Il delitto del merciaio al mercato di Racconigi

Il delitto del merciaio al mercato di Racconigi Il delitto del merciaio al mercato di Racconigi Il proce&so alle Assisa di Cuneo Cuneo, 10 notte. Dinanzi alla nostra Corte d'Assise 6 comparso il mereiaio ambulante Giacomo Migliasse fu Giacomo, di 40 anni, da Canale d'Alba, imputato di omicidio premeditato, commesso in Bacconlgi 11 14 agosto dello scorso anno in persona di certo Mosca-Daglio, pure venditore ambulante. Il .MtiigHasso, unitosi In matrimonio con Pasqualina Otello, parecchi anni prima, manifestò fin da principio la sua violenza e la sua scorrettezza verso la consorte. Tuttavia i coniugi convissero insieme per diversi anni, e dalla loro unione nacquero tre bambini. Ma le loro tristi condizioni peggiorarono maggiormente quando anche il commercio, sia per la poca volonlà del Migliasso e sia per la vita disordinata di questi, cominciò ad andar male. Nel 1923 si trasferì in Alba il Mosca, proveniente dal Veneto. A costui il Mlgliasso propose di formare una società per il commercio ambulante. Il Mosca aderì e comincio il lavoro assieme al Migliasse. Ma in breve preferì lavorare esclusivamente con la moglie di questi, poiché il marito gli dava più noie che lucro. D'altronde al Migliasso ciò non dispiacque: l'utile del commercio gli sarebbe stato corrisposto ugualmente e lui avrebbe continuato a condurre la vita di bagordi. Un ménage «Ingoiare Però tra il Mosca e la Otello, data la trascuratezza del marito di questa, oltre ad una relazione commerciale, si stabilì altresì una relazione intima, e in breve tutto il paese ne venne a conoscenza. Il Migliasso, però, quantunque informato a più riprese che la moglie lo tradiva, non dava peso alle ciarle: anzi avrebbe anche detto: « Che me ne importa se mia moglie m'inganna? •. Disgraziatamente gli affari commerciali cominciarono ad andar male, per cui al Migliasso gli a manti dovettero di molto diminuire le loro sovvenzioni. Ciò non garbò al marito, non solo, ma cominciò anche a rimproverare e a minacciare la moglie e il Mosca, ingiungendo loro di separarsi. intanto le chiacchiere in paese erano aumentate, e il Migfliiasso, per sotrarsi al ridicolo a cui era fatto segno, pensò d'allontanarsi e parti per l'Amemea, dove parve si mettesse a lavorare da solo. Ma pure durante l'emigrazione i suoi paesani non lo lasciavano in pace : continuamente riceveva lettere anonime che lo informavano della condotta della moglie. Si decise a tornare in Italia e quindi ad Alba, ove, presentatosi alla moglie, fu da questa respinto e ripudiato. Fu allora che cominciò a meditare la vendetta. Incontratosi il li agosto 1928 al mercato di Racconigi col Mosca, venne con questi a diverbio. Dalle parole i due vennero ai fatti: ad un tratto il Migliasso, armatosi di un nodoso randello si lanciava sull'avversario colpendolo ripetutamente alla testa. 11 disgraziato non aveva neppure il tempo di difendersi, e, sanguinando da varie ferite, cadeva boccheggiante al suolo. Il ferito decedeva all'ospedale poco dopo e il Migliasso, dopo aver tentavi! la fuga, veniva acciuffalo da c«rto Aiassa Bernardo. L'imputato è difeso dagli avvocati rav. Toselll e Rossetto, di Alba. ] figli dell'ucciso si sono costituiti parte civile col patrocinio degli avvocati Roberto, di Alba, e Vittorio Signortmi, di Torino. 11 cav. Lastrucci inizia l'interrogatorio dell'imputato. Il Migliasse apparentemente calmo, narra però in modo sconclusionato come fu condotto a commettere il delitto. Egli dice che il 13 agosto si era recato insieme al cognato Toso e al figlio di questi a Pinerolo per lavoro. Da Pinerolo si portò a Torre Pellice e ritornando poi ad Alba, dovette fermarsi a Racconigi, perchè la mula del suo barroccio era in condizioni da non poter continuare ili viaggio. Trascorse la notte in uno stallaggio. Al mattino si recn sul mercato per comperare della biada, sulla piazza si imbattè nel Mosca: appena lo vide, si infiammò, e perdendo la ragione, afferrò una pertica che era poco distante, l'abbattè ;on forza sulla testa di colui che era ìtalo causa della sua sventura. Presidente: —- Sapevate della relazione amorosa fra vostra moglie e il Mosca ? Imputato: — Ne avevo solo sentito parlare. L'imputato quindi prosegue dicendo che per avere un po' di trainquillità fu costretto ad emigrare. — Nel maggio — dice quindi l'Imputato — tornai dall'America, e mi re cai subito a casa da mia moglie, la quale avevo avvertita del mio arrivo con un telegramma. Avv. Roberto: — E vostra