Dichiarazioni di Müller al Reichstag

Dichiarazioni di Müller al Reichstag Dichiarazioni di Müller al Reichstag Berlino, 23 notte. II tentativo fallito ieri ai comunisti di provocare delle dichiarazioni da parte del Cancelliere ed una conseguente discussione politica generale è stato oggi ripreso con maggiore fortuna al Reichstag dai tedesco nazionali. Discutendosi i bilanci dei -vari ministeri, il conte Westarp, capo dei tedesco-nazionali, ha preso la parola per legare l'approvazione del suo partito allo stipendio del Cancelliere, il che non è stato altro se non un arguto appiglio personale (d'altronde felicemente riuscito) per provocare dal Cancelliere slesso delle dichiarazioni sulle più scottanti questioni politiche del momento e quindi in special modo su quella delle riparazioni. L'attacco di Vestarp Il conte Westarp ha notato come da quando il presente Gabinetto ha preso il potere, undici mesi sono passati di continue crisi e di grandissimo discredito del Parlamento. « Oggi stesso — ha continuato — il Cancelliere si sente cosi debole al potere per non essere riuscito a costituire una coalizione, che si rifiuta perfino di fare delle dichiarazioni programmaticlie sul suo stesso bilancio. Noi non vogliamo tuttavia in questa ora gravida di destini fare a meno di dire il nostro pensiero sulle riparazioni le quali per noi partono da premesse false e portano perciò a false conclusioni. Noi abbiamo sempre insistito sul fatto che il Trattato di Versailles è fondato sulla affermazione che la Germania abbia la colpa della guerra, ma siccome questa è una bugia, noi non ci riteniamo affatto obbligati a restituire ai cosidetti Stati vincitori nemmeno le somme che essi hanno preso in prestito dall'America e tanto mono di pagare loro le riparazioni per i danni di guerra che essi chiedono ». (Da varie parti a questo punto l'oratore è interrotto con la domanda: — Perchè non l'avete detto e fatto questo quando eravate al Governo?). Westarp: — Anche il Presidente prussiano Braun, che pure è un socialista, ha detto ieri che i 1650 milioni di marchi sono una somma che già oltrepassa di gran lunga la capacità di pagamento della Germania. La stampa di sinistra fa eco naturalmente alla tesi sostenuta dalla stampa francese affermando che le discussioni dei tecnici debbono essere seguite da una discussione dei politici, ma il partilo tedesco-nazionale pensa invece che i tecnici debbano ancora continuare ulteriormente le trattative parigine. Il capo dei tedesco-nazionali ba quindi concluso che da parte sua egli non proporrà un voto di sfiducia soltanto perchè in questo momento la sua proposta non avrebbe nessuna probabilità di essere accolta. Il suo partito però si schiera decisamente all'opposizione. ti Cancelliere SI alza quindi a parlare il Cancelliere Muller il quale comincia col difendersi contro l'appunto di debolezza per la mancata coalizione dicendo che anche altri Governi precedenti come quello di Luther non erano Governi di coalizione, mentre l'ultimo Governo che fu di coalizione, quello a cui i tedesco-nazionali presero parte, non perchè fu un Governo di coalizione potè reggersi ma anch'esso finì per arenarsi. Passando quindi alle critiche di Westarp circa le riparazioni, il Cancelliere così ha detto: — Se il conte Westarp ha ritenuto giusto da parte sua di accennare alle discussioni di Parigi circa le riparazioni, io ritengo invece da parte mia non opportuno fare diffuse dichiarazioni su questo ' argomento in un mo¬ mento in cui si prevede una ripresa delle trattative stesse. Dopo difficili e lunghe trattative noi abbiamo ottenuto che l'esame della capacità di pagamento della Germania venga fatto dai tecnici indipendenti e se questo lavoro dei tecnici non è finora riuscito, noi siamo però obbligati tuttavia a. imporci il. massimo riserbo. La tesi sostenuta dal conte Westarp però, che in questo argomento abbia qualche cosa da fare la questione della colpa di guerra, è completamente sbagliata, lo dichiaro invece che questa questione ha assolutamente nulla a che fare e che le sole questioni che si esaminino