La Provincia

La Provincia La Provincia Con precisione automatica, negli •aitimi giorni del mese scorso si è compiuto nelle Province del Regno l'atto del passaggio di poteri dalle vecchie istituzioni provinciali (Giunte e Consigli) alle nuove (Presidi e Rettorati), stabilite da un'apposita Jegge di riforma dell'Amministrazione provinciale, votata nell'ultimo periodo legislativo del passato Parlamento. In questi giorni gli argomenti offerti all'attenzione del pubblico sono stati cosi numerosi e di tale entità, che quell'avvenimento- è stato generalmente poco rilevato. Eppure anch'esso ha un'importanza non secondaria, non solo nel complesso organismo del nuovo diritto pubblico italiano, ma anche nelle ripercussioni piratiche riguardanti la vita e gli interessi delle nostre Province, ai quali ciascuno di noi è legato. In che cosa consiste, dunque, la radicale riforma operatasi nelle Amministrazioni provinciali? Più che una riforma, potrebbe dirsi la logica conseguenza di una serie di riforme, che hanno trasformato lo Stato italiano. In mezzo al fiorire ed all'affermarsi di tutta una nuova co scienza giuridica e politica intorno alla concezione dello Stato corporativo, gli istituti della Giunta e del Consiglio provinciale rimanevano, veramente, quasi dimenticati nelle 'disposizioni della Legge comunale e provinciale, come ruderi di una età tramontata. La loro permanenza non era più comportabile con il mutato ambiente. D'altra parte la caratteristica delle nuove creazioni giuridiche del Regime è la costante prospettiva di edificare uno Stato orgamico di diritto. Era evidente che lo questo dovessero inquadrarsi, prime o poi, gli organi provinciali, che collaborano con il Prefetto. Regime profondamente unitario e sintetico, il Fascismo si preparava a modellare la Provincia sullo stesso plano su cui già era stato trasformato il Comune. Era evidente, quindi, in sede pregiudiziale, che i componenti della Amministrazione provinciale dovessero essere di nomina governativa. Non è a dubitarsi che In un regime corporativo la scelta degli amministratori 6ia fatta secondo criteri organici di capacità e di competenze specifiche e non su basi di generico apprezzamento del corpo elettorale, soggetto a suggestioni ingannevoli di origine politica. Su questo punto di partenza tutti I più competenti -studiosi in materia erano d'accordo. Era un gran passo, ma c'era molto altro ancora da assodare, su cui l'accordo appariva meno facile e pronto. E, prima di 'tutto, quali e quanto estesi sarebbero stati i poteri del nuovi organi? E poi : quali sarebbero state le loro atjtribuzioni? Su questi punti essenziali il campo è rimasto diviso per parecchio tempo. In realtà, anche se ciò non appariva chiaro dalle discussioni, le tesi in contrasto risalivano a due concezioni opposte dell'Ente Provincia. Da una parte, co loro i quali pensano che la Provincia sia una finzione legale, un Ente amministrativo alquanto artificiale, a icui non corrisponde una realtà di Vita sociale. Costoro tendono a polarizzare la vita della Nazione nei due organi indubbiamente più concreti: il Governo centrale, che rappresenta lo Stato, e il Comune, che rappresenta i vari membri dell'organismo. Un'altra scuola, invece, pensa che non tutte le funzioni della viita sociale si esauriscano nello Stato e nel Comune e che esistano, pertanto, dei servizi, che non possono essere attribuiti allo Stato, dato il loro carattere decentrato, mentre, d'altra parte, non possono essere gestiti dal Comune per la loro stessa natura intercomunale. Di qui la necessità di un terzo organo, della Provincia, cioè, che, sebbene abbia un carattere più riflesso che spontaneo, risponde ad alcuni bisogni non fittizi, ma reali e di indiscutibile eritità. Essa stabilisce precisamente la continuità tra l'atomismo comunale e l'accentramento statale. Nel vagliare tutti gli elementi per un nuovo assetto dell'Amministrazione provinciale, il Governo fascista ha tenuto conto delle considerazioni, che consigliavano di tenere in efficienza la Provincia; ha tenuto conto, altresì, della tradizione storica, che nessuna ragione fonda mentale imponeva di rompere o far violentemente divergere. Così, con grande equilibrio, ha cercato la soluzione più semplice, che è poi la più adeguata. Accettato in pieno il criterio della nomina da parte del potere esecutivo, per i poteri e le attribuzioni nulla modifica delle disposizioni della vigente Legge comunale e provinciale. Quindi, il nuovo ordinamento, che fu presentato alla 'discussione del Parlamento con una relazione del Duce, non rappresenta un doppione dell'ordinamento podestarile, poiché la società provinciale, }n quanto presenta una differenziazione di interessi più larga di quella della società comunale, non richiedo quella unicità dell'organo delibera iivo, che costituisce la caratteristica dell'assetto podestarile. In coerenza a questa premessa, la Amministrazione di ogni Provincia è composta di un Preside e di un Rettorato