Il Santo torinese della gioventù tratto dalla tomba per essere portato all'onore degli altari

Il Santo torinese della gioventù tratto dalla tomba per essere portato all'onore degli altari Iv9 tralcio delle celebrazioni per I>on Bosco Il Santo torinese della gioventù tratto dalla tomba per essere portato all'onore degli altari La solenne cerimonia nell'Oratorio Salesiano di Valsalice » La ricognizione della salma in presenza dei delegati pontifici e dell'Autorità = Le lacrime delle due miracolate e dei fedeli = L'opera dei medici e la ricomposizione nella cassa di vetro La salma di Don Bosco è stata Ieri esumata. Fu un poco, per il piccolo erande sacerdote che amò la vita per lare il bene, un ritorno alla, vita; ritornò che irradiò intorno, come allora, un senso commovente di letizia e di purezza. Don Bosco è stato rivisto. Lo hanno rivisto con un groppo di dolce "angoscia alla gola alcuni suoi allievi, quelli che, raccolto il suo esempio, continuano l'opera sua; ed era ancora lui, sebbene totalmente mutato dalla morte, poiché per i grandi e per i santi nulla conta la morte. Lo hanno visto con un'ammirazione, con una venerazione ansiosa e stupita, alcuni che mai l'avevano conosciuto in vita, ed anche essi, come per incantesimo, lo videro vivo e fidente, attraverso la miracolosa e inesauribile vitalità dell'opera sua. Pochi l'hanno visto, giacché era cerimonia ufficiale che non consentiva largo stuolo di estranei; ma molti, moltissimi certamente lo vedranno, tutto il popolo si recherà a vederlo, questo santo figlio di popolo, quando sarà e6jposto alla pubblica venerazione prima di essere cu^bdito sull'altare, il suo altare della basilica di Maria Ausiliatrice. E' veramente il suo altare, che ritorna ad essere suo. Fin dalla sua morte quell'ali i era destinato a Don Bosco, e quella di Valsalice fu una tomba temporanea e quasi accidentale. Una vicenda fra commovente e curiosa, tra Intima e storica si ricollega a questa prima sepoltura di Valsalice. Vogliamo ricordarla brevemente, anche perchè è poco nota. Una benevola trovata di Crispi Quando, nel febbraio dell'88, venne ia morte il grande prete educatore, i euoi cooperatori ed intimi, coloro che fcen l'avevano conosciuto nella sua mirabile vita, già erano sicuri che il loro maestro sarebbe stato proclamato santo, innalzato sugli altari. E per la sua spoglia mortale già era allestito il loculo in Maria Ausiliatrice, perchè anche il corpo rimanesse là dove si era Iniziata la grande impresa, dove rimaneva, vivo e. ammonitore, lo spirito. .Ma la pietà riconoscente e devota dei figli di Don Bosco urtava contro un ostacolo, la legge del cuore si trovava di-fronte la legge civile, che vieta 'a sepoltura fuori del recinto del cimitero; legge che, data la mentalità politica dei tempi, jaon poteva subire eccezioni. Neppure un grande benefattore come Don Bosco poteva trovare grazia presso le sfere ufficiali e dirigenti di allora. Don Bosco dunque non poteva essere sepolto in Maria Ausiliatrice, doveva essére accolto nel cimitero. La Spagna, che seppe di questo divieto, fece ai Salesiani una singolare proposta. Avrebbe inviato a Genova una nave per trasportare la salma in Ispagna, e seppellirla a Barcellona, nella Chiesa dei salesiani. A Barcellona, infatti, l'opera salesiana aveva una florentissima casa, e il nome di Don Bosco era popolarissimo in tutta la Spagna. I-salesiani di Torino, come ben si comprende, rifhitarono l'offerta; ma neppure si acconciarono all'idea di rinunciare a dare al maestro una sepoltura particolare. E si rivolsero a Crispi, presidente dei ministri. La scelta non era stata fatta a caso. Crispi e Don Bosco pi ■ erano conosciuti, erano stati amici; qualcosa di più, anzi, che amici. Quando Crispi, profugo per la prima volta a Torino, si era trovato senza mezzi, era