L'Inghilterra e i debiti di guerra

L'Inghilterra e i debiti di guerra L'Inghilterra e i debiti di guerra Un voto ajla Camera dei Lorda » La genesi della Nota Balfour Un emend amento laburista respinto Londra, 2 notte. Allorché Snowden, recentemente inviperitosi contro la sistemazione dei debiti di guerra si provò a coprire di ludibrio la nota di Balfour, egli dimenticò che la responsabilità di quest'ultima ricadeva sulle spalle anzitutto di Lloyd George, il quale reggeva In quel tempo il Ministero di coalizione e poi su quelle dei membri del suo Gabinetto che appartenevano al partito conservatore. Lloyd George, il quale in passato aveva tentato a più riprese di fare l'amore con Snowden per tentare la formazione di una coalizione radicosocialista di tipo continentale, non riesce ora a perdonargli il colpo di testa contro la nota di Balfour. E l'ex-Cancelliere dello Scacchiere è stato ultimamente attaccato con estremo furore dal Daily Chronicle, già organo dell'exPremier. La filippica di Lord Birkenhead contro Snowden Ma tra i membri del vecchio Gabinetto coalizionista ve ne era uno anche meno incline di Lloyd George all'indulgenza verso gli avversari, ossia lord Birkenhead, il più potente tra gli oratori polemici inglesi. Ora ha lasciato che Snowden cominciasse a pentirsi un tantino e sul pallore del suo silenzio ha versato stasera un'ora di stroncante eloquenza castigatrice. Scena : la Camera dei Lords; punto di partenza; una mozione cosi concepita: Questa Camera approva i principil informatori della nota di Balfour ». Lord Birkenhead ha premesso che egli non intende sfruttare la controversia a scopo partigiano. Sì tratta di una questione la quale esige la più seria considerazione, non solo da parte del' Parlamento britannico ma del Parlamenti degli altri Paesi. « Quando la guerra terminò — rievoca lord Birkenhead — noi che eravamo al Governo, ci trovammo di fronte a molti problemi e non era il meno importante di tutti quello del denaro che noi dovevamo e del denaro che a noi era dovuto. Circolavano vedute differenti al riguardo ed esisteva più di un'opinione circa l'attitudine che il nostro Paese avrebbe dovuto adottare. Ho udito non di rado affermare che noi fummo troppo larghi nel prodigare il nostro credito ed 1 fondi a beneficio di coloro che in quei terribili giorni ci appoggiavano. Coloro che avanzano critiche di questo tipo, non capiscono quanto piccola fosse la parte che 11 denaro rivestiva in quelle pericolose giornate. Il denaro semplicemente non contava nulla una volta che fosse capace di procurarci nuovi Alleati. E cosi dal tesoro accumulato attraverso i secoli li nostro Paese prodigò prestiti su prestiti al Suoi Alleati il cui costante contributo militare era indispensabile per vincerà la guerra. Noi non pensammo giammai In termini di moneta e la guerra si è da ultimo vinta. Sorse poi l'atmosfera del dopo-guerra. Io appartenevo al Gabinetto che dovette considerare sopra quali basi fosse opportuno trattare la questione delle obbligazioni post-belliche. Dovevamo forse dire alle Nazioni i cui sforzi erano stati comparabili ai nostri ed l cui sacrifici di vite umane in parecchi casi erano stati anche maggiori : « Voi ci dovete un miliardo di sterline: noi intendiamo esigerne il rimborso oppure dichiararvi in fallimento'». Ovvero dovevamo applicare un altro criterio, vale a dire quello secondo il quale nella disposizione d animo che ci permise di vincere la guerra vi era qualcosa di morale e di spirituale? Noi adottammo questa seconda alternativa, la quale fu consacrata nella nota di Balfour ed ogni membro conservatore o liberale del Gabinetto di coalizione acclamò ia nota in parola come uno dei più magistrali documenti di Stato. Lo spìrito informatore della nota balfouriana era semplicemente questo; che i Paesi che si erano battuti a fianco a fianco percorrendo assieme tanta sanguinosa strada non dovevano lucrare nè imporre versamenti di interessi tra di loro. Nessun gesto più Brande fu giammai fatto da un Paese fi -piale si trovò coperto di ferite come quelle che per poco non ci disti ussero ». Il rifiuto dell'America • Noi — prosegue l'oratore — speravamo al tempo della Nota di Balfour che quelle proposte fossero riuscite accette in un Paese la cui accettazione era risolutiva. Esse non trovarono accettazione colà. Non avanzo critiche nè lamentele: la Nazione americana, la cui filantropia internazionale privatamente esercitata si e estrinsecata sopra una scala che il mondo non aveva mai visto in precedenza e la cui umanità di sentimenti nessuno potrebbe essere così sciocco da mettere in dubbio, non credette dì dover condividere in questa particolare quesitone il punto di vista a cui la Nota di Balfour si inspirava. Se gli americani avessero adottato tale punto di vista avremmo assistito ad una ammirevole conclusione di un grande cameratismo di armi. Nessuno si lamentò e nessuno deve lamentarsi del passo che l'America credette opportuno di fare. Gli americani sono naturalmente arbitri della loro politica finanziaria, così come noi lo siamo della nostra. Ma era necessario che il mondo sapesse che la Gran Bretagna al termine della guerra era tratta a condonare tutti i debiti di cui essa era creditrice sulla base della completa cancellazione di tutti i debiti. Il mondo non ci ha mal riconosciuto il merito a cui avevamo diritto per questa nostra dichiarazione. (Applausi). Quel che ha pagato l'Italia L'oratore stigmatizza i termini usati dall'ex-Cancelliere laburista, e prosegue dicendo che si può bensì sostenere che l'Inghilterra avrebbe potuto ottenere condizioni migliori dalla Francia, dall'Italia e dagli altri Alleati, ma il senno del poi è molto agevole. Tutti possiamo dire che sarebbero stati capaci di eseguire consolidamenti migliori. I negoziati in parola furono condotti in massima, parte da Churchill, ed è noto che, qualunque altra virtù o difetto possa avere questo statista, egli è tra i più persuasivi che esistano. Lord Birkenhead lo difende a spada tratta. Quanto all'Italia tutte le autorità competenti in finanza' internazionale conoscevano i Umili oltre ) quali 1 contributi dell'Italia non potevano andare. « E' chiaro — soggiunge Birkenhead — che non potevamo chiedere all'Italia un centesimo di più di quanto chiedemmo ». L'oratore ammette che le annualità pagate dall'Inghilterra agli Stati Uniti sono su scala piuttosto laró'a e che, come osservò Bonar Law, non possono a meno di toccare il tenore di vita delle masse inglesi per almeno una generazione. « Eppure — soggiunge l'oratore — vi sono compensi certi. Non esisteva praticamente alcuno nel 1918 il quale credesse che dopo l'immenso Incremento della ricchezza americana in seguito alla guerra il genio finanziarlo dell'Inghilterra riuscisse a ristabilire in favore di Londra 11 controllo della finanza mondiateV Orbene, tale risultato non sarebbe giammai stato ottenuto a meno che l'indispensabile fattore del credito inglese fosse stato debitamente ^preservato. Io non indagherò se il conto sia stato troppo caro, ma il consolidamento con l'America non avrebbe potuto essere realizzato in alcun'altra guisa. Se quel consolidamento non fosse avvenuto, la supremazia finanziaria mondiate sarebbe passata alitrove. Scarnificato e semidistrutto dalla guerra, il nostro Paese oggi rimane ancora il centro finanziario del mondo. Noi dobhiamo almeno saper trovare una fonte di buone speranze in questa circostanza fondamentale». « La nota di Balfour — riprende Birkenhead — diceva al mondo che l'Inghilterra, qualora i suoi creditori amieiricani condonassero i debiti di gueiTa era pronta a condonare da cima a fondo tutti i debiti ai debitori proprii. Più generosa offerta non era stata avanzata giammai nella storia del mondo certamente da nessun Paese vittorioso- Alla fine l'oratore si rivolge a Lord Parmoor, pari laburista, che ha presentato un emendamento alla mozione in dibattito. L'emendamento è tortuoso. Cerca di salvare capra e cavoli, dichiara