La Cina, per esempio

La Cina, per esempio La Cina, per esempio Vi è tra i grandi Paesi che oggi attirano l'attenzione internazionale,uno le cui vicende meritano di essere seguite attentamente e le cui condizioni sono molto interessanti per la nostra penetrazione economica. Questo paese è la Cina. Si dirà, che è un Paese un po' lontano dall'Italia, ina ciò non toglie che esso possa presentare in questo secolo in cui le distanze vanno sempre più perdendo importanza, un vasto campo di azione per quelle iniziative individuali di cui auspicavamo recentemente la più larga realizzazione. Del resto, proprio in questi ultimi mesi, è stato ristampato il racconto del viaggio che Marco Polo fece tanti secoli fa nell'impero cinese. Il mercante veneziano non fu che un pioniere per quel magnifico sviluppo di traffico che Venezia seppe intrecciare col lontano Oriente per l'audacia e sulle orme di alcuni suoi coraggiosi cittadini. Quello che fu possibile fare nel sec. XIII e nel secolo XIV, non deve essere impossibile nel sec. XX. Vero che le rivoluzioni militari e i rivolgimenti politici sono all'ordine del giorno cinese. Ma anche qui non bisogna fermarsi alle prime impressioni. I generali ed i partiti dai nomi monosillabici, si sono bensì contesi per lunghi anni il dominio dell'exIrnpero Celeste, d' ,-astando intere regioni e suscitando luna dopo l'altra una serie di guerre civili; ma intanto le sete cinesi continuavano a giungere ugualmente sui mercati europei ed americani in quantità ed a.prezzi uguali a quelli dei tempi normali, battendo tranquillamente la concorrenza dei paesi ordinati e tranquilli. E in più, mentre le Concessioni straniere venivano assalite, e i « trattati ineguali » denunciati improvvisamente, ed i likin (dogane interne da provincia a provincia) moltiplicati iper il numero dei generali che si contendevano il campo, ed i boicottaggi proclamati contro tutte le merci di Nazioni che non volevano accogliere le domande nazionaliste, ed i mezzi di trasporto requisiti per le esigenze militari dejle varie parti in contesa, le importazioni dei prodotti stranieri aumentavano in dieci anni da mezzo miliardo ad un miliardo e i mezzo di franchi oro. Le rivoluzioni, le guerre, le misure economiche, il caos politico non hanno quindi impedito che continuasse il traffico commerciale, non hanno impedito anzi che esso aumentasse. Oggi poi che il Governo di Nanchino sembra aver preso definitivamente il sopravvento sui partiti avversi, il movimento di ripresa si accentuerà rapidamente. E che cosa questo possa significare lo si immagina agevolmente quando si pensa che la Cina è grande quanto l'Europa, che la popolazione cinese rappresenta il quarto della popolazione del mondo, mentre le sue ferrovie (comprese quelle concesse ai giapponesi in Manciuria) sono tutt'al più la centesima parte di quelle costruite nel mondo, | e gli automobili che vi circolano, co¬ istituiscono meno dell'un per mille ,della quantità totale degli autoveicoli esistenti. Vi è quindi una immensa regione che 6i apre ai traffici, vi è una grande riserva di consumatori, i cui bisogni limitati per secoli sono in via di incrementarsi, vi è una grande riserva di -materie prime la cui inutilizzazione, favorita dalla secolare inerzia cinese, sta per finire. D'altra parte i dirigenti del Governo cinese non sono quei certi mandarini col codino che siamo abituati a vedere in qualche operetta : è gente educata ed istruita in Europa ed in America, al corrente di tutti i portati della scienza e della pratica moderna, nel campo economico, come in quello tecnico, in quello militare come in quello sociale. E' gente cioè che sa quello che vuole! che ha un programma preciso di ricostruzione e di rinascita nazionale, che vuole inserire la multisecolare Cina nel ritmo della vita mondiale, che nei Congressi tenuti nei mesi di maggio, giugno ed agosto dello 6corso anno, ha anche dimostrato di conoscere le vie migliori per dare un assetto definitivo al caos cinese. Che la Cina, col suo immenso mercato e colle sue ricchissime e nori sfruttate risorse naturali, si presenti oggi come una delle regioni più interessanti economicamente, è stato già compreso da Inglesi, da Francesi e soprattutto da Tedeschi. Qualche Italiano benemerito vi sta facendo le sue prove con successo, a Canton, a Sciangai, in qualche altra città: di più una delle nostre maggiori Banche ha recentemente costituito una sua filiale per la Cina, e le nostre compagnie di navigazione hanno migliorato i loro servizi di linee per l'Estremo Oriente. Segni di interessamento, dunque, vi sono. Ma' occorrerebbe che essi si moltiplicassero, e che non si perdesse tempo a essere maggiormenxa presenti in un Paese che sta aprendo le sue porte alla concorrenza dogi! uomini e delle merci. Si tratta In sostanza di riprendere la tradizione di Venezia: non quella retorica, ma quella dei suoi audaci e sagaci negozianti, quella dei suoi coraggiosi ed intelligenti viaggiatori, che non trovarono mai troppo grande il mondo per la loro capacità e per la loro abilità, e che sapevano come l'espansione commerciale fosse necessaria fonte di ricchezza per la repubblica e per il popolo veneto. I giovani Italiani, che hanno ve* lontà e mezzo di cercar fortuna, possono quindi occuparsi anche dell'Impero Cinese. Sarà là che si combatterà una delle più belle e più proficue lotte economiche fra i paesf produttori. Ora l'Italia fascista, che dietro gli interessi economici suoi non nasconó> mire di egemonie politiche o di possessi territoriali, può anche offrire ai suoi cittadini la possibilità di essére accolti con minor diffidenza e con maggior simpatia negli ambienti cinesi e di esser appoggiati nelle loro iniziative da uri governo lungimirante come il nostro. Ma non bisogna essere in ritardo, , Gino Olivetti.

Persone citate: Gino Olivetti