Le malversazioni alla Banca Cravario

Le malversazioni alla Banca Cravario Le malversazioni alla Banca Cravario Un danno accertato per la cifra di quasi un milione in via Cassini. 33 Negli ultimi giorni del dicembre scorso, il Commissionario di Borsa, cav. Mario Cravario, veniva a conoscenza di gravi ed ingentissime malversazioni compiute a suo danno da un giovane procuratole alle di lui dipendenze, certo Francesco Verna, di anni 29, nativo di Berna e dimorante Il Verna, amico di scuola del Cravario e poi compagno d'armi durante il servizio militare, era stato assunto in qualità di procuratore di Borsa nel marzo del 1928, ed aveva dato buona prova di sò, dimostrandosi abile nel disbrigo delle mansioni commessegli. Egli godeva la fiducia illimitata del Cravario tanto che questi, dopo l'assunzione del Verna, si era allontanato per qualche tempo da Torino sicuro delibera del suo procuratore. La denuncia Ritornato in sede il Cravario, ripassando assieme al Verna le operazioni effettuate durante la sua assenza, notò come di qualcuna il giovane procuratore non sapesse fornire esaurienti ed immediate spiegazioni. Ciò fece nascere in lui il sospetto che il contegno titubante del suo dipendente nascondesse irregolarità ed imbrogli combinati mediante tortuosi raggiri. Il Cravario immediatamente approfondi le indagini, riscontrando purtroppo che i suoi timori non erano infondati poiché il Verna approfittando della carica c!ie ricopriva e della fiducia di cui godeva presso il banchiere, aveva commesso gravissime malversazioni. Messo alle strette il Verna confessava al Cravario di essersi impossessato di L. 265.000 che gli occorrevano fper fronteggiare ingenti perdite di Borsa, mentre, dai rilievi eseguiti, il banchiere accertava come il danno arrecatogli si veniva aggirando sulla cifra di circa un milione di lire. 11 Cravario denunciava senz'altro il fatto al funzionario di P. S. in servizio di vigilanza, presso la Borsa e contemporàneamente avvertiva il Pre sidente degli Agenti di Cambio della situazione creatasi per le manovre colpose del Verna. 11 Cravario accompagnava la sua relazione con una lettera nella quale, tra l'altro diceva: « Siccome mi sta essenzialmente a cuore che in nessun modo la ditta possa essere anche lontanamente discussa, cosi mi faccio dovere informarla che a suo giudizio inappellabile io riconosco qualsiasi debito per il quale la ditta fosse eventualmente responsabile, come a lei ed al suo giudizio io mi sottometterò per qualunque sua decisione nei confronti della mia clientela ». Il Verna, sapendosi ricercato dalla polizia si dava alla fuga rendendosi irreperibile e a tutt'oggi, malgrado le più solerti indagini condotte anche all'estero, non è stato possibile rintracciarlo. ' Operazioni Immaginarlo la fuga del giovane procuratore della Banca Cravario ebbe grande risonanza negli ambienti borsistici, dove egli era molto conosciuto, sollevando, allora, i più varii e disparati commenti. Intanto veniva instaurato a di lui carico regolare procedimento penale e le notizie dapprima confuse ed imprecise sia circa l'entità delle malversazioni commesse, sia per il sistema usato dal Verna nell'attuarle, prendevano consistenza e si delineavano nella loro precisa realtà. Attraverso gli incarti processuali è dato ora di ricostruire il meccanismo, in realtà mollo semplice, per mezzo del quale il Verna potè raggiungere i suoi scopi delittuosi ai danni della Banca Cravario. Egli, nella sua qualità di procuratore accollava a parecchi clienti della Banca stessa immaginarie operazioni che costoro non si erano mai sognati di ordinare. Se l'operazione sortiva un esito favorevole il guadagno ricavato veniva trattenutodal Verna che di fronte alla Bancanngeva di averlo corrisposto ai clien- ti, mentre essi nulla percepivano, nè