provinciale, costituito dal preside e dai rettori, n preside della Provincia esercita le funzioni che la Legge comunale e provinciale attri buisce al presidente della Deputazione provinciale e alla Deputazione; il Rettorato della Provincia esercita le /unzioni che la stessa legge attribui¬ nlzldpdfsscpnbncavpctoioctcddacisiv sce al Consiglio provinciale. Le sedute del Rettorato non sono pubbliche, ma rimangono ferme le norme stabilite nella attuale Legge comunale e provinciale, che concernono la pubblicazione delle deliberazioni Nulla è stato innovato nelle funzioni di vigilanza e di tutela stabilite dalla legge attuale per gli atti della Amministrazione provinciale, poiché — come osserva la relazione del Duce — è contrario alle più profonde esigenze della legislazione fascista diminuire i necessari controlli sulla gestione degli Enti locali, secondo le superatissime formule del preteso decentramento istituzionale. La riforma, come abbiamo accennato, risponde al nuovo diritto pub blico, per il quale il potere esecutivo non solo non è più, come un tempo, considerato un semplice strumento alle dipendenze del potere legislativo e privo di qualsiasi valore proprio; ma, al contrario, è riguardato come « il vigile e assiduo rappresentante della personalità dello Stato », onde nessuno può soltanto mettere in dubbio il suo diritto a costituire organi locali di rappresentanza, poi che è pienamente abilitato a costituire organi locali di rappresentanza chi ha la rappresentanza organica della personalità dello Stato. Il nuovo ordinamento — che, sia detto fra parentesi, non contrasta affatto con lo Statuto, poiché l'articolo 71 dello Statuto vuole che le istituzioni comunali e provinciali siano regolate dalla legge, ma non impone il sistema elettivo — assi¬ cura anche alle Provincie la continuità e la stabilità di amministrazioni, che, libere da malsane competizioni, potranno dedicarsi ai gravi compiti, specie assistenziali, che sono loro confidati. Lo spirito e la disciplina del Governo fascista — osservava la relazione v<Iella Commissione della Camera — eviteranno" dissensi e contrasti; i prefetti potranno intervenire autorevolmente a neutralizzare ogni dissapore ed ogni asprezza, mentre i segretari provinciali del Partito daranno opera di chiarificazione e di conciliazione nelle controversie che potranno sorgere. Mesi or sono, quando il problema della Provincia cominciò ad essere dibattuto, A. O. Olivetti, discorrendone con grande competenza, nella rivista Autarchia, concludeva : « Nella Provincia dovranno accentrarsi non solo i servigi delegati dallo Stato, ma anche tutta la materia corporativa provinciale e tutta la materia provinciale dell'economia nazionale. Invece della precedente larva più o meno parassitaria, dovrà sorgere un organismo omogeneo, agile, vivace, che rappresenti la somma degli interessi e delle funzioni sociali in un determinato territorio. In questo modo la nuova provincia non sarà più una finzione di diritto, ma qualcosa di vivente, « la corporazione dei Comuni » ed insieme la riproduzione dello Stato nel territorio ». L'augurio dello studioso è stato ampiamente realizzato dal fatto. L'on, Ciano inaugura a Bologna l'Esposizione africo-industriale Bologna, 20 min. Ieri, con l'intervento di S. E. il Ministro delle comunicazioni on. Ciano, autorità civili e militari e di molte personalità del campo industriale, agricolo e commerciale ha avuto luogo la inaugurazione dell'Esposizione riunita negli stands appositamente costruiti entro le mura dello stadio del Littoriale, esposizione che rappresenta una superba rassegna di tutte le forze produttrici. All'ingresso della Esposizione, affollatissima di inivitati, il Ministro è stato accolto da vivi applausi e dal suono della Marcia Reale. Il segretario della Esposizione, cav. Bedogni, a nome del comitato organizzatore, ha rivolto a S. E. Ciano parole di saluto e di ringraziamento per il suo intervento. S. E. Ciano, dopo avere tagliato il nastro simbolico steso all'ingresso della Esposizione ha oroceduto ad una minuta visita di tulli gli stands Alle ore 13,30 alla Cesa del Fascio ha avuto luogo una colazione in onore del Mi nistro, alla quale hanno partecipato un numero ristrétto di autorità. Una circolare dell'ai?, Martelli sull'igiene del lavoro Roma, 20 mattino. Il Corriere del Comuni informa che il Ministro dell'Economia Nazionale, on. Martelli, ha diretto al prefetti una circolare riflettente una più precisa applicazione del regolamento dell'igiene del lavoro. In argomento il Ministero ritiene opportuno ricordarli ai prefetti, perchè provvedano nel modo che riterranno opportuno, di diffondere tra gli interessati la conoscenza degli obblighi che loro spettano, a norma di legge, nei riguardi della visita medica preventiva dei lavoratori dipendenti, addetti alla disinfezione mediante acido cianidrico e cianuri delle navi e di altri ambienti.

Persone citate: Bedogni, Cesa, Ciano, Duce

Luoghi citati: A. O., Bologna, Roma