Fra gli uomini che non seppelliscono i morti

Fra gli uomini che non seppelliscono i morti ATTRAVERSO IL CONTINENTE *NERO Fra gli uomini che non seppelliscono i morti p( Dal nostro inviato Da NIERI (versante ovest del Monte Kenia), febbraio 1929. frima di raccontare il mio viaggio Ritorno al monte Kenia mi sembra indispensabile dare al lettore un'idea di Questa grande montagna equatoriale, le proprie impressioni possono essere dilettevoli a dirsi e qualche volta anche a leggersi, ma trattandosi di luoghi poco accessibili e scarsamente conosciuti, almeno da noi, la necessità 'di un inquadramento preciso è evidente. Eppoi il Kenia oltre ad essere, come ho già accennato, il caposaldo della Colonia britannica che prende il suo Yiome (lo ha veramente preso dopo la guerra, prima si chiamava ■ Est Africa inglese ») è una regione evangellztata e colonizzala per metà da italiani e dal momento che un giornalista ita liano ha potuto avere la possibilità e la lena di farne la conoscenza da vict110, deve considerare suo dovere di popolarizzare in Patria il mirabile lavoro dei nostri compatrioti, i padri e le suore della Consolata di Torino. La sintesi di quest'opera non è afferrabile che a condizione di averne presenti gli elementi naturali che ne formano l'ambiente. Il generatore perenne di acqua li monte Kenia non è, per lo meno 'chiaramente, visibile da Nairobi. Per contemplarne l'enorme e regola.rlssi.ma massa che s'eleