Nel paese degli uomini con le treccie di Arnaldo Cipolla

Nel paese degli uomini con le treccie Attraverso il Continente Nero Nel paese degli uomini con le treccie -anosronvao- Da NANIUKI ](falde nord del monte Kenla), marzo, i1 Siamo a 250 chilometri al nord di Nairobi, abbiamo la punta del Kenia che ci sovrasta purissima, incidendosi nel cielo di cobalto, l'equatore passa esattamente attraverso le casette sparse ad una grande distanza una dall'altra, che formano la stazione, sono le cinque del pomerìggio, quindi ancora un'ora di'sole; l'infinita pianura che si-stende a settentrione, arrossata dal tramonto, le sleppe del borana e del turkana che per mille chilometri declinano verso il lago liodolfo, ci danno la sensazione dell'immensità continentale dominata dal ironie, ma la piramide ci distoglie dalla plana e ci obbliga a r{volgerci verso essa, in contemplazione. E' tutto il giorno che corriamo avendo il Kenia prima di fronte, lontanissimo; poi, a poco a poco, più vicino, quindi sul fianco destro, a una distanza dalla vetta sempre eguale e, finalmente, fermandoci a Naniuki, di faccia, a meno di venti chilometri a volo d'aereo dai ghiacciai. La stazione è sorta qui a 2200 metri, perchè questo è uno del punti dove la montagna è più accessibile, e più visìbile nella sua interezza la foresta più vicina, gli elementi che costituiscono il suo fascino più intenso. Fermiamo la macchina dinanzi all'alberghetto formalo da un corpo ventrale che costituisce la sala da pranzo circondata da costruzioni sommarle, capanne infine, coperte di paglia, ma ben finite, ben chiuse, poiché le notti sono letteralmente fredde a Naniuki e il giorno è un luminoso maggio perenne 'che mantiene attorno a questo asilo le 'fioriture d'Europa. Ci viene incontro la giovane proprietaria dell'albergo vestita maschilmente, con la sigaretta in bocca. E' sciolta come Diana, bionda e gentile. Ci dice: — Posso darvi due camere separale '{s'intende due capanne). VI fermale qualche giorno? Abbiamo della compagnia.. . | L'americana che piange idi felicità Conoscenza quasi immediata dinanzi 'alla sinfonia del tramonto « della compagnia u, una carovana di americani, Metà degli ospiti dell'albergo è attendata, metà occupa le camere-capanne In cinque minuti afferriamo la situa zione psicologica di tutti, donne e uomini che ci hanno preceduto in questo luogo, situazione che si potrebbe compendiare nelle parole di un giovane newyorkese, il quale sembra il capo 'della comunità ambulante. — Sì — esclama — siamo arrivati 'qui ieri mattina con il nostro « safari » da Nìeri e ieri stesso, appena scaricati gli automobìli e piantale le tende, Bettj/ (la moglie, occupata in questo momento a raccogliere rose e violaclocche nelle aiuole attorno all'albergo), ha voluto andare a pescare nel torrente di cui vedete laggiù la cascata che spicca sul verde della foresta. Viene direttamente dai ghiacciai nord del Kenia ed è pieno di trote squisite che si lasciati prendere con una facilità persino eccessiva. Vicino scaturisce una sorgente d'acqua termale,. Quando Betty si stancata di prender trote, ha-fàtto il bagno nella sorgente deliziosamente tiepida, poi si è rimessa a pescar di nuovo. Intanto s'adunavano attorno a lei i guerrieri masal e klkuto dei villaggi con i loro enormi scudi di pelle di rinoceronte e le lande forbite. SI sedevano lontano, in gruppo, in guisa da non disturbarla, cosi, per il piacere di ammirarla, poiché lletly, come vedete è piuttosto carina, e soprattutto ha un bellissimo sorriso. Ma anche i guerrieri erano degni di ammirazione, con le loro capigliature a treccie come Vcrcingetorige, i grossi anelli dt rame alle braccia e le coperte rosse gettate negligentemente sui corpi ben modellati. Betty pescava sotto gli occhi dei guerrieri e udiva gli schianti dei tronchi nella foresta al passaggio degli eie fanti. A un tratto comparvero i congoni a bere nel fiume. In quel momento sopraggiunsi io e vidi che Betty aveva gli occhi pieni di lagrime e rideva. « Che avete, Betty, — le domandai —, perchè piangete?'