Il commercio italo-russo

Il commercio italo-russo Il commercio italo-russo MOSCA, aprile. E' terminata qualche giorno fa la « Conferenza commerciale », che il" Governo soviettico suole indire almeno una volta all'anno, presso il Commissariato del Commercio a Mosca ed alla quale hanno partecipato, come le volte passate i «Torgpredi», ossia i Rappresentanti del monopolio del commercio estero dell'Unione soviettica, sparsi nelle varie Capitali d'Europa. I « Torgpredi » hanno una parte di prim'ordine, addirittura essenziale in tale circostanza, perchè dalla somma delle relazioni che essi fanno in merito alle possibilità di scambi che offrono i diversi Paesi, nei quali essi svolgono la loro attività, il Governo centrale, tenuto conto di queste o di quelle ragioni politiche, — giacché come abbiamo detto in altre occasioni e coma ormai è a tutti noto il « commercio estero soviettico » non ha solo una funzione economica, ma ha anche quella di servire di « arma politica » nelle mani del Governo e dei Diplomatici moscoviti, — decide poi in questo o quel grado, l'intensificazione o la diminuzione del commercio essenzialmente delle «importazioni», a vantaggio o a danno del commercio col tale o taTaltro Paese. Il fatto che le « importazioni » sono determinate non dal. bisogno che il Paese ha di questi o di quei prodotti, — perchè in tale caso, data lai fame di merci che esiste nell'Unione soviettica non basterebbe tutta, la produzione europea ed anche americana, — ma dalle « esportazioni » e dalla « capacità di pagamenti » che queste offrono, — giacché in esse è la principale se non l'unica fonte di valuta estera, — rende inevitabile la conseguenza che, per aumentare le importazioni, occorre aumentaxe le esportazioni e finché queste ultime si manterranno nei ristretti limiti attuali e non avranno un vero, largo sviluppo consegue altresì che se Mosca intensifica le attuali sue importazioni da un Paese le deve necessariamente diminuire da un altro. Per evitare che i Paesi dove sono avviate le esportazioni non rispondano con misure di boicottaggio contro le merci sovietttehe, Mosca provvede, ricorrendo al sistema di offrire i suoi prodotti a prezzi inferiori a quelli della concorrenza. E così avviene che le « importazioni » diventano « l'arma politica » cui abbiamo più sopra accennato. Di essa Mosca si serve per « corteggiare » o per « premere » sui Governa di quei Pae-' si coi quali ha maggiore bisogno di stabilire o di consolidare le 6ue relazioni politiche e diplomatiche; per « destare » od « accrescere » l'interesse di una collaborazione economica e finanziaria con l'economia soviettica, di quei Paesi capitalistici occidentali, che offrono grandi possibilità. Ora per esempio ha diminuito le sue « importazioni » dall'Inghilterra, ritenendo così di obbligare Londra a riprendere gl'interrotti rapporti diplomatici; ha aumentato e continua a intensificare i suoi «acquisti» negli Stati Uniti d'America stimando che ciò possa decidere il Governo di Washington a riconoscere l'Unione soviettica « de jure » e ad orientare quei Circoli industriali, i finanziari specialmente, verso una larga collaborazione con l'economia soviettica. Con la Germania i rapporti di Mosca sono più • complessi sia per ragioni di politica internazionale, sia per ragioni economiche e perciò il Governo soviettico tiene a consolidare sempre più le sue relazioni commerciali, che esso ritiene e sono in fondo la grande base dì quelle politiche. Per conseguenza delle suddette, considerazioni, oltre che per « un abito mentale'» ormai inveterato, già fatto dalla Russia prerivoluzionaria e che il bolscevismo e gli uomini nuovi hanno tranquillamente ereditato, possiamo, con conoscenza di causa affermare che Mosca è tutta orientata su Berlino, Londra e Washington. Washington oggi è nuova; nei tempi prerivoluzionari essa non aveva l'importanza politica e finanziaria che ha acy astata nel periodo post-bellico. Quindi viene Parigi, questa però quasi esclusivamente a causa delle sue disponibilità finanziarie e che Mosca vorrebbe vedere in molta parte investite nella « costruzione dell'economia socialista soviettica ». Berlino, Londra e Washington sono inoltre per gli « specialisti » di Mosca i tre centri mondiali della scienza e della tecnica industriale, chimica, elettrica, meccanica, ecc. Tutte queste molteplici ragioni, quali: l'importanza politica internazionale, le possibilità finanziarie, il grado di sviluppo tecnico-scientifico, fanno sì che nella mente degli economisti e dei diplomatici moscoviti, all'infuori dei summenzionati Paesi null'altro esista, ignorando l'ascen. sione di altri che, come oggi l'Italia, competono e vittoriosamente, in molte attività con quelli. Ciò deve in gran parte spiegare perchè le relazioni commerciali italosoviettiche, — benché l'Italia sia stata la prima fra le grandi Potenze a riconoscere « de jure » l'Unióne soviettica e a stabilire con essa un Trattato di commercio, nel febbraio 1924, — hanno finora lasciato parecchio a desiderare e non hanno avuto, quello sviluppo che le cause obbiettive facevano sperare. Il vecchio luogo comune che cioè l'Italia non ha la possibilità o non, vuole accordare crediti a lunga scadenza non regge; anzitutto perchè la stessa Germania, fatta eccezione di quel famoso credito di 300 milioni di marchi, non ha fatto e non fa migliori condizioni di pagamenti di quelli che ha offerto e pratica l'Italia, e poi perchè l'Inghilterra e l'America specialmente, hanno sempre venduto e vendono a crediti di «non» lunga scadenza, e l'U.R.S.S. ha sempre comprato e continua comprare a condizioni, molto più gravose di quelle che avrebbe potuto o potrebbe avere in Italia. Nè si dica che in America trattasi di acquisti di « materie prime », perchè in America sono stati compiuti 1 acquisti per somme molto cospicuo