Le donne dei condottieri del '500 di Augusto Turati

Le donne dei condottieri del '500 Le donne dei condottieri del '500 E' questo 11 punto ove l'episodio di Ruggero è solcato — più che ogni altro — di commozione. Il sentimento del dovere e quello dell'amore cozzano con doloroso tumulto nell'animo dell'eroe: ma egli non sa come dovrà uscirne ; sente l'aura dolcissima che corona la bella persona di Bradamante; ma ricorda anche il tetro buio del carcere in cui doveva perire oscuramente, di una Ignobile morte. E sorride quindi a Leone, che gli ragiona del suo amore ; ma ha nel cuore lo schianto della disperazione ; l'anima sua chiama con Infrenabile ardore il nome di Bradamante; le sue labbra promettono Invece a Leone di conquistarla per lui. Il contrasto psicologico è ricco di alta umanità: e segna la misura della sensibilità amorosa dell'Ariosto. Benché da lìer dolor, tosto che questa parola ha detta, 11 cor ferir si senta, che giorno e notte sempre lo tormenta, e vegga la sua morte manifesta; pur non e mal per dir che se no penta, che, prima ch'a Leon non ubbidire, mille volte, non ch'una, è per morire. Ben certo ò di morir;'perchè *se lascia la donna, ha da lasciar la vita ancora: o che l'accorerà 11 duolo e l'ambascia, o so "1 duolo e l'ambascia nan l'accora, con le man proprie squarclerà la fascia che cinge l'alma e ne la trarrà laora; ch'ogni altra cosa più tacll gli fìa chef poter lei veder che sua non sia. ... Pensa talor di fingersi men forte, e porger nudo alla donzella il fianco, che non fu mal la più beata morte, che se per man di lei venisse manco. Scioglie lo stesso Leone questo terribile nodo: e restituisce all'eroe Bradamante. // dovere e 'l'amore Sentite dunque in Ruggero l'umanità cortese del cavaliere che non vuole rinunziare al sentimento dell'onore e nel tempo stesso è straziato dal suo stesso sacrificio: messer Lodovico, senza accorgersi, è evidente che preannunzia cosi 1 contrasti sentimentali del mondo romantico, volevo dire si accosta alle fonti vive dell'arte e dell'anima umana: che né l'arte può avere delimitazioni di tempo o di contingenze quando si fa interprete universale del cuore umano. Ruggero infine — come gli altri personaggi — rivive l'anima della Rinascita nella pienezza della umanità sua, nel sentimento della gloria e dell'onore, nelle debolezze del senso e della moralità, ma particolarmente nell'abbandono all'amore sensuale, al grossolano appetito dell'uomo volgare, e alla passione che è anche ricchezza spirituale degli spiriti superiori. Poiché avviene a lui — verso la chiusa del poema — quel che era proprio del poeti cinquecenteschi alla cui passione forse noi ora togliamo ingiustamente ogni senso di verità. « Questi uomini sono appunto quelli, che hanno sollevato la poesia lirica alle sue più alte ispirazioni e che tentarono anche nei trattati e nei dialoghi di dare un'immagine spirituale alla passione che 11 divorava, dipingendola come un amore divino troppo spesso frainteso,- e quindi calunniato, dai posteri, ma creduto e rispettato dai coetanei. Quand'essi si lagnano della crudeltà del dio alato non intendono lagnarsi con ciò soltanto della durezza della loro bella o dell'eccessiva sua riservatezza, ma anche della illegittimità della loro passione. Essi cercano di sollevarsi al disopra di questa sciagura spiritualizzando l'amore ed appoggiandosi alla dottrina dell'amore platonico: ed ebbero in Pietro Bembo il loro più illustre rappresentante ((</., id.). Ruggero, che vede sfuggirgli* Bradamante, non sa, non può sopravvivere a questo dramma del suo spirito: e medita la morte ; ma la morte, in tal caso, è già per se stessa la più alta forma d'idealizzazione di quel suo amore; è la più sentita — anche se non espressa — manifestazione di quell'idealità