. — Non mi rispose ma riii accorsi subilo che piangeva di felicità. Anch'Io in quell'atmosfera di paradiso terrestre, dinanzi al quadro di verginità e di primitività, mi sentii preso da una commozione ìnesprimi bile... ... _.. . Se i guerrieri Masai la rapissero 'A dire il vero, noi, vale a dire il Con 'sole Zoppi ed io, nel viaggio sino qui sulla nostra macchina, con un giovi netto nero che ci fa da servo, ìnca strato nel sedile posteriore, tra le prov viste ed i bidoni di benzina e d'olio non abbiamo avuto delle sensazioni cosi idilliache. Siamo partiti alla dia vola, come si conviene a persone estre inamente affrettale, su di una vetturetta, mentre la strada esige un auto mobile potente. Abbiamo però un buon fucile ed una browning di grosso cali bro e soprattutto il proposito di divo rarcl questi settecento chilometri attorno la montagna con la massima rapidità e quindi senza rimanere per la strada, cosa che se ci capitasse in ceri punti sarebbe un grosso guaio. In quanto all'auto, sinora è andato benis slmo ma la tappa più difficile sarà quella di domani. Domani pure ci potrebbe capitare dt dover adoperare il fucile che durante la corsa finisce san pre per incastrarsi fra la parete della vettura e il sedile e quindi occorrono cinque minuti buoni per tirarlo fuori Se il rinoceronte ci attacca e se non possiamo, a cagione della strada catti va, scappare in quarta, può darsi che la cara, bestiola non ci lasci il tempo per prepararci ad accoglierlo secondo /,, consuetudine e l'esigenza. Inconve nienti tulli attorno ai quali abbiamo discusso lungamente oggi, senza trovarvi una soluzione soddisfacente, ma intanto ì chilometri, si sono succeduti ai chilometri e siamo a Naniuki. E' venuta la sera ed eccoci riuniti nella sala da pranzo attorno ad un enorme fuoco acceso nel camino. CI sono gli americani, Betty compresa, che non piatire assolutamente più, anzi non fa che ridere al pensiero dei guerrieri Masal che potrebbero rapirla e portarsela nelle immense steppe del nord e scambìarla per un certo numero di buoi e di capre con i turkana l quali alla loro volta la venderebbero contro l'istessa valuta agli abissini del lago liodolfo, sinché un bel giorno essa si troverebbe senza accorgersene alla Corte dell'imperatrice d'Etiopia e in condizioni di raccontare delle avventure immensamente più originali e straordinarie ]delle aviatrici sorvolanti l'Atlantico dai (q i1 cedersi con relativo copyright al New; trYork Times per migliaia di dollari , i e a n e e o e o i i e a i a d i e l e i a I a e o i , e e e i o a , i i o i i n i a n à l a o n i e o o o a i aoe il le o a o, blni ne Ma i racconti fantastici attorno al fuoco nella sala da pranzo dell'albergo di Naniuki, dominata da due teste imbalsamate dt bufalo c di. rhìno, le dimensioni delle quali mettono l brividi all'Idea di doversele vedere dinanzi vive e furibonde, non hanno molla presa. La realtà del semplici ma meravigliosi eventi di cut questo punto è il centro, supera di gran lunga ogni immaginazione. Realtà essenzialmente cinegetiche, sulle quali sorvolo avendovine parlato abbastanza e non potendo pretendere che i miei lettori vivano nell'ossessione dei bianchi al Kenia per cui la caccia grossa sembra lo scopo precipuo ed unico dell'esistenza (vengono qui per quello, del resto). Dirò soltanto che il newyorkese marito dt Betty ha dichiarato che non partirà di qui senza aver affrontato e naturalmente ucciso l'elefante dall'* orecchio mozzalo • che dimora in questi paraggi e che è conosciuto in tutto il Kenia (la dolce