Italia e Albania

Italia e Albania Italia e Albania Re Zogu e li sottosegretario Grandi passano in rivista l'esercito Le vibranti manifestazioni al Duce Gli avanguardisti italiani donano i gagliardetti alle organizzazioni giovanili albanesi Interessi reciproci Roma, 15,. notte. [A. S.) Il viaggio del sottosegretario Grandi a Tirana è nei limiti della cortesia e delle buone norme diplomatiche; non c'è bisogno, quindi, di abbandonarsi a immaginare dei retroscena, dei risultati sensazionali. Il carattere normale dell'avvenimento non deve però significare che esso non abbia importanza; se non erriamo, é le prima volta che un rappresentante di uno Stato estero si reca in visita ufficiale nel regno di Zogu I. E' un'altra tappa nel cammino di sempre maggiore solidarietà fra i due popoli. Al patto di amicizia firmato a Tirana nel novembre 1926, al trattato di alleanza dell'anno successivo, all'elezione al trono di Amed Zogu, subito riconosciuto dall'Italia, prima fra tutte le altre nazioni, si aggiunge la visita di Grindi, accolta con calorose manifestazioni di entusiasmo e di devozione. Se di questa politica rettilinea di Palazzo «Chigi si volesse dare una definizione sintetica, non potrebbe essere che questa: assicurare l'indipendenza dell'Albania. L'Italia aveva ed ha una posizione speciale di fronte al piccolo Stato, posizione riconosciutale giuridicamente dalla Conferenza degli ambasciatori, con deliberazione del novembre 1921. Ma con un senso di opportunità e di equità romana verso i popoli più deboli, Mussolini non volle trascinarsi dietro questi diritti e privilegi, ma tese la mano alla nazone skipetara perchè la particolare situazione dell'Italia risultasse anche un riconoscimento spontaneo del Governo e del popolo dell'altra spon da dell'Adriatico. Così furono stipulati i due trattati di Tirana che, per le responsabilità bilaterali in essi affermate, costituiscono la suprema garanzia diplomatica dell'indipendenza albanese. Ma la vera indipendenza non può poggiare soltanto su basi diplomatiche; deve bensì essere una continua faticosa conquista interna. Motivi geografici e soprattutto storici avevano condannato il Paese durante i primi anni di libertà ad una anarchia di tribù e di partiti; i colpi di Stato erano all'ordine del giorno; le lotte civili si risolvevano, poi, fatalmente in una rainac eia permanente di urti e di torbidi internazionali, in quanto i fuorusciti armavano bande ai confini. Bisognava assolutamente mettere un punto fermo alla serie delle cosiddette rivoluzioni. Amed Zogu era il capo clic assommava le qualità necessarie per tenere in pugno un popolo diviso da tanti contrasti, pur nella unità indomabile della razza. Fu merito del Governo fascista di aver compreso le doti di Zogu e di avere confidato lealmente nella sua amicizia, sì che quando apparve evidente che il suo prestigio si sarebbe ancora accresciuto con la fondazione di una dinastia che lo avesse per capostipite, noi appoggiammo con tutti i mezzi una tale direttiva, sicuri che avrebbe giovato alla tranquillità del Paese. E, sempre avendo di mira la indipendenza albanese, abbiamo cercato di venire incontro finanziariamente alle primordiali necessità economiche di regioni completamente abbandonate: Durazzo e Tirana so no dei cantieri in piena efficenza; il porto e la ferrovia saranno realtà di un domani prossimo; vie e strade cominciano ad irradiarsi nelle zone interne ridonate alla civiltà del lavoro. Se a ciò aggiungiamo la organizzazione delle forze di polizia, tanto che la sicurezza del transito è ormai- assoluta; la formazione di un piccolo ed agguerrito esercito, un risveglio di attività giovanili, il tutto compiuto con l'aiuto dell'Italia, si vede bene che appena in un quinquennio l'Albania ha fatto dei passi innanzi notevolissimi nell'affermazione della sua individualità nazionale e statale. Quest'opera grandiosa ed assidua di collaborazione non sarebbe spie gabile con le frequenti insinuazioni straniere di una nostra severa, im placabile pressione sul vicino popolo e sul suo Sovrano; la realtà è stata limpidamente riassunta dal ministro degli Esteri, Titulani, quando nel brindisi ha detto che « l'intima amicizia attinge la sua forza dalla natura delle cose e corrisponde alla stretta solidarietà di interessi reciproci e permanenti ». Per l'Italia b necessario avere una Albania amica ed indipendente; per l'Albania l'indipendenza è assurda senza l'amicizia dell'Italia. L'analo¬ gegBeanzvgtzètccdcpvsspss o a o a o l a a r a ¬ gia con la posizione dei Paesi Bassi, e specialmente del Belgio verso l'Inghilterra, è evidente. Come per il Belgio, così per l'Albania, sarebbe estremamente arduo, per non dire