moglie vi apri la pena? Imp. : — No, dovetti ricorrere al fabbro. Una lettera dell'ucciso Pres.: — Quando slete lornato dal l'America, avete manifestati propositi di vendetta agli amici. Il Migliasso nega. Il presidente allora legge una lettera che fu rinvenuta nelle tasche dell'ucciso, lettera indirizza ta al Migliasso, che non ricevette, poi che la mone del Mosca sopraggiunse prima che questi impostasse la lettera. Nella lettera il Mosca diceva che non aveva paura delle sue minacce e anzi lo diffidava ad andarsene da Alba il sabato successivo, altrimenti lo a vrebbe denunciato al procuratore del Re per furto e per bancarotta fraudolenta. Viene introdotto nell' aula Mosca Nello, figlio dell'ucciso. Egli ricorda che suo padre si unì in società col Migliasso e che .successivamente divenne l'amante della moglie di questi. Avv. Roberto: — I^a parte lesa è al correnu delle, minacce fatte dal Migliasso a suo padre? Teste: — Mio padre me ne parlò e mi disse pure che lo avrebbe denunciato. Il Mosca narra quindi che il Migliasso fu istigato a uccidere suo padre dal cognata Toso. Al Mosca segue la sorella Liberina, la quale depone ronformemente al fratello. Salgono alla pena alcuni testimoni del fauo, i quali ricostruisconc la scena del delitto. Nell'udienza pomeridiana viene escusso per primo il teste Tommaso Toso. La sua deposizione era vivamente attesa essendo egli il teste più importante del processo. Il Toso è amante della cognata dell'impiliate- ed è ritenuto istigatore dell'omicidio. Il Toso racconta il viaggio a Torre Pellice compiuto col Migliasso alla vigilia del delitto. Nega di essere l'istigatore del delitto. La delicata situazione d'un teste. Presidente: Come smentite allora le affermazioni del proprietario della - Trattoria delle Rose » di Canal d'Alba, deceduto qualche tempo dopo il delitto? Teste: Non so a quali affermazioni voglia riferirsi. Il Presidente dà lettura allora della deposizione del teste defunto, dalla (piale risulta che una sera il Toso e il Migliasso recatisi nella sua trattoria discussero tra di loro e che egli comprese « che qualche cosa vi era per aria ». La deposizione dice ancora che II Toso chiese all'albergatore se in quel giorno aveva visto il Mosca, al che 1'albeTgatore stesso rispose che da nove o dieci giorni non lo aveva visto mentre invece aveva parlato al Mosca po chi istanti prima del loro arrivo. Il Toso poco tempo dopo si recava nel cortile della trattoria e ad alta voce diceva: • E" Inutile che si nasconda, tanto un giorno o l'altro gli faremo la pelle ». Il teste nega questa circostanza. Presidente: E' vero che Inviaste tale ddmeeddnstvtItcdprgceDcVscsBrc-rcrl1ld7bdf7tmrnntcErstarddladtttruvcdsdcqrapud6d ^ TSAST" Toso: Non è vera. Sono tutte Inveii zioni. Al Toso sogue la signora Cdlini Ma ria la quale conferma che il Toso 'a inviò dal Mosca per invitarlo a star.in guardia. Il Toso a questo pnnln si ha una prima ramanzina dal Presidente. Sale poi alla pedana Gareglio Carolina. lis sa depone conforinemmile alla Cellini. Ma il Toso non si dà per vinto e mio vamente interrogalo dal Presidente sognila a negare. 11 cav. Lastrucci non risparmia una, severa ammonizione ni Toso e, dopo avergli rilevato che la sua deposizione anche se falsa lo salva, perchè egli ha il diritto di difen dersl dalle affermazioni dei testi, or dina ai carabinieri di servizio di rinchiuderlo nella camera di sicurezza. Magliano Maddalena riferisce su un episodio di brutalità del Migliasso. Vengono uditi altri testi, dopo di che ha la parola uno dei rappresentanti della parte civile, l'avv. Signorini di Torino, il quale riepiloga brevemente i fatti descrivendo l'ambiente e le varie caratteristiche dell'omicida. Chiede al giurati di voler dichiarare col loro verdetto che 11 Migliasso non è infer mo di mente e commise 11 fatto con premeditazione. Premeditazione Il procuratore generale cav. Casslna Inizia la sua requisitoria parlando delle circostanze che condussero il Migliasso al fallimento, dovuto esclusivamente al suo tenore di vita di bagordi e di vizi. Conclude svolgendo ima tesi analoga a quella dell'avvocato di P. C. e chiede ai giurati di escludere la aitale e parziale infermità di mente e dichiarare che l'imputato commise il delitto con premeditazione. La requisitoria del Procuratore generale, ha termine alle ore 18. Il Presidente rinvia la causa a domani mattina alle 9. Paneranno domani gli avvocati di difesa e il secondo della parte civile. Il verdetto si avrà prima di «ì ezzogiorno.