sposa si propone dt aiutarlo nella bisogna). La storia dell'elefante dall'orecchio mozzato Oh, una storia che si racconta in quattro parole quella dell'i elefante dall'orecchio mozzato» (il sinistro). Un vecchio cacciatore europeo, un * white man » di quelli che fanno da guida nei ^safari* ai novellini d'Africa, aveva un'antica ruggine con il pachiderma mutilato. Vecchio il cacciatore e vecchio pure l'elefante; un centenario dalle enormi zanne che lia perduto nel corso della lunga esistenza metà d'un orecchio probabilmente in qualche lotta con il leone. Veramente gli manca anche un pezzo della zanna dritta; ma con tutto questo il suo-valore in avo rio non dev'essere disprezzabile. Per ben nove volle cacciatore ed elefante si sono trovali di fronte qui attorno 'a Naniuki, dove passa l'equatore e dove s'accende il fuoco nel camino la sera. E proprio attorno questo fuoco, la sera di ciascuno di quel nove giorni, il cacciatore ha raccontato di avere as scslato due, tre e sino quattro colpi nella mole del bestione senza tuttavia farlo cadere, ma di sentirsi sicuro di ritrovarlo morto un giorno per le ferite, nella foresta. Anzi il « white man » diceva ogni volta agli altri cacciatori » Scusate, se per caso trovaste un elefante cosi e cosi, morto nella foresta, badate che l'avorio è per metà mio poiché è roba mia, sono io che gli ho tirato. Figuratevi che l'elefante mi conosce cosi bene che appena mi vede, carica... ». • / cacciatori infatti rivedevano l'elefante, ma più vivo che mal e per evitar questioni con il « white man » a proposito dell'avorio, lo lasciavano in pace. Soltanto informavano l'amico che il suo mammut, malgrado le palle blindate che s'era preso nel groppone, stava benissimo in salute o per lo meno cosi sembrava. Il cacciatore sfortunato (veramente lo era soltanto con ^elefante dagl'orecchio, mozzalo, perchè nel frattèmpo le altre cacete che intraprendeva gli andavano benìssimo) taceva. Sospettava che lo si volesse prendere a gabbo. Al nono incontro con l'elefante il « white man » era con suo figlio, un glovinotto ventenne. Da notarsi che fra il primo incontro e l'ultimo eran passati tre anni. Ebbene, anche questa volta il cacciatore tira gridando a suo figlio di scansarsi perchè il pachiderma carica. Il giovane non obbedisce e spara anche lui. La bestia s'è presa quattro colpi, ma invece di cadere o di fuggire, ha riconosciuto il suo nemico e gli è addosso. Il vecchio non riesce a scampare come te altre volte; l'elefante lo afferra con la proboscide, lo stritola e lo getta ai piedi del figlio e Poi rimane lì a dondolare la terribile appendice prensile a un metro di distanza dal ragazzo, terrorizzato, ipnotizzato, incapace di muoversi. La bestia sembrava indecisa se finire anche il giovane, forse voleva soltanto • avvertirlo » che lo rìspar. mlava quella volta per pietà; il fatto si è che dopo un poco volse il tergo e se ne andò colando sangue dalla''sommità della schiena. La « madama » negra Dopo questo fatto non c'è nessuno, assolutamente nessuno qui, clic non giuri che l'elefanti « conosceva » il suo accanilo persecutore e che premeditando di vendicarsi c'è riuscito. Manco a dirlo l'elefante è ancora vivo, altri cacciatori l'hanno veduto, ma per superstizione non gli. hanno tirato; il marito di Betty con i suol propositi s'ingaggia in una pericolosa carriera... La nostra, quella del Console e mia, sulla strada del Kenia, sinora, non promette tanto. La prima sosta l'abbiamo fatta a Thika per ammirarvi il magico salto d'acqua che il Tana vi fa e per meravigliarci anche noi, come tutti i viaggiatori che transitano che la capitale del Kenia non sia stata costruita attorno a questa poderosa cascata sonante. Più innanzi, a Fort Hall, esperimento dell'ospitalità indiana — la località è un gruppo di baracche