Paesaggi dall'alto di Ernesto Quadrone

Paesaggi dall'alto Paesaggi dall'alto CANEA, maggio. Ho gli occhi ancora abbacinati dalla bianchezza della strada battuta da un soie implacabile e che ho percorsa tra il polverone sollevato datl'automobile. La corsa è stata tanto rapida, il passaggio dalla vivida luce alla mite penombra cosi repentino che non riesco subito a capire con precisione dove io sia arrivato così di colpo, nè chi sia e neppure che viso abbia il graziosissiino ospitale signore che mi sta davanti. La velocissima fantasmagoria dei molti paesaggi intravisti dall'alto mi dura tuttavia nel cervello che li ha percepiti avidamente, senza però avere avuto il tempo di catalogarli e di metterli nel loro giusto ordine cronologico. La fulva groppa del Pireo si di stacca ancora, nella mia allucinata fantasia, dalla baia della città di Corfù, della quale rivedo la piazza solatìa e silenziosa, i portici sotto ai quali i tavolini degli innumerevoli e deserti caffè si coprono di polvere « le case dì schiettissima architettuqa veneziana dipinte di rosa e di giallo, leggiadramente. Questo ricordo non è che una scaglia dell'arabesco che s'è incastonato velocemente, m» labilmente alla superfìce della memoria. Ad immediato contatto di questa, ecco se ne illumina un'altra .di. un bel color verde cupo, tutta pulita é lucida di sole e di vento che riflètte le montagne calabresi sulle quali l'idroplano è passato veloce, come un colpo di falce; e poi un'altra annebbiata dai pesanti vapori rossi, esalanti dalle squallide sponde del canale di Corinto; e una terza ancora sulla quale passa e ripassa la tumultuosa folla che ingombra le strade di Atene, e finalmente un'ultima, tutta azzurra, tagliata in mezzo dal candido profilo delle montagne che ci 6on venute incontro all'orizzonte, in gran tenuta invernale, come sospese sul denso respiro del mare, ad annunciarci la prossimità di Candia. La velocità ha frantumato ogni visione; i colori delle spiaggie, del mare, delle.foreste, delle praterie si sano stemprati uno nell'altro. Le spatole dell'elica hanno follemente impastato tutte le tonalità in un'unica nota, pittorica e musicale insieme, e l'ebbrezza è subentrata a quello che avrebbe potuto essere un lento incanto. Tale parola che ha in se stessa qualcosa di dolce e di strascinato come il primo germogliare di un sogno, dovrà essere canoellata dal vocabolario del viaggiatore aereo. Apro a questo proposito una parentesi. I tedeschi hanno trovato invece il modo di unire nello spirito di un viaggiatore due profonde e disparate sensacioni. Partendo da Napoli, ho visto nel golfo una piccola e leggiadrissima nave tutta candida, e festosamente aleggiata da una moltitudine di bandierine tanto allegre e irrequiete che parevano impazzite per il profumo dell'aria che vola sui fiori dei giardini di Mergeildna. Di fianco alla nave, un minuscolo idrovolante, pur esso bianchissimo, scivolava rapido sulle onde. L'aquatico mi parve in quel momento, nella 6ua placidità un. cigno superbo, e l'aereo una fragile co-r lomba; l'-urio mi rappresentava Tincanto, l'altro l'ebbrezza. Ho chiesto spiegazione di questo gentile connubio, e mi è stato detto che i tedeschi hanno preso la lussuosa e, diciamo pure, la geniale abitudine di recare a bordo dei loro piroscafi da turismo, anche un idrovolante. Quando le navi adibite a tale servizio arrivano, e si impigliano, per esempio, in una rete d'argento come quella che tende al navigatori il mare napoletano, si fermano, gettano l'ancora nel profondo e alzano nel cielo il velivolo. I viaggiatori pagano, bene inteso, una sopratassa. Al nirvana si innesta così improvvisamente, il leggero delirio del volo. Non c'è ipoeta che batta in fantasìa un albergatore o un armatore di piroscafi di lusso. Sono stato anch'io quella mattina a contemplare con ammirazione la nivea colomba che dai fianchi del cigno aveva spiccato un balzo nell'aria avviandosi od ali spiegate verso il pennacchio di fumo mollemente rovesciato sul Vesuvio. Poi sono entrato nella cabina del Super-Val della nuova linea «Valigia delle Indie» e ho consultato l'orario: Napoli, Corfù, Atene, Suda Bay... Ho fatto appena in tempo ad affacciarmi al finestrino e vedere 11 ministro inglese dell'aria discendere dal proprio apparecchio proveniente da Caraci, nell'India... Ora il signore che mi sta davanti, a poco a poco vien fuori dal bassorilievo d'ombra dentro il quale l'aveva appena percepito il mio