Gli estremi tentativi della Conferenza di Parigi

Gli estremi tentativi della Conferenza di Parigi Gli estremi tentativi della Conferenza di Parigi Temporeggiamento - Schacht non offre nulla di più -1 consigli di Owen Young Parigi, 23 notte. Fatto più unico che raro, dopo la seduta plenaria di stamattina il Comitato dei periti ha sentito il bisogno di diramare alla stampa un comunicato. Questo comunicato dice:' ' 11 Comitato dogli esperii ha ricevuto, per essere versato nellMncartamento, il rapporto del sottocomitato presieduto la scorsa settimana da lord Revelstoke, rapporto il quale stabilisce che nessun accordo aveva potuto essere raggiunto suite cifre. Alla unanimità il Comitato in 6eduta plenaria ha poi deciso di nominare un sotto-comitato incaricato di fissare le limee generali del rapporto. Il primo esperto di ogni gruppo e stato designato per partecipare ai lavori dì questo Comitato di rapporto. Mentre avanzerà il lavoro-sui punti per i quali un accordo è stato fino ad ora ottenuto, si appetta che altri sforzi vengano fatti dai vari! gruppi per tentare di giungere ad un accordo su quei punti per 4 quali non è stato possibile intendersi. Si ritiene che questa procedura generale permetterà di guadagnare tempo, precisando i punti sui quali esiste accordo e facendo progredire il lavoro finale del Comitato. La prossima riunione plenaria sarà comunicata quando il momento sarà venuto, dal Presidente ». Il significato della pubblicazione Il senso del documento può venire esposto senza bisogno di molte parole. Schacht è tornato da Berlino senza avere mutato un ette del proprio programma. Quando Parigi tre giorni fa si attendeva di vederlo ricomparire sotto la tettoia della Gare du Nord con un supplemento di 2 0 3 miliardi nella valigia e qualche facilitazione in materia di clausole di. salvaguardia, nessuno avrebbe immaginato che cnunziare una previsione così cara potesse equivalere al ribasso notevole dell'ottimismo più intemperante. Eppure i fatti lo hanno provato. Stresemann — sulle cui pretese divergenze con il presidente della Reichsbank avevamo ragioni da vendere a mostrarci increduli — ha lasciato al suo delegato le mani libere e Schacht ne approfitta per tenerle immobili nelle proprie tasche. Quale è dunque la situazione delle parti? Benché essa sia ormai arcinota, riepiloghiamole ancora una volta per il comodo dei lettori: Il «memorandum» alleato del 13 aprite riduce il debito tedesco complessivamente a circa 39 miliardi e mezzo di marchi-oro destinandone 26 alla copertura dei debiti interalleati e 13 circa all'indennizzò dei. danni materiali subiti. Questi 39 miliardi di capitali valore attuale, dovrebbero venire scontati dal debitore mediante 37 annuita ascendenti da 1 miliardo e 800 milioni di mar- ' chi-oro a 2 miliardi e 400 milioni, più 21 annuita complementari tutte di 1 miliardo e 700 milioni, tranne l'ultima che sarebbe di soli 900 milioni. Un terzo di ciascuna annuita dovrebbe inoltre essere versato incondizionatamente, cioè senza alcun beneficio di clausole di salvaguardia. Il «memorandum» tedesco del 17 aprile invece riduce il debito a 26 miliardi circa complessivi, pagabili in 37 annuita di 1 miliardo e 650 milioni di marchi-oro ciascuna e subordina per giunta l'abrogazione della clausola Dawes di salvaguardia per una parte delle annuita òhe non raggiunge nemmeno il terzo ad una serie di concessioni di ordine politico ed economico. Per evitare il naufragio Bilancio dei due progetti: 13 miliardi e mezzo di differenza, e l'impossibilità di procedere alla commercializzazione del debito. In queste condizioni che cosa ci sta a fare la Conferenza? La Conferenza, che virtualmente seguita ad essere cadavere, si occupa per desiderio di Chven-Young, al quale cuoce troppo ' di dover tornarsene in America senza un successo al proprio attivo, di questioni accessorie. Essa tenta, vale a dire, di riprendere la tattica seguita dall'll febbraio ai primi di aprile: studiare in bianco il meccanismo delle riparazioni astenendosi dal parlare esplicitamente e direttamente di cifre. Come lo stesso comunicato candidamente confessa, si tratta di guadagnar tempo. B non sappiamo tutti che l'unico mezzo di guadagnare tempo consiste nel perderne? Si è creato dunque, quasi non ne esistessero già abbastanza, il sullodato « Comitato di rapporto » di cui fanno parte tutti i delegati principali : Young, Moreau, Pirelli, Stamp, Francqui, Schacht e Mori, con la missione di redigere quel tale rapporto sui lavori della Conferenza del quale vi avevamo parlato giovedì scorso ài momento della rottura e che ab origine avrebbe dovuto servire unicamente a constatare il fallimento dei medesimi, mentre oggi, a quanto