di commerciami indostani — che si dimostra cordiale come quella degli inglesi delle fattorie di caffè che fiancheggiano di continuo la strada. Difalli i bramini rifiutano og1H specie dt compenso per il thè domandato e offerto. « Che cosa credete — hanno l'aria di domandarci i coloni color cìoccolutto — che si ignorino i sentimenti dell'ospitalità elementare? Siamo « gentlemen » anche noi e ci teniamo a dimostrarlo ». Osserviamo però che gli indiani i quali, conu vi dissi, popolano abbondantemente il Kenia nella pianura e sull'altopiano, appaiono spetto e volentieri coniugati con le keniote, le. indigene, mentre la costumanza è assolutamente scomparsa negli europei Come st sa l'antica « madama » negra compagna dell'europeo nell'Africa equatoriale ebbe sempre scarsa fortuna nel possedimenti inglesi, oggi che le donne europee vengono in queste contrade nella stessa misura degli uomini, se non di più, le connivenze fra bianchi e negre sono diventale una eccezione poco meno che vergognosa Viceversa fra gli indiani coleste specie di « menage » prosperano. Non saprei dire che cosa ne pensano le negre dei l'-ro compagni dell'altra sponda dell'oceano (di questo naturalmente) ma vedo che hanno gli stessi precisi atteggiamenti, almeno esteriori, di oliando occupavano un posto simile presso uomini di razza caucasico. S'incivettiscono, si lasctan crescere le chiame sclepagoildiunMguregMcodaicipcalarìdsochpddlaIlbtidvsansaclzuzontiscNddcupigntucprrcEcctegppEnca(qinaci sramSdnbtunc—looimsndldzhecvvsddteasgsfbtdsnpmacctmfssildfignKfdapdtectrmnneddvtbpdms i (questo è il paese degli uomini con le ; treccie e delle donne rasate) sostituì e i i a e scono la copertura di pelle che portano le • kikuio » e le « masai » con dei panni dal colori sgargianti e si tolgono dal lobo lacerato delle orecchie il cerchio di perline, cosicché l'appendice auricolare casca lungo il collo con un effetto che solo i compatrioti di Malanni Ghandl troveranno di buon gusto e sopratutlo oziano con la sigaretta fra le labbra sulla porta del negozicttl del loro mariti, guardando il Monte Kenia e vedendo passare le loro consorelle indigene, cariche come muli- Miliardi di locaste per formare nna zattera Quest'affare delle interminabili teorìe di femmine che incrociamo o sorpas aiarrio e che reggono per mezzo di una cinghia che passa sulla fronte enormi pesi sulla schiena, mentre gli uomini camminano invariabilmente Uberi, con la lancia in una mano e la caranerìstica mazzetta sferica nell'altra,- ci dispone ad un gran compatimento verso il mondo femminile del Kenla. Para che facclan tutto le donne in questo paese; donni che conducono l'aratro, donne che ritte sui piccoli osservatori dominanti i campi di dura tirano con la fionda agli uccelletti divoratori (e Il pigliano con una precisione infallibile!, donne che conducono gli armenti... Ma ecco che il paese ci distoglie dalle miserie delle abitatrici, il paese voglio dire fra Fort Hall e Nlerl, sessanta chilometri di una regione collinosa assolutamente incantevole, intensamente abitata e coltivata, che per clima, aspetti, colore di cielo e di verzure dà l'Impressione non di un pezzo d'Africa, ma dell'Umbria. Tutto questo spazio è riserva indigena, cioè abitato esclusivamente da genti di razza klkulo; le messi sono presso la maturazione, ma il flagello delle cavallette le guata polche è al di là di Naniuki, lungo i duecènto chilometri del lato settentrionale della piramide del Kenia, che l'immane fiume delle locuste provenienti in linea retta d'Etiopia, avanza. La funesta novella non è ignorala dagli indigeni che se ne stanno di guardia ai campi a fianco di tutto quello che può far rumore, accanto a mucchi di strame e di legna pronti ad essere infiammali nella speranza di riuscire, se le cavallette saranno sospinte