Il contenuto politico della Carta del Lavoro di Augusto Turati

Il contenuto politico della Carta del Lavoro Il contenuto politico della Carta del Lavoro Uno studio di Augusto Turati o r a l n a l a o e i i o e o e e l , , d e o i , a e i o i o nae mo e e o n • iiiRoma, 17 notte. 1 In questi giorni — come abbiano annunziato — sarà pubblicata una importantissima opera di commento alle dichiarazioni della Carta del Lavoro, la quale è preceduta da uno studio del Segretario del Partito, Augusto Turati, dal titolo li contenuto politico delta Carta del Lavoro, di cui ecco un largo riassunto: « La convinzione — scrive S. E. Turati — della necessità dell'intervento dello Stato nella materia sociale, cioè nei rapporti tra le categorie produttrici e nei conflitti economici ai fini non solo dell'ordine morale e giuridico, ma anche a quelli della trasformazione del meccanismo produttivo, costituisce indubbiamente la discriminante tra la concezione fascista e le concezioni liberale e socialista dello Stato moderno. L'antitesi senza possibilità di Intese tra Roma e Mosca che la rivoluziono fascista e la rivoluzione russa hanno posto come risultato della guer ra mondiale alla meditazione e alla scelta dei popoli cui il liberalismo noo sa più offrire Vubl consista»! dell'esistenza, è la sorgente da cui scaturiranno tutte le Idee-forza della stoiia del mondo presente per un tempo che sarebbe impossibile determinare anche approssimativamente, ma che si proietterà certo su tutto il secolo ventesimo ». Lo Stato nazionale Dopo' aver detto che l'antitesi tra Roma e Mosca riassume oggi nel loro complessò integrale tutti i motivi della millenaria lotta tra la materia e lo spirito, tra il principio di unità e quello di disgregazione, tra la scienza e l'istinto, cioè tutto il dinamismo della storia inteso come urto di idee, di sentimenti, di egemonie e come sviluppo dell'immensa fatica umana della produzione. Augusto Turati esamina le ragioni storiche della ricostruzione fascista e osserva che il cammino percorso su tutta questa strada è già lungo, ma tuttavia lontano dall'essere compiuto, data la pesantissima eredità passiva del liberalismo che il Fascismo ha dovuto assumere. « Bisognava — egli continua — riorganizzare giuridicamente la Nazione per elevarla a dignità di Stato, se non si voleva precipitare nel baratro del comunismo. In questo senso il periodo 1919-1922 oltre al suo passivo, ha/il tondamentale attivo di avere fatto precipitare fino alle loro estreme conseguenze tutti i residui Ideali e politici del secolo diciannovesimo, portandoli alla liquidazione. Intanto si elaboravano japidamente nel Fascismo le nuove forze e i nuovi ideali politici che, sul gagliardetti delle Camicie Nere mosse alla Marcia su Roma, venivano a prò porre qui, in questa inesauribile sorgente della razza, il grande problema della costruzione dello Stato nazionale italiano che doveva essere quello che il Duce ha definito con queste lapidarie parole: ■ Se mai vi fu nella Storia un regime di democrazia, cioè uno Stato di popolo, è il nostro ». La Carta del Lavoro dimostra questa caratteristica popolare dello Stato Fascista, dando inoltre la prova storica che si può organizzare lo Stato su basi diverse tanto ria quelle dello Stato liberale quanto da quello dello Stato marxista, pure risolvendo vari problemi che costituivano i presupposti di questi due sistemi e di queste due teorie. « Io penso che la Carta del Lavoro sia come un punto di orientamenio delle tre grandi direttrici dell'azione de.Uo Stpto: la morale, la politira e l'economica. Si tratta di riorganizzare e di riplasmare l'Italia tutta, l'Italia del Diritto pubblico, del Diritto privato, degli Istituti parlamentari, degli organi amministrativi. Lo stesso problema del decentramento, che ha tormentato per paraelici decenni il nostro Paese, fin dove ciò poteva essere riconosciuto necessario e utile, poteva essere risolto rovesciandone i termini riaffermando cioè rigidamente il cri terio dell'unità politica e amministra tiva. ma affidando alle organizzazioni sindacali qualcuna di