La pittura Italiana dell'Ottocento di Marziano Bernardi

La pittura Italiana dell'Ottocento La pittura Italiana dell'Ottocento pChi oggi — a cent'anni dalle prime libere parole di Giacinto Gigante e a trenta dalle ultime di Giovanni Segantini, e In pieno sospetto del lungo tradimento d'una dottrina secondo la quale (è Previati che parla) disegno, colore, espressione, tutto era soverchiato, pel pittore, dalla dominante e indefinibile vibrazione della luce — dice pittutai italiana dell'Ottocento, se non vuole che la frase rimbombi indeterminata e inutile per vacue sonorità convenzionali ma prenda nell'intimo coscienza di cultura e di giudizio, ha da fare come quello che, sbucato in vetta a un colle doride si spazia su una pianura sterminata e varia, dopo un primo riposo puramente ammirativo, d'Istinto cerca i punti che gli 6ono o gli paiono noti, e da quel fiume luccicante in basso tra cortine appena segnate di pioppi a quella catena di monti svanenti nell'azzurro, da quella bava di fumo lasciata dal treno fuggito via a quel biancheggiare di abitati nel lontano, ricostruisce il suo panorama, lo riconosce, ci si ritrova. Munto che adesso 11 semplice fatto visivo già gli si tramuta In alcunché di vissuto o di vivente, in un ricordo o in un sentimento. Rapporto cioè dell'esterno alla persona, del dato inerte all'individuo operante: condizione prima d'ogni critica, non che presupposto d'ogni proficua sintesi storica. Cosi, perchè il panorama della pittura italiana ottocentesca riesca dav vero, un paesaggio, con la sua atmosfera che circola, con il suo clima mu tevole, coi suoi vari valori « topografici » e, ciò che più conta, con un suo significato estetico d'insieme, e non un immobile diorama da esposizione, figure dipinte sulla tela e pupazzi in plastica nel primo piano, convien cercar subito e identificare quel punti che s'è detto, i quali non son altro che i due o tre momenti ideali dominanti in ogni secolo tutte le manifestazioni dello spi rito. Tanto Enrico Somare (Stona dei pittori italiani dell'Ottocento, 2 voi. con 641 riproduzioni e 39 tricromie, Milano « L'Esame », 1928, L. 600) quanto Ugo Ojetti {La pittura italiana dell'Ottocento, 1 voi. con 228 riproduzioni, Milano, Bestettl e Tumminelli, 1929, L. 300) sono partiti dall'ovvio postulato affrontando entrambi, primi in Italia dopo lo smilzo preludio di Emilio Cecchi, la totale rappresentazione del nostro scorso secolo pittorico, e con due metodi opposti che fra loro si completano : con analisi minuta che investe sia scuole e gruppi sia personalità singole, che sviscera sia le correnti generali sia le tecniche individuali, il Somare; con agile, vivace riepilogo elegantemente chiaroscurato di scorsi, premesse, deduzioni, J'Ojetti. Diremo meglio più innanzi; per ora vediamoli, codesti punti o momenti ideali. Al seguito del binomio napoleonico Canova-Appianl, i Neoclassici (« L'epo ca era piena di maestri ligi e laboriosi. A Roma, all'Accademia di S. Luca, Vincenzo Camuccinl e Gaspare Landi. Filippo Agricola e Tommaso Minardi; a Milano, Luigi Sabatelll e Pelagio Palagi ; Giuseppe Diottl a Bergamo ; Teodoro Matteini, Lattanzio Querena, Odoardo Politti e Natale Schiavoni al l'Accademia di Venezia e in quella di Firenze Pietro Benvenuti, Antonio Ciseri e Giuseppe Bezzuoli; a Napoli, Costanzo Angelini • : i maggiori celebranti gli uffici della scienza accademica sul principio del secolo) ; tra Roma — dove negli anni 1810-15 erano venuti l'Overbeck, il Pforr, il Vogel, il Corrielius, lo Schnorr a predicare la dottrina nazzarena — e Napoli (Mancine! 11), Siena (Mussini), Torino (Enrico Gamba), 1 Puristi, compilatori d'una grammatica pittorica in riscontro a quella letteraria di Basilio Puoti. o i < Puristelli » come li chiamava il barone Camuccini, forte del dileggio di Goethe; in tutta Italia i Romantici del quadro storico o, secondo l'OJetti, i falsi Romantici ; quelli che a accettarono nomi e temi e dottrine dai loro amici scrittori, ma continuarono a dipingere 1 loro quadri plastici nella pallida e chiusa luce dell'accademia neoclassica, cogli stessi gesti da melodramma e con la stessa liscia pittura, vestendo con coìitumi del '200, del '300, del '40U gli stessi coristi che dieci o vent'anni prima erano stati vestiti da greci o da romani» : 1 Vedutisti napoletani della Scuola di Posillipo (1816-37) col giovinetto Giacinto Gigante che per la sua cordiale fedeltà a un vero aureolato ancora, tra cieli e rovine, di molli fantasie arcadiche annunzia Pa'.izzi