in questo momento sono due: quella delJa somma che la Germania deve rimborsare agli Alleati per i debiti contratti e la questione delle riparazioni dei danni di guerra. Voci: — Tutto ciò si fonda appunto sulla questione della colpa di guerra. Muller: — No. queste questioni si fondono soltanto su un fatto semplicissimo che è il seguente: che noi abbiamo perduto la guerra. Il Cancelliere quindi continua cosi testualmente: — Nel momento in cui parliamo, non si può dire che le discussioni di Parigi si siano avviate su quella via su cui la Germania vorrebbe avviarle, ma dovremmo per questo ritirare i nostri esperti? Ha perfettamente ragione il Presidente della Reichsbank quando dichiara che egli vuole essere l'ultimo ad abbandonare la Conferenza. Finché infatti esiste la possibilità di trovare una soluzione, bisogna che la nostra Delegazione sia presente a Parigi e noi non potremmo meglio sostenere i nostri delegati nel loro diffìcile compito se non lasciando loro quella indipendenza di cui hanno finora goduto, permettendo loro di regolarsi secondo la loro coscienza. All'accenno di Westarp che il suo partito si opporrebbe alla sostituzione dell'attuale discussione dei tecnici con una discussione dei politici, il Concelliere ha detto: — Il conte Westarp ha accennato alla ipotesi che alla discussione degli esperti possa seguire quella dei politici. Ciò è sempre stato considerato come naturalissimo, qualunque sia il risultato a cui le discussioni dei tecnici possano arrivare e cioè indifferentemente se esse siano per essere un risultato positivo come negativo. Ad ogni modo dunque alla discussione dei politici si deve arrivare. li Cancelliere MiiUer ha infine concluso ringraziando ironicamente Westarp della netta dichiarazione di opposizione fatta per conto del suo partito. IT fantasma della disperazione in un discorso del capo del Centro Un'altra manifestazione importante sull'argomento delle riparazioni è stato un discorso tenuto a Essen dal presidente del partito del Centro, deputato Kaas. Egli ha detto: « Alla tavola di Parigi i magnati della finanza mondiale non hanno forse una chiara visione della situazione addirittura disperata dell'agricoltura tedesca nella progrediente proletarizzazione degli strati più preziosi della popolazione e dei ceti medi, nell'incommensurabile miseria nell'inflazione, nella miseria spirituale e fìsica di coloro che soffrono sotto il flagello della disoccupazione nel basso ed in parte indegno standard di vita di larghi circoli del popolo tedesco il quale ha pure vissuto tempi migliori. La capacità di sofferenza di un popolo è una cosa che ha i suoi limiti e non è quindi da meravigliare se in tali condizioni nel seno del popolo si formano focolai di malcontenti e di decomposizione e che tali stati d'animo pos¬ sano portare ad effetti politici che possono ad un certo momento prendere forme pericolose ». L'oratore quindi così conclude: « Non vi è che una sola via di soluzione per la questione delle riparazioni, aiutare cioè la Germania a creare condizioni che la conducano ad un aumento della sua produzione e della sua esportazione e con ciò della sua capacità di pagamento per le riparazioni. Questo è quanto è contenuto in una parte del memorandum tedesco a Parigi ». G. P. Pessimismo a Londra ed a Washington Londra, 23, notte. Sta sfumando stasera del tutto il tenace ottimismo a cui si tenevano aggrappati ancora ieri gli ambienti •londinesi in merito alle prospettive finali del Convegno peritale sulle riparazioni. E' sopravvenuta una repentina ondata di pessimismo, quasi nero, che probabilmente risale a certi ragguagli confidenziali pervenuti dalla Delegazione britannica. Anche i delegati americani avrebbero effettivamente abbandonata ogni speranza. La loro disposizione ad agevolare un compromesso sembra essere naufragata sopirà una duplice scogliera: la intransigenza del dottor Schacht ed il rifiuto frapposto da Washington ad autorizzare qualsiasi riduzione delle richieste di rimborso delle spese americane di occupazione. Il fallimento del Convegno a quanto si prevede qui