stato aiutato e soccorso da Don Bosco. Il buon prete gli aveva trovata jina camera nei pressi della Consolata, ed anzi per * primi mesi era stato lui stesso a pagarne l'affitto; ed in seguito gli aveva ancne procurato degli allievi, e.con queste lezioni il futuro ministro riusciva a sbarcare il lunario. Grispi non dimenticò mai il buon prete piemontese e ■ gli serbò sempre amicizia e riconoscenza. Quando i sa lesiani lo fecero edotto del contrattem po'che li angustiava, prese a cuore la loro causa, e riuscì a dargli una felice coluzione, ricorrendo, con la sua men te, politica anche nelle piccole que elioni, ad uno strattagemma. Non po tendo.affrontare l'ostacolo, lo girò abil mente. Poiché la sepoltura era possi bile fuori del cimitero, purché fosse anche fuori della cinta cittadina, egli suggerì di trovare un luogo adatto', appunto fuori della cinta. E così si scelse Valsalice, dove era già l'Istituto Sa lesiano, e quivi trovò riposo la salma di Don Bosco. Si ricorda, anzi, che venne fatta una specie di fìnta sepol tura, mentre la salma rimase per circa un mese deposta in una sala dell'Istituto; e ciò per dar tempo al muratori idi .costruire la tomba e la cappella La sorpresa di 12 anni fa Questa di ieri non è la prima esumazione cui viene sottoposto il corpo del pio sacerdote; è precisamente la seconda. La prima avvenne nel 1917, e questa è come la conseguenza e la conclusione di quella, poiché entrain be si ricollegano alla causa di beatificazione. L'esumazione del '17 ha avuto per scopo di constatare e prò clamare che si trattava proprio del còrpo di don Bosco, di cui si iniziava a Roma il processo di beatificazione, e a prova ottenuta alla bara sono stati apposti i sigilli. La esumazione di ieri ha avuto per oggetto la constatazione, a 'mezzo dei sigilli intatti, che nulla è stato manomesso, che si tratta seni pre delle spoglie di Don Bosco. Ope razione di ricognizione la prima, di verifica la seconda. La Chiesa adotta questo severo procedimento per avere la sicurezza delle autentiche reliquie. Alla seconda esumazione, infatti, si accompagna l'estrazione delle reliquie che saranno poi venerate dai credenti Le reliquie si estraggono direttamente dal corpo se questo non è mummificato, e constano generalmente di ossa dei costato, nonché delle ossa di un dito se sono destinate al Papa; le reliquie possono essere indirette quando il corpo mummificato non viene mutilato, e sono ricavate damili indumenti che rivestono la salma. Queste operazioni si svolgono secondo un rito stabilito, come dicemmo, con norme rigide e inderogabili. Si ricorda che quando Don Bosco venne esumato la prima volta dodici anni fa, fu per gli astanti, con la commo'zione del momento, una lieta sorpresa, in quanto la salma appariva conservata da un principio di mummificazione. Il volto aveva ancora un poco della sua flsonomia, avvertibile nel tessuti rinsecchiti ma non totalmente scomparsi attorno alle ossa. Il capo conservava poi quel caratteristico Ciuffo di capelli, abbassato sulla fronte. Questo faceva ieri sperare che il processo di mummificazione avesse continuato permettendo di ritrovare ancora qualcosa del-Don Bosco mortale qualcosa di quella persona che tanti ancora caramente ricordano, invece, come si vedrà in seguito, queste speranze non hanno avuto conferma nel fatti dsmftL'esum^ione^co^ ^»^Sj , n e a e e i a e a i o a a a a i a a e e a n o i o i a n e l o l e e e e a va trattare di una cerimonia stretta-mente privata, svolgentesi davanti a poche persone: quelle volute tanto dalla legge della Chiesa come da quella civile, con una ristrettissima cornice di interessati. Ma difficile è conservare in ambito chiuso tutto quanto riguarda Don Bosco, difficile è che non prenda subito, a un tempo, carattere tifflciale e popolare. Le autorità