La vita di un ebreo

La vita di un ebreo La vita di un ebreo La vita di Sano 6eioentotrentasetfce pagine fitjbe:. tredice ore filato di lettura artiche per uno ohe non stintigni tanto. 'Ma non è un libro questo che si possa buttar giù d'un fiato; non dico per la mole (che vi son libri anche più lunghi e non di meno più facili, yoraei dai© più sgorganti) ; e un libro pieno denso massiccio, tirato su a grandi blocchi. Richiama l'idea dei templi orientali dove tutta quella grandezza invece di allargarti il respiro par che te lo voglia opprimere. JJn vasto mondo, infiniti personaggi ritratti con forza cruda, con un eeneo spietato della vita: un senso largo, michelangiolesco, della poesia. Cieli che non son mai sereni: piombo di nuvole spezzate qua e là da lame sanguigne di sole. .Vi è, è vero, una casa nel bosco tutta a terrazze fiorite e il rosso di quei fiori riappare or si or no come un leggiadro lied che rompesse a tratti un terribile coro di voci discordi (grida d'ubriachi, inni sacri, bestemmie, preghiere) su un pedale di monete d'oro ruzzolanti tra pietre selvagge per la china d'un monte sormontato da una forca. Ma tutto appare ugualmente crudo in questo libro e quel tanto ; ' che vi è di jeratdeo non riesce ad abolir completamente in noi il senso di smarrimento e quasi di paura che ci coglie a volte durante la lettura. Se ai trattasse di un libro comune, certamente questo non succederebbe ; ma Jud Sii ss di Lion Feuohtwanger, or ora tradotto in italiano, non è un libro comune. Una religiosità assai lontana dalla nostra, vasta cioè e solenne, e che ha veramente origini bibliche, investe tutti i personaggi del libro, anche quelli men religiosi, conferendo a tutte queste figure così dissimili tra loro una forza spirituale che trascende i casi della loro vita. 'Jud Siisi (Sùss l'Ebreo nella traduzione italiana) ci appare per questo come un grande poema in prosa lontano assai dai romanzi cui siamo di solito avvezzi; ma dicendo poema ho detto troppo e, in un certo senso, troppo poco: Silss l'Ebreo è un libro che sta a sè nella moderna letteratura europea: romanzo, quadro storico: affresco potente di un artista che trae dal di dentro motivi profondi . lasciativi intatti da generazioni trapassate. Anche nella letteratura ebraica di oggi questo libro sta a sè : esso è lontano dai romanzi di Zangwill come Zangwill è lontano dai romanzieri borghesi': nulla di quel che è l'ebreume tradizionale nel chiuse ghetto. Il giudaismo è in questo libro un senso più che un'incarnazione e il Babbi Gabriele, questa specie di Ebreo errante che va dal Nord al Sud, dall'Est all'Ovest con la sua pena dolce e profonda e riempie di sè, della propria presenza, anohe quando di lui non si parla, tutta la narrazione, è certamente una delle figure più potenti che sien nate nella fantasia di un romanziere nella stitica Europa di questi ultimi dieci anni. Quando vi trovate dinanzi ad una opera' di questa fatta e col vostro pensiero ricorrete a quel fiore di serra che sembra cresciuto a forza, cui vorremmo paragonare l'odiernissima letteratura francese chiusa tra le copertine eleganti ma marmoree di Galìimart, vi vien fatto di non disperare una volta tanto della poesia (e la sua Sorma primordiale fu narrativa). No, la poesia non è morta. Si spiega dunque benissimo il successo grandioso che accolse Jud Silss al suo apparire in tedesco e poi in tutte le altre lingue: in Jud Siiss non c'è soltanto un mondo, il mondo trapassato di una piccola corte tedesca descritta a colpi forti di pennello: c'è qualcosa di molto meglio : l'aura di una poesia vasta che tocca e anima tutte le cose intorno. *** ■ Lion Feuchtwanger è un ebreo di Monaco nato nel 