Come è stato ucciso il cancelliere Arena

Come è stato ucciso il cancelliere Arena Come è stato ucciso il cancelliere Arena vittima dell'odio antifascista La premeditazione del delitto - La morte quasi istantanea - Oggi avranno luogo i solenni funerali - Un altro italiano ferito da sovversivi al Lussemburgo. , Parigi, 1, notte. Il delitto di Lussemburgo si rivela la copia esatta di quello che a Parigi nel. settembre del 1927 costò la vita al compianto vice-console Nardini. L'assassino Gino D'Ascanio, originario da Massa Carrara e residente nel Granducato dal novembre scorso, ha voluto colorire di passionalismo in vista del verdetto dei futuri giurati un atto criminoso, in realtà non ad altro imputabile fuorché a basso livore partigiano. Nel corso del primo interrogatorio fattogli subire subito dopo l'arresto egli ha preteso di essersi determinato a colpire il Cancelliere della Legazione cav. Alfonso Arena, sia per vendicare la morte di un cognato che in passato sarebbe rimasto vittima di una colluttazione con fascisti in Italia, sia per sfogare il proprio dispetto per non aver potuto ottenere dalla Legazione alcuni documenti personali richiestile. Ridicole scuse Ora tanto l'una che l'altra allegazione non resistono alla critica. L'episodio luttuoso cui l'assassino si riferisce risale ormai a parecchi anni ed è esso medesimo il risultato delle molteplici provocazioni sovversivistiche di cui il D'Ascanio e vari membri della sua famiglia si erano resi colpevoli in provincia di Carrara all'epoca della più dura lotta sostenuta in Italia dal Fascismo per estirparvi la mala pianta del socialcomunismo. Ma anche in quanto all'accampato rifiuto di documenti, le asserzioni dell'assassino ostano contro la verità, giacché mai la Legazione d'Italia eli Lussemburgo si rifiutò di permettere che il D'Ascanio si recasse in persona a regolare la prepria situazione davanti all'autorità del Regno ed il suo atteggiamento di fronte al postulante ebbe carattere affatto diverso. Il caso del D'Ascanio è uno di quelli che non di rado sollecitano la attenzione delle autorità italiane ne gli Stati dell'occidente d'Europa e specialmente in Francia, Belgio e Lussemburgo. Sprovvisti di docu menti personali regolari, per essere partiti dall'Italia in ispregio alle disposizioni delle autorità, accade che non pochi emigrati, dalla fedina penale tutt'altro che pulita, si accorgano, giunti in qqei Paesi, che non è possibile vivere a lungo e, soprattutto trovare lavoro senza mettersi in regola con la polizia locale mercè l'ottenimento della necessaria carta di identità. Urtando contro questo scoglio non previsto, costoro si recano in atto di « Maddalene pentite » a bussare alla porta dei Consolati e delle Legazioni italiane affinchè i regi rappresentanti rilascino loro in quattro e quattro otto i documenti di cui si trovano, unicamente per colpa propria, parzialmente o totalmente sprovvisti. E' evidente che i Consolati e le Legazioni non possono accordare come nulla fosse ai postulanti una concessione .che equivarrebbe ad assumere di fronte alle autorità locali una specie di responsabilità morale, civile e politica, la quale non soltanto esorbita dalle attribuzioni ordinarie dei regi rappresentanti all'estero ma potrebbe diventare fonte di gravi inconvenienti per la nostra stessa emigrazione nella sua parte veramente sana e meritevole dì appoggio, giacché tanto in Francia quanto in Belgio ed in Lussemburgo le autorità non hanno mai fatto mistero dello scarso entusiasmo con cui accolgono sui rispettivi territori gli elementi italiani anarcoidi o sovversivi, continua fonte di fastidi per i Paesi che li ospitano. Di fronte a tale situazione i ' rappresentanti diplomatici e consolari hanno Io stretto dovere di evitare, nella misura delle loro facoltà, ogni atto che possa provare per i Paesi in questione il cotìidetto problema degli «indesiderabili», non fosse altro che per conservare integro il diritto di intervenire efficace mente nella protezione dei connazionali quando si tratti di buoni cittadini e di onesti lavoratori e quando la situazione lo richieda. L'odio contro la Patria Queste semplici considerazioni prò vano ad usura quanto inesatte e artificiose siano le allegazioni fornite dal D'Ascanio circa i moventi del suo atto criminoso. Nella realtà delle cose il gèsto terroristico di cui è caduto vittima Alfonso Arena è da im putarsi, come a suo tempo quello di cui fu vittima Nardini e come tutti gli altri attentati perpetrati da anni contro le nostre rappresentanze all'estero, all'inestinguibile odio covante negli animi di un pugno di facinorosi fuorusciti che non sanno ancora rassegnarsi alla rinascita della Patria e che subiscono l'influsso deleterio dei centri di agitazione art tifascista tuttora esistenti qua e la e contro i quali nessun provvedimento efficace è ancora stato possibile ottenere. Il D'Ascanio non ha nascosto di essere un anarchico militante e pare che da più giorni egli fosse stato sentito a profferire minaccie contro i funzionari della Legazione. Alcune parole di intimidazione sa rebbero state sentite anche ieri mattina poco prima- dell'assassinio da persone che si trovavano nell'anticamera della Legazione aspettando di essere ricevute. Il D'Ascanio usci dalla Legazione verso il tocco ed an dò ad appostarsi poco lontano dalla rue Goethe dove al N. 31 si trova la sede di questa, in attesa che il Cancelliere Arena lasciasse l'ufficio per recarsi a colazione. Colpito a bruciapelo Quando Arena comparve erano le 