poetica propria del secolo. Bradamante Se me lo permettessero I critici di professione — oserei dire che ci presenta Ruggero, in atto, lo strazio della passione amorosa che non tutti i poeti del secolo XVI — se ne togli, fo-rse, le donne — seppero tradurre in forme limpide di arte e di verità umana. Se tale è la spiritualità di Ruggero: ed egli realizza poeticamente nelle sue luci e nelle suo ombre gran parte del-l'anima cinquecentesca, quali saranno i o o à e l a o a l a i a à e e o , e o e e i e i a a o e l , a a l ala e i o la a o l a : n ù l e i i a i e e : e - j o| i riflessi che questo tempo dà all'anima di Bradamante ? Se gli uomini del nostro Rinascimento, assorti soltanto nel loro mondo individualistico, sì astraevano dalle contingenze della storia, con maggior verità ciò deve essere dello dalle donne, le quali sono od erano, nativamente tratte alla irrealtà fantastica del sogno dal minor campo di attività sociale ad esse riservato e quindi della più stretta esistenza domestica nei confronti dell'uomo. Vero è che se l'uomo della Rinascita è quello a cui il Boccacio spianò, per primo, il cammino — liberandolo dai terrori del ■ misticismo — e, più tardi, Nicolò Machiavelli dette, col senso pratico, la capacità di conoscere le passioni altrui e di giovarsene, di saper lodare il -giusto ma di seguire l'utile, non è meno vero che la donna, anche in questo campo, non resta punto da meno dell'uomo. Raffinata era la cultura della donna, specialmente nelle classi più elevate. E poiché l'ornamento più bello era considerata appunto la raffinatezza classica, la donna nel 500 doveva conoscere il latino, intendersi di arte e di poesia, essere in grado di prendere parte alle conversazioni elevate del mondo umanistico. C'è in essa qualcosa di virile e di impetuoso che attesta una individualità quasi uguale a quella dell'uomo, una tenacia di propositi e una energia di opere che non ebbe, forse, mai più, per lo meno, in grado cosi elevato. Le mogli dei condottieri, in modo speciale, hanno contrassegni morali distinti e caratteristici quanto i loro mariti. Basti pensare a Caterina Sforza, moglie e poi vedova di Girolamo Rlario, che difese con indomito ardire il possesso ereditario di Forlì prima contro gli uccisori di suo marito poi contro Cesare Borgia. Giacque, nella lotta, è vero: ma non le mancò l'ammirazione commossa dei suoi concittadini e l'appellativo di « prima donna d'Italia ». Abbiamo già fatto un cenno di quella Isabella d'Este alla cui soave delicatezza di sentimento pensava certo l'Ariosto, quando tracciò la gentile e casta amante di Zerbino. Alla moglie di Francesco Gonzaga non fecero difetto eleganza di ingegno, intrepidezza di carattere, cauta circospezione civile, amabile soavità dì moglie, vasta e salda cultura. Ad altre non mancò, da natura, la capacità di un virile eroismo : marjcarono le occasioni per potersi affermare eroine. Il titolo di virago costituiva allora un pregio di eccezionale importanza. Intorno alla pensosa Elisabetta Gonzaga si raduna alla Corta di Guidubaldo il flore dei letterati italiani. Una poesia giovanile di Ariosto ci fa conoscere I sentimenti di Ferrara alla morte di Eleonora d'Aragona, moglie di Ercole I: « questa morte ha percosso Ferrara di tal colpo, che essa ne serberà la memoria per lunghi anni: la benefattrice è divenuta avvocata nel Cielo, perchè la terra non»era più degna di possederla •. Nessuno ricordava più forse 1 fatti spaventosi accaduti nel palazzo: pochi sapevano di una principessa, Parisina, decapitata nel 1425 insieme col figliastro Ugo per adulterio. Ardente e Impetuosa si mostra In un sonetto Barbara Torcila a cui, tredici giorni dopo il matrimonio, il duca Alfonso, il 6 Giugno 1508, faceva pugnalare con ventidue colpi il