Le reliquie di Don Bosco per il Santo Padre e la Casa Salesiana

Le reliquie di Don Bosco per il Santo Padre e la Casa Salesiana Le reliquie di Don Bosco per il Santo Padre e la Casa Salesiana I medici, domenica e ieri, hanno continuato II delicato lavoro di ricomposizione della Salma. Con sostanze chimiche hanno potuto rendere perfettamente solido tutto quanto rimane del Beato, che, come appare dal comunicato ufficiale dell'altro giorno, forma gran parto della struttura muscolare, oltre lo scheletro conservato integralmente. Net pomeriggio di ieri, alle ore 16, ha avuto luogo, nella saletta del secondo piano, l'adunanza generale per 11 prelievo dello reliquie, che è stato fatto eseguire dietro la scelta e il consenso del promotore generale, mons. Carlo Salotti. Assistevano il Capitolo Generale del Salesiani con a capo il sac. don Rinaldi, il sub-promore generale mons. De Secondi, parroco di San Lorenzo, i quattro dottori, comm. dott. Filipello, dott. Peinetti, dott. Rocca, comm. dott. Testerà per la città di Torino e il dott. Canuto della nostra Università. Fungevano da testimoni don Girau'di, Economo generale dei Salesiani e don De Agostini I verbali notarili furono redatti da mons. Maritano, cancelliere della Cu ria Arcivescovile e dal notaio dottor Adolfo Baldioli. Mons. Salotti scelse le reliquie destinate a Roma per il Som mo Pontefice, e indicò quelle che do vranno essere custodite dalla Casa Salesiona. Dopo la firma del verbali, le autorità si congedarono, non senza aver reso omaggio di preghiera e di pietà al novello Beato. I medici continuarono nella loro o pera, che potrà durare ancora qualche giorno, dopo di che la venerata sal ma, rivestita dai paramenti sacerdotali, sarà collocata nella apposita urna di cristallo, sopra ricche coltri di velluto donate dal cav. Roggio. E' assolutamente inibito a chiunque l'entrare anche per pochi istanti nella saletta dove riposa Don Bosco, e la proibizione d'ingresso sarà ancora assoluta per qualche giorno. Ciò non ostante, la pietà dei fedeli e degli ammiratori porta continuamente a Valsalice frotte di devoti che si fermano poi a pregare negli androni e su per le scale. Segni tangibili di questa viva fede, sono i vasi e i mazzi di fiori che continuamente vengono recati e che le suore con pietosa cura dispongono sui pianerottoli e sulle scale che conducono alla ormai storica saletta del secondo piano, la quale, anche in avvenire sarà certamente la mòta di visite e di pellegrinaggi. II paese del Venerabile Ricordate Don Giuseppe Cafasso, che fu beatificato quattro anni or 60>no, in Roma?, che diede tutta la sua attività all'organizzazione del Collegio ecclesiastico di Torino?, che diffuse tanta bontà fra 1 poveri e i carcerati? Certamente. Come si possono dimenticare gli episodi mirabili, di cui fu protagonista il prete Acll&iforca, — cosi lo chiamavano, con discutibile buon gusto, — mistico sacerdote umanissimo, che operò conversioni miracolose, quali 'quelle dei due più temuti.brinditi della sua epoca: Pietro Mollino, dotto il bersagliere, e Francesco Delpero, sopranominato la tiare? Ricordate Monsignor G. B. Bertagna, moralista insigne, di cui si celebrò solennemente . Centenario della nascita pochi mesi or sono? Ricordate infine il Cardinale G. Battista Cagherò, missionario e mniìicista, autore della popolarissima canzone Lo spazzacamino, deceduto, più che ottantenne, due anni fa? Tutti e tre erano di Casie-lnuovo d'Asti, del paese di Don Giovanni Bosco di Castelnuovo, che s'appresta ora a celebrare il suo Santo più ammirato in tutto quanto il mondo. Perchè — se non lo sapete ancora — quell'ameno borgo, situato su di un colle, a pochi chilometri da Chieri, denominato ufficialmente Castelnuovo d'Asti, che forse fra qualche mese si chiamerà Castelnuovo Don Bosco, viene anche popolarmente distinto col nt>tn« di paese del santi. E, in realtà, non manca la ragione per tale lusinghiero appellativo. Castelnuovo — d'Asti o Don Bosco — è situato a poco'più di venticinque chilometri da Torino, e verso la metropoli subalpina è idealmente p praticamente orientato, poiché vorrebbe ad essa finalmente venire unito con una ferrovia diretta. 