Fede non intrepida

Fede non intrepida Fede non intrepida Dobbiamo proprio credere che il malumore manifestato in questi giorni da una parte della stampa cattolica, trae origine dall'entusiasmo col quale alcuni alti dignitari di religioni e di culti non cattolici hanno giudicato i disegni di legge, che dovranno attuare il recente Concordato? Certe ingenuità non sono permesse. Che cosa è, allora, ciò che disturba alcuni, circoli cattolici, che nulla, del restò, autorizza a credere rappresentanti o interpreti del pensiero della Santa Sede? Non vi sono dubbi : è lo spirito rigorosamente liberale al quale si ispirano quei disegni di legge: e quando diciamo « liberale » non intendiamo in alcun modo riferirci al liberalismo politico, ma a quella concezione della libertà di coscienza, che è una conquista irrevocabile del pensiero moderno. I disegni di legge che saranno discussi dal Parlamento non solo non infirmano, o, comunque, svalutano i! Concordate, ma gli conferiscono un carattere morale altissimo, come quelli che riescono a conciliare la più ampia libertà di coscienza con la posizione di particolare privilegio, che è dovuta alla Religione cat tolica, ai suoi ministri, al suo massimo interprete. Nulla, in quei disegni di legge, può ferire la coscienza cattolica, anche quella più gelosa dei suoi diritti e delle sue preroga tive. Non pjuesono, infatti, sentirsi offesi i cattolici da quelle disposizioni, che conferiscono al matrimonio religioso, celebrato dai ministri di qualsiasi altra religione ammessa, la validità civile quando siano osservate certe precise norme; non possono sentirsi offesi da quelle che permettono alle istituzioni di altri culti 'di erigersi in Enti morali, quando seguano la comune procedura; non possono, infine, sentirsi, non diciamo offesi, ma nemmeno menomati, da quegli articoli del disegno di legge, che proclamano i culti non cattolici « ammessi » nello Stato italiano, anziché « tollerati », secondo l'antica e non simpatica espressione dello Statuto; che affermano essere assolutamente libera, in Italia, la discussione in materia religiosa: che autorizzano i genitori degli alunni, che frequentano le scuole pubbliche, nelle quali è impartita l'istruzione religiosa, a chiederne la dispensa Non occorrono speciali esami per riconoscere e per ammettere senza difficoltà che la legislazione concordataria, elaborata dal Governo di Mussolini, non solo non si ispira in alcun modo all'antico agnosticismo — forma di pensiero inferiore, come quella che rifugge dalle responsabilità —, ma è lontanissima da quel liberalismo, che non poteva, per la sua stessa natura, non aderire, presto o tardi, all'anticlericalismo, di cui graduava la violenza a seconda 'delle opportunità. Nulla di tutto questo si nota nella legislazione Italia na e nemmeno l'occhio esperto del l'Inquisizione potrebbe scorgervi una Intenzione meno che rispettosa della coscienza cattolica. A prescindere dalle considerazioni di ordine storico, morale e filosofico, ilo Stato Italiano può conferire alla Peligione cattolica una posizione specialissima solo in quanto tutti I culti siano equiparati nella sfera del di ritto comune. Chi non avverte que sta esigenza fondamentale della coscienza moderna non può rendersi conto della profonda saggezza, alla quale Mussolini si è ispirato quando ha concepito la conciliazione tra lo Stato e la Chiesa, e, peggio ancora non può intendere il mirabile senso giuridico, che presiede all'attuazio ne del Concordato. Una legislazione in materia cosi delicata, che si ri solvesse in una ingiustizia a danno dei credenti in altre religioni, infirmerebbe i privilegi riconosciuti alla Religione cattolica nella loro stessa idealità. Perchè tali privilegi non suonino offesa ad alcuno, è necessario che nella sfera del diritto comune non esistano differenze di nessun genere o lacune. Protestanti e israe liti non potranno in nessun modo ed a nessun titolo protestare o soltanto interloquire il giorno in cui lo Stato italiano, ispirandosi a un senso d tolleranza, che non ha riscontro se non negli Stati Uniti, avrà loro ri