certe funzioni social! che ora lo Stato non compie o compie male. Per esempio, gli ne cordi di carattere economico già stipulati tra al£une confederazioni e ia tutela economica di alcuni associati da parte delle organizzazioni sindacali costituiscono già un concetto politico che a tale problema si riferisce e che nulla fa ritenere a priori non possa essere consacrato domani da norme di legge. E ancora quanti rapporti mimi ti, difficili, data la configurazione geografica e 11 piano delle comunicazioni Hni nosJrn Pa«sf>. tra lo Stato e l'individuo non potranno essere assunti dalle organizzazioni di categoria. Il Fascismo può già contare su queste basi di potere risolvere l'antitesi della ne cessftà di una granitica unita politica di fronte alla necessità di un snrflcien te decentramento di funzioni economi che e morali. L'azione del Partito « Si tratta di spostare il problema dal piano territoriale, che era quello del vecchio regime, al piano corporativo, che è il nostro. Prima però bisogna porre una grande premessa, impossibile sarebbe la marcia per la mio. va forma fascista dell'economia corporativa se non si considerasse tutto l'ordinamento corporativo da un pnnto di vista rigidamente politico. Nulla esiste e si muove nel complesso ambito del regime che non sia nella sostanza e nell'apparenza compiutamente politico. Nell'attuale fase della società corporativa, evidentemente, stanno in prima linea sul piano medesimo dell'azione sindacale il compito e l'azione del Par¬ tapcncnssmtcnlcprglunsefdssdvndsdctnvfhanrqdtmtvoclcqn a a o o e e e a o a i i e a a o e a i i i a a o a. ro na onoa e r¬ tito, in quanto solo 11 Partito può darò anima e mentalità fascista nel senso più genuino alle, organizzazioni sindacali e quindi alle categorie professionali, sia fornendo a esse i quadri, sia contraliando che esse non t*i dipartano mai dalle direttive politi?lie del Fascismo nello sviluppo delia propria specifica attività sindacale. Creare la mentalità, la spiritualità fasciata in tutti gli elementi delila vita nazionale comporta innanzi tutto la realizzazione effettiva, spiceioila, quotidiana deila disciplina corporativa, cioè della collaborazione con le classi e comporta pure la realizzazione pratica dei rapporti continui e razionali tra l'organo politico del regime, il Partito e le categorie legalmente organizzate- Naiurahnente lutto ciò presuppone un accordo perfetto tra Partito e Ministero delle Corporazioni che io penso debba essere valutato anche nella enunciazione teorica come una manifestazione della volontà rivoluzionaria del Fascismo. Infatti, se il Partito è sempre il depositario del pensiero fascista dopo essere etato il fondatore del Regime, vale a dire l'elemento rivoluzionario che ha dato vita ali'ordinam&iio corporativo e se il Ministero delle Corporazioni è l'istituto attraverso il quale lo Stato coordina l'attività de-lìe organizzazioni sindacali ed esercita su di esse la sua sovranità, Partito e Ministero delle Corporazioni sono j naturali organi esecutivi della Rivoluzione fascista. Alla stregua di questi concetti, affermo che i comitati intersindacali hanno saputo provvedere ottimamente alla fondamentale necessità degl'organizzazione corporativa deMo Stato, realizzand'oJa con la collaborazione quotidiana tra le classi e le categorie, distruggendo le sopravvivenze dei metodi sindacali classisti attraverso la mediazione del Partito che ha trasportato e fuse sul suo campo le controversie delle categorie giuridicamente organizzate, fino a poco tempo fa ancora incerte dinanzi alle difficoltà dell'accordo tra i rispettivi interessi in contrasto. Ma l'azione del Partito, in questo campo, non prescinde dalla sua naturale funzione di elemento d; sintesi. Lo Stato corporativo d«ve scendere come prima ho detto, assai piti In fondo. Ammesso il compito politico dei sindacati, quali manifestazioni di nuo ve forze umane e sociali convergenti verso lo Stato, bisogna creare la men (alita politica delle organizzazioni sin dacali perchè esse alla loro volta la creino attraverso l'azione sindacale e l'assistenza