Trittico inglese

Trittico ingleseTrittico inglese i , n a i e e i , d a n i l i o r J? ^ a a e e . a a a Applicando alla storia della guerra 1 metodi critici ed analitici propri! degli studiosi seri, sir Andrew Macphall ha scritto un libro pungente ed' amaro, ristampato dopo un .mese dalla prima tiratura, perchè accolto con clamori dì scandalo. Three persons (Londra, Murray ed., 1929 - 10/6) ritrae, senza Indulgenza veruna, la figura e l'opera del Feldmaresciallo Henry Wilson, assassinato a rivoltellate da agenti Irlandesi 11 22 giugno 1922; del colonnello House, 11 faccendiere di quell'altro Wilson, l'americano, e infine del misterioso T. E. Lawrence, 11 creatore del regno arabo e di distruttore dell'afgano. Sono tre demolizioni documentate e accanitas e tutte hanno per base principale — se non unica — gli scritti delle vittime. Le virgolette delle citazioni servono al Macphail da morse per stritolare le autoapologie e le leggende. Non ò abbastanza letterato per satireggiare o metter in croce con la tormentosa genialità di uno Strachey (certi esordi felici: « Gli irlandesi hanno sempre avuto un sicuro istinto nel compier delitti... » improvvisamente gli cadon di mano) ma ha qualche buona zampata, e soprattutto sa leggere i testi. Cosi, ha colto subito IH ridicolo e la fatuità di sir Henry Wilson (grand'uomo tuttora in Francia, dove gli stanno traducendo le Memorie, pubblicate già con una prefazione di Foch). collezionista ingenuo delle lodi ufficiali, e solito a cullarsi nella convinzione di aver salvato lui Francia, tlussia ed Inghilterra dalle peggiori yatastrofl, profetizzando, operando. Intrigando. Effettivamente, il Wilson fu il tipo classico del professore di materie militari, con una vena tutta irlandese di cospiratore polìtico e di creatura indisciplinata, sarebbe morto Feldmaresciallo, membro del Parlamento, decoratissimo e glorioso, ove non avesse legato ad un compatriota il suo Diario. Dato questo fedelmente alle stampe, 11 vero Wilson : squilibrato, presuntuoso, accattabrighe, soldato mediocrissimo e fazioso, ha mandato in aria la figurazione ufficiale, ha rotto la scorza retorica. Stratega, eccolo impegnarsi soverchiamente, prima, della guerra, con lo Stato Maggiore francese; indi contrastare Kitchener, il solo che sapesse il suo mestiere, e soffiare nelle orecchie di Lloyd George i progetti bellici più pazzeschi (p. 32), con l'aggravante di • non veder un soldato od ufficiale se non a partire dal grado di maggior generale » e di calcolare di agire come su una scacchiera. Sempre intento a far la spola attraverso la Manica, le trincee non lo attraevano: passava da un Comando a un Ministero, da un Ufficio al Parlamento. Le sue prove pratiche in qualità di comandante di Corpo d'Armata furono nulle; impiegato poscia come ufficiale di collegamento, avrebbe potuto render molto date alcune affinità di carattere con 1 francesi, qualora non si fosse lasciato trascinare a chiacchiere, maldicenze e congiure contro i suoi superiori, tanto da dover esser sostituito dopo tre mesi. Il Consiglio Supremo di Guerra istituito a Rapallo nel novembre 1917 lo rimise a posto, ed egli se ne servi per stuzzicare il generalissimo Haig, e per complicar le idee, già confuse e tumultuose, di Lloyd George. Tornato a Londra, capo dello stato Maggiore Imperiale — funzione di pura apparenza — giudicava, il 23 settembre 1918 ■ ridicolosamente ottimista • Haig. Se — osserva 11 Macphail — Wilson non si fosse talmente illuso, era per lui 11 momento di farsi avanti a raccogliere il bottino. Invece, rimase consigliere militare del Governo, dell' Opposizione, della Francia, di Northcliffe, di chi, insomma, gli dava retta. E continuò, ulsteriano convinto, a picchiar il chiodo Irlandese reclamando sterminio e morte, arresti e fucilazioni (p. 87) an che nel '22, durante le trattative per il compromesso. La costante mancan za di gravità, che gli fa riprodurre nel Diario episodi buffi, scherzosi, familiarità da mensa ufficiali, si accompagnava alle perpetue minaccia di scandalo. Ad ogni contrarietà, avverte che « Farà un guaio •, e argutamente Macphail lo definisce, richiamando il titolo della nota commedia dì Synge: Il furfantello del fronte occidentale. In