conosciuto la più ampia libertà di coscienza e di culto. Tale uguaglian za giuridica, tale parità, costituisce se bene si riflette, il presidio più si curo dei privilegi, mediante i qua! lo Stato onora la Religione cattolica e la più certa garanzia della loro stabilità. Per quanto possa parere un paradosso, è solo su una giusti zia uguale per tutti, che si può fon dare il privilegio di qualcuno. Non ci persuade, d'altra parte, il ragionamento di quei cattolici, i quali temono i pericoli dell'agno sticismo e della massoneria nella « parificazione dei culti di fronte al lo Stato », e nella « incontrastata li berta di propaganda e di organizza zione acattolica e anti-cattolica ». Qui bisogna distinguere, ed i catto liei furono in ogni tempo maestri In fatto di distinzioni. Che tale pun to di vista sia legittimo per i catto liei, per i quali la loro religione è « la verità stessa » rivelata da Dio nessun dubbio; ma esso, evidente monte, non può essere condiviso dallo Si"*o, nemmeno in regime di Concordaio. Stato concordatario non significa, non può significare Stato chiesastico. Il trattamento di ^apejiale favore, .che le Stato, qual¬ siasi Stato, che non intenda rinunziare alla propria autonomia morale, può fare alla Chiesa, non può essere mai motivato da ragioni teologiche e soprannaturali, ma da considerazioni di ordine storico e umano. Uno Stalo chiesastico, uno Stato assolutamente privo di autonomia e di forza propria, non sarebbe nemmeno in grado di difendere la religione e la Chiesa. D'altra parte, i cattolici non debbono attendere tutto dallo Stato e chiedere allo Stato di farsi loro alleato nella lotta, che è tanta parte della vita religiosa, contro le religioni avverse o concorrenti, o contro la filosofia, e quasi di assumerne la direzione e il comando, mettendo a disposizione della Chiesa i suoi potenti mezzi di offesa e di difesa; e non debbono, sopratutto, vedere nella libertà di coscienza e di scienza e nella tolleranza, in queste inalienabili conquiste della civiltà moderna, il clima ideale, nel quale possono prosperare l'agnosticismo e l'ateismo, il deismo massonico e la eresia. La fede deve essere intrepida. Nulla ha da temere il cattolicismo dalla libertà di coscienza e dall'eguaglianza religiosa. Di tutte le religioni viventi, essa sola non retrocede e muove all'attacco di tutte le posizioni avversarie, ridotte alla difensiva. In America, in Inghilterra, nei Dominions, dovunque, il cattolicismo insegue i suoi nemirj^ Jorte della libertà religiosa. I suoi migliori soldati sono là dove maggiormente ferve la lotta; i suoi migliori pensatori, i veri lottatori contro l'eresia e contro il razionalismo, sono in America, sono in Inghilterra, so no in Germania, sono in Francia, mentre i suoi apostoli e i suoi martiri si sacrificano dovunque, senza chiedere nulla. Solo in Italia non si alza, da molto tempo, una voce, una grande parola, che ridoni alla latinità il primato religioso. Perchè? L'«Osservatore Romano» e la risposta della Camera al Trono Roma, 6, nottfi. A commento della discussione chiusasi sabato alla Camera l'Osservatore Homano scrive: « La Camera ha in breve esaurita la discussione sull'indirizzo di risposta al discorso della Corona, approvandolo infine per acclamazione. L'indirizzo meritava questa unanimità di consensi. Il primo atto solenne dell'assemblea ne dichi-ara nobilmente il carattere politico die essa assume ed afferma. Nobilmente, diciamo, perchè Quel carattere emerge netto dal docu mento, laddove esso prospetta con perfetto ordine, con compiuta gerarchia i valori ed i fatti nell'« Italia cattolica, monarchica e fascista >; e laddove con la unità degli spiriti finalmente conquistala essa deriva un conseguente sviluppo di pensiero e di programma, tutto proprio dei rappresentanti non di Interessi particolari, per quanto vasti e salienti, ma del popolo e della nazione. In una parola, l'indirizzo ri-i risposta al discorso della Corona, armonicamente compone gli accordi lateranensi. che evoca con sa'.rle ed ispirate parole nella visione dei nuovi cammini •.

Persone citate: Mussolini