e giù giù la Scuola di Resina (1864) e le prime armi di De Nittis scoperto e incoraggiato da Adriano Cecioni; il Romanticismo lombardo, chiuso fra 11 brioso racconto di Domenico Induno e il caldo, voluttuoso, musicale settecentismo di Giovanni Carnevali rinascente poi nei secondi Romantici, da Cremona a Ranzoni a Farufflni, mentre Hayez, pontefice massimo, vigila dall'alto della sua statica pittura. Tutto ciò, per rimanere in metafora, sull'orizzonte. E più avanti, in primo piano, che ancora c'investe con una vitalità che dura, lo scoppio della macchia (1855), rivoluzione pittorica prettamente toscana in breve maturata e decaduta tra l'apertura del Caffè Michelangelo in via Larga (. .0) e la fondazione della Scuola di Pergentina (1862), quantunque contemporaneamente o poco più in là, da Venezia a Torino, da Napoli a Milano,- il verismo dei dieci moschettieri macchiatoli, Fattori, Signorini, Lega, Abbati, Borrani, d'Ancona, Sernesi, de Tivoli, Ceclonl e Banti, trovasse specchio — con modulazioni e riflessi inerenti alle tradizioni regionali — nell'altro verismo di quei centri artistici, da Ciardi e Zandomeneghi a Carlo Pittara, da Palizzi e Toma a Carcano e poi Tallone; mentre su al nord l'inquieto ed irrequieto Fontanesi, innamorato malinconico d'un sua grandioso sogno musicale, andava portando fra Svizzera, Piemonte e Delflnato la sua ansia romantica di inesprimibili mondi, e lontano da lui, nel sud, Domenico Morelli, < mobile e generoso, tratto dall'ambizione di ridare fama europea all'arte nostra, agitato dal contrasto tra l'amore del vero e l'impeto della propria immaginazione ». si esauriva nelle più diverse ammirazioni, si stremava di desideri e di rimpianti fino a confessare : • In tutta la mia vita non sono mai riuscito a fare o a dire quel che pensavo di dire o di fare ». Ancora un passo Innanzi nella'visione panoramica. Ed ecco in Toscana il gruppo macchiaiolo diradarsi e disperdersi per far posto ad un altro € più borghese e meno combattivo, ma all'apparenza anche più unito », quello dei Gioii, dei Ferroni, dei Cannicci, dei Faldi, del Tommasi; a Napoli passare la meteora Fortuny che acceca e travolge Dalbono e Morelli, Tofano e il giovine Michetti; a Venezia Favretto raccogliere nel suo aneddotismo goldoniano vario, lieto e fresco l'eredità di Tiepolo, di Guardi, di Bernardo Belotto e del due Longhi, con una misura che sarà poi soltanto rispettata dal Nono; a Roma il gruppo di Nino Costa, uscito anch'egli dalla macchia, contrastare, da. Serra a Dà n à o a n a o o . ; , a — i o Maria, all'invasione dell'Impressionismo francese anche a costo di cadere nel mondo fittizio dei Preraffaelliti; e intanto che a Genova lavora li morelliano Barabino, e Luigi Raggio si chiude fra le austere solennità dell'agro romano, ed il Piemonte di AvondoQuadrone, Ricci, Mosso, Calderini, Delleanl, custodisce gelosamente, malgrado le continue migrazioni ed i contimi: scambi, le sua caratteristiche provinciali, ecco in Lombardia f.ltrare — tramite il Grubicy — U Neoimpressionismo dei Seurat e dei Signac, e crescere l'infelice illusione dlvisionistlcache fu il tragico destino tanto dì Previeti quanto di Morbelli, tanto di Pellizza quanto di Segantini. Parata 6 su 1 venti ebra di Uberto Vafnlma dolce e rude di colui che cercava una patria celle fattezze più nudesempre pia solitaria. Notte di Schafberg, 28 settembre 1899. Il secolo si chiude; il Novecento attende la sua alba. Questo, tra ombre di nubi e sfavillare di sole, 11 panorama quale si svolge dai libri del Somare e dell'Ojettl. Ma come per l'artista la topografia paesistica e in genere ogni forma pre supposta non hanno altro valore che dì drvto di fatto, cosi la storia dell'arte non procede soltanto per Individui, gruppi o scuole. Esistono; operano; sono le parti del congegno In moto. Conviene superare la nomenclatura, là cronologia aneddotica, la cronaca. Con viene badare, oltre che agli uomini che sopra vi trascorrono la loro giornataal terreno ideale che li nutre, al clima storico in cui respirano. E 1 nostri due storiografi non hanno tradito il buon metodo, Che Enrico Somare riprendendo la sua tesi prediletta, secondo la quale la prima scossa dì liberazione dall'Accademia coincide col moti liberali e insurrezionali del Risorgimento patriottico, scriva : « La passione politica e le aspirazioni civili che urgevano da tutti 1 lati ansiosamente trasportate all'azione dall'entusiasmo, recavano nell'intelletto e nell'animo del giovani artisti italiani 11 senso e