marito, lo sventurato Ercole Strozzi, amico di Lodovico Ariosto. Nessuno osò fare il nome del duca quale assassino; ma la figura sanguinosa di lui ben si profila, netta, nella mente di Barbara, anche se non può nominarlo: e tale ce' la rappresentò nella chiusa di un suo famoso sonetto : « E vorrei coscia baldanzosa e ardita Mostrarlo a lut che ruppe il caro laccio, E dirgli: Amor, mostro crudel, può tanto.Risuscitarlo, cioè, bramerebbe la donna appassionata: e additarlo ancora al truce assassino. Questa ò la complessa anima femminile del cinquecento, degno riscontro alla svariata e tumultuosa Individualità maschile. Sono, anzi, gli stessi tiranni che amano mettere In evidenza la personalità delle loro donne, come avviene per Giovanna Malatesta, Paola Gonzaga, Orsina Torella, Bona Lombarda, Riccarda d'Este. Ma già basta dare uno sguardo alle sole donne del Boiardo e dell'Ariosto per comprendere quale fu, in molte di esse, l'energia, la risolutezza e la . a a a o i o o e a i a o e a a à d o a a a e a n»| o n a a a ò ò . a i n , e o e a coscienza de! proprio valore, anche se non vogliamo fermarci su quella Gaspara Stampa il cui amore per Collaltino dei Collalto nella disperazione dell'abbandono, nelle tristezze della lontananza, nel tremito della gelosia, nella calda ed intima sensualità ci rivela molti tratti somiglianti all'ardore ansioso ed inquieto che resse il cuore di Bradamente dietro gli errori e le incomprensioni del suo Ruggero! Non ci fermeremo intorno alla spensierata impudicizia di Angelica, la sensuale sorella di Elena omerica, dell'Armida tassesca, della Cleopatra shakespeariana : rifiorente sorriso dell'umana bellezza e spasimo rinnovellante della carne contro la rinunzia e la ^lacerazione dell'evo medio. Essa non chiude che un solo aspetto di quelli che rendono compiuta la personalità di Bradamante. Forse a questa si accosterebbe meglio l'eroica Isabella e la soavissima Fiordiligi, se in esse il senso della femminilità fosse accompagnato anche da vigore di membra e da indomita audacia e non si lasciassero invece abbattere dal dolore e dall'amore. Soavi aspetti hanno anche Ginevra ed Olimpia: ma non eguagliano l'appassionata umanità di Bradamante. E da lei sono egualmente lontane Doralice volubile e Fiordispina voluttuosa; Ullania avvenente e ardita e Marflsa forte, ma incapace1 di amore. E' Bradamante che assomma le qualità più elette della donna cinquecentesca : l'ardore verecondo di Gaspara Stampa e di Barbara Torella; la tristezza di Vittoria Colonna ; l'accortezza di Isabella Gonzaga; l'audacia ardimentosa di Caterina Sforza. L'eterno dramma La prima apparizione di Bradamante è nel canto I: Ecco pel bosco un cavaller venire, 11 cuL sembiante è d'uom gagliardo o [fiero: candido come neve è 11 suo vestire, un bianco peniioiuello ha per cimiero. E la vediamo in traccia di Ruggero: la cui immagine non le si cancella mai dalia mente: è magnificata e nobilitata nella grotta di Merlino, ove la maga Melissa le suscita intorno la gloriosa discendenza del suoi nipoti. Nessun travaglio si risparmia per giungere a lui: ritrova Brunello e gli toglie l'anello magico; lotta con Atlante e lo costringe a distruggere il castello incantato. Finalmente l'impeto del suo cuore è appagato: alfln trovò la nella Bradamante quivi il desiderato suo Ruggiero. Piena è la loro gioia e traboccante. Ma purtroppo quando più lo crede vicino al suo cuore, se lo vede portar via nell'aria dall'ippogrilo. SI rinnovano le ansie e l'affanno. La bella donna, che si In alto vede e con tanto periglio il suo Ruggiero, resta attonita In modo che non rlede per lungo spazio al sentimento vero. Con gli occhi fissi al elei lo segue quanto basta 11 veder; ma poi che si dilegua si, cne la vista non può correr