1,15. L'assassino lo aspettava dietro l'angolo della rue Delair. Non appena lo vide avvicinarsi, - gli corse incontro e gli sparò una rivoltellata quasi a bruciapelo.. La morte. ■- fu pressoché istantanea. Le persone che sono acorse al rumore della detonazione si affrettarono a sollevare il ferito che avevano immediatamente riconosciuto e a trasportarlo nei locali della Legazione. Quando vi giunse, il povero funzionario non dava più segni di vita. Il martirologio della Patria si era accresciuto di una nuova vittima. Stamattina il Ministro di Stato Bech si è recato alla Legazione ed al domicilio dell'estinto per esprimere le proprie condoglianze e quelle del Governo granducale tanto al Governo italiano quanto alla famiglia Arena. Oggi la salma è stata composta in una camera ardente e ricoperta del tricolore. Alcuni fascisti lo veglieranno questa notte. Fervono intanto tra le associazioni italiane della regione : preparativi per rendere solenni i funerali che sono stati fissati a venerdì alle ore 10. Una rappresentanza con bandiera si recherà al Lussemburgo anche da Parigi per portare all'estinto l'omaggio della colonia italiana di Parigi. La notte scorsa a Differdange, poco lontano dal Lussemburgo, l'assassinio è stato causa di tafferugli tra fascisti ed antifascisti con sparo di colpi di rivoltella. Uno dei quali purtroppo ha colpito gravemente un fascista. Mancano disgraziatamente in proposito particolari più ampi. C. P. 1 L'estradizione dell'assassino richiesta della stampa romana Roma, 1 notte. A commento del nuovo delitto del ifuorusctitismo antifascista, il Tevere scrive che l'esperienza dei misfatti precedenti dimostra come sia inutile invocare severa giustìzia. Poiché per altro gli assassini sono per la maggior parte italiani, cioè fuorusciti, la via di uscita c'è, sempre che ci sia un po' di buona volontà. c La via di uscita è questa — 6crlve il giornale —: l'estradizione per i delitti politici che siano costati la vita alla vittima. Il delinquente è italiano; ha ucciso un italiano per motivi politici, che non riguardano, affatto il paese in cui il delitto si è svolto. La giustizia di quel paese non ha e non può avere gli elementi necessari per giudicare. Di solito tali elementi si tentava di fornirli ai giudici attraverso diatribe volgari ed inaudite menzogne, incompatibili con la doverósa ignoranza politica che glt tuessi giudici devono ostentare. Di qui nascono polemiche di stampa, attriti gravissimi, preoccupanti tensioni .politichtèt la Francia insegni. « Tutto ciò si può eliminare. Le nazioni che più specialmente soffrono della presenza operante dell'antifascismo assassino, diano spontaneamente all'Italia ed alla civiltà la prova che veramente il sangue degli innocenti le angoscia: nessuna limitazione di sovranità, nessun diniego di poteri, nessuna abdicazione. L'espulsione del criminale dal paese che non l'ha prodotto, che gli è estraneo e che db soffre soltanto l'orrore. Assicuriamo le nazioni interessate che, stabilita la consegna dell'assassino all'Italia, dato un primo eempio, il deiitto politico cesserebbe immediatamente di fiorire, con inenarrabile vantaggio del livello di civiltà di quelle nazioni in cui un troppo grande numero di morti pesa sinora maledettamente ». Stigmatizzando il nuovo delitto, il Giornale d'Italia scrive che esso è di quelli che rappresentano una condanna non solo degli immediati esecutori e dei loro ispiratori, ma anche e soprattutto di quella cosidetta libertà politica, nella cui atmosfera possono essere preparati e perpetrati. 11 Lavoro Fascista scrive : « Le schiere dei lavoratori italiani si inchinano riverenti dinanzi alla salma del camerata Anselmo Arena, vttima dell'odio cieco, che si 6foga con. rabbiosa impotenza, protetto dalla compiacenza delle costumanze di ospitalità messe in moto ogni qualvolta un fascista cade per mano di un antifascista». Le vendette dei comitagi Tre macedoni uccisi a Sofia Sofia, 1 none. Ieri sera due sconosciuti si sono tradotti nella panetteria Troianof, i tuata in uno dei quartieri eccentrici della capitale, e hamio sparato numerosi colpi di rivoliella contro il fornaio Troianof, il figlio e la figlia di costui e contro il macedone Mito Giusdanoff. Tre persone, e cioè il macedone, il panettiere e il figlio di questi, sono rimasti colpiti mortalmente Remora che gli assassini mirassero soprattutto a uccidere il Giusdanoff, perchè si sono accaniti a sparare contri di lui quando era già rantolante a terra. Giusdanoff è noto in Bulgaria come uno degli assassini del' generale Protogeroff (perito sotto i colpi di rivoltella l'arni--> scorso) e ha compiuto anche parecchi attentati nelle strade di Sofia. Probabilmente trattasi anche stavolta di una vendetta dei partigiani di Protogeroff. Gli assassini di Giusdanoff, di Troianof e del figlio si sono dileguati approfittando dell'oscurità. 5 bulgari assassinati in Jugoslavia Londra, 1, notte. La Central News ha da Sofia che quattro bulgari sono siati assassinati in territorio iugoslavo presso la linea di frontiera. Una famiglia a nome Pop composta del padre, della madre e di un figlio si trovava a 400 metri dal confine quando i disgraziati vennero assassinati. 11 padre aveva venduto la sua casa in Jugoslavia per il prezzo di centomila dinari e stava tornando in Bulgaria ove risiedeva in permanenza. Gli assassìni spogliarono il cadavere del padre di tutto il denaro che gli rinvennero addosso. In un'altra parte della frontiera un giovane bulgaro è stato ucciso, pure in territorio jugoslavo.