Degna sepoltura alla salma di Ciro Menotti di Ugo Pavia

Degna sepoltura alla salma di Ciro Menotti Degna sepoltura alla salma di Ciro Menotti pCommovente cerimonia nel Cimitero di Spezzano Modenese (Dal nostro inviato)- Modena, 27 mattino. Le spoglie di Ciro Menotti, il martire che nel 1831, in un periodo di lotte tormentose, osò volgere lo sguardo a vette che in quel tempo sembravanoirraggiungibili, e che subì il patibolo per l'ideale di un'Italia unita, hanno avuto ieri più onorata sepoltura. Sono intervenuti alla commovente cerimonia che ha avuto luogo a Spezzano Modenese, il Prefetto di Modena, S. E. Chatelain, il Podestà cav. uff. Guido Sandonuino, il Segretario Federale e Console della Milìzia, dottor Temistocle Testa, tutte le maggio-ri personalità di Modena e della provincia, associazioni combattentistiche, dopolavoristiche e sindacali con bandiere, ed una imponente folla. Il martire cittadino Era prevedibile che 1 modenesi sarebbero accorsi in gran numero ad onorare la memoria del martire cittadino. Essi, Ciro Menotti imparano ad amarlo fin da ragazzi nelle scuole, perchè la sua figura, che grandeggia nella storia nazionale. In quella di Modena ha un posto di speciale preminenza. Ma, se ciò non bastasse a tenerla sempre viva e presente, la città serba ricordi incancellabili: il tuonumento al purissimo patriota eretto di fronte al Palazzo Ducale, quasi una sfida al colosso dove risiedeva il tiranno, e la targa murata al paiazzo già Ciro Menotti, In corso Umberto I, che ricorda la brutale e feroce aggressione della sbirraglia del Duca, che qui, dopo accanita lotta, io catturò insieme ai compagni di fede. Nel piccolo cimitero di Spezzano, contiguo alla chiesa, eran sepolti fin rial 1868 i resti del martire glorioso. 11 pubblicista Gian Luigi Baccarinl, recatosi nel 1924 in pio pellegrinaggio a quella sacra tomba, constatava non dolore lo stato di incuria 3 ili deplorevolissimo abbandono in-' cui essa era lasciata ; notava che rovi e erba cele, cresciutele intorno, nascon devano con la lapide il nome dell'e roe. Il Baccarani lanciò il 24 maggio di quello stesso anno, un patriottico appello ai modenesi acciocché la tom ba di Ciro Menotti, martire del più puro e più nobile sacrificio, precursore del Risorgimento, venerato da tutta Italia, fosse tolta alla dimenti canza. L'appello fu subito raccolto ed un Comitato sorse; ma fu poi un altro Comitato, presieduto dal cav. Robeccln", che concretò e portò a termine la nobile iniziativa. Già nell'agosto del 1927 il cav. Fe nerico Robecchi, presidente e console del mare della Sezione modenese della Lega Navale, appreso che ad uno dei nuovi sommergibili era stato da to il nome di Cifo Menotti, facendosi interprete del sentimento della cit tadinanza espresse alla presidenza della commissione straordinaria di riorganizzazione della Leg-a Navale di Roma il desiderio che fossero 1 modenesi, orgogliosi di vedere scolpito sul durissimo acciaio di una nave d'Italia il nome glorioso del martire cittadino, ad offrire la bandiera di combattimento alla nuova nave. Il Capo del Governo, S. E. Mussolini, approvò la patriottica iniziativa. Ne segui una sottoscrizione che ebbe veramente carattere popolare, perchè ad essa concorsero con associazioni ed enti, tutti i ceti cittadini. Fu dopo detto successo che il consiglio direttivo della Sezione della Lega Navale si propose di dare più onorata sepoltura alle spoglie del martire, e costruì nella chiesa parrocchiale di Spezzano una artistica cappella dove tumulare là salma di Ciro