tanto, lascia che sempre l'animo lo segua. Tuttavia con sosplr, gemito e pianto non ha. nè vuol aver pace, nò trlegua. Nella triste peregrinazione la segue il ricordo caro di lui, mentre egli fra le braccia di Alcina si dimenticava affatto di ieri: La bella donna che cotanto amava novellamente gli è dal cor partita; che per incan'o Alcina gli lo lava d'ogni amica amorosa sua ferita: e di sè sola e del suo amor lo grava. Quanto drammatico il contrasto che in questo campo offre la situazione psicologica di Bradamante lacrimosa e desolata mentre l'amante ed Alcina in adorna e fresca cameretta si abbracciano e si amano: non cosi strettamente edera preme pianta ove Intorno abbarbicata s'abbia, • come si strlngon 11 dui amanti Insieme. E' il dramma eterno dell'amore e diel dolore che avvicendano nella vita la gioia luminosa delle nozze e il canto disperato della morte: la dolcezza virginet; di Dante giovinetto e la malinconia desolata del Leopardi morente. Ma ecco in Marsiglia alla giovinetta, immersa nelle lacrime, giungere nuove del suo Ruggiero. Si avvia nuovamente: il cuore le vola innanzi più agile e sciolto dei suoi passi : ecco, finalmente, il castello di Atlante ove Ruggiero è rinchiuso. Non le regge l'animo di atterrare — come aveva consigliato Melissa — 11 simulacro del giovane amato; crede che la maga l'abbia voluta trarre in inganno e farle uccidere Ruggero: e md quando le par di udirne la voce, le sue viscere palpitano d'intima commozione: vuole liberarlo dai giganti che lo tenevano stretto e resta anche lei nel castello incantato. Il comò di Astolfo distrugge l'edificio : e, cosi, il caso riunisce ancora una- volta volta i due giovani. Quale dolce effusione, quale trepida e vereconda gioia accende il cuore di lei. Ruggiero abbraccia la sua donna bella, clie più che rosa le divlen vermiglia; e poi di su la bocca 1 primi fiori cogliendo vlen de' suol beali amori. Tornare ad iterar gli abbracciamenti mule fiate et a tenersi stretti I due felici amanti: ma il loro amore non può essere pieno, se prima Ruggero, non si battezza. Si avviano verso Vallombrosa: ma un novello evento li divide: dopo avere ucciso Pinabello, Bradamante smarrisce la strada e non sa più ritornare dove Ruggero combatte contro i quattro campioni che lo volevano spogliare delle armi. Sente il cuore grosso di ambascia: si aggira con la mente turbata: di qua di là si volse, nè persona incontrò mal da domandar la via. Finalmente si trova in vista del castello di Montalbano ove aveva la madre et alcun suo fratello. Ma l'amore di Ruggero fu più forte della pietà filiale: temette che 1 suol le impedissero di ripartire e volse le spalle al castello paterno. Non potè per altro continuare il cammino, avendo incontrato il fratello Alardo col quale appunto rientra in Montalbano. II suo cuore, però, è con Ruggero: e Ippalca, da lei spedita a Vallombrosa, deve darle notizia di lui e sollecitarlo ad affrettare il battesimo. E quando costei ritornò portandola un messaggio, ella baciò la carta dlece volte e diece; e volse che altrettante l'imbasciata replicata le rosse da colei che l'una e l'altra avea quivi arrecata, pur tuttavia piangendo; e crederei che mal non si saria più racchetata, se non avesse avuto per conforto di riveder 11 suo Ruggler di corto. Ma egli non giunse: mille pensieri, mille timori la turbano. Un senso d'Irrequietezza la rende impaziente, la esaspera, la fa scontenta di ogni cosa. 11 letto non le dà riposo: e sospira l'alba ; il giorno le pare intermiriabi le: e affretta col desiderio la notte. Quale lungo, dolce e tormentoso a un tempo ondeggiamento dei sensi nell'attesa vana di lui. , Credendolo incontrar, talor armossl, scese dal monte, e giù calò nel piano; nè lo trovando, si,sperò che fossiper altra strada giunto a lUontalhano; e col desir con ch'avea 1 piedi mossi fuor del caste!, ritornò dentro invano: nè qi.a, n."