assurdo, mantenersi in equilibrio nel giuoco delle forze e delle ambizioni degli Stati confinanti, se non vi fosse una grande Poten- che vigila di là del mare, non n. .ito lontana. La logica di queste considerazioni, sembra ormai imporsi, tanto è vero che il viaggio del sottosegretario Grandi non è stato sinora accompagnato da ondate di sospetti, come avvenne per i precedenti atti di solidarietà italo-albanese. Non crediamo ad una resipiscenza ma piuttosto alla consapevolezza che le vecchie armi adoperate nell'artificiosa campagna di menzogne si sono spuntate contro la diritta politica di pace e di giustizia dell'Italia di Mussolini e del Fascismo. Le giornate di Grandi Tirana, 15, notte.. Ieri sera è giunto a Tirana il reparto di Avanguardisti qui venuto per restituire la visita alila gioventù albanese. Gli avanguardisti italiani, che sono al comando di un centurione della milizia nazionale, sono stati ricevuti con grande cordialità dai camerati albanesi. Dopo aver sfilato per ie vie di Tirana gli avanguardisti italiani e ie squadre della gioventù albanese seguiti da numerosa folla si sono recati alla sede della legazione italiana ove hanno fatto una clamorosa dimostrazione al Sottosegretario agli Esteri, Dino Grandi, al grido di t Viva l'Italia! Viva il Ducei*. Il Sottosegretario agli Esteri si è affacciato al balcone della legazione mentre la folla, la gioventù albanese e gli avanguardisti italiani, intuonavano il canto « Giovinezza > lanciando alala ed evviva all'Italia, al Fascismo e al Duce. La dimostrazione si è protratta a lungo, quindi gli avanguardisti e le squadre della gioventù albanese seguiti da larga parte della cittadinanza si sono recati al loro accantonamenti. La rivista militare Stamane, poi, in onore di S. E. Grandi, rappresentante del Capo del Governo italiano, ha avuto luogo la rivista militare. Tirana si è svegliata in un'atmosfera di festa; le bandiere italiana e albanese pendevano da tutti i balconi delle case private e dagli edifici pubblici e larghi festoni dai colori dei due paesi erano tirati lungo le strade della città. La manifestazione di stamane comprendeva anche, durante la rivista, la cerimonia della consegna dei gagliardetti alle organizzazioni giovanili albanesi da parte degli avanguardisti italiani. La rivista è stata tenuta nel grande campo della Shallavare, la vasta conca circondata dalle colline di Codra Packa. L'ammassamento delle truppe sì è andato compiendo verso le otto, mentre un'immensa folla si riversava nei prati adiacenti il campo della Shallavare. Dinanzi al fronte delle truppe era stato eretto il palco riservato al Sovrano e al Sottosegretario Grandi e ai lati due grandi tribune per il Corpo diplomatico e le alte autorità del Governo e del Parlamento albanese. Il palco reale e le tribune erano addobbati con tappeti e bandiere italiane e albanesi. Alle ore 10, salutato con gli onori militari, è giunto al campo S. ' E. Grandi. accompagnato dal ministro Sola, dall'ammiraglio Foschini. dallo Stato Maggiore delle navi della Marina italiana e dal seguito. Le musiche suonano la Marcia Reale e « Giovinezza > e la folla grida: « Viva l'I talla! Viva Mussolini! ». Lo spettaco lo che offre il campo è fra I più imponenti: la truppa è schierata su tre fronti aventi dinanzi le squadre della gioventù albanese che occupano tutta la lunghezza del campo. Il comando generale del campo è stato assunto dal colonnello Aranitas, quello dello truppe dal tenente colonnello Belloc chi, mentre le squadre della gioventù albanese sono al comando del tenente colonnello Belloslimì. Alle ore 10,15 precise, mentre le truppe rendevano gli onori e le musiche suonavano l'inno albanese, è giunto al campo, salutato dagli applausi della folla Sua Maestà Re Zogu che'era accompagnato dal generale Parlani, dal colonnello Sereggi, primo aiutante di campo, dal generale Percy, dal tenente colonnello Gabrielli, dal colonnello Leon de Ghi lardi e dal maggiore Pierro. Arrivato sul campo, il Re, dopo la presentazione dell'Esercito, accompagnato dal suo Stato Maggiore ha passato in rassegna le truppe e le squadre della gioventù albanese. La consegna del gagliardetti Passati in rivista I reparti, Re Zogu prende posio nel paleo reale, avendo a fianco S. E. Grandi Sono nel palco vicino al Re p a Grandi il Presidente del Consiglio dei Ministri Kotta, il mi nistro Sola, l'ammiraglio Foschini, il generale Pariani, capo del Dipanimeli- tkeLgincdcdcpaqdcdfbpgimdsasgdmlde a a o o o ù e 5 o a o o l o a e u o o e l - to militare, 11 Ministro di Palazzo Ekrem Dey Libohova, i cavalieri Chigi e Jacomoni, le rappresentanze della Legazione italiana e gli ufficiali del se guito reale. A sinistra del