo significare che non si affida alla giustizia belgradese. Aperta l'udienza, il presidente Pe trovic ha fatto leggere l'atto di accu sa condensato in dodici pagine dattilografate, quindi i varii protocolli, le relazioni dei periti, ecc. Puniscia Race è deferito al Tribunale per tentato omicidio del deputato croato Pernar, per assassinio premeditato di Stefano e Paolo Radic e di Basaricev e per le sioni gravi in danno di Grangia. Po povic deve rispondere di complicità nell'assassinio di Stefano Radic. Jovanovic Lioba del tentato assassinio di Pernar. Dalla lettura dei protocollo riguardante Pernar, risulta che questi rinunzia a Irisarelmento dei danni perchè Hacic ha estorto argento e pietre preziose a grandii proprietari turchi e Pernar non vuole denaro che abbia el mile origine. L'iaterro-jatorio di Rado A domanda del presidente se si riconosca colpevole dei delitti attribuì tigli, Racic risponde di sì. Aggiunge di essere stato provocato. Quindi l'accusato narra come si svolsero i fatti nella seduta della Scupcina del 20 giu¬ gntetitPavsenacosuscuncrdvPpluTteaCccdbaRmRlstcsRdfprlrmtldfc a ò è l o a a i i e n i i . a n o a i n ^ nsi mi ie u ie gno e afferma di essere stato violentemente attaccato dai membri del partito croato dei contadini, tra i quali Pernar, che calpesavano tutto quanto avesse un nome eerbo e fosse sacro al serbi. Egli era convinto che il Pernar aveses complottato qualche cosa contro di lui. Quando lo vide salire sul banco e mettere le mani nelle lasche dei pantaloni, credette che Per- sadìpoglGrmFrci popisauna volta. A questo punto i deputati croati gli si scagliarono contro e temè di venire linciato. Paolo Radic gli venne talmente vicino che egli sparò. Puniscia Racic aggiunge che, siccome pure Basaricev si era mosso contro di lui, fu costretto a sparargli contro. Tutti gli altri deputati croati egli li tenne a bada facondo fuoco. Nega dì avere avuta l'intenzione di colpire Cangia e dirce di averlo soltanto visto cadere a terra. Insomma Racic non sa chi ha colpito. Il presidente passa aai'interrogatorio de lsecondo accusato, Jovanovic Liuba, il Q-uale respinge l'accusa di avere avuto conoscenza delle intenzioni di Racic e nega anche di aver detto prima della seduta della Scupcina che se Racic non avesse ucciso i due Radic, li avrebbe finiti lui. L'imputato contesta pure l'affermazione che egli abbia tenuto libero lo spazio tra Racle e i croati per modo p.he l'assassino potesse liberamente mirare sul bersaglio. La tesi della legittima difesa Nella seduta pomeridiana, l'accusato Racic è stato interrogato a proposilo della sua intenzione di ammazzare Stefano Radic. Viene letta a questo proposito la perizia del consiglio supe riore sanitario nella quale è detto che le ferite riportate da Radic non furono l'immediata causa della morte ma che in ogni caso questa è da mettersi in relazione con quelle. Si dà lettura puro della testimonianza fatta da Radic dal letto in cui giaceva infermo. Il capo dei contadini croati aveva dichiarato di essere dell'opinione che l'attentato alla sua vita fosse preparato da lunghissimo tempo. Puniscia Radic, naturalmente, nega anche questo. Egli dice di non avere sparato su Radic con intenzione, ma di aver? rivolta l'arma contro Pernar e elle la pallottola solo per sbaglio colpi il capo del partito croato. L'imputato ha quindi degli accenti polemici nei riguardi della perizia sanitaria e afferma che la ferlla di Radic non può essere stata causa della morte, perchè quando Radic mori era già completamente rimarginata, mentre la causa vera della fine di Stefano Radic sarebbe stato il suo diabete. Da questo punto in poi Racic continuerà a impostar* la sua deposizione sostenendo di avere agito solo per legittima difesa. L'accusato si prende anche il lusso di criticare le idee politiche della sua vittima e definisce Stefano Radic un uomo dominato da Idee fantastiche e che politicamente era mediocrissimo e non ebbe mai un pensiero costruttivo. Racic si scaglia quindi anche contro lu disciolta coalizione demorurale e la definisce una banda di complotatori contro lo Stato. Poi rivolgendosi con tono patetico al presidente, egli esclama: « Mi si voleva aggredire e io dovetti difendermi. Lei, signor Presidente, al mio posto avrebbe fatto altrettanto ». Uopo una pausa si passa all'interrogatorio del terzo imputato Toma Popovic, che nell'atto di accusa ò detlnito trgucoFMAgAncsivtefag—cnscduivcsrmcvcosArppbltlpznl'istigatore del delitto. Popovic avreh-.he dichiarato il giorno della tragedia della Scupcina che egli garantiva che la testa di Radic sarebbe caduta dentro l'aula. Popovic nega di avere pronunziate queste parole, ina in realta le conferma perchè secondo la sua deposizione egli avrebbe detto: «Se i deputati croati continuano ad offenderci, nella Scupcina scorrerà del sangue». Onesta proposizione, egli precisa, non doveva però valere come una minaccia, ma come un'utile ammonimento ai croati dal cessare dagli Insulti contro i serbi. Interrogato circa l'assassinio di Paolo Radic, Racic ammette di avergli sparato addosso perchè Paolo Radtc si scagliò contro di lui dopo che g!6 aveva esplosi due colpi di rivoltella in direzione di Pernar. Racjc anche nei riguardi della morte di Paolo Radic sostiene la tesi della legìttima difesa. F.gli nega di aver gridato a Paolo Radic: «Sei proprio tu che cercavo». A questo punto la seduta viene sospesa e rinviata a domani.

Luoghi citati: Belgrado, Parigi, Salonicco, Zagabria