cittadine, infatti, hanno manifestato il desiderio di essere presenti alla cerimonia, e parimenti una discreta folla di fedeli ha voluto non mancare al pio avveni mento. La pronipote del Santo e le due « miracolate » Alle 15, perciò, nel cortile dell'Istituto, sotto il porticato, davanti alla porta della cappella che custodisce la tomba di Don Bosco, già si addensa un folto gruppo di persone. Ma la porta non si apre che alle autorità ed ai pochi invitati i quali, man mano giungono, sono fatti entrare e prendono posto sulla gradinata che fronteggia il sepolcro. Fra le autorità sono il Cardinale Arcivescovo Gamba, il podestà conte Thaon di Bevel, accompagnato dal segretario generale avv. Gai e dal capo gabinetto comm. Gualco, mons. Salotti promotore generale della fede della Congregazione dei sacri riti — apposi tamente giunto in mattinata da noma — mons. Filippello, vescovo di Ivrea e nativo come Don Bosco di Castelnuòvo d'Asti, il rappresentante del Prefetto, mons. Tommasetti, procuratore e segretario della Congregazione dei sacri riti, don Rinaldi, rettore della Società Salesiana, con tutto il Consiglio superiore, fra cui il prefetto don lìicaldoiie, don Cojazzi, direttore dell'Istituto di Valsailice, il cav. prof Rambaudi, ispettore dei servizi mortuari, il medico dott. comm. Testerà per l'Ufficio municipale d'Igiene, i me dici dott. Peinetti e Rocca e chirurgo Filippello, e il notaio Baldioli. E' pure presente il Consiglio supe rlore delle suore salesiane, fra cui una pronipote di Don Bosco, suor Eulalia Bosco. In mezzo alle suore si trova una « miracolata » di Don Bosco, la signorina Teresa Calegari, di Castel S. Giovanni Piacentino, la quale per intercessione del venerabile guari otto anni fa dal morbo di Pott. E' questo uno dei due miracoli sul quali si è basata la causa di beatificazione di Don Bosco. L'altro miracolo fu compiuto sulla persona di Suor Provina Del Negro, monaca salesiana. Le immagini delle due « miracolate » saranno effigiate, come di consuetudine, in due grandi quadri che verranno esposti nella Basilica di'San Pietro in Roma, durante la cerimonia della beatificazione, per essere in seguito trasportati a Torino. Sul terrazzo che sovrasta alla tomba e che è ornato di bandiere nazionali e dello Stato Pontifìcio, è schierata una lunga teoria di chierici in cotta bianca. Sono essi che, unitamente a un numeroso gruppo di allievi, faranno ala al passaggio della bara. Ancora una volta il fervente educatore della gioventù passerà in mezzo ai giovani, e parrà che egli appositamente si sia mosso dalla' tomba per portare loro di nuovo la sua parola. L'apertura della tomba Intanto, sull'atrio del sepolcro, — ove sono adunate le Autorità, — si appressa il momento della mesta cerimonia. Già i preparativi per togliere la bara dal suo loculo sono in parte 6tati compiuti. Verso il mezzogiorno, un piccolo muratore, accompagnalo da due modesti garzoni rattoppati e spettinati, era entrato nella tomba,portando gli arnesi da lavoro. Alcuni sacerdoti gli hanno dato le disposizioni necessarie, controllando l'inizio della sua opera. Sono i rappresentanti della massima Autorità ecclesiastica e dell'Ordine dei Salesiani, i quali siaccertano di persona della regolarità delle pratiche per l'apertura del sepolcro. 