degli associati nelle cat<>gorie che rappresentano. Formare la mentalità politica delie categorie giù ridicamente organizzate è evidente mente una cosa diversa dal fascistiz zare le coscienze individuali in quanto si tratta di sottrarre in modo definii vo l'organizzazione sindacale dalla sua specifica mentalità che 'fu già classista e ora è tuttavia economica e professio naie. Unico ritmo ideale e politico Non intendo manifestare il dubbio che questa trasformazione non 6ia già cominciata nè voglio del resto after mare che i sindacati debbano diventa re le scuole del tirocinio politico, ma certamente non si potrebbe ammettere un agnosticismo sindacale nei riguardi dell'etica fascista per le stessè ra giorni che ci spinsero a rovesciare lo Stato liberale, che era preoisameme agnostico nei riguardi dell'organizzazione sociale. La sintesi tra sistema sociale e sistema politico, tra l'idea d Stato e quella di società non può es sere ottenuta in modo completo e du revole se non dando ad entrambi un miro spirito e un unico ritmo ideale e politico. Si potrebbe credere che basti, per ottenere questo, dare ai sinda cati del lavoratori e degli imprendilo ri dirigenti tratti dal Partito. Certo ciò è necessario e del resto questa è la linea che si segue in pratica, almeno per le organizzazioni sindacali più importanti. Ma anche quando tutti dirigenti grossi e piccini delle forma z!oni sindacali siano tratti dai rangh del Partito, non avremo risolto la que stione. Avviene, non raramente, che sia più difficile ad autentici fascisi imprimere al sindacato che dirigon indirizzo e mentalità fascista reali non solo formali che resistere all'assorbimento dell'attività particolarlsti ca del proprio sindacato. E' certo più facile che un fascista si ablcui a ra .clonare e a sentire come un commerciante, un agricoltore (lavoratore datore di lavorol che un commercian te, un agricoltore (lavoratore o datore ili lavoro) riesca a dimenticare la su categorie e quindi a sentire e a raglo tiare come un fascista che deve avere =empre fisso nella mente il pensiero della Patria una e indivisibile nel territorio, nella attrezzatura giuridica nell'ordinamento economico, nella compagine morale. Il problema è, pertanto, di permea re di coscienza fascista l'organizza zione sindacale e non di permeare 1 organizzazione politica del Regime d coscienza sindacale. Il Partito non po Irà perciò abbandonare i Sindacati se stessi fino a quando non saranno scomparsi tutti i residuti socialisti che sono ancora numerosi nulle masse operaie urbane dell'industria meno in fluenzate dalla guerra delle masse agricole e delle masse della piccola le media borghesia e perciò più lont 'ne dal Fascismo. Fino a quando i c. ti intellettuali non avranno nerduto del tutto il loro abito mentale di criticismo sfiduciato e corrodente, fino a quando le categorie capitalistiche non avranno perduta del tutto la vecchia cdlisadlefassrvaqilqceprmdtovadcgrfocflslomfinaaRtolapattedrrrs"amve a a e o e a n e ò a o ù e ù e e o ra a a d o o i e n e a . o i a n a concezione borghese e particolaristica della proprietà, fino a quando gli italiani nuovi non saranno nati o cresciuti, vale a dire per molti e molti anni ancora. Lo Stato e i sindacati La collaborazione tra io Stato e Sindacati, ai fini della'potenza nazionale che sono i fini della Rivoluzione fascista, ha tuttora per tramite necessario il Partito senza che con ciò esso voglia e possa invadere il campo riservato dalla legislazione corporativa al Ministero delle Corporazioni e alle organizzazioni sindacali che da questo dipendono. Essendo il Partito il motore politico del Regime, tutto quello che il Regime ha crealo in ogni campo della società nazionale deve essere considerato alla stregua di propaggine viva del Partito a cominciare dai Sindacati che sono gli strumenti nuovi, della politica fascista della Nazione. In questo senso Partito e Ministero delle Corporazioni dovranno sempre procedere insieme per assicurare la realizzazione legislativa della Carta dei Lavoro. Appare, dunque, indispensabile i! controllo politico dei Partito sulle organizzazioni sindacali essendo lecito ritenere che soltanto quando si sarà formato uno stato- d'animo fascista di carattere generale si potranno identi flcare il sistema politico e il sistema sociale nell'attrezzatura giuridico dello Stato. La forza operante del Regime e della Nazione sarà sempre, infine, una forza morale e politica e non mai un meccanismo '.