Menotti e dei suoi congiunti. Come è noto il supplizio dell'esemplare patriotta, al quale Francesco IV d'Este dette per compagno di martirio l'avv. Vincenzo Borelli, non di altro colpevole che di avere redatto l'atto di decadimento del Duca dopo la fuga del crudele tiranno, ebbe luo _0 nel maschio della cittadella. Per J lunghissimi anni, e cioè fino a che la fortezza, i cui bastioni si ricollegava- I notti sventolavano trionfanti nel so ,„ „„ centinaio di tricolori e di gon , , .... , .. ° no alle mirra che cingevano tutto Modena dandole l'aspetto di una città medievale, non fu abbattuta dall'incalzante progresso, i modenesi vi andarono in pio pellegrinaggio; essi vi conducevano anche 1 forestieri a vedere il sinistro strumento di tortura sul quale il puro eroe delle sommosse del '31 aveva trovato la morte. Molti credevano che anche la tomba fosse colà, mentre invece, per ordine del Duca, la salma era stata sepolta nel cimitero dei suppliziati. Solamente ne! 1848 1 familiari del marlire ottennero la traslazione della salma in terra consacrata, nel cimitero generale, e quel giorno il martire ebbe sulla sua tomba una bella e grande bandiera tricolore portata dalla sorella sua Virginia, anima ardente di patriota, tornata dopo 17 anni di lacrimevole esilio ad onorare il suo diletto Ciro, del quale era orgogliosa di sentirei sorella. E Paolo Ferrari, l'avv. Guglielmo, Basini, Paolo Fabrizi e Atto Vannucci pronunciavano in quella occasione, nobilissimi discorsi. Vent'anni la salma rimase nel cimitero generale, e cioè finche il figlio, generale Massimiliano Menotti, a nome anche dei fratelli, chiese ed ottenne di farla trasportare a Spezzano, dove i Menotti possedevano una villa ed una tenuta, perchè venisse sepolta accanto alle spoglie della con' sorte del martire, Francesca Moreall ed a quelle della figlia Polissena, se polle in quel tranquillo cimitero. La seconda traslazione delle reliquie ebbe luogo il 18 luglio 1SC8 con funzione solenne. Atmosfera eroica Ieri, in quel minuscolo sacro recluto contornato da verdi campi, tutti festonati da ghirlande di viti, sono entrati con le autorità i gagliardetti, le bandiere ed l labari dello diverse associazioni ed un'imponente folla. Intorno al tumulo di Ciro Me-j tumulto della sua travagliata esisten faloni di Carpi, città dove egli nacque di Modena, sua patria di elezione, di Fiorano dove si recava a cercare la paco e riposo dall'affanno e dal^» di Salolo e di Castelnuovo. in somma di tutti 1 comuni della projvlnoia. Tra le tombe si allinearono jalti umciaii dell'Esercito e della MiClizia, Balilla e Piccole Italiane. Nè mancarono le rosse camicie dei garibaldini, numerosi combattenti e mutilati e veterani. ' Le musiche suonarono l'antico inno di Mameli, le cui commoventi note fecero spuntare le lacrime sul ciglio dei vecchi schierati vicino alle lapidi funerarie. Proprio presso il tumulo, dinanzi alle autorità, stava il gruppo dei discendenti dell'eroe. Biccardo Menotti, in camicia nera, coi figli Achille e Sirio, il primo avanguardista, balilla 11 secondo, venuti espressamente da Boma per la pia cerimonia, il sacerdote don Bruno Menotti di San Martino di Carpi, Otello Menotti con la sorella, entrambi residenti a Cremona. Il precursore del Risorgimento, il martire, aveva ieri la sua gloriflcazio ne. L'atmosfera dell'epoca dopo le famose giornate di luglio della Rivoluzione francese, le gesta della Carboneria che nel '31 commise gli stessi errori dtdiecl anni prima, la figura di FrancejBp IV d'Este, ambizioso e pa vido