il dono dell'arte moderna » ; e che dal canto suo Ugo Ojstti, dopo aver notato che la storia della pittura italiana dal 1848-alla fine del secolo è tutta un drammatico sforzo per riunirsi, al di là della uhiacciaia accademica e neo-classica, alla calda pittura settecentesca: dica': « Quella primavera quarantottina rivelò dunque ciò che era ancora vivo nelle forze e nella tradizione popolare »; significa, con diverso linguaggio, defluire l'episodio fondamentale della pittura italiana dell'Ottocento; lo scoppio dell'individualità (indipendenza in politica, libertà dì scelta in arte) contro la regola livellatrice dell'Accademia, figlia del neoclassicismo di Winckelmann e di Mengs e dell'Impero di David; e sottolineare implicitamente l'originalità della nascita della pittura moderna in Italiapittura che finalmente si riconosce e ritrova nelle nostre tradizioni regionali del Sei e Settecento (Napoli informi), non appena le predicazionstraniere del falso classicismo, del falso, cerimoniale aulico napoleonico, del falso romanticismo di esportazione germanica tacciono soffocate dagli squilli della riscossa nazionale. . Arte classica o romantica ? No, arte e non arte, perchè Giotto quanto Tiepolo, Leonardo quanto Caravaggio, Raffaello quanto Michelangelo non li separi dall'opere loro; e anzi queste sole, alla fine, son viveL'Appiani invece quanto l'Hayez furono pei loro dipinti quel che il mettitore in scena è per lo spettacolo ».E questo « spettacolo » finisce, per singolarità di data, a metà giusta del secolo, sì da dividerlo netto in ghiaccia e calore, in asservimento e libertà. Di trent'anni la Francia ci aveva preceduti, con Géricault e Delacroixe poi coi paesisti di Barbizon, CorotDupré, Troyon, Rousseau, DaubignyMa il vantaggio cronologico non csgomenta se pensiamo che a Parigc'era un Salon, e che quello appunto del 1822 aveva rivelato al Continente Turner, Bonington, Constable, cioè gl'inglesi che dovevano rigenerare ipaesaggio francese. Qui, da noi, fra queste muraglie provinciali che furono il nostro impaccio, ma che sono saranno sempre la nostra salute.la rivoluzione — o meglio la reazione — è genuina, è del nostro sangue veneto e lombardo e napoletano e to scano. SI: la Galleria Demidoff a villa S. Donato; il viaggio a Parigi nel '55 di do Tivoli, Morelli, Altamura; e Fontanesi che stanco di Colarne si reca nel '54 presso Ravier nel Delflnato... Ma che cercavano costoro se non la sanzione delle loro idee del loro sentimenti, della loro fede novella? Forse che De Nittis non espone fra gli Impressionisti del "74 tele del soggiorno napoletano? Il periodo 1850-1875 — . strapaesano , per eccellenza — fu il grande periodo del nostro Ottocento pittorico. Terrà subito dietro la vittoria internazionale del Realismo artistico degenerazione, fra noi, dello schiette e cordiale Verismo che aveva abbattuto l'Accademia, ora vestita di classicità, ora di romanticismo — teoria parallela al Positivismo filosofico; e dal pregiudizio — come scrive l'OJetti — . che il vero essendo il padrone e il pittore il suo servo, ed esso padrone mutando d'attimo in attimo, occorresse ormai cogliere a volo soltanto un'impressione del vero e non più l'essenza del vero scelta e adattata al temperamento e al sentimen to e all'idea del pittore, e così fissata e durevole ». nacquero l'Impressionismo francese, e poi, anche nel pittori, lo studio scientifico della luce E di là, giù giù al Divisionismo, al Puntinismo, cioè alla ricetta, alia formula, all'idolatria della tecnica (pensate a Previati: « La tecnica della pittura »), allo sciagurato equivoco che l'interessante in arte sia il modo col quale quest'arte è raggiunta, e non il risultato cui essa tende. Storia di ieri, e anche più storia di oggi. Neoclassicismo, Accademia, Purismo, Romanticismo, Verismo. Realismo, Impressionismo, Divisionismo; definizioni di cicli, di scuole, di gruppi, di movimenti. Ma su questa apparenza di contrasti, scissioni, rotture, reazioni, sta un'unità solenne e mirabile: il senso di cordialità limane e socievole col quale l'artista offriva a gli uomini il frutto del suo lavoro, e per 11 quale comunicava direttamente, limpidamente, simpaticamente con l'anima — prima e meglio che con la mente — dei suoi simili, quasi che la sua stessa fede nell'esistenza dell? realtà esterna senza la quale nè pittura nè scultura possono esistere (prendo la frase ad Ugo Ojetti) fosse un linguaggio caldo e spontaneo di uomo -i uomini, e non di eletto ad iniziati Marziano Bernardi.