11 muratore toglie dalle sporgenze del bassorilievo e del muro decorato ad altarino, i fiori appassiti, sui quali ogni giorno qualche fedele ha versato lacrime di dolce commozione o di dolore; e poi dà mano agli scalpelli. Nella penombra raccolta del sepolcro e della Cappella della Pietà, che sovrasta il piccolo edificio delda tomba, nell'ambiente mistico che odora di incenso, che invita alla preghiera, che impone il silenzio e incute un senso di soggezione per le immagini venerande e le scritte sacre, i colpi secchi e laceranti degli operai si direbbero una profanazione, se non si pensasse subito che essi preparano un atto della grandiosa festa di trionfo del Santo piemontese. All'altezza di un metro e mezzo circa da terra, coperto da un vetro, è un bassorilievo di marmo ciance, che raffigura Don Bosco sul letto di morte; oltre il marmo, sono un muro ed un lasnone di pietra, e dopo è il feretro, nella triplice bara, con la testa appoggiata verso la collina, e coi piedi verso la Città. Gli operai cominciano a scavare all'intorno, tolgono il vetro, smuovono il bassorilievo, e infrangono il muro. Il martellare si fa via via più forte e rumoroso per aprire la breccia verso la bara, e i mattoni e i calcinacci, che rotolano su un ponticello d: legno, producono il pesante tambureggiare della demolizione. Ma ad assistere all'apertura di ouesta tomba non si prova alcuna impresone funerea, non 6i ha il senso della pace violata, perchè ognuno — anche i muratori che spezzano e scavano — ha l'animo preparato ad una rivelazione. « Dammi le anime... » La bassa vòlta del sepolcro, le due scale laterali, che portano alla Cappella della Pietà, l'ambiente sereno del piccolo tempio, sono invasi ormai dalla polvere, che si alza e fuma da! muro spezzato e dai calcinacci. Due sacerdoti dell'Oratorio, assistendo al lungo lavoro, si inginocchiano suHè scale e pregano ili silenzio, tenendosi pronti ad intervenire, qualora la loro opera sia necessaria. Dalle "• etrate delle scale, che si aprono quasi a flore di una vasta terrazza, gli allievi dell'istituto si affacciano a turno, sperando di vedere il feretro del Santo. Nel cortile, fuori del cancello a vetri, un gruppo di persone, quasi tulle donne.jcoi bambini per mano, si sono sedutesulle panchine di legno e attendono ascoltando il pesante rotolare dei mattoni; e in fondo, tra gli alberi, alcune squadre di bambini, accompagnati da sarp-rdoti e da suore, attendono anche essi. Tolta la muratura, il lastrone di piptra è facilmente rimosso: gli operai lo scostano e lo abbassano sul ponticel jìo ^m R(, di-tatì^ma seiua- par- lare; ed allora appare alla luce il feretro del Santo. Due piccole maniglie nere cont.ro una larga tavola di legno biondastro: è la cassa esterna, grande, quadrata, che contiene il feretro. E' istintivo in ognuno l'atto di inchinarsi e di toccarla: i sacerdoti, per primi la baciano. I muratovi in questo istante hanno sospeso spontaneamente il loro lavoro e si sono tratti da parte. Nessuno parla guardando quel legno che contiene le spoglie di un uomo grande, di un apostolo. L'educatore di cui si parla in tutto il mondo, il benefatiore di tanti afflitti, il Santo che molti fedeli pregano coprendosi gli occhi nelle chiese torinesi e nelle loro case battute dalla sventura, è lì, dentro quella cassa di legno, che pare troppo modesta, perfino misera, a confronto della gloria dell'uomo che corre e vola, attraverso tutte le nazioni e sale nel cielo. Tutte le vetrate sono chiuse: poche persone assistono a questa parte del l'esumazione. Ora che il lavoro degli operai è finito nel sepolcro e nella cappella ritorna il silenzio. A tratti s'ode soltanto il crepitare di una macchina cinematografica che 'ritrae l'aspetto del luogo, per portarlo lontano, fors'anche tra i selvaggi, fin dove giungono le missioni dei Salesiani. Pochi palmi sopra la breccia e sopra il feretro è rimasta intatta la scritta sacra: « Da mihi animas, coetera tolle ». E' la santa invocazione a Dio, che ognuno leggie e medita pensando alla vita santa di Don Bosco. Il bacio del feretro Due chierici portano dell'acqua e spruzzano 11 ponticello e. le scale; poi scopano via i calcinacci, mentre il procuratore generale dell'Ordine don Giraudo e il direttore dell'Oratorio don Cojazzi ricoprono il feretro con un panno viola. Altri chierici