! la trovoUo; e passò intanto il termine aspettato da lei tanto. Non vi pare possibile che questa vergine cosi gagliarda e invitta nelle armi chiuda tanta squisita e appassionata sensibilità amorosa. La gelosia Ora la morde anche la gelosia, poiché sa dell'amicizia di Marflsa per il suo Ruggero. E quanti gemiti, quanti sospiri ella soffoca gettata sul letto, col viso volto in giù, ove per non gridar, si che sospetto di sè facesse, I panni in bocca prese. Ma la piena del suo dolore è più forte della sua volontà: e dopo avere gridato disperatamente e sfogato 11 suo cordoglio, va per trovarlo nel campo saraceno. Anche nei brevi, palpitanti riposi che il sonno le concede nella rocca di Tristano l'immagine di lui torna soave e consolatrice ; ma per fare più triste e amaro il risveglio e la de lusione. E poiché il tarlo del segreto tormento non cessa ed ella crede sempre più che Ruggero l'abbia tradita per Marflsa. manda a sfidare il giovane amato.La sua rancura si sfoga prima con alcuni cavalieri pagani; e, finalmente eccole a fronte. Invece di Ruggero, Marflsa, che non aveva voluto privarsi della gloria di quella giostra. L'odio le ribolle più fiero nel sangue: volta 11 cavallo e con gran furia riede, non per desio di porla a terra, quanto di passarlo con l'asta in mezzo il petto e libera restar d'ogni sospetto. Marflsa, sbalzata da cavallo, si rileva con animo ardente di furore e mette mano alla spada: nasce una mischia sanguinosa tra saraceni e cristiani. Ma poiché Bradamante non ha il coraggio di abbattere Ruggero e il ricordo dell'amore è più forte dello sdegno, gli fa cenno di seguirla in una valle remota. Si riaccende l'ira, quando vede Marflsa che ancora fremente di collera l'ha seguita per misurarsi ancora con lei. Quello che finora era sospetto, ora lo crede realtà e rimproverando acerbamente Ruggero sdegnosa più rhe vipera, si spicca, e va contro Marflsa. Terribile in entrambe è il desiderio della vendetta: non riesce a Ruggero separarle: accecate, hanno messo 'a mano al pugnale e cercano disperatamente l'una la morte dell'altra. E alla lotta è spinto alfine lo stesso Ruggero, quando la voce dello spirito di Atlante rivela che Marflsa è sua sorella ! // duello Ormai la tragedia spirituale di ' lei pare avviata verso la soluzione finale ma nuovi intoppi rinnovano le sue pene. Poiché la guerra deve finire col duello di due campioni, sono scelti da un lato Ruggero, dall'altro Rinaldo. Ciò affligge Bradamante che »lpetendo 1 pianti e le querele, che pur troppo domestiche le furo, tornò a sua usanza a nominar crudele Ruggiero, e '1 suo destln spietato e duro.Quando alfine è noto che egli si è convertito alla fede e apparisce onorato anche da Carlo Magoo, e il cuore di Bradamante par debba gioire del sospirato imeneo, ecco che ella invece si sa destinata dai suoi al figlio dell'imperatore di Oriente. Pietosi sono 1 lamenti che le escono disperatamente dal cuore : e poiché la speranza non le vien meno, fa sapere a Ruggero di volergli essere fedele. Poi il consueto ardimento le rianima il cuore: e da Carlo si fa promettere di non essere data in sposa che a chi la vinca. Quale angosciosa incertezza però , a . a a i a e sl i , ù e o o i a a ù ù . n e , o a a e i quando, divulgato 11 bando non .véli presentarsi Ruggero. Il poeta ha quasi dimenticato la donna guerriera per darci invece la figlia timida dei genitori; per Indagare nella giovinetta le più segrete rispondenze del sentimento femminile e presentarcela nella fragilità della sua anima verginale che non sa donde possa venirle in aiuto. Vedetela quando si reca alla Corte di Carlo col padre. Il suo sguardo gira da per