1884. Ha studiato a Monaco e a Berlino lettere e filosofia; è rimasto molto tempo all'estero, in Francia e in Italia; è stato in guerra ed è vissuto prigioniero in Tunisia. Liberato, tornato in patria, ri è dato tutto alla letteratura, ottenendo buoni successi con qualche opera drammatica e qualche romanzo. Nel 1925 pubblicò Silss l'Ebreo... Chi è Feuhctwanger ? La nostra curiosità interroga lo scrittore, e questi gentilmente ci risponde. Ma non dice tutto quanto vorremmo. Egli ci dice che ha avuto molte esperienze : ha conosciuto uomini e paesi, successi buoni e insuccessi, strettezze, guerra, disciplina militare, prigionie; è stato vicino ai capi della Rivoluzione e della Reazione tedesca. Tuttavia non crede che tutto ciò abbia lasciato in lui grandi tracce; nè che la guerra gli abbia offerto un nuovo contenuto. J/e idee di oggi son le medesime di ieri; le opere di oggi sono ispirate alla medesima concezione che era implicita in quelle di ieri: la concezione dell'uomo posto tra fare e non fare, tra potenza e conoscenza». L'unica influenza esercitata su di lui dalla guerra sta nell'avorio liberato dalla cura eccessiva della forma esteriore, e costretto a badare all'essenziale; nell'averlo convinto che « una concerione che emana dall'individuo, può forse essere perfetta sotto il riguardo • artistico formale, ma non mai realizzare il supremo scopo dell'arte». Ci dice ancora i nomi degli scrittori contemporanei cui deve qualcosa: Enrico Mann per la lingua e lo stile, Doeiblin per la forma epica, Brecht per la drammatica) Ci conferma la sua volontà, come scrittore, di superare e sanare lo strappo dei tempi operatosi tra il Prima e do;w-guerra ». Cosi Luigi Tonelli nella molto bella prefazione che precede la traduzione italiana di Jud Siiss. E poiché son eoe© dette o scritte dal Feuchtwanger al Tonelli stesso, mi è parso inutile parafrasarle. Joseph Siiss Oppenheimer, protagonista di questo libro, non è un personaggio di fantasia e già prima del feuchtwanger ispirò altri scrittori. ElLntddifdtqfSidldcoTNrCsansppuNsssdfcdtsnnqcqfitaceacbcddEvulnlfidmdndSssridldstiucsclszccmIgdgdbgltmtddsdtialutnmgtr.esNeèettdLBpfigplp un ebreo Egli fu il consigliere segreto di Carlo Alessandro duca del Wiirttemberg. La storia può esser piena d'ispirazioni a saperci ficcar bene gli occhi dentro. Ma il Feuchtwanger non si perde in inutili descrizioni di quel periodo del Settecento tedesco: lascia che il colore, diciamo così, dell'epoca si formi da sè a traverso la personalità delle figure che man mano s'incontrano. Niente erudizione dunque in questo senso. Al centro del romanzo (non si può fare a meno di chiamarlo così) sta Siiss e contrapposto a lui, il fratello : il Rabbi Gabriele. «Arrivista», crudele, insensibile il primo; dolce, solenne, ieratico l'altro. L'ambizione divora Giuseppe Siiss: non c'è nulla che possa arrestarlo, nulla che possa offenderlo nell'intimo della coscienza. Tutto lo viltà, ma « arrivare». Dove? Non lo sa nemmen lui. Da consigliere segreto egli diventa ministro di Carlo Alessandro, ma nemmen questo gli basta: non ha limiti la sua ambizione. Il suo palazzo può paragonarsi alla Reggia, la sua vita è fastosa come quella di un nababbo: le più belle donne gli si concedono: perchè egi ebbe in dono dala natura una bellezza strana e affascinante. Nel suo riso d'avorio la sua bocca è simile a un fiore, gli occhi son due stelle lucenti. Carlo Alessandro, dissoluto e volgare, non può fare a meno del suo ebreo che solo e capace di fornirgli tutto il denaro che gli occorre. La fantasia di Siiss per spillare denaro al popolo appare infatti fertilissima d'espedienti geniali. Ma i servigi ohe Siiss presta al sovrano