palco reale in una speciale tribuna, sono le persone di famiglia reale. Si svolge quindi la cerimonia della consegna dei gagliardetti alle squadre della gioventù albanese: essa si inizia con un discorso alla gioventù rivolto dal tenente colonnello Belloshmi. La cerimonia si svolge attraverso una simpatica consegna individuale fatta dagli avanguardisti italiani, ciascuno dei quali, uno per volta, offre un gagliardetto agli avanguardisti albanesi. La cerimonia si è svolta in un'atmosfera di simpatico e cordiale cameratismo fra avanguardisti italiani e giovani albanesi. Segue quindi lo sfìlamento delle truppe. Avvenuto l'ammassamento. Re Zogu, S. E. Grandi e il seguito lasciano il palco reale per assistere allo itilamerito delle truppe. La rivista è aperta dalle squadre della gioventù albanese. I gagliardetti si inchinano in segno di saluto dinanzi al Sovrano. Gli avanguardisti italiani salutano il Sovrano romanamente; «eguono quindi i giovani della provincia di Tirana nel loro caratteristico costume. Dopo i reparti giovanili si inizia lo sfìlamento dell'esercito. Un reparto delle guardie reali con musica apre la efilata; seguono le scuole militari, un reparto della marina albanese e quindi un battaglione d'assalto e due battaglioni di fanteria, i reparti del genio nelle loro svariate specialità e le batterie someggiate da montagna e infine le sezioni autoblindo-mitragliatrloi e carri d'assalto. La sfilata delle truppe si è svolta fra grandi e continui applausi della folla. Re Zogu e S. E. Grandi ritornano quin di nel palco reale trattenendosi a con versare, mentre le truppe si ammassa no di nuovo. Quando le truppe sono tutte al loro posto rendono gli onori al Sovrano che, salutato da S. E. Grandi, dalle autorità e dagli applausi della folla che assiste alla rivista, si allontana dal campo mentre le musiche suonano l'inno albanese e la gioventù grl da: «Viva Zogul Viva Mussolini! ». Quando Grandi lascia il campo, la gioventù albanese e la folla fanno una calorosa manifestazione con grida di «Viva l'ItaliaI Viva MussoliniI». Alle grida di «Viva MussoliniI» rispondono gli applausi delle tribune e della folla. Durante la manifestazione, l'aeroplano della linea aerea d'Albania ha compiuto brillantissime evoluzioni volando a bassa quota sul campo e lanciando manifesti inneggianti all'Italia e all'Albania. La cerimonia ha avuto termine alle 12,30. Le truppe, prima di rientrare, hanno sfilato davanti a'ia Legazione d'Italia fra due ali di popolo. Commenti romani . Roma, 15 notte. La Tribuna scrive che la visita del sottosegretario Grandi al Re Zogu è un nuovo riconoscimento del presente assetto dell'Albania in regime monarchico, dopo una prima decisiva liquidazione degli equivoci, del tendenziosi allarmi e delle interessate marnazioni che hanno accompagnato la politica italiana verso l'Albania, i trattati di Tirana e la proclamazione del Regno albanese. « Come per molti altri avvenimenti interni e esteri — continua il giornale — la politica di Mussolini è stata estremamente fattiva, concreta, leale, scarsamente polemica, sopratutto quando la polemica intemazionale è, come spessissimo è, noiosa, insistente, pettegola e menzognera. Tutto è stato detto e scritto nei Balcani e fuori dei Balcani dove la politica cosi detta europea si balcanizza negli schemi della vecchia diplomazia per accusare la politica italiana verso l'Albania di sopraffazione, di perturbamento, di egemonia diretta e indiretta. Contro le parole si è affermata e si afferma una realtà che ha preceduto le grandi e autentiche smentite di tutte le previsioni allarmistiche e che oggi segna come una tappa nella visita del sottosegretario Grandi « L'Albania indipendente è un riconoscimento internazionale del dopoguerra fissato in documenti internazionali. Ma un'Albania abbandonata a sè stessa e cioè alle sue logoranti lotte interne e alle mire contrastanti dei suoi vicini balcanici era una contraddizione aperta della formula internazionale e un focolare di contese, le cui conseguenze avrebbero potuto essere gravi. D'altra parte l'indipendenza significa attività, minimo di attrezzatura di strade, di poni di comunicazione, ordine, assetto statale L'Albania, uscita da quattro secoli di dominio mussulmano e dalle guerre ultime, ha bisogno assoluto di darsi finalmente le condizioni materiali e politiche di uno Stato disteso pur nella sua limitatezza lungo il mare Adriatico. La sola grande potenza confinante con l'Albania, appunto at traverso l'Adriatico è l'Italia p sol tanto l'Italia poteva nella indifferen za lontana o interessata di altre grandi potenze comprendere ia gravità del problema albanese TalgcisbdsrsndlstmnbddnitmprdfgBcllcmll