La cosmopoli del Continente Nero di Arnaldo Cipolla

La cosmopoli del Continente NeroLa cosmopoli del Continente Nero Zanzibar cuore e cervello dell'Africa == Miscuglio di razze e tradizioni millenarie == La città che sapeva molti secoli fa i misteri delle foreste vergini . (Dal nostro inviato) ZANZIBAR, aprile. Ecco una tappa di viaggio dalia quale partirò desiderando di ritornarvi. Perchè? Clic cosa possiede di atirante questa, calrìa isola verde e piatta, umida e boscosa, questo parco sosospeso sull'Oceano a 16 miglia dalla costa africana dell'est, sci gradi sotto 'equatore, questo sultanato, dominio inglese, dove vive la più. eteroclita, mescolata, stravagante, felice popoazione del globo, questo antico Impero ridotto a piccolo mondo a sè, un po' persiano, un po' arabo, molto cenro africano e ancora malese e malgascio e infine iudostano, sopràlùtto negli aspetti della decrepila itila dale porte dei palazzi irle di punzoni di lucido ottone {le porte vengon dall'India, le putite rappresentano la difesa degli assalti degli elefanti di guerra di cui a Zanzibar, lunga CO miglia appena, non si conoscono che le zanne che vi aduna ancora il commercio); questa Zanzibar romantica, voluttuosa, ironica, spietata nella sua storia, eppur dolce come l'asilo desiderato del navigante che vede arenare senza danni la sua barca dall'alta poppa quadrala spinta dal monsone, sulla costa coperta di paletuvieri in fiore? Tremila anni di età L'attirante è presto detto: dopo tanta Africa o desertica o paludosa o della foresta vergine o dei fiumi senza fine o dei. laghi immensi o degli altipiani costellati da colossi di ambigue montagne; dopo tre quarti di lunghezza di continente dove i processi dell'incivilimento esistono, starei per dire, soltanto per dimostrarne l'insufflcenza a modificare effettivamente il carattere degli elementi peculiari dell'Africa vera e la sua indomabile primitività; un'isola quasi medilerranea nell'aspetto esteriore, un segno che riconosciamo per nostro, una terra che ci. appartiene, qualche cosa che ci riesce famigliare, comprensibile immediatamente, una città che non ci stupirebbe se la trovassimo identica com'è, lambita dalle acque che bagnano i piedi del Riff o la vedessimo sor gere dai bassifondi che fronteggiano la Tunisia, là verso Gerba, o anche nel bel mezzo della Sirte o in faccia di Giaffa. Non voglio certamente insegnarvi come Zanzibar che spande sull'Oceano 10 stesso profumo delle foreste del vicino Madagascar, che suscita reminiscenze degli approdi di Sumatra, e che conosce come vetustissimi strumenti della sua vita marina le medesime canoe a bilancere dei rivieraschi di Ceylon, è stata probabilmente fondata dai fenici, 3000 anni or sono. E neppure voglio suggerirvi che qui arrivarono le più grandi triremi romane due secoli dopo Cristo, nè ricordarvi che Zanzibar campeggia come primo subitaneo faro dardeggiato dalla più remota espansione araba, uscita irresistibile di fanatismo dalla quadra ve nisola originaria. L'isola appare per la prima volta sulle carte dei navigatori europei nel dodicesimo secolo, ma cinque o sei secoli prima le sue relazioni commercia 11 con la Cina erano fiorentissime. È quando le cannonate dei vascelli di Vasco de Gama le apportarono l'eco del risveglio dell'Occidente e il preannunzio del ritorno su queste rive dell'Europa assetata di mondo, essa realizzò il fenomeno più derisorio della storia delle razze, si chiuse In sè, sigillò nel mutuino le sue sterminale conoscenze dell'oceano lontano e del continente vicino, arrivando sino ai nostri tempi come la Sfinge dell'Africa centrale. II grande segreto In questo atteggiamento sta il suo fascino maggiore e la sua ragione d'immortalila. Lo scorcio storico che va dalle conquiste portoghesi dell'est Afrif.a sull'Imam di Moscate al ritorno delle cosidette « Provincie d'Etiopia » sotto il dominio arabo (principio del '600 e [ine del '700), non costituisce che un episodio. Tre secoli di turbolento soggiorno europeo non riuscirono a costringerla a rivelare a noi i suol vasti segreti, vale a dire la spiegazione del faticido ritornello che cantano ancor oggi l nipoti degli schiavi suhaeli sotto gli alberi di garptano dell'isola: a Quando suona il corno a Zanzibar, si balla sulle rive del Congo ». 