tiranno, che aveva segretamente accarezzato lo stesso sogno dei Borgia, dei Medici e del Borbone, e quella fulgida ed eroica del poeta e patriota, consacrato dal martirio all'o nore della storia, rivissero in quell'ora per tutti i presenti rievocate nella spontanea e bella orazione pronun ciata dall'on. Bianchi, questore della Camera. Tutta la palpitante storia di quel periodo rivoluzionario l'oratore ricordò: la feroce reazione del Duca, dettata dalla paura, la sorpresa e l'ar resto di Ciro Menotti e dei suoi amici in quella casa di via Canal Grande, ora corso Umberto I, e infine, dopo i movimenti Insurrezionali di Rologna e dplla Romagna, !a sconfitta del prode generale Zncchi e l'atroce supplizio di Menotti, affrontato dall'eroe con mirabile serenità: olocausto fatto alla Patria di una vita tutta dedicata a lei, non inutile esempio lasciato agli italiani. A capo chino, in religioso raccogli mento, tulli i presenti, commossi, ascoltarono l'oratorn per le cui parole la figura del martire si faceva presente ad ognuno. Poi il teschio e le ossa di Ciro Menotti, racchiuse in una casset fina e ravvolte in un drappo tricolorefurano tolte dalla cassa e consegnate a: generale Andreoli, mentre il generale Vaccari, vice-podesià di Carpi, ed 1 discendenti di Ciro Menotti sollevarono una seconda cassa più grande, anch'essa coperta dalla bandiera nazionale e contenente 1 resti della moglie, Francesca Moreali, e dei figli PolissenaAdolfo e Massimiliano. Seguite da tutte lfl autorità, e da un corteo di associa zioni con bandiere e di popolo, le persone che portavano le preziose reliquie si avviarono alla pieve. Nella navata centrale era costruito un alto catafalcosul quale le due casse vennero deposte Ai lati di esse si disposero i famigliarimentre le guardie municipali in alta tenuta montavano lai guardia d'onoreIl sacro rito S. E. il Prefetto, il podestà di Modena e quelli di altri comuni, nonché le autorità civili e militari, presero posto nel presbiterio. Ed ebbe inizio la Messa solenne. Il sacro rito, in quella chiesa invasa da una selva di bandiere e gremita di fedeli fino all'inverosimile celebrato per la memoria del grande patriota del quale erano presenti le venerate ceneri, suscitò in tutti una par ticolar commozione. 11 sacerdote, lascia to l'altare, benedi le salme; e, tra nugoli di :ncenso, si elevò il canto 6acro Poi, mentre i fedeli e le bandiere si inchinavano deferenti, le due casse furono portate nella piccola cappella dai marmi policromi, illuminata da un lucernario dal quale pende un'artistica lampada votiva in ferro battutoDeposti i feretri nella celletta, e copertili del tricolore, i parenti si inginocchiarono; le autorità seguirono l'esempio, e tutta la gente che si affollava nella chiesa chinò il capo come nell'atto dell'elevazione. Sul marmo centrale dello sfondo della cappella l'immagine di Ciro Menotti, eternata nel marmo dallo scultore Solo di Vignola, appariva irradiata di lue* purissima. Il Prefetto e le altre autorità, stretta la mano ai congiunti di Ciro Menotti, lasciarono la chiesa. Fuori, sul sagrato, in un trionfo dsole le bandiere sciamarono, le musiche ripresero 'l'inno di Mameli, poi l'Inno « Giovinezza ». La cerimonia si chiuse con un ricevimento nella casa del Comune; poi i torpedoni e le automobili riportarono a Modena, o alle cittadine della provincia, tutta quella folla venuta da più parti ad onorare la memoria del martire, del quale ssta organizzando una ancora più solenne celebrazione per il 1931, centenario di sua morte. Ugo Pavia.