di approvare lì principio informatore della nota di Balfour, ossia la cancellazione plenaria di debiti e oreditl di guerra, ma deplora i conso lidamenti effettuati dal Governo conservatore a discapito — esso dice — dei poveri contribuenti inglesi. Birkenhead domanda a Parmoor co me egli possa approvare 11 principio informatore di una nota che un suo autorevole correligionario politico ha denunciato come una infamia. La temeraria replica di un laburista Lord Parmoor replica con un tentativo di temerario giuoco di abilità. Cerca di spiegare la parola ^ripudio", adoperata come sapete da Snowden, ed assicura che il Labour Party non si sognerà mai di ripudiare i contratti internazionali stipulati dai precedenti Go\rerni. Al tempo stesso egli ar Zigogola sulle presenti dovizie di cui rigurgiterebbero gli Alleati debitori In confronto dell'Inghilterra creditrice.' Allude particolarmente alla Francia qualificandola come • il più prospero di tutti quanti i Paesi •. L'epitetò € infame » usato da Snowden l'oratore confessa che gli piace poco, ma non bisogna formalizzarsi, secondo lui, di un termine infelice una volta che tutti sanno come il Labour Party sia stato e rimanga amico della pace mondiale. Ciò detto lord Parmoor siede ed attende. Non ha molto da aspettare. Il marchese Reading, ex-vioe Re dell'India a nome del grappo liberale deplora che Snowden non abbia sentito il dovere di ' fare ritrattazioni e quindi si diffonde sulla santità delle obbligazioni internazionali. Il conservatore Lord Melchett Tincara la dose delle deplorazioni, elogiando tra l'altro il consolidamento inglese con l'America come un affare che nelle circostanze non poteva risultare migliore. Un altro Pari di Destra esorta Lord Parmoor a ritirare il proprio emendamento, ma il saggio consiglio viene neutralizzato dall'avventato intervento del laburista lord Thomson, ex-ministro dell'aviazione. Questi suddivide la-nota di Balfour in due parti, la cancellazione generale dei debiti ed in mancanza di essa esazione da parte dell'Inghilterra in Europa di quanto occorre per rimborsare l'America e niente di più. Thomson approva la prima parte, ma combatte la seconda. Perchè mai l'Inghilterra deve accontentarsi di meno di quanto un Paese ricco come l'America riesce a farsi versare? Troppa generosità è stata accordata a certi debitori europei. Una domanda imbarazzante — Quali? — interrompe Birkenhead. — Vuole l'oratore avere la gentilezza di precisare quale sia il Paese che, secondo lui, noi dovremmo fare pagare di più? Thomson evade l'imbarazzante quesito e mormora che l'Inghilterra avrebbe dovuto sapere ottenere condizioni altrettanto buone quanto gli Stati Uniti. « Mettetevi d'accordo ! > € Insomma volete o non volete dire se la politica del Labour Party — termina Birkenhead — sia di chiedere ai nostri debitori che ci paghino di più di quanto dobbiamo versare all'America » ? Lord Parmoor riprende la parola, ma non per rispondere in modo categorico al quesito. Il dibattito si fa di nuovo confusionario. Lord Birkenhead chiude proclamando che l'opposizione assunta dal laburisti nella Camera Alta si è fatta incredibile. Da un lato l'exCancelllere . dello Scacchiere Snowden proclama che il Labour Party non accetta la nota di Balfour, e la dichiara « infame »; invece lord Parmoor alla Camera Alta dichiara che la nota dì Balfour non è punto infame. 11 terzo interlocutore laburista Lord Thomson nessuno riesce a capire che cosa pensi in proposito. « E questo partito va al Paese con sentimenti variopinti di questa risma I». termina Birkenhead esortando MacDonald ad introdurre soprattutto la disciplina e la riorganizzazione nel proprio partito per pensare poi illa Introduzione di questa virtù nella vita nazionale. Il voto segue a tarda ora. L'emendamento di Lord Parmoor non raccoglie che qualche voto mentre quelli contrari ammontano a 89 per cui esso cado sotto una maggioranza di 83 voti. La mozione Birkenhead è approvata alla quasi unanimità. M.P.