I parricidi di Realdo alle Assise di Cuneo

I parricidi di Realdo alle Assise di Cuneo I parricidi di Realdo alle Assise di Cuneo La sorella, principale accusatrice, trovata ieri a Bordighera in preda a malore Un piccolo colpo di scena in udienza Cuneo, 14 notte. Una numerosa folla faceva ressa stamane riavanti alla nostra Corte d'Assise in attesa che si iniziasse l'udienza del processo a carico di Lanteri Federico, Lanieri Pietro e la moglie di questi, Caterina. I primi due sono imputati di parricidio per avere in unione e correità fra di loro collo scopo di uccidere e di rapinare cagionata la morte, mediante due colpi di fucile, di Lanieri Francesco, rispettivamente padre e suocero. La Caterina Lanteri, moglie di Pietro, e. sorella di Federico Lanteri, è imputala di correità nel detto delitto per avere istigato il fratello e il marito all'uccisione del padre 6uo. Alle 9 precise il Presidente della Core, cav. uff. Lastrncci, apre l'udienza, e sostiene la Pubblica Accusa il procuraore generale cav. Cassina. Il Presidente, che nell'udienza di sabato scorso aveva spiegato ai giurati succintamente i fatti, ripete stamane che Federico venne rinviato a giudizio e che poco prima del dibattimento, questo veniva rinviato per l'improvviso arresto di Pietro Lanieri e di sua moglie in seguito ad esplicita denuncia di altra figlia dell'ucciso, Argentina, che rifori aver aivuto delle confidenze dal cognato Pietro e dalla sorella Caterina, secondo le quali di delitto sarebbe stato compiuto da loro. « Non ricordo nulla » Ha quindi inizio l'interrogatorio degli imputati. Viene sentito per primo Federico. Questo interrogatorio ha messo a durai prova la pazienza del Presidente, poiché l'iniiputato a tutte le domande e le contestazioni ha risposto on un'unica frase: « Non ricordo più nulla ». — Tu menti — dice il Presidente; — avevi detto che non ti trovavi a Realdo, poi hai detto invece che eri con uo cognato quando questi uccise tuo padre. — Non ricordo, non 60 più nulla — risponde l'imputato. — Questa è una commedia. E' vero che minacciasti tuo padre nel novembre 1926 con delle pietre ? — Non ricordo più. — E' vero che chiedesti a tuo padre otto minaccia di fare il testamento nel quale ti lasciasse tutta lai sua sostanza? — Non ricordo più nulla. — Allora te lo ricorderò io. E il cav. Lastrncci legge la deposiione scritta dell'imputato fatta in struttoria nella quale dichiarai appuno di aver richiesto al padre il suddetto estamento, e che il genitore si rifiutò. Quindi contesta all'imputato che il 16 dicembre 1926 egli si recò a ritirare un ucile di suo padre presso certo Fanini, il quale glielo consegnò mediante ilascio di una ricevuta. L'imputato continua a rispondere: — Non ricordo più nulla. — E' vero che rispondesti a tuo padre che lo avresti ammazzato quando ti disse che ti avrebbe chiuso in casa di correzione? — Non ricordo. Mio padre non Iho ammazzalo io. , Avv Caseilla: — Federico Lanteri non potrà mai scrivere « I miei ricordi ». Avv. Andrete: — E neanche « Le mie prigioni •. 11 Presidente narra quindi che in Realdo si fecero cadere i sospetti su Federico, unico che fosse slato capace di uccidere suo padre, poiché dedito al'ozio e perchè qualche voltai aveva rubato al genitore del denaro. Dice pure he in tasca all'imputato venne rinvenuto un testamento falso col quale il padre lo lasciava erede universale dei beni paterni. . ' Pres. • — Successivamente incolpasti uo cognato Pietro di avere ucciso tuo padre: come sapevi che tuo cognato, dono aver commesso il delitto, aveva nascosto il fucile in località Creppo? Imp. : — Non ricordo più nulla. Il Presidente rammenta che dopo il olloquio avvenuto in carcere, tra. imputato e la sorella Argentina, il Federico scrisse un « memoriale », nel juale estende l'accusa di correità e di stigazione al delitto al cognato e alla orella. , , pres • _ Perchè, dopo aver parlato con tua sorella, cambiasti la prima versione, ed hai detto che ad uccidere uo padre fosti tu e il tuo cognato Pietro? Imp.: — Non ricordo. Il Presidente scatta: — Ricordati, Federico, elio non è buon segno esse-rc bugiardi, chi è bugiardo è... qualche cosa altro. Poi dà lettura del lungo cmemoriale» del Federico, rilevando i contrasti fra e deposizioni di istruttoria e le