realtà, quest'uomo brillante, vivacissimo, con la logica, l'astrazione e la parlantina del professore, la meschl nità e l'ambizione, l'Invidia del più sfortunato degl'individui, si muoveva su un piano falso, e tentava d'illuder se stesso. Purtroppo, nel comporsl la apoteòsi, si serviva di materiale scadente, e si tagliava le gambe da solo con rivelazioni inopportune e comiche Al di là delle Insufficienze e miserie che l'acutissimo biografo spietatamente denuncia, rimane qualcosa di chisciottesco che ci permette un movimento d'Indulgente simpatia:) • La grande prova giunse, per sir Henry Wilson, 11 22 giugno 1922. mentr'egli stava sui gradini della propria casa, in Eton Place 36. Esitò un istante, lece la mossa sbagliata, e fu perduto... Sir Henry stava rientrando quando gli spararono addosso. Ebbe un gesto di parata: si volse, e trasse la sciabola. Era inutile e fatale. Nel la sua natura non era ancor entrata l'idea che le sciabole sono armi da museo, e che la carne e il sangue r.on resistono al fuoco. Non aveva imparato di persona la lezione di Loos e delle trincee. Restava il tradizionale ufficialo di Stato Maggiore fino all'estremo... ». La moralità del saggio su Henry Wilson è: « Bisogna imparare a tener sè medesimi »; quella dell'ampio stu dio intorno ad House, che se qualcuno ci avesse rivelato tempestivamente J misteri del funzionamento, della poli¬ tdpcmsgdgmndsidNggrgpvfrzstmsccsddgmdtgmCvcLlaipeWlrIcgGspfiLzsmgquastnnglzrmipinsltsrpzp1vrltaal 1 i a , a ì a o . e i e r a y i o a i i i a o tica nord-americana, e 1 veri protagonisti di essa, le speranze, le ire, le delusioni onde venne a Woodrow Wilson un'aureola ridottasi poi a meno di un lumicino, non sarebbero probabilmente mai sorte. Quando si constata l'eminenza grigia House esser stato niente più di un buon politicante provinciale spaesato fuori dal natio Texas, e incapace di Intender l'Europa e gli europel; 9 che il Presidente, in fatto di esperienza di uomini e di maneggio di situazioni era ancor più a secco, c'è da divertirsi per lo meno quanto 1 più Intelligenti si divertirono, anni or sono, al sentire che la luce doveva venir dalla Russia I L'immagine di un Texas dove le schioppettate piovono come gragnuola, ed « ogni individuo di mezza età, proprietario di veicoli, dai capelli grigi, e 11 volto raso, gli occhi scintillanti è • colonnello >; coloro che, più anziani, portan la barba fluttuante gli occhiali e hanno una benevola cera, sono « dottori >, gli Intel!ttuali « professori ■ e, se ben vestiti, « capitani » (p. 113), il pensiero che quivi si foggiò la sapienza politica di House, a dispetto della dottrina dei diplomatici di carriera, ignara d'altro che non fossero le beghe locali; la deliziosissima storia di come il caporione e poi ministro Bryan veniva manovrato attraverso la moglie e la figliola affinchè appoggiasse le fortune di Wilson, creatura di House, la sorprendente narrazione dei suoi colloqui europèi dopo 11 '14 (lo si vede percorrere il triangolo Londra-Parigl-Berllno tutto commosso del genio di sir Edward Grey, un po' a disagio in Francia, e ad occhi sbarrati dinanzi allo spettacolo del militarismo prussiano) con Grey i cui riposi settimanali erano sacri, e von Jagow in luna di miele, 11 suo stupore davanti alla libertà del regime democratico In Europa (constatando, per esempio che Ra Giorgio era più legato del Presidente americano), la meraviglia nel trovare che nessuno considerava la guerra con la sua freddezza (« Nelle sue peregrinazioni — annota Macphail — non dice di aver parlato mai con un militare ») sono incantevoli: Il lettore che segue il colonnello House attraverso queste duemila pagine cadrà sotto il continuo influsso del suo fascino. Egli si muove attraverso quegli anni tragici con un'ingenua innocenza, una semplicità, un candore da artista comico da cinematografo. Nella società americana si dà il nomignolo di « zio >... ». Egualmente rischiarata b la psicologia di Woodrow Wilson: austero, veritiero e « maestro di scuola » ('bisognerebbe pronunciare alla napoletana, perchè la definizione fosse perfetta, governato da House e da un gruppo di femmine pensatrici, di cui inguaribile romantico, debole, bisognoso di adulazione, subiva gli odi e gli