portane dei tappeti e li stendono sul ponte e su gradini più prossimi e dall'alto si aprono le vetrate per fare svanire il pulviscolo. Ora possono entrare le Autorità e gli invitati. L'ambito del sepolcro dovrebbe essere grande come un salone, per contenere tutta la gente che vuole entrare. Nei pochi metri quadrati di spazio trovano posto invece soltanto le personalità, col loro seguito, e le persone che hanno un ufficio da compiere. Il cardinale Gamba è accompagnato da monsignor Filippello e da don Rinaldi, il Podestà dai maggiori funzionari municipali. Essi si inchinano devotamente dinanzi al feretro, poi si salutano cordialmente. Intorno è una folta cornice di sacerdoti. Otto insegnanti del Collegio, desijpati al trasporto della bara, vestono la cotta bianca. Prima di rimuovere il feretro il cardinale Gamba è chiamato, con alcuni sacerdoti e funzionari, nella sala della direzione per la firma di un verbale e per il giuramento dei testimoni. L'attesa del suo ritorno è lunga, perchè la procedura canonica, come si sa, è molto minuta e precisa. Quando il Cardinale ridiscende, una piccola batteria di macchine fotografiche e cinematografiche cominciano a scattare. E' l'inizio della cerimonia ufficiale. Tolto il panno viola, il feretro è estratto a metà dal loculo, e prelati, autorità sacerdoti lo baciano a turno, sfilando sul ponticello Poi si forma un breve corteo che sala verso la scala di destra e gli 8 sacerdoti in cotta bianca alzano il feretro a braccia e lo portano verso la terrazza, dirigendosi ad un grande salone del secondo plano, nell'edificio maggiore. Il cardinale Gamba e il Podestà sono a fianco della bara e a tratto a natio aiutano pure essi j sacerdoti a portarla! Giunto 11 corteo sulla terrazza, splendente di sole ed ornata di verde e di fiori, la lunga teoria dei chierici salmodiami si muove verso lo scalone interno, in duplice fila, recando i ceri accesi; e lentamente precede la spoglia di Don Bosco alla sala scelta per il rito della ricognizione. Da tutte le parti una numerosa folla di fedeli assiste alla sfilata : molti non nascondono la loro commozione, le dpnne si inginocchiano, un uomo di media età, uscendo dalla cappella, scoppia in pianto dirotto esclamando: « O Signore, Signore!... ». | Il saluto e la benedizione del Papa La grande sala del secondo piano è semplice, quasi disadorna. In mezzo un tavolo coperto di un drappeggio bianco, in fondo un tronetto illumina to, sullo sfondo del quale domina l'effigie sorridente di Don Bosco; dall'ai- ecssllcnerSdnnGRrdtmaedepnnDdccipdibtrlrraedpddlpsnsshncdddcccd—agnlenatsmrbuBlsssnmeam»auddtupceaatnecsptcmd1 altra parte un tavolo per le scrittura-. zicni, e una cassa di vetro, imbottita imsul fondo coi) un ampio cuscino di velluto granata, e contenente da una parti un guanciale dello stesso velluto, guernito di cordoni dorati. E' questa pbtul'urna di vetro che dovrà raccogliere inle spoglie del Santo; essa però sarà!cracchiùsa in un'altra cassa di cristal- lo, prima di essere esposta alla venerazione dei fedeli. Lentamente, con passo solenne gli otto portatori entrano nella sala e depongono il feretro sul tavolo di centro. Le autorità si dispongono ai lati dei cardinale Gamba, che prende posto sul tronetto. I pochi invitati e il ristretto numero di sacerdoti ammessi alla cerimonia tanno corona attorno al feretro. Vicino al cardinale sono il podestà, mons. Filippelio, don Rinaldi, rtnn Tomasetti procuratore generale dei Sa- edQplsdfdpd.v„. glcsiani in Roma, il comm. Raviola peritla Magistratura ed altre poche rappre-lmsentanze. Mons. Salotti si alza allora'aa parlare e ricorda col più \ivo com piacimento le parole di saluto udite dal Pontefice all'atto della propria partenza da Roma e l'altissima considerazione di Sua Santità per la figura di Don Bosco. Al