11 desiderio, in verità, è molto annoso, e qualche bello spirito locale ricorda perfino, a questo proposito, un episodio di storia ormai antica. Un Insigne parlamentare, che fu per molte Legislature deputato della scomparsa circoscrizione comprendente Castelnuovo, ad una festa locale, svoltasi jn&l 1884, alzando il calice, colla sua smagliante eloquenza trascinatrice, promise al popolo che entro due alnpfrlcgdrafVdftssnsrdddncgnIlntilbccn6fdfdlefdeplmpqpdTggltmpndqnsfsvdedslrlpgl anni la vaporiera avrebbe fumato fra e ridenti vinicole colline. E invece non fumò e non fumerà più alcuna vaporiera, poiché la ferrovia, che forse fra non molto, senza almeno aspettare quarant'anni e più, toccherà anche e ricche colline castelnuovesi, sarà con ogni probabilità elettrica. Castelnuovo attende, ma intanto sogna nella quiete dei suol colli verdi, dove spira tanta aura di pace e di religione. Perfino Carlo Magno la respirò quell'aura divina, ed una leggenda assai accreditata, a lui fa risalire la fondazione della celebre Abbazia di Vezzo!ano, mirabile monumento di medioevale architettura. L' imperatore ranco, che nel 773 prose con altre cità anche Torino, un giorno, cacciando, si sarebbe spinto fino alla solitaria selva di Vezzolano, nei pressi di Castelnuovo, accompagnato soltanto da. due scudieri: là improvvisamente gli sarebbero apparsi tre scheletri sorgenti da una tomba scoperchiata, provocando in lui e nei suoi seguaci un grande spavento. Per fortuna, un pio monaco si sarebbe presentato 6ubito a confortare il Sovrano, che — avendo già qualche morto sulla coscienza — non poco ne temeva la riapparizione. Il monaco avrebbe anche esortato Caro Magno a pregare la Vergine, patrona del luogo, e l'Imperatore — accetando il consiglio — volle più tardi far nnalzare alla Madonna, sul luogo del'apparizione, una Chiesa ed una Abbazia. Ma Castelnuovo è ricca di Chiese anche nell'abitato, a cominciare dall'eccelsa Madonna del Castello, che domina feudalmente dall'alto l'abitato. Ca6 lei nuovo, infatti; ha un suo passato feudale, che ebbe inizio forse prima del 1103, quando i Conti di Rivalba furono investiti anche di questa terra. Poi passò ai conti di Biandrate, al dominio monferrino, finché assurse a liberta di Comune con propri statuti ed alta autorità podestarile. - Il 16 novembre del 1420 Castelnuovo fu scelta quale sede atta per concludervi una pace fra i signori di Savoia e Monferrato, ed in quel torno di tempo dette anche i natali ad un santo... aico, che fu però singolarmente bene merito dell'istruzione torinese: forse proprio a Castelnuovo infatti nacque quel tal Giovanni De Grassis, conte palatino, docente insigne di giurispru denza, che nel 1457 nella sua casa in Torino istituì una specie di collegio gratuito por quattro studenti bisognosi, due di Castelnuovo, due di Ivrea, intitolandolo, non senza qualche esagerazione, Sapienza dei poveri scolari De Grassis. Dopo una lunga, autonoma, ed an che gloriosa vita comunale, Castelnuo vo noi 1559 giurò fedeltà ad Emanuale Filiberto duca, ed anzi divenne feudo di una figlia di lui, Matilde di Savoia, quando ella andò sposa a Carlo di Siniiana. Castelnuovo, nel seicento e nel settecento, vide spesso, e subì dolorosamente, la venuta di eserciti stranieri; poi il turbine rivoluzionario si scatenò travolgente sulla sua pace campagnuola. Finalmente il nuovo secolo deetmonono seppe ridonargli la tranquilla armonia dei paesi floridi e buo ni, e nella sua serenità maturarono le sublimi virtù dei Santi: Giuseppe Cafasso confortò l'umanità peccatrice e sofferente ; Giovanni Bosco si creò divinamente apostolo della gioventù. A meno di tre chilometri dal centro di Castelnuovo, prima di giungere al comunello di Capriglio, vi è la borgata di Murialdo, o meglio dei Becchi, dove sta sorgendo per ferma volontà e intensa fede salesiane un santuario dedicato a Don Bosco. Vigne, campi sorriso di verde circondano una umie casetta, conservata come per miracolo, dove il beato nacque il 16 agosto del 1815. Là il bimbo segnato in fronte dal destino venne educato dalla buona mamma Margherita, che non sapeva leggere, ma conosceva alla perfezione la santa spontanea pedagogia materna, materiata di intuizioni, di indulgenze e di profondo amore. Là Giovannino educò la sua mente prodi giosa; cominciò a leggere e a studiare portanto le beste al pascolo; là apprese perfino a fare il giocoliere per attrarre attorno a sé colla curiosità l coetanei ; improvvisandosi a dieci anni missionario e predicatore. Vi 6, là ai Becchi, — ed ora lo hanno cintato — il prato dove il futuro santo ebbe il suo primo sogno, che gli rivelò l'avvenire, persuadendolo a tutte le audacie per giungere a tutte le mète. E vi è pure, accanto alla chiesa bella, una cappelleria umile, dove Don Bosco officiava, quando già grande e già vittorioso, amava tornare talora al paesello natio per riposarsi un poco, fra la serenità campagnuola, della immane sua fatica. E non manca, nella cappelletta umile come l'uomo che rosi la volle, un rozzo confessionale alla cui piccola grata sì accostò fanciullo un altro santo: Domenico Savio da Mondonlo. E' insomma — là fra Castelnuovo e Capriglio — la piccola fonte da cui fluì la vena ineusaribilo di bontà, che ppr miracolo — oggi consacrato sugli aliar! — si diffuse umile e trionfale per tutto 11 mondo. Luigi Collino.