sguardo ancora tutto abbacinato dal sole. Vien fuori gradatamente come accompagnato dalla musicalità della sua voce; una voce un po' stanca, modulata con eccezionale armonia e dolcezza. Le sue parole cadono lentamente una ad una, in un silenzio morbido, imbottito. Mi volto intorno per cercare da cbe cosa provenga questo senso pesante, riposante di solitudine. La camera è completamente rivestita di tappeti; essi si stendono per terra uno sull'altro, discendono dalle pareti, si tendonp contro il soffitto. Le piccole onde seriche delle loro preziose luminosità si accavallano morbidamente l'una sull'altra, salgono a contrastarsi il colore e a intrecciare i loro arabeschi. Altri tappeti bianchi, tagliati in mezzo da treccie di lana nera, corrono e svoltano verso altre camere. Sono tappeti beduini sui quali, dentro le tende basse e piatte, vi sì sono coricate intere gene razioni lasciandovi nella trama fitta e dura il profumo acre, inquietante, equivoco del garofano. Son caduto in un altro sogno, ma chi discende da un volo ha sempre la sensazione di precipitare da uno spazio all'altro, da una vertigine all'altra. Lamberto Toncher, il console italiano residente nell'isola, mi enumera modestamente le tappe che l'hanno condotto a Canea: Africa orientale, Sudan, Congo, Giuba, e poi la Cina, la Russia... Un leggero soffio di,vento apre uno spiraglio fra due chiare e leggere tende di seta. Oltre alla balaustra di una piccola terrazza si scorge un giardinetto con in mezzo un pozzo sul quale si piegano i ciuffi elastici di alcune palme. Le strade del mondo percorse dal nostro Console ora convergono nel «suo ricordo ricco di tante memorie, to questo quadratino ristretto e si serrano, come se arrivassero finalmente al cuore silenzioso di una raggiera, attorno alla bocca dei pozzofresca e tonda, in fondo al qualetrema nel buio la gelida vita dell'acqua... Forse è questa per l'uomo che mi sta davanti una sosta o uno dei cicli della sua vita che schiude è si concentra nell'ala, nostalgica poesia di quest'isola contesa, nel secoli, da tanti popoli diversi e gelosa conservatrice di una civiltà fiorita quattromila anni avantCristo. Dal giardino di Lamberto Toncher emana una luce di italianità così intensa che sembra rifrangersi, con irrequiete medaglie di sole, attorno alla diroccata ma pur solida e solenne fortezza veneziana..che s'alza sull'isola come la prora dì una nave. La visione di questanella mia fantasia si sovrappone a quella di un altro lembo dell'isolapoco distante da Canea, sul quale un nostro connazionale e italianissimo dotto, anche se il nome non lo ri¬ , , o i a i o i r . ì , a , n o ¬ vela, il prof. Halbharr sta scavando e rimettendo al sole, per la gloria e in nome della sua patria le traccio della più remota vita umana. Su qucslo suolo calpestato dallo Arazzo più disparate, da carovane di esuli c di prigionieri, di eserciti e di onesti contadini, l'Italia ha lasciato Io sue indelebili impronte e il nostro console ora amorosamente le monda dalla polvere dei secoli e altre ne scava col buon vomere della ipielà. Pietà per i nostri morti, soldati e citladini, le spoglie dei quali riposano in un cimiterino fra i viottoli del quali si aggira un venerando cappuccino e per i vivi : poveri mussulmani oriundi libici, sudditi nostri dopo la gloriosa impresa co loniale e caduti in miseria quando il Governo locale ha requisito le loro terre per restituirle ai profughi greci tornati dall'Asia Minore, in seguito allo scambio delle popolazioni avvenuto con la Turchia. Le alterne vicende storiche non hbsdtnvagbspbcrmalnvrpv hanno risparmiato delle loro inevitaJ bili tragedie questa piccola, e graziosissima isola quasi sperduta nel Mediterraneo e sulla quale, un sognatore, potrebbe credere, che la sonante voce del mare e quella' del vento carezzevole abbiano spento e acquetato per sempre le baruffe degli uomini. ' Il Super-Val che ci ha atteso nella baia ci accoglie nuovamente nella sua cabina e dopo poco si alza e punta verso la costa africana. La breve parentesi di volo a Canea è chiusa. Sotto di noi ricomincia la ridda del paesaggi e i colori della meravigliosa tavolozza riprendono a stemprarsi velocemente uno nell'altro... E' meriggio inoltrato, a notte vedremo i primi fuochi dei bivacchi beduini sulla costa della Cirenaica. Il volo dell'apparecchio è piano, leggero come quello di una vela su/ un lago senza onde. / Ernesto Quadrone.

Persone citate: Lamberto Toncher