-jgislativo anche il più rispondènte agli stati di animo del popolo, fi ' compito." della Rivoluzione di-dare contenuto concreto alle istituzioni è oggi facilitato dalla fiducia e dall'orgoglio risorti nel popolo italiano dopo la guerra e la ittoria, prove incontrovertibili della italità rinnovata della razza italica antica più d'ogni altra e più d'ogni altra moderna tra le razze che si contendono oggi il primato nella storia del mondo. Ancora non è dato di sperare che tutti 1 problemi italiani, tra quali quello fondamentale del nostro rigoglioso sviluppo demografico cui riesce sempre più diffìcile trovare uno sbocco, potranno essere risolti con "'ordinamento corporativo, lnnegabllnente, però, quando si sono riportati capitalisti e le masse dei lavoratori alla collaborazione morale e economica con lo Stato, quando si è av viata l'organizzazione produttiva verso il superamento della formula liberale e di quella classista, la Nazione si può dire attrezzata per qualslasia prova e per assumere quella sua autonoma e potente personalità storica nella politica internazionale che è condizione di ogni possibilità effettiva di espansione italiana spirituale e demografica. In questo senso noi concepiamo l'idea di impero italiano e in ouesto senso io penso che si possa considerare la Carta del Lavoro ». PSLNTIRidCIdOBCoNBCCCCMMRLCLNCLRSVAIEMABFIDSESMTVLDRLe udienze del Capo del Governo L'offerta di cimeli storici Roma, 17 notte. Il Capo del Governo ha ricevuto a Palazzo Chigi la signora Ida Tazzoli Fraschetti, nipote dell'eroico sacerdote Enrico Tazzoli. mandato a morte dall'Austria nel 1852. La signora Tozzoli ha offerto al Capo del Governo alcuni cimeli di grande importanza storica. Tali cimeli consistono nella berretta sacerdotale di don Enrico Tazzoli ed in un quadro che racchiude una ciocca dei suoi capelli, un fazzoletto con le iniziali del suo nome ed una ciocca di capelli del conte Montanari di Verona, altro martire del nostro Risorgimento. Il quadro che racchiude i cimeli contiene anche un ritaglio del giornale nel quale per la prima volta fu annunziato il progetto di una 'epigrafe per la casa natale di don Enrico Tazzoli a Canneto still'Oglio. L'epigrafe dice: « Enrico Tazzoli, nato in questa casa il 10 aprile 1812, fu spento il 7 dicembre 1852 sulla forca dello straniero a Belfiore. Sacerdote cospiratore per la Patria, il suo martirio ammonisce -popolo principi sacerdoti che la vera religione di Cristo è redenzione della Patria e dell'umanità ». ■ S. E. Mussolini ha destinato i preziosi cimeli al museo del Risorgimento, i Il Capo del Governo ha ricevuto l'avv. Tommaso Gasparri, il quale gli ha parlato del Tempio della Pace che si sta costruendo nel quartiere di piazza d'Armi. Promotore e. fondatore di questo tempio fu il padre Ottavio Gasparri. sacerdote esemplare per virtù religiose e patriottiche, morto di recente. Il Capo del Governo si 6 Interessato all'esposizione fattagli dal fratello avv. Tommaso. * (Stefani). Nomine sindacali Roma, 17 notte. Con decreti del Capo del Governo, sono state approvate le seguenti nomine: Felice Eensa a presidente dell'Unione industriale fascista della provincia di Alessandria: avv. Filippo Bassi, segretario dell'Unione industriale fascista della provincia di Alessandria; avv Ernesto Nlcosia, a segretario del l'Unione industriale fascista della prò vincia di Pesaro; Giovanni Zocca a EAFIBBAEPGMFLNVBABONApresidente d^l Sindacato prov. degli acrir-nltnri diretti coltivatori di Vicen- ?i£ yntSmn^%S^^^Omdel Sindacato provinciale degli agricoltori diretti coltivatori di Lecce; avv. Paolo Maniglie a presidente del Sindacato provinciale degli agricoltori non coltivatori diretti di Lecce.