verrà mascherato mediante un rinvio a settembre o ad ottobre. M.P. Dichiarazioni di Zaleski Berlino, 23 notte. Si ha da Varsavia che Zaleski all'.! nenzia Ufficiale Pai ha fatto delle dichiarazioni sulle trattative parigine. « Non vi è oggi nessun Governo — ha detto Zale6ki — che potrebbe essere seriamente disposto a prendere in considerazione una modifica del Trattato di Versailles. Chiunque abbia senso politico si rende conto delle conseguenze che un simile fatto porterebbe con sé. Lo spirito che presiede a queste discussioni e che si manifesta chiaramente nella tesi sostenuta dal signor Schacht, deve suscitare serie preoccupazioni per il futuro. Questo spirito dimostra la tendenza di fare oggetto di commercio dei più sacri diritti dei popoli a mezzo di concessioni in denaro. Chi così ragione ritorna alla mentalità dell'ante guerra che ha condotto alla più terribile catastrofe della storia. E' per questa ragione che il modo di procedere di Schacht è stato spontaneamente e unanimemente condannato dalla opinione pubblica di tutto il mondo ». Macedoni e croati Un passo jugoslavo a Sofìa Vienna, 23 notte. Sui rapporti bulgaro-jugoslavi il viaggio a Sofia dell'autonomista croato Ante Pavelic già esercita una influenza. Il passo compiuto dal ministro Jugoslavo a Sofia, Wesich, presso il ministro degli Esteri bulgaro, Buroff, ha rivestito carattere ufficiale. Wesich si è lagnato del modo caloroso col quale Pavelic è stato accolto dalle organizzazioni macedoni al suo arrivo e dei discorsi offensivi per la. Iugoslavia pronunziati in detta occasione, discorsi in cui si è persino asserito che in Jugoslavia il regime sarà abbattuto colle armi in pugno. Wesich ha fatto osservare che episodi del genere non sono affatto atti a favorire l'iniziato miglioramento dei rapporti tra i due Paesi, ed ha espresso la sua meraviglia per il fatto che il Governo bulgaro non ha dichiarato di essere estraneo a tali manifestazioni. Si dice anche che Wesich avrebbe chiesto quali misure il Governo bulgaro assumerà perchè non abbiano a ripetersi simili manifestazioni. Kumanudi ha informato della protesta fatta a Sofìa i ministri d'Inghilterra, di Francia e di Cecoslovacchia. Al passo del ministro jugoslavo ed agli attacchi dei giornali belgradesi al Governo di Sofia, la stampa bulgara — come telegrafa il corrispondente della iVeue Fiele Presse — risponde sostenendo che la Bulgaria non ha nessun motivo di negare il diritto di asilo a uomini politici croati. Ognuno ha diritto di ricevere ospiti ed il Go verno non può impedirlo. Secondo i giornali di Sofia da sei anni a Bel grado coll'aiuto di emigrati bulgari e delle sfere ufficiali jugoslave si lotta per rovesciare l'attuale Governo bulgaro. Superfluo dire che i giornali belgradesi sono tutti eccitatissimi. La Politika scrive che un passo presso il Governo di Sofia non basta. A suo giudizio occorre chiaramente fare capire al Presidente del Consiglio bulgaro, Liaptcef, che non si presta più fede alle sue proteste di pace e che la sua attività segreta finirà per costargli cara. La Politika aggiunge che contro Pavelic il Procuratore dello Stato aprirà un'istruttoria per altotradimento a motivo della seguente frase da lui detta a Sofia in un discorso: «La tirannide sotto la quale i croati ed i macedoni soffrono in uguale maniera è più tremenda della schiavitù'sotto la Turchia. Ormai non c'è più scopo di lottare coi mezzi legali. L'esperienza fatta con Belgrado in dieci anni, altro non consente che la lotta illegale ». 11 conflitto bulgaro-jugoslavo ha avuto anche un'eco alla Sobranje. dove, discutendosi oggi 11 bilancio degii Esteri, il deputato liberale Stateff ha rilevato che i rapporti colla Jugoslavia sono tutt'altro che chiari. « La Bulgaria — ha detto l'oratore — non può cedere sulla questione macedone. E' necessario perciò che il Ministro degli Esteri tuteli colla massima energia gli interessi del Paese di fronte alla Jugoslavia, basandosi sui principil del memoriale bulgaro sul problema delle minoranze ».

Persone citate: Ante Pavelic, Kaas, Muller, Pavelic, Schacht, Zaleski