card. Gamba riferisce il gradimento di Pio XI per le feste torinesi, e alla « cara famiglia salesiana > porta la benedizione papale; soggiungendo che il Pontefice considera le feste salesiane anche feste sue. Poi ricorda brevemente l'opera di Don Bosco, che fu creduto persino sovversivo perchè riuniva attorno a sè i fanciulli mentre fu il primo apostolo del secolo XIX; ed afferma che l'apostolo ha dato il suo nome a tutto un secolo. Prima di concludere il suo breve discorso mons. Salotti fa alcune raccomandazioni ai presenti, soprattutto sul divieto di asportare reliquie, che saranno portate, prima che ad ogni altro, al Pontefice il 2 piucrno; ed infine injterpreta l'animo di tutti esprimendo W ! profonda commozione di questo mo mento Il ritorno alla luce Mons. Maritano, notaio archiepiscopale, legsre quindi il verbale, redatto in latino, della ricognizione fatta nel 1917; e si procede finalmente all'apertura del feretro. Due giovanotti guidali da don Giraudo estraggono le viti ad una ad una, che sono accuratamente raccolte,'cdppcDddnspescc«nDvnlblvlfdnnea e tolgone il coperchio della prima cassa. Agli occhi dei più prossimi si scopre cosi il feretro di legno scuro, sigillato con funicelle e bolli di ceralacca ai nodi e sui chiodi. Al cardinale Gamba è offerta allora una forbicina ed egli taglia le funicelle. Attorno al feretro sono tutte le personalità ecclesiastiche, che debbono testimoniare alla ricognizione, cioè monsignor Salotti, mons. De Secondi superiore dei Cammini, don Tomasetti, don Ri naldi; mons. Maritano, don Ricaldo ne, don Vespiniani, don Trione, don Grandi, don Gusmano, don Fascie, don Rotta, don Cojazzi, le due suore miracolate, il Podestà, il regio notaio dott. Baldioli, i medici Rocca e Pemet ti, il chirurgo Filippeilo, funzionari municipali e tecnici. In pochi istanti anche le viti del feretro sono estratte ed il coperchio è rialzato dalle mani dei sacerdoti. E' un momento dì viva e commossa trepidazione che si propaga a tutta la piccola folla raccolta nella sala. La luce, finalmente, entra nella bara e scopre i resti mortali di Don Bosco. Una velatura quasi nera, sua fondo della cassa di zinco ; i residui di una consunzione lenta; i paramenti come carbonizzati che pare debbano cadere in polvere al primo soffio, la Croce un po' spostata su quello che fu il petto del cadavere, e l'urna dei documenti in fondo, tra i rilievi ossei delle gambe. I medici dicono che in questi uiltimi anni il cadavere si è decomposto. La gente fa ressa intorno al feretro, ripetendo il segno della Croce, i prelati si inchinano devotamente, le suore singhiozzano. Poi si debbono aprire le porte che quasi non reggono più all'urto della folla pigiata all'esterno e tutti sfilano attorno al feretro, guidati e contenuti da don Giraudo. Così per oltre un'ora, con frequenti episodi di devozione commossa, di pianto e di fervida preghiera ad alta voce. Poi la bara è portata in un'altra saletta disadorna, ed in presenza delle persone strettamente indispensabili è sottoposta alle pratiche di ricognizio ne: la salma è ufficialmente ricono sciuta per quella di Don Bosco. Monsignor Maritano e il notaio Baldioli hanno redatto il verbale di ricognizione é di constatazione dello stato del cadavere, in latino e in italiano. Quindi la salma è stata affidata alla veglia del chierici. Nei prossimi giorni i medici procederanno alla ricomposizione anatomica delle spoglie di Don Bosco; i sacerdoti la rivestiranno degli abiti sacerdotali e le deporranno nella cassa di vetro, per trasportarle — il 9 giugno — nel Santuario di Maria Ausiliatrice a Valdocco, con una processione di grandissima solennità. Oltre 60.000 tra Istituti e privati hanno già chiesto, alla iDirezione dei Saesiani di partecipare alla processione e alla festa in onore del Santo torinese.