cir- mcQmvpEgccavsqffmnfiq—cpuFiedAsPcostanze segnate nel « memoriale » sless0 £• importante rilevare un punò in cui il federico scrive che il Pie rò avrebbe portato lui il fucile, poiché ero. in possesso del porto d'armi. Avv. Andreis: — Si è preoccupalo della contravvenzione di porto d'armi abusivo! , . . , _ „ Risultato vano ogni sforzo del Presidente per riuscire a far parlare 1 imputato, il cav. Lastrucci riarra che la Argentina Lanteri si presentò ai carabinieri di Porto Maurizio, denunziando il cognato Pietro e la sorella Caterina come istigatori dd Federico ad uccidere il padre. Poi, rivoTto all'impuntato, gli chiede: — Qual'è la ve rità'f , , Imp.: — Io non ho ucciso mio padre e non so neanche chi possa essere stato l'autore del delitto. Siccome l'imputato a tutte le 6ucces sive domande continua a rispondere: a Non so, non ricordo più nulla», il Presidente gli dice: — Strano che tu non riesca a ricordare, poiché sono certo che con una colpa cosi grave sulla coscienza, tu dovrai ogni notte sognare tuo pudre dovrai sempre avere dinanzi agli oc chi la scena tragica in cui gli togliesti a vita. , L'imputato rimane impassibile L'interrogatorio dell'imputato, che è durato circa due ore, termina a questo punto. Il genero Viene quindi interrogato Pietro Lan teri. Pres. : — Vi si accusa di essere sta to sempre in discordia con vostro suo cero e di averlo anche odiato. Imp. : — Abbiamo avuto molti dissi di, tutti per ragioni d'interesse, tanto è vero che fummo costretti io e mia moglie ad abbandonare la casa paterna; ma io non ho mai odiato mio suo cero. — E' vero die vo6iro suocero non voleva che sposaste sua figlia, perchè avevate un carattere violento e liti gioso? — E' vero, però, dopo l'intervento dl mia suocera, che era una santa donna, in mio favore, il matrimonio venne concluso e mio suocero ritirò la quere a, che egli mi aveva intentato, perchè abbandonassi sua figlila. — Foste già condannato a sei mesi di reclusione, per aver ferito con una fucilata un vostro conoscente? — Sissignore, fui condannato; ora però, sono ricorso in appello; sparai contro quel mio conoscente, perchè questi, essendo mio creditore, un giorno che 6tavo lavorando in un campo mi venne a provocare, dicendomi eh non ini avrebbe dato più un soldo d quanto mi doveva. — Volete narrare come passaste la giornata del delitto? — chiede poi Presidente. La rivelazione — La mattina del 1° gennaio 19-6, partii per San Lorenzo in cerca del mio avvocalo per questioni riguardani la condanna per fallimento. Siccome non lo trovai, persi molto tempo, si lerfcitsfquuSrmdmcrlpiedfpdpidcqpcicpLaqmcdadmretddscqtrctiecLFctgsdslLaptvrnppdzmractmbmssssrmapslma che solo verso sera potei ripartire pei Linguaglietto. Appena arrivato in staziono, mi fu consegnato un telegramma da Realdo, nel quale mi si avveniva della mone di mio suocero. Rimasi assai sorpreso. Giunto u casa trovai Federico. Diedi la notizia a mio cognato, ma egli non si scompose. Quando gli dissi: «Andiamo, dobbiamo partile » egli mi rispose : » lo non vengo ». a Perchè — gli ribattei — tuo padre è mono e tu non vuoi venire?». Egli continuò ad insistere: «Non vengo ». L'imputato prosegue narrando che chiamò in disparte Federico e gli chiese spiegazione del suo modo di agire, al che il cognato rispose: « Non vengo perchè mio padre l'ho ucciso io, salvatemi ». — Perché tu non hai mai riferito questa circostanza? — A mia moglie che mi accompagnò fino a Realdo raccontai la confidenza fattami da suo fratello ed anche essa mi supplicò di non riferire nulla a nessuno e di lasciar correre le cose fino a quando non se ne fosse accorso qualcuno. — Giunti a Realdo — egli prosegue — scorsi Argentina alla quale comunicai per volontà di mia moglie che suo padre era mono ma che non era stato ucciso. Quando poi Argentina dalla Francia rientrò in Italia e fu ospitata in casa mia, le dissi che suo padre era stato ucciso da suo fratello Federico. Essa soggiunse: «Aiutiamolo». Argentina si interessò per pagare le spese per la difesa ad un avvocato di Porto Maurizio. I testimoni L'udienza pomeridiana si apre con la sfilata dei testimoni. Il primo ad essere escusso è il maresciallo dei carabinieri Dortumi, che nell'ottobre 'WS fu pregato da Lanteri Francesco (l'ucciso) di intervenire in suo aiuto perchè il figlio Federico lo minacciava di morte se non avesse fatto testamento in suo favore. 