erano in grado di chiedere, in quanto ignoravano che cosa il Procuratore avesse combinato a loro nome. Se viceversa l'operazione riusciva disgraziata, e in questo caso i clienti i cruali figuravano nell'obbligazione assunta, erano tenuti a rispondere verso il commissionario, il Verna escogitava dei raggiri alfine di procacciarsi il denaro necessario per indennizzare la Banca Cravario, onde evitare elle si scoprisse il suo giuoco fraudolento. Naturalmente per raggiungere l'intento egli da una parte falsificava le firme dei clienti apposte -in calce ai fissati bollati e dall'altra induceva conoscenti e clienti stessi della Banca a consegnargli titoli e denaro sotto forma di comodato, di cauzione, di deposito. Il Verna, com'è evidente, agiva sempre sotto il nome del titolare Cravario, allontanando cosi qualsiasi sospetto e poteva in tal modo raggiungere ogni volta il pareggio mensile dei conti, verso la Banca, in seno alla quale egli manovrava impunemente, data la sua posizione di Procuratore di Borsa. Appaiono così ordinazioni di compravendita di titoli per cospicui lotti accollate ai signori Momev, Borgnino, Nino Farina, Carlo ed Epifanio Rossi tutti clienti della Banca Cravario. All'insaputa dei quali, vantaggiosamente o no, in conclusione però sempre nel proprio interesse, il Verna effettuava le operazioni in Borsa, giustificandole poi in* contabilità con i fissati bollati tanti la firma apocrifa di costoro. Le Imputazioni Ma come più sopra si accennava, non soltanto con questo sistema si svolgeva l'attività delittuosa del Procuratore.della Cravario. Era necessario fronteggiare anche le perdite originate dai colpi sbagliati per riparare i quali era impossibile rivolgersi ai clienti, ignari di tutto, e tanto meno alla Banca, che avrebbe a sua volta esercitato la rivalsa nei confronti dei suoi obbligati. Bisognava trovare il mezzo di accapparrarsi titoli o denari coi quali pareggiare mensilmente la partita. Ed ecco spiegata, per esempio, la fine di un pacco di azioni dell'Opera Pia di S. Paolo, del valore di L. 200.000 affidate al Verna dal signor Carlo Rosso perchè gli fossero acquistate azioni dell'Italiana Gas. L'intraprendente procuratore sapeva già dove mettere il pacco di azioni del Rosso il quale Capì soltanto alla fine il perchè del ritardo nella conversione più volte lamentato dal Verna. Così pure il signor Giuseppe Stupenengo ebbe a consegnare al Verna 11.700 lire in contanti perchè gli acquistasse dei titoli Industriali e come lui parecchi altri clienti della Banca Cravario furono richiesti di versamenti rilevanti da parte del Verna. Con quelli che si dimostrarono riluttanti egli ricorreva alla lusinga della cauzione, del depoisto e in un modo o nell'altro riusciva sempre a convincerli, appropriandosi delle somme in buona fede lasciate nelle sue mani. In seguito a precisi accertamenti fatti il danno subito dalla Banca Cravario e confessato dal Verna nella ridotta cifra di-L. 265.000, si aggira al contrario sulle L. 900.000 essendosi ultimamente verificati cospicui versamenti effettuati dal conte Falletti di Villafalletto, dal cav. Salvatore Segre, dal signor Ali Capo e da' sig. Sansoni tratti dal disonesto procuratore di Borsa in inganno, con uno dei soliti ripieghi già elencati. Il Verna è pure Imputato di avere emessi tre assegni sulla Banca Agricola Commerciale con le firme apocrife di Nino Farina, Epifanio Rossi e Silvio Gattoni, 1 quali hanno recisamente disconosciuta la sottoscrizione desìi assegni, riscossi dal Verna. D'altronde non è questa la sola emissione di assegni a falsa firma effettuata da costui, li Verna che continua a mantenersi latitante, è stato rinviato a giu- rct dizio sotto l'imputazione di approprial zione indebita e falso continuato.

Luoghi citati: Berna, Torino, Villafalletto