I Sovrani a Rodi

I Sovrani a Rodi I Sovrani a Rodi I grandiosi preparativi per il ricevimento « Le popolazioni di tutte le isole inviano rappresentanze Rodi, 13 'notte. L'affrettato scorrere delle catene nelle cubie ogivali ri avverte che la nostra bella nave bianca sta gettando le ancore. Siamo a mezzo miglio dal porto. Entro quest'anno la calata del molo di Sant'Angelo sarà compiuta e i piroscafi potranno così attraccare* alla banchina. In attesa delila rifinitura della nuova opera notevolissima del Regime giungendo a Rodi i grossi bastimenti s'ancorano al largo e lo sbarco si compie per mezzo delle scialuppe. Poiché quest'acque son sempre tranquille, in ogni stagione, il trasbordo è possibile e piacevole in tutti i mesi. Fossero nelle stesse condizioni di fortuna tant'altri approdi colonna-lei! Mentre rapidamente si compiono le formalità per lo sbarco, nel più puro mattino d'Oriente, dolcissimo di trasparenze infinite, il mio sguardo avido abbraccia il panorama amplissimo: primo sorriso versicolore dell'isola incantata delle Rose (come vuole la tradizione) o dei Melagrani (come vuole, non so perchè, qualche etimologista). Il fiore dell'Oriente ^ La Maliarda, la Felice, il Fiore dell'Oriente- — come la chiamarono a volta a volta gli abitatori: fenici, greci, musulmani, e i dominatori: -romana, bizantini, crociati, turchi — ci offre il suo primo aspetto suggestivo. Dalla Punte della Sabbia (Cum Burnii) fino alla diga dell'Acantlia, tre chilometri di costa sabbiosa e di banchine di pietra si snodano mollemente e si protendono nell'azzurro dell'Egeo sonnolento sotto il gran sole d'oro. Dalla Lanterna alla prima diga è un lungo tratto di spiaggia violacea. E' il Lido di Rodi, il convegno della mondanità balnearia, il soggiorno preferito dei connazionali che, tutt'intorno alla vetusta Neocori, hanno costruito, in un'orgia dondolante di palme ricadenti a getto di fontana, le modernissime villette civettuole. Fra la prima diga e la seconda, dominate dall'estremità tondeggiante della Torre di San Nicola, s'ingolfa il Mn.ndracc.hio l'antico porto dell'opulenza isolana. A mezza ria tra la Fenicia: emporio dell'antico mondo orientale, e l'Eliade « Santa » : splendore impareggiabile della prima età mediterranea, Rodi, prossima a Creta ed imminente alla Giliola, era il centro geometrico dei fervidi traffici marinari, la cosmopoli maturale delle civiltà perdute. Il Mandracchio fu lo scalo istintivo di tutte le fortune greco-orientali.„ Al suo ingresso si ergeva il famos|ésimo Colosso, catalogato fra le sWfie meraviglie. Tre secoli innanzi Cristo, quando Rodi — fondate per concorde pacificazione degli abitatori eli Lindo, di Jàmiso, di Càmiro, che si erano aspramente combattuti in lotte fratricide ■— confava, appena, cent'anni d'intensa vita. Demetrio Poliorcete, sangue nobilissimo di Antigono, la cinse d'assedio. Strenuamente resistettero i Rodii. L'« Eversore dì città», dopo inutili tentativi, si trovò costretto n rivalicane le onde per far ritomo, vinto e deluso, all'Asia Minore. Il suo parco d'assedio, imponente quanto l'impresa tanto mal fnii-ta. restò ai vincitori. La vendita delle macchine da guerra fruttò agl'isolani ben trecento talenti: qtia.sl otto milioni delle nostre lire. La somma, per lo stile bellico dell'epoca, è davvero favolosa. Forse la fantasia, nonostante la testi numi ari za storica, concorse a renderla più sbalorditiva. Grati agl'Iddi! benigni dei loro miti, in parte diversi da quelli d'altre città elleniche, i Rodii impiegarono la somma ad erigere la gran statua di bronzo, alta trenta metri, sotto le cui gambe divaricate .passavano i velieri onerari. Coronato il capo d'una raggiera numerosa, la mano dpstra eretta a sostenere un crogiolo acceso, armato dell'arco p della faretra, la statua -ciclopica raffigurava l'ellenico Elios. il Febo latino, il fulgidissimo sole protettore dell'Isola Felice. Solo per cincruant'annl il Colosso segnò, nelle dolcissime nòtti stellari sull'Egeo proclive, la ria ai navigatori. Un terremoto rovesciò l'immensa mole bronzea, facendola cadere nelle acque poco profonde, sulla coltre dell'alghe Forse sarebbe stato possibile riporla sul suo piedistallo di pietra. Ma uri convincimento tenacemente