Lo Stadium ritorna al Comune

Lo Stadium ritorna al Comune Lo Stadium ritorna al Comune La tesi sostenuta dalla « Stampa » nel 1927 o l n i e e e e , o e i o , a eo tnti iei, o Nel pomeriggio di ieri si è tenuta nel gabinetto del Podestà, in Municipio, una riunione per la risoluzione del problema dello Siadium. Vi hanno partecipato il segretario federale, avv. Bianchi-Mina, il comm. Dossi, segretario dell'Ente sportivo, il comm. Roccarino, presidente della a Società Stadium Nazionale » e il generale Tappi, presidente della Società concessionaria dello stabile. Alla riunione assisteva pure il segretario capo del Comune, dott. cav. Camillo Gay. Il comm. Roccarino ha comunicato al Podestà la decisione di riunire quanto prima l'assemblea degli azionisti per proporre ad essi la cessione dello Stadium al Municipio. A sua volta 1) gen. Tappi ha comunicato di mettere fin d'ora a disposizione del Comune redinulo per tutte le manifestaizoiil sportive o di altro genere che il Municipio, d'accordo col comm. Bossi tntennessero di indire, in attesa del compimento dell'atto di cessione. 11 conte Thaon di Revel ha ringraziato con vive parole di elogio 1 due offerenti, prendendo atto della proposta, riservandosi di dare al grandioso edificio quella migliore destinazione che potrà apparire più utile nell'interesse delle finanze comunali. 11 Segretario federale si è compiaciuto col rap presentanti delle due Società delio Stadium per la loro nobile iniziativa, lutine il comm. Bossi ha aggiunto brevi dichiarazioni sull'utilizzanone che dello stabile si potrà fare ai fini sportivi, ringraziando dal canto proprio il comm. Roccarino e il gen. Tappi, il cui gesto — egli concluse — sarà appreso con la più viva soddisfazione specialmente nella numerosa falange del giovani dediti all'educazione fisica ed allo sport. La nostra campagna Con questa riunione municipale la vecchia questione dello Stadium 6ta dunque per entrare nell'ordine dei fatti risolutivi. Nessuno è più lieto di noi dell'atto compiuto dal comrn. Roccarino, sottolineato dall'offerta del generale Tappi, perchè proprio da noi era partita la proposta che lo Stadium dovesse ritornare al Comune prima ancora che scadesse il termine vincolistico tra la Società, presieduta dallo stesso comm. Roccarino, e il Municipio, termine fissato al 1935, Nel trattare diffusamente la questione in una serie di articoli, nell'autunno del 1927, precisavamo appunto questo concetto, e Più precisamente il 5 ottobre di quell'anno trattavamo il problema del ritorno con questo titolo: «Lo Stadium al Comune; come il Commissario Prefettizio nel febbraio 1926 impostava la questione del l'inadempienza della Società». E scrivevamo : « In forza della Convenzione 29 apri le 1910, il Comune, accordando il ter reno, poneva alla concessione la du rata di 25 anni fissando il termine al 31 dicembre 1935. La Società avrebbe dunque ancora otto anni, davanti a sè otto anni, durante i quali lo Stadium continuerebbe a ripetere l'« appigionasi » dei suoi saloni e magazzini per gli usi più svariali, dal garage auto mobilistico alle convulsioni erniatiche del charleston, e a far rimbombare la città con l'esplosione delle sue batterie... artificiali. Troppi, In verità, e troppa grazia, Sant'Antonio. « Bisogna dunque pensare prima di tutto a restituire lo Studiavi al Comune: alla destinazione si penserà poi. Come la restituzione possa effettuarsi non è naturalmente agevole dire. Certo ammesso che una situazione come quella sopra accennata non può protrarsi sino al 1935 (e oggi gli anni pesano per decenni) non rimane altra via che la rescissione del contratto, la quale può verificarsi in due modi: o all'amichevole — e non v'ha dubbio che gli stessi azionisti, che sono torinesi, si renderanno conto, sia della impossibilità di esaurire il termine della Convenzione sia delle esigenze della cittadinanza —; o con atto giù ciiziale, ed in questo caso la questione non sarebbe che da riprendersi, giac che esistono negli atti municipali precedenti per l'azione relativa ». ds6ddcbapdnmvhtedcdnsltdnnes a a i i . l i e e a l o l o e l e m r e a e i . i e a a o o ia e e ù e c Il comm. Roccarino interveniva nel dibattito, con una lettera che apparve sulla « Stampa » del giorno successivo 6 ottobre, e nella qtiale, rammaricandosi di non essere stato interpellato dal nostro redattore che conduceva la campagna, soggiungeva: « Credo che a non interpellarmi abbia avuto torto, perchè proprio io gli avrei dato ragione. E glie l'avrei data perchè l'ha: il Municipio deve prendersi lo Stadium, ma deve prenderselo non per i motivi scritti dall'articolista, ma perchè è un suo preciso, civico dovere, di fronte al quale il Municipio ha un torto solo, e quello cioè di aver tardato sino ad oggi ad impossessarsi e disciplinare lo Siadium stesso ». L'autoce della lettera spiegava poi, dal suo punto di vista, i motivi per cui il Municipio avrebbe dovuto prendersi lo stabile, e noi, senza indugiare nella polemica ci limitavamo a constatare che il comm. Roccarino, qualunque fosse stata la via da lui scelta, era arrivato sul medesimo nostro sentiero, convenendo con noi che lo Stadium doveva essere restituito al Municipio. Oggi il comm. Roccarino dà esecuzione al proposito fino da un anno e mezzo fa esternato sulle nostre colonne. Non v'ha dubbio che l'assemblea degli azionisti sanzionerà il gesto del presidente della società rendendo così definitivo l'atto altamente encomievole e di schietta significazione civica da lui ieri compiuto in unione al general.) Tappi. Che si farà dell'edificio?. Sorto con scopo ben definito di rispondere in pieno alle necessità dello sport, confuse con auelle dell'educazione fisica, che segnava in quel tempo, una ventina di anni or sono, l'ora più promettente della sua rinascita o insieme di costituire la sede più adatta di tutte le manifestazioni a carattere largamente collettivo della vita cittadina, l'edificio, appena costruito, apparve sopravanzare di gran lunga, con le sue proporzioni, da un lato il primo di questi compiti, dall'altro, ma perlagioni diverse, anche il secondo. Sii quell'area di * centomila metri quadrati, nella fuga a perdita d'occhio di quelle gradinate, si avverti subito, non tanto che vi era spazio per il pubblico di una città di almeno un milione di abitanti, quanto che, fossero pur stati due o ire milioni, come le maggiori metropoli d'Europa e d'America con i cui Stadi si assi cura che il nostro garegg.l per l'ampiezza, agli spettatori delle gradinate riusciva impossibile, precisamente a causa dell'enorme distanza, di seguire con esatta percezione i movimenti e le evoluzioni dell'arena. Peggio poi se 6i trattasse di spettacoli nei quali avesse una qualche parte l'udito. Né qui era tutto. Un curioso contrasto si profilava t-ru la costruzione e lo sport, a cui essa era precipuamente dedicala, perchè lo sport, evolvendosi, specializzandosi nelle mille odierne sue attività indiavolate, creava mano a mano nuove condizioni, che rendevano insufficiente la struttura dell'edificio, facendo soprattutto sentire la mancanza del necessario attrezzamento dell'arena. Si capisce che collocato in una metropoli dalle proporzioni di quelle accennate, anche con i suoi difetti attuali l'arena dell'ex - Piazza d'Armi avrebbe la sua ragione d'essere. I milioni, anche in fatto di abitanti, offrono sempre delle risorse. Ma 580 mila — la popolazione di Torino è un numero troppo proletario per potersi dare il lusso di un'aTena di giochi cosi fantastica. Cosi a poco a poco lo Stadium, disertato, adibito soltanto a spettacoli saltuari eccezionali, di natura eterogenea, o messo parzialmente a profitto per Mostre commerciali e industriali, venne acquistando presso la cittadinanza il carattere sempre più accentuato di monumento, al quale mancava solo l'antichità e qualche suo muro in rovina per meritare il nome di rudero venerabile della stessa epoca che lo vide nascere. cuDloinsumlePtamRdnvmNtuCpcdUcDatescndeimrLdmuMdnvdgpmDGbtrocSpdrcCmDLploL

Persone citate: Bianchi-mina, Camillo Gay, Dossi, Revel

Luoghi citati: America, Europa, Torino