amori. Belsima l'esposizione delle schermaglie tra il politicante (tipico è il compromesso che House fece quando gli dissero che occorreva frequentasse la chiesa: — Dirò a Loulie di andarci —) che oscillava tra l'intervento e l'astensione, c Wilson che, lasciato a decider da solo dal prudentissimo consigliere, deliberò sentimentalmente l'entrata in guerra degli Stati Uniti. Senonchè l'uomo era troppo infatuato di sè per rendersi conto della portata del colpo di testa che aveva avuto bensì un ambiguo suggeritore: House, ma nessun meditato appoggio dai poteri pubblici. Costituzionalmente, Wilson era a cavallo, ma il Senato e il Congresso, non consultati, non gli perdonarono mai. La politica di House e Wilson era fallita nella proposta di un patto panamericano, naufragata nella pretesa di intervento al Messico, inascoltata nei progetti di armistizio dei belligeranti europei. E falli anche nel dopoguerra: Wilson trovò, un giorno. House a colloquio con Clemenceau, e fu la rottura. Di che s'impicciava il colonnello? Il dramma cominciato il mattino in cui, la vigilia della dichiarazione di guerra, neppure 11 Segretario per la Guerra conosceva la decisione del Presidente (p. 189. - House la seppe nel pomeriggio, e il Gabinetto la ignorò finché non fu pubblica) precipitava. La coscienza' inquieta e l'impreparazione dell'uomo lo tenagllarono a Versailles: intanto, in America, spiritosamente un senatore predicava: « Il miglior momento di tirar un calcio a qualcuno, è quando volta l'angolo, con un sacco sulle spalle ». E non diceva al sordi : « L'ombra della morte era sopra Wilson, e in quell'ombra sovente si dispiegano l'infantilismo e la senilità. Soltanto una Lega delle Nazioni che ponesse per sempre fine alla guerra avrebbe potuto placarla, e, allorchè il suo popolo gli rifiutò l'assoluzione, Wilson fu alla fine ». DI più robusta tempra, T. E. Lawrence ha sopportato il parziale fallimento del regno che, nel 1917, aveva intrapreso a ricostruire In Arabia, per l'Emiro Felsal e a maggior gloria inglese. La grande avventura, narrata ne « La rivolta nel Deserto » (di cui si avrà tra poco anche un'edizione italiana) ha suscitato polemiche e pretese rivelazioni: 11 Macphail vuoi dissipare le nebbie del mito Lawrence, riconoscendo nell'uomo d'azione semplicemente un artista in cerca di emozioni. E, dopo una serrata critica di particolari più o meno leggendari (c'è 11 manoscritto rubato in treno, le due versioni o l'edizione clandestina e americana del libro, le chiacchiere del solito viaggiatore bene informato, il tentativo di far di Lawrence uno sceicco alla Rodolfo Valentino, o di ridurlo alla parte di agente segreto), ricolloca l'uomo nell'ambiente e riassume l'in¬ teressantissimo Itinerario guerresco. Chi ha letto nell'originale i ricordi del Lawrence troverà sbiadite le pagine del Macphail, il quale non ha saputo schizzare 1 grandi protagonisti della rivolta araba, nè disegnarne 11 variopinto quadro. 11 Lawrence, che scrive alla Kipling, ha tracciato profili superbi e descrizioni straordinariamente evidenti e terrificanti, e s'intuisce già di qual carattere sono 1 tagli fatti all'edizione integra e privata: riguardano cioè episodi sessuali e macabre storie di stragi. Preso tra il mito e la verità, l'autore di e Three persons non ha saputo suscitar l'immagine dell'ar.cheologo Lawrence sbalzato da un un ufficio militare del Cairo a tirar 1 fili di una ribellione a fondo nazionalità, con truppe di fanatici predoni i capi ambiziosi e malfidi, in condì zìoni curiosissime, assolutamente diverse da quelle di una guerra regolare. La genialità del Lawrence nell'usare il materiale umano a sua disposizione, l'originalità di lavorare disin teressatamente alla creazione di un regno e all'invenzione dì un re, la spasmodica energia di questo studioso cacciato sino alla gola in un mondo estraneo e sovente ripugnante, t attratto ed affascinato dal suo barba rlco colore e vigore, fanno della « Ri volta araba » e del suo eroe (che alcu ne informazioni tendenziose circa la ultima sua missione nell'Afganlstan a torto fanno ritenere un semplice agente dell'Intelligence service) una grande pagina di vita; Sir Andrew Machphail poteva, qui, dar flato alle trombe. c. s,