tutto, sperando di rivedere Ruggero. E quando quivi non trovò 11 suo amore, più non le parve quella corte, quella che le solea parer già cosi bella. E' una osservazione tutta umanamente vera: psicologicamente intuito è l'atteggiamento spirituale di lei: Domandar -non ardisce che ne sia, acciò al sè non dia maggior sospetto; ma non l'orecchia e cerca tuttavia che senza domandar le ne sia detto. Si sa ch'egli è partito, ma che via pres'abbia, non fa alcun vero concetto. Oh come ella sospirai Oh come teme . sentendo che se n'6 come fuggito. Oh come sopra ogni timor le preme, che, per porla in oblio, se ne sia gito! Tutte le sfumature dell'anima sua', tutti i più riposti lembi del suo cuore dolente qui sono illuminati con piena conoscenza del verol La tremebonda ansia del momento le riconduce nel pensieri le ombre di un tempo: e cosi l'un penster Ruggler difende, l'altro l'accusa, et ella amenduo ascolta; e quando a questo e quando a quel [s'apprende, nè risoluta a questo o a quel si volta; pur all'opini-,n piuttosto corre che più le giova, e la contrarla aborre. Nell'ultimo duello che sostiene con Ruggero — da lei creduto il figlio dell'imperatore — è la disperazione che sorregge 11 cuore ed il braccio: ma nell'ultimo dei pensieri è tutta soffusa di lacrime per l'abbandono in cui si sente sommersa! Le rose dell'amore Ma alfine il nodo bramato è stretto per sempre: tra le spine del dolore spuntano le rose dell'amore, dopo, la notte rompe il lieto e chiaro mattino. La lotta di Ruggero con Rodomonte ci dà l'ultimo tocco della femminilità ' di Bradamante: trema per l'amato, ma sente a un tempo la certezza della sua vittoria; trema: e pure oh quanto volentler sopra sè tolta l'Impresa avria di quella' pugna incerta. Tenta anzi persuadere Ruggero: a, poiché non riesce, a riguardar adunque la battaglia con mesto viso e cor trepido stassi. Ed ha fine cosi la rappresentazione di questa creatura di sogno, in cui l'amore possiamo dire sia la sostanza più ' squisita e più eletta e il dolore il viatico quotidiano. E finisce col duello dì Rodomonte e Ruggero anche il poema glorioso, sbocciato tra il fulgora delle arti figurative e l'incubo della dissoluzione che a questo mondo di facili e sorridenti illusioni minacciavano prossimo le più forti e prepotenti nazioni di Europa. Galileo Galilei, che nella scienza aveva ritrovato l'individualità e la libertà già perdute dalle signorie nazionali, non intese mal che la nostalgica poesia del Tasso era il canto e il pianto delia patria nostra, che, priva df libere istituzioni, avrebbe trascinato miseramente la sua vecchia porpora! inconsapevole, o quasi, della sua ml« seria morale. Ma Dio, che nel dolore matura l'ele< vazione dell'uomo, serbava a questi nostra terra la sua mirabile ascesa: ■ la morte, ancor una volta, riprese il fascino della poesia, e 11 sogno di Machiavelli fu la realtà della nostra indipendenza. • L'uomo prescelto 'da Dio Ma poiché l'eroica grandezza del nostro Risorgimento se era compiuta nei fatti e nelle gesta non era compiuta negli animi, Iddio prescelse e sai* vò dall'inferno carsico un Uomo, l'Uomo che dalla oscura vigilia sentiva' affluire al suo cuore tutta l'ardenza eroica dell'anima nazionale fatta santità di offerta, nobiltà d'amore, umiltà di silenzio operoso. A difesa di quel patrimonio Intangibile, che i morti i poeti gli eroi di tutti 1 tempi, avevano legato a noi vivi, insorse Benito Mussolini e. vindice dello spirito e dell'azione, il dramma |4ella storia italiana fece suo dramma spirituale di ogni ora: restauratore coll'austerita di Dante e l'integrità di Mazzini di ciò che bello grande e puro ha lasciato la storia tre volte millenaria della Patria immortalel Augusto Turati.

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