7 portoghesi si erano abbarbicati qui, avevan costruito a Zanzibr e a Pemba, a Mombasa e a Malindi massiccie fortezze di cui rimangono ancora in piedi le venerabili muraglie, ma nulla riuscirono a conoscere dell'immenso tesoro di sapienza geografica e commerciale di questa che tutto il mondo chiamava la metropoli dell'Africa. Ad eccezione di un'effimera penetra, zione nell'Etiopia vera, favorita dalla sliniglianza di religione fra gli abitatori delle ambe ed 1 pionieri europei (cioè i portoghesi), tutto quanto era a cognizione di Zanzibar rimase ignoto all'Europa. L'isoletta o meglio gli asiatici che se n'erano impadroniti spinqemno du tempo immemorabile i loro celatimi d'artiiin ,- d'oro, i loro mercanti di ict;'>ivi ,v... uei- a l i l'Africa selvaggia; nella penombra dei massicci palazzi zanzibariti si spiegavano le pergamene degli itinerari al Tdnganìka (70 giorni di carovana) al Niassa (sessanta giorni) al Manza (30 giorni) e sino i tracciati delle strade che coìidueevano al Lualuba e delle altre che raggiungevano i paesi più inaccessibili, produttori delle schiave sanno belle e feconde e degli uomini atletici, avanti, avanti par i fiumi pigri e sterminati sino all'altro oceano, ma non un barlume di tutto questo fu nolo a-t lusitani e Quindi all'Europa. Quale la ragione? Quale il motivo per cui gli avventurosi latini che pure avevano sparso a profusione il loro seme nel mondo africano sotto il loro dominio, avvicinandolo per di più alla genialità tenace ed investigativa dei gesuiti, sopraffatti che furono come dominatori di Zanzibar, scomparvero senza tramandarci retaggio alcuno di tradizione espansionistica uerso il massiccio continentale, senza fornirci neppure embrionalmente l'idea dell'esistenza dei maggiori laghi e delle pili alte montagne africane che pure sono relativamente prossimi al mare? Mistero! Il mondo, le nazioni più potenti del mondo,,^dovevano raggiungere il pieno sviluppo delle loro rivalità di maggiore stile, per riuscire a strappare a Zanzibar il suo singolarissimo potere segreto : la conoscenza dell'Africa interna e il suo sfruttamento più assoluto e spieiato cioè la completa ipoteca delle sita umanità, in una pa rola, lo schiavismo. Cinquantanni di lotta col mondo civile Fu infatti in nome dell'abolizione della schiavitù che l'Europa s'imman tellò di pietà domandando a colpi di granate scoppiami al vicere dell'Imam di Moscate che da Zanzibar per cento anni dopo l'espulsione dei portoghesi aveva controllato l'est Africa dalla foce del Rlvuma alla Somalia, la rive-, lazione di cui la ridente isoleUa era la detentrice. La lotta fra Zanzibar ed il mondo civile personificalo essenzialmente dalli'Inghilterra (ma anche l'America sin dal 1836 aveva stabilito a Zanzibar un Consolato antiscUiav litico benché sulle rive del Mississipl la schiavitù fosse ancora in fiore) durò più di cinguani'anni non finendo del tutto che nel 1907, quando il prolettorato britannico sull'isola divenne effettivo ed il sultano ricevette quarantamila sterline come compenso della perdita definitiva del titolo e degli attributi d'imperatore della schiavitù. Intanto durante cotesto mezzo secolo, quasi tutti, coloro che dovevano di ventare per noi i grandi rivelatori dell'Africa del centro, da Rebmann a Livingstone, da Burton a Stanley, erano accorsi qui perchè sapevano che avrebbero trovato Zanzibar la chiave delle incognite che li attiravano verso le odissee delle grandi esplorazioni. E poiché la coscienza del trapasso del potere africano dall'Islam al Cristianesimo era penetrato nello spirito fatalistico dell'isola, gli esploratori non ebbero difficoltà a scoprire fra i zanzibariti le preziose guide disposte a spezzare l'incanto della sfinge. t i i a a a Gli schiavi L'effige della più celebre fra esse, Tippo Tipp, guida e maestro di Stanley nella memorabile traversata del Continente Nero da Bagamoyo di faccia a Zanzibar al Lualaba, al Congo e ai monti di Cristallo sull'Atlantico è acquistabile in cartolina in tutti i negozi della città. Egli non era che un meticcio arabo africano, un mercante di. schiavi, ma seppe suggerire al suo padrone bianco, all'ex reporter americano che lavorava quella volta per il re dei. belgi, la verità vera insita nel nobilissimo scopo dell'Europa di conoscere l'Africa per redìmerla dalla schiavitù: « Schiavi furono i negri con noi, schiavi saranno con voi, sino a che l'Africa si. vuoterà d'uomini ». Infatti non erano ancora cancellate le piste delle ultime grandi carovane di schiavi adducenti a Bagamoyo (l) dalla regione dei laghi, che sull'altro versante, soto l'egida del Congresso di Berlino, s'inaugurava la più inesorabile e mirabile organizzazione schiavistica moderna che la vecchia Africa, fornitrice di armenti umani di lavoro, avesse mai. veduto generarsi nel. la sua interna