La Convenzione di Washington

La Convenzione di Washington LE OTTO ORE La Convenzione di Washington r ' a i a o o l e Roma, 18 notte. [Alpa) — li Consiglio di amministrazione dell'Ufficio internazionale del lavoro nelle sue due ultime sessioni si è occupato della Convenzione sulle otto ore. Per una clausola inserita finora in tutte le convenzioni internazionali del lavoro, dopo un certo periodo di tem po, generalmente dieci anni, dacché esse sono entrate in vigore, il Consiglio deve preparare una relazione sulla applicazione delie convenzioni stesse e proporne alla Conferenza, se lo giudica opportuno, la revisione o la modifica. Ciò appunto ha dato luogo, a proposito della convenzione delle otto ore. a una ampia e vivace discussione, alla quale, hanno partecipato i tre ministri del lavoro, d'InKhilterra, dt Francia, e di Germania, recatisi appositamente a Ginevra, e per l'Italia, S. E. De Michelis, delegato del Governo nel Consiglio d'amministrazione. Come è noto, la convenzione di Washington (1919) non è stata pienamente ratificata che da un piccolo numero tli Stati (Belgio, Bulgaria, Cecoslovacchia, Grocin, Lussemburgo, Portogallo, Romania, Cile, India). I grandi Paesi industriali, pur avendo adottato in via normale il regime delle otto ore, hanno lungamente esitato a legarsi le mani con un impegno internazionale, per tema della reciproca concorrenza. Senza la decisione pre-sa dal Governo italiano (1924) di ratificare sub conrì.iltone, cioè' di sottoporre la validità della ratifica italiana a quella di altri Paest specificatamene! indicati, non si sarebbe trovata una via d'uscita. La Francia infatti ha seguito l'esempio dell'Italia e la Germania ha fatto sapere per bocca del suo rappresentante di essere favorevole, che anzi apposite leggi sono in corso di adozione. Altri Stati, come la Polonia, hanno ristabilito la giornata di otto ore (vedi caso delle fonderie dell'Alta Slesia decreto del Ministro del lavoro polacco 31 dicembre 1923). Si può dire quindi che l'internazionalizzazione della convenzione dipende ormai «dall'atteggiamento del Go-'firno inglese, ch-ì ha richiesto a Ginevra la revisione del testo votato a Washington in quasi tutti i suoi punti Il gruppo operaio sì è mostrato ostile a questa proposta, temendo di compromettere i risultati già raggiunti in discussioni, che sarebbero per necessità assai ampie, malgrado l'accettazione del principio Favorevole è stato invece il gruppo padronale, mostrando di preferire una procedura che permettesse la consultazione di tutti gli interessati, prima ancora dt sottoporre la quistione alla prossima Conferenza Internazionale del Lavoro. E' facil-i comprendere in queste condizioni quanto valore avesse l'autorevole parere dei rappresentanti governativi, che fanno da elemento equilibratore in ogni discussione di siffatta natura. Ora, mentre i due ministri del lavoro, francese, e tedesco, inclinavano a introdurre qualche aggiunta al testo votato nel 1919, oppure a proporre una convenzione complementare, l'atteggiamento del delegato del Governo italiano è stato molto più preciso e deciso. S. E. De Michelis ha dimostrato che queste aggiunte non avrebbero dato alcuna soddisfazióne all'Inghilterra, la quale nelle sue richieste andava più oltre, e che bisognava quindi, poiché non si voleva procedere a una revisione profonda delLa convenzione, schierarsi a favore dello stata, avo. La tesi di S. E. De Michelis ha trovato pienamente il consenso del delegato governativo del Belgio ed è quella che è prevalsa, ogni altra proposta essendo stata respinta dal Consiglio, sia pure talvolta a parità dt voti. Questa tesi, del resto, è il riflesso, logicamente coerente nel campo interna zionale, dell'affermazione fatta dal Ca-, po del Governo italiano in una delle prime sedute della Camera dei Deputati dopo l'avvento del Fascismo sulla intangibilità della conquista delle otto ore Naturalmente la Convenzione non riguarda gli Stati ch9 non sono membri della Società delle Nazionie ira questi l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche della Russia. Anzi in occasione del decimo anniversario della rivoluzione il Comitato Centrale esecu Ilvo della U.R.S.S. dichiarò che l'industria dovrebbe, nel corso di cinque anni, passare progressivamente al regime della giornata di sette ore. Nel 1928 il regime delle sette ore fu applicato in 2S fabbriche — di cui 24 tessili — occupanti 123.700 operai. Il primo risultato ottenuto è stato l'aumento dell'effettivo operaio: nelle 24 fabbriche tessili gli operai sono aumentati del venti per cento. 11 lavoro notturno ha dovuto aumentare. Mentre col regime delle otto ore la proporzione degli operai che lavoravano di notte era del 33 per cento col regime della sette ore la proporzione è del 50 per cento. Il cambiamento di regime ha portato a molte modificazioni le quali richiedono una preparazione accurata che dall'esperienza dei mesi scorsi è stata molto insufficiente. Anche i risultati economici non sono stati favorevoli. La riforma è ora in via di applicazione in 158 industrie occupanti 206.000 operai e in -50 nuove imprese, occupanti 14.300 operai. Così 30.000 nuovi operai entreranno nell'industria e, grazie a tali misure, alla fine del 1929, 365.000 operai avranno la giornata lavorativa di sette ore. La riforma è sfata per ora. applicata alle industri? leggere, considerato che le altre richiedono masciore applicazione. Alla fine dell'anno- gli operai beneflcianti dell^. sette ore saranno 160.000 nella industria tessile, 73.000 nella metallurgia. Nelle miniere solo 20.000 operai sono interessati alla riforma, mentre nell'industria chimica saranno le manifatture di caucciù ad approfittarne per le prime insieme a quelle del tabacchi. La ipcriilazione del lavoro vieente dovrà essere modificata. L'esperienza di questi mesi ha dimostrato che il lavoro notturno è più penoso di quello diurno, perciò si e deciso che le squadre notturne lavorino un'ora di meno ili quelle diurne. Le squndrp eh" non possono lavorare spile ore avranno un compenso speciale. La durata del lavoro dei fanciulli deve essere nrowisoriament0 mantenuta Invariata, perchè la giornata ridotta di cui essi erodono e già un prave carico per l'industria. T.'estensione del replm.e dpll» «ette ore nbbltea a miTllorare le condizioni dì vita operaia TI primo problema da risolvere f> anello degli allocai, noi anello della protezione dPÌ lavoro che. =e non «ara trattato seriamente, condurrà ari un aumento di fnfnrhinii prò. Infine vi ?> il problema deliri ninno 'd'onero. Le hors-1 del tirerò. i->filM. non hanno onarai qualificati: =1 traila dimane rit prepararne in modo continuo metodico. Sarà Interessa ri*" vedere anali saranno 1 risultati dell'esperimento a fine d'anno, risaltati che tuttavia .non no Igg» Iranno servire da termine di confronte nei ricrnardi dolln mano d'onera industriale» decrù altri Pn.«<5Ì fiala lo ennr1:. •/i.aoi d'eccezione della economia e le ■ITI condizioni .dell'industria in discussa a Ginevra

Persone citate: Alpa, De Michelis, Sarà