da questa parte, con il chiasso e con il fumo ad allontanarle. Eh si! se non cascheranno su di te, cioè sul tuo campo, povero stregone che stai esorcizzando a gran gesti il tersissimo azzurro (un altro po' lo stregone finiva sotto la macchina nei suoi pazzeschi contorcimenti evocativi i) piomberanno sulla terra del tuo vicino. Eppoi le cavallette sono sorde e temono il fumo come temono l'acqua, cioè cascano lo stesso sull'uno e sull'altra (quando invece di volare camminano e incontrano un corso d'acqua anche amplissimo, miliardi di locuste si sacrificano, affogando, per formare con i loro corpi la zattera sulla quale passeranno le altre). Fiumi di formiche Terra di bellezza e di ricchezza e terra di flagelli. Africa autentica insomma, malgrado assomigli all'Umbria. Se cosi non fosse, se cioè le cause di distruzione non Intervenissero continue ad attenuarne la prodigiosa esuberanza nella natura e negli uomini, tutu verremmo a vivere in questa eterna primavera. « Q"uando non et son le cavallette — et dicono i padri a Nlerl — abbiamo le formiche, a fiumi di chilometri di fronte anche queste, che oltre a distruggere i raccolti, fanno impazzire gli uomini e tutto vien dalla savana, dalla sterminata savana del nord, da quell'oceano terrestre, sede del bene e del male ». Ma a Nlerl, noi, invece delle cavallette, lontane ancora (che cosa succederà domani, quando ci saremo in mez zo con la macchina? Galton Fenzi ci ha consigliato dt chiudere la «capote» e di proteggere il radiatore con una coperta) e delle formiche, abbiamo tro vato una schiera di donzelle indigene, vestite in guisa da escludere subito che si trattasse di mogli d'indiani o dt donne dei villaggi. — Scommetto che sono le ragazze della nostra Missione — osservò il conte Zoppi. — E siccome non riuscivamo a scoprire dove la chiesa principale sorgesse (Nierl è anch'essa formata da gruppi di abitazioni sparsi a grandis sime distanze sui colli) e neppure a farci Intendere per mezzo del nostro boy che fa da Interprete, ma che praticamente non capisce che il suhaell della costa, Invitammo una di coteste signorine agghindate come contadinette nostrane a salire sulla macchina per indicarci la strada e arrivare da monsignor Perachon. La cattedrale della Consolata all'Equatore Aderì con entusiasmo la giovinetta all'invito e siccome la vettura non la conteneva s'assise sulle nostre ginocchia rivelandoci ch'era profumata nientemeno che alla lavanda, e, dopo pochi minuti di cors'i, ch'era stata cosi raffinatamente educata non già alle missioni cattoliche, ma a quelle protestanti. Ma noi desideravamo di riedere in patria o quasi, cioè di raggiungere la missione italiana, motivo per cui la deponemmo a terra gentilmente i. finimmo per trovar da soli e monsignore c i suol padri nonché le suore nel punto certamente più ameno del Kenia, sulla cima dt una collina dove frammezzo a sommarie costruzioni si drizza la cattedrale della Consolata all'equatore, edificio d'una certa imponenza e anche di notevole bellezzctdato che tutti i materiali vennero portati qui quando le strade rotabili non esistevano ancora. Non vi dirò come completa ed affettuosa sta stata l'ospitalità di Monsignor Perachon a nostro riguardo. Riusciti a strapparci alle molte lusinghe del luogo e delle perso ne che l'abitano, abbiamo ripreso la nostra strada attraversando fra Nleri e Naniuki un paese affatto differente dell' « Umbria » africana del mattino, degli sterminati pascoli desertissimi, veri tavolieri fulminali da un sole in temale. Lungo quel tratto la montagna sembrava essersi allontanala e nulla ci pareva più assurdo della sua mole, della distesa delle sue foreste mille metri più alte e dello scintillare del suoi ghiacciai, sulla sommila. Arnaldo Cipolla.

Persone citate: Fenzi, Galton, Masai, Zoppi