immensità. Al suo confronto, cioè al confronto di ciò che fu l'« Etat Indépendant du Congo », nei riguardi dell'espi cssione e della distruzione delle razze negre inferiori, Zanzibar, vaie a dire lo schiavismo islamico di. cut essa era stata l'emporio classico; e i ■ giallaba » dell'alto Nilo (gli incettatori di « auor.io nero » sgominati da Bainolo Gessi e da Samuele Baker) appaiono appena dea/il di riprovazione. Ho rievocato questi frammenti di antiche vicende, il ricordo delle quali aleggia su Zanzibar, per dimostrare come profonda sia la suggestione che emana da questo, tranquillo luogo che oggi sembra la sede delia perfetta pace. In esso I- discendenti degli schiavi, cioè ì suhaeli, raccoglitori di chiodi di garofano, a compenso delle sofie rltalntmnqfddcgcvucucfvcsc , renze dei loro progenitori, vivono fe liei. Basta infatti U possesso di due o tre alberi di garofano per assicurare ad un'intera famiglia negra zanzibarila l'agiatezza per tutto l'anno. L'isola non è che un'ininterrotta foresta di' tali piante, j suhaeli presso a poco 209 mila, la proprietà estremamente fraionata, e la produzione del garofano nel mondo limitata a Zanzibar e a qualche altro punto del globo (ora i francesi tentano di introdurla al Madagascar, ma non pare che nella grande isola meridionale la pianta alligni cosi prosperosa come qui, dove raggiunge proporzioni colossali). I fantasmi dell'Asia Nessun altro punto dell'Africa tropicale è seducente come questo. Si arriva qui con lo spirilo come vuoto di umanità. Un viaggio nel centro africano è oggi o un'impresa sportiva, o una constatazione di realizzazioni economiche in corso o uno studio di, future possibilità utilitarie. Se si proviene dalla valle del Nilo, com'è il mio caso, si scopre nelle proprie impressioni trascorse degli immensi vuoti che corrispondono alle solitudini dell'Africa disabitata; se si giunge dal sud, dalla Bhodesia o dal Capo, non si riesce a liberare il pensiero dall'assetto « americano » dell'Africa australe, dove le produzioni più preziose ed affascinanti sono completamente imprigionate nelle strettoie degli interessi egoistici dei « trusts » (una guardia armata sino ai denti per ogni due cer calori di diamanti laggiù nel Transvaal, al limili del Capricorno). Soltanto a Zanzibar l'anima del viaggiatore si schiude, la voce del passato parla, il dramma ricali, nomini si dispiega. E la città, Zanzibar intlne, è Ja sola degna di tal nome che trovate dopo tanta strada, simile- a Marrachesc, a Fez, alle vecchie città di Libia, d'Egitto, del Sudan, del Mar Bosso, che hanno conosciuto la gloria, il saccheggio, i dominil diversi, lo splendore, la decadenza. Città che ospita un sovrano, sia pure protetto, ma gli avi del quale furono re caucasici che commentavano Zoroastro e recitavano Firdusi, città che ha delle rovine e delle leggende non esclusa quella della Circe del tropici dei cannoni abbandonati a farle ornamento e dei musei, delle moschee e delle cattedrali (quella anglicana sorge sulla spianata del vecchio mercato degli schiavi e l'altare è collocalo dove essi venivan fustigati a sangue e il crocifisso del pulpito proviene dall'albero del lago Banguelo dal quale si ricavò la bara di Livingstone) città dove la baracca coloniale è sconosciuta, dove il « bungalow » è irrisorio, città massiccia ed angusta dove una notte lunare nelle strette vie nelle quali le * mussarabià » si toccano e le esili cortigiane indù fanno tintinnire i loro braccialetti d'argento, è popolata di molti fantasmi dell'Asia bruciante che ha gettato sin qui un lembo della sua veste magnifica. Per questo la si ama, per questo essa sembra uva mèla ed, appare ospitale oltre ogni dire. Sono arrivalo qui come spintovi dall'istinto. Tutte le vie dell'interno conducono al mare, conducono a Zanzibar, anche contro la propria volontà. Un inesorabile itinerario attraverso la savana riarsa stava per sospingermi dal Kilìmagiaro al Tanganlka e viceversa in un mattino afoso e languido mi sono trovato nella rada di Zanzibar, dinanzi alla sua candida dislesa e alle foreste di garofani che la circondano, con gli alberi inclinali, tutti da una parie per la forza del monsone. E riconoscendola, l'ho sentita subito misteriosamente amica. Arnaldo Cipolla. (1) Bagamoyo In lingua Suhaeli significa: » abbandona per terra il peso del tuo cuore ». La città deve questo nome al fatto di sorgere all'origine della strada principale degli schiavi che conduceva al Congo. pd

Persone citate: Cristallo, Livingstone, Pemba, Samuele Baker, Vasco De Gama