pare, dovrà servire sovrattutto a fornire alle parti l'occasione di riavvicinarsi. I mozzi alle visto Per quali vie dovrebbe essere ricercato questo avvicinamento? Dovrebbe essere ricercato consegnando e precisando sulla carta i due argomenti su cui la conferenza era giunta a mettersi d'accordo, quando ancora non erano state tirate in ballo le cifre: la Banca internazionale delle riparazioni e la suddivisione delle annuita tedesche incondizionate e condizionate? Il lettore si chiederà naturalmente in virtù di quale miracolo la Banca internazionale e la suddivisione delle annuita, che non riuscirono ad evitare la discordia tra il 13 ed il 20 aprile dovrebbero, a partire dal 23 aprile, ristabilire la concordia. E' questo un miracolo su cui sinora il solo a sapere qualche cosa è il presidente Ovven-Young. Quello che a noi consta pel momento è che nelle giornate che seguiranno i periti si sforzeranno di estrarre dal progetto della Banca internazionale tutto quanto yi si contiene di poteziaie e di attra¬ zione psicologica. Dotata di virtù taumaturgiche la Banca verrà novellamente presentata a Schacht come il toccasana della situazione europea in generale e tedesca in particolare. « Perchè — gli si dirà — volete essere così pessimista sul vostro avvenire agricolo e sulla vostra penuria di materie prime? Eccovi qui una Banca nella quale gli Istituti di emissione metteranno in deposito forti capitali (sic). Grazie a questi capitali tale Banca riuscirà certamente ad aprire nel mondo mercati nuovi, in modo da assicurarvi le materie [M'irne che oggi vi mancano. Essa potrebbe inoltre fare ribassare il tasso dei crediti consentiti all'agricoltura tedesca e così la vostra produzione potrebbe venire intensificata ». Queste prospettive non mancano, come ognuno vede, di sollevare obbiezioni e quesiti gravi. Quali sono gli Istituti di emissione che sborseranno i « forti capitali » destinati a fornire le casse di una Banca che non sembrerebbe proporsi altro scopo che quello di assicurare la futura prosperità della Germania? E che cosa vuol dire questo promettere « mercati e materie prime » ad un Paese, che non potrebbe valersene se non schiacciando sotto la propria concorrenza gli altri Stati di Europa? Ma vi ha di peggio : la Conferenza, secondo quanto suggeriscono i circoli americani — oggi i più loquaci di tutti — dovrebbe inoltre dire a Schacht : « Perchè vi lasciate ipnotizzare dai 26 miliardi dei debiti interalleati? I vostri creditori insistono al momento attuale soprattutto per riscuotere da voi il capitale rappresentante il ri; sarcimento ideale dei loro "danni di guerra. Questo capitale è 6tato fissato in tredici miliardi di marchi oro. Ebbene, soddisfate senz'altro a tale esigenza, visto che voi medesimi avete offerto 26 miliardi. Invertite una buona volta i termini del problema! Cominciate col pagare i tredici miliardi delle riparazioni. In quanto ai debiti interalleati per ora è inutile occuparsi. Si pagherà la parte coperta dai rimanenti 13 miliardi da voi offerti e per il resto si penserà a suo tempo ». • GII interessi dell'Italia Una soluzione simile è come l'uovo di Colombo. Bisogna pensarci. OwenYoung ci ha pensato. Ma che cosa ne diranno gli altri alleati? E che cosa ne dirà in particolare l'Italia, la quale è interessata per una percentuale minima all'accordo sui tredici miliardi delle riparazioni e, viceversa, è interessatdssima a che nulla venga alterato nelle garanzie accordatele per la copertura integrale del suo debito con gli Stati Uniti e coH'Inghllterra, tranne che nell'ipotesi, sinora assolutamente gratuita, che intervengano degli abbuoni di debito da parte dei creditori? Se la proposta ventilata dai fautori dell'accordo ad ogni costo venisse accettata, noi potremmo trovarci, di qui ad una decina di anni, con un carico di 60 o 70 milioni di dolciari all'anno in media da pagare di tasca nostra, senza ricevere più un soldo da nessuno. Giacché tutti capiscono che il suggerimento caldeggiato dagli americani si riduce a dire in un orecchio a Schacht: « Siete stato forse voi a firmare gli accordi Mellon e Churchill? Sono stati Berenger, Caillaux e Volpi, due francesi e un italiano. E dunque, perchè impostare la soluzione su un debito che non vi riguarda se non per riflesso e che il trattato di Versailles non ha mai pensato di accollarvi? Pagate le riparazioni, 13 miliardi: al resto pensano i debitori, cioè gli Alleati ». Ammesso un principio simile, è evidente che la Conferenza potrebbe non solo dichiararsi rinata, ma darsi il lusso di finire in un trionfo. Sta a vedere se una buona metà dei suoi membri si rassegneranno a seguire il trionfo a piedi, incatenati dietro il cario del vincitore. C. P.