non si limitano a questo: egli fornisce a Carlo Alessandro anche donne quant'rgli ne vuole: le sue, quelle che egli ha già godute e le altre, quelle che egli disdegna. Pure tra gli sterpi di cotesto cuore fiorisce una rosa. Siiss ebbe in altri tempi una figlia ed ora egli la tiene, affidata al Rabbi Gabriele, in una casa a terrazze fiorite, nel bosco. Ama egli davvero la figlia? Non sembra apparentemente, tanto poco se ne occupa; ma, allorché, insidiata dalle brame di Carlo Alessandro, la fanciulla si uccide gettandosi dal tetto della casa, l'amore scoppia nel cuore di Siiss — amore e sete di vendetta. Egli rivuole la sua bambina, la rivuole con un desiderio che è quasi ur-a specie di follia; ed egli crede che la ritroverà, che ella discenderà di nuovo a lui in spirito il giorno che la vendetta sarà compiuta. Così, a filo a filo, Siiss tende la rete che dovrà far cadere Carlo Alessandro; ma nemmen quando Carlo Alessandro è morbo, la bambina ritorna. E non ritorna nemmeno quando il padre spontaneamente si fa arrestare. Soltanto nel buio carcere, quando la sua bellezza è svanita e gli occhi gli si son quasi spenti e la bocca è sfiorita e '. suoi bei capelli son diventati di colme bianchi, essa discende a lui. Allora i due spiriti del padre e della figlia si confondono in una mistica unione. Così Siiss finisce sul patibolo e per maggior spregio chiuso in una gabbia, come una bestia, su un erto colle, in cospetto della città che conobbe la sua potenza. Non valsero a salvarlo tutte le monete d'oro che gli ebrei del mondò offersero per lui, nulla valse: perchè in realtà egli stesso rifiutò la salvazione ben senteno che la sola salvezza è nella espiazione del peccato. Così muore Siiss l'Ebreo: l'ebreo che pur sapendo d'esser figlio di un cristiano aveva soltanto per calcolo ri mineiato al nome del suo vero padre Il suo corpo vien nottetempo trafu gato e tutti gli ebrei al passaggio del carro ove è nascosta la salma vi gettan sopra un pugno di terra, terra di Palestina, quella che ciascuno serbava gelosamente per potervi appoggiare la testa nel sonno supremo. Se un difetto essenziale ha questo libro è la prolissità : manca di scorai : tutto è raccontato, tutto è spiegato minutamente; tutte le fila dell'intrigo son ravviate distese riunite a dovere; nulla è lasciato alla fantasia del lettore. Questo genera a volte un senso di stanchezza. Ma che bellezza di particolari ha specialmente l'ultima parte del libro! La scena in cui i rabbini tedeschi vengono ad offrire al Reggente il denaro raccolto per la liberazione di Siiss è veramente una cosa stupenda. E la visione di tutti quei sacchi d'oro rovesciati dinanzi al monarca attonito, di quelle monete d'infiniti colori: oro verde giallo rosso: nuove, consumate, di tutte le zecche, di tutte le epoche che ruzzolano intorno con un canto lungo e dolente vi resta fissa nella memoria senza verso di potervene più staccare. Nel modo stesso il supplizio di Siiss e il suo estremo viaggio. Se la figura di Carlo Alessandro è scalpellala un po' di maniera ed egli ci appare spesso come il tiranno tradizionale di tutti i drammoni e di tutti i romanzi d'appendice, quella del Rabbi Gabriele, quella dell'ebreo Landauer, quella del gioielliere Don Bartelemi, sou tagliate in marmo pario da un maestro potentissimo. Le figure femminili gli son riuscite peggio. Non mi sembra che la donna abbia saputo dire al Feuchtwanger una parola nuova. Ma dove il suo spirito può esalarsi ili pura poesia religiosa, l'anima nostra riceve una commozione che non si potrà mai dileguare. Giacché i una cosa bella è una gioia per sempre ». Guido Cantìui. f

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