11 maresciallo Luciano riferisce di avere fermato l'imputato quando questi risultò avere commesso un furto in danno del padre. Anche un terzo maresciallo dei carabinieri, Sabbatini Augusto, narra che il Federico ebbe più volte a minacciare di morte il padre e afferma che la madre del giovane imputato fu sovente malmenata dal padre e dal figlio. Sale alla pedana il fratello dell'ucciso, Lanteri Pietro fu Antonio. Egli riferisce the quando fu avvertito della morte del fratello esclamò: « Prima pranzeremo e poi andremo a vedere il morto ». Dice che il fratello non era troppo ben visto in paese. Sale quindi alla pedana il parroco di Realdo, don Peitavino Luigi, che riferisce sui poco buoni rapporti tra padre e figlio. Dice pure che dopo il delitto la voce generale che correva in paese era che il Federico aveva ucciso il padre. Gli succede il segretario comunale di Brigo, Carino Giovanni. Egli narra che un giorno ebbe, la visita del Federico per affari di ufficio e che quando questi si licenziò disse: « Mio padre è la mia rovina ». Avv. Andreis: — Sul conto di Pietro cosa si diceva? Teste: — Oh, per bacco! Non ho mai inteso dire nulla. Barucchi Antonio riferisce che Francesco Lanteri non viaggiava mai solo per paura di essere aggredito dal figlio Lanteri Antonio di Pietro e Lanteri Francesco di Francesco narrano dl avere Udito il Federico pronunziare queste parole: » Prima che mio padre mi faccia chiudere in un collegio di correzione, lo rinchiudo lui », Lanieri Antonio fu Francesco ricorda di aver detto una volta, riferendosi ai continui litigi tra padre e figlio: Quei due finiranno uno in galera e altro al cimitero ». La difesa: — Crepi l'astrologo! Il teste conclude dicendo che il Federico voleva per forza dal padre 10 mila lire. Vari altri testi si susseguono e narrano delle continue scenate tra padre e tiglio. Una deposizione interessante è fatta dal teste Lanteri Francesco di Antonio, il quale riferisce che stando alla finestra vide Federico appostarsi fuori e che quando questi si accorse della sua presenza gli gridò queste parole: « Se ti preme la testa attene dentro la stalla». — Io me ne andai — continua il teste — perchè avevo paura di Federico. E' pure importante la deposizione che segue, fatta dal teste Lanteri Antonio, il quale afferma che un giorno il padre fu costretto a rifugiarsi in una stalla perchè rincorso dal figlio e che questi gli gridò: « Se hai i capelli dritti vieni fuori che te li pettino io ». Il teste, prima di essere licenziato dal Presidente, dice che il Federico era evitato da tutto il paese perchè lo si conosceva come malvagio e brutale. L'ultimo teste della giornata è Lanteri Francesco di Giacomo. Egli racconta che Pietro Lantsri, il giorno del delitto, verso le ore 8, gli portò della me-liga per ricevere in cambio delle ca stagne. L'udienza viene quindi rinviata a domani mattina alle 9. Il oaso di Argentina Si ha intanto da Bordighera che stamane l'accusatrice del fratello, della sorella e del cognato, Argentina Lanteri, d'anni 23, fu trovata dagli agenti sulla spiaggia dl Bordighera in preda a malore. L'Argentina Lanteri, trasportata all'ospedale, (topo una lavatura gastrica fu dichiarata fuori pericolo. Questo fatto in cui è protagonista la principale accusatrice del supposti parricidi, la quale colla sua deposizione ha trascinato in carcere tre dei suoi famigliari, è un fattq sensazionale che sconvolge tutto l'andamento del processo di Cuneo. Al dottore ed alle suore essa dichiarò che non si sentiva il coraggio di accusare pubblicamente la sorella e che temeva la si facesse del male tanto che pensava fosse meglio per lei morire. L'ammalata è in uno stato abbastanza grave e non risponde che a monosillabi tenendo gli occhi socchiusi. Le abbiamo chiesto quale sarebbe stata la6ua deposizione alla Corte d'As. sise 6e fosse stata presente al processo, se avesse cambiato le accuse. Essa ci rispose con un filo dl voce: «Non ho mai detto bugie ». Le abbiamo chiesto se, al processo, avrebbe confermato quando disse tempo addietro ed essa ci rispose con un segno affermativo del capo. Poi il dolore l'assali tonto che urtò disperatamente e non volle più nessuno vicino al suoletto.