radicato impediva- ai Rodii. di por mano sul loro smisurato Iddio crollato. Si diceva ch'egli avrebbe trafitto chiunque osasse disturbare il suo sonno algoso. Novecent," anni — e .quindi più di ALigi — Elios _restò nel suo venerato riposo. Nel 653 una torma di (pirati saraceni fece una scoirreria nelle acque isolane. I corsari, a quanto pare, non temevano l'ira faretrata di Elios abbattuto. Infatti essi demolirono il Colosso, ne trasportarono i pezzi a Tiro e li vendettero ai mercanti di Edessa che li fusero. Angusto e dai fondali insufficienti il Mandracchio, oggi, e un rifugio, al più, per le scialuppe. Il nuovo scalo rodio gli è contiguo, fiancheggiato dalla diga di Torre San Nicola e da quella'di Torre dei Molimi. Oltre l'avamporto, il porto commerciale è compreso fra la Lan terna, la Posta di Castiglia e la torre degli Arabi. La lupa romana Per toccar la riva incantata non si passa più sotto l'inforcatura del colosso solare. Si passa, invece, fra due colonne massicce e ferrigne, sormontate dai capitelli bizantini. Sopra l'una e l'altra colonna sono i due simboli araldici di prosperità e di grandezza: la Lupa roni aia e il Cervo rodio. Rivolti verso rknmcnsilà del mare azzurro, i due segnacoli vigilano, meglio che non potè fare l'Iddio faretrato, la fortuna rinascente dell'Isola Maliarda, disgiunta per sempre dalla fanatica decadenza saracena, ricongiunta all'Occidente ed alla Cristianità sotto la protezione dell'eterna Madre dell'occidentalismo : l'Urbe cattolica. Rodi maliosa, snodate lungo tutte la costa'e l'immediato retroterra, con la sua città murate e coi sobborghi : ' di Neocori, di San Giovanni, di Sant'Anastasia, di San Giorgio, che la cingono come una coorte di satelliti intorno all'astro maggiore, ansima così, per tre bocche di pietra nel suo mare placido, trasparente, sonnolento sotto il gran sole d'oro. Dal ponte della nave bianca guardo l'infoltirsi, presso le rive, delle alberature sottili nell'intrico del sartiame. Più oltre scintilla la gran distesa di tetti obliqui, di terrazze quadre, di cupole rotonde. Alti, esili, arditi, i minareti aguzzi sembrano pungere, col loro vertice aereo, il cielo; il cielo divino dell'Isola delle Rose, puro e luminoso, disteso come uno sterminato baldacchino d'indaco sopra i ciuffi frusciant.i delle palme altalenanti, sopra le chiese e le moschee di questa terra dove l'Oriente vicino e l'Occidente dominatore si confondono in una stessa armonia inesprimibile. Qualcuno mi avverte che è venuto il mio turno per lo sbarco. Quasi con rammarico abbandono la contemplazione mattutina per scendere, lungo la scaletta, nel motoscafo che mi porterà fra i due segni della rinascita rodia: il Cervo isolano e la Lupa di Roma. Festa di colori La città è tutta fasciata di bandiere : per le strade grandi festoni e scritte inneggianti al Re e a Casa Savoia. La popolazione vive con ansia febbrile le ultime ore. di attesa per l'arrivo dei Sovrani. Da ogni parte dell'isola sono convenute a Rodi numprosp rappresentanze per porgere ai Reali il loro devoto saluto. Il senatore [.ago, governatore delle Isole egee, ha lanciato il.seguente proclama : « Sudditi del Re! « Colui che all'inizio del secolo, Principe pensoso della più antico. Dinastia del Mondo, percoli èva i mari degli aviti Reumi di. Gerusalemme e di Cipro ed approdava in Rodi, trovandovi le origini leggendarie, ed eroiche del motto sabaudo, domani sbarcherà. Re. in. Rodi, Re della nastra Grande Nazione vittoriosa in guerra e polente, in pace. Inchiniamoci davanti olla Maestà del Re, evocando con commossa fierezza le tradizioni, e le glorie latine e italiane all'Oriente, ed esaltando nel Re gli alti d-eslini della Patria. « Inchiniamoci davanti, alla Maestà della graziosa Regina, specchio di tutte le virtù di nostra genie, e da.avnli alle. Loro Altezze le Principesse Reali, soavi fiori di bellezza e di grazia italiana. In onesto momen to il nostro pensiero richiama anche l'immagine luminosa di Sua Altezza Reale il Principe Ereditario, che ha lasciato qui una inestinguibile scia di affetti e di ammirazione. « I sudditi italiani dell'Egeo offrono reverenti e riconoscenti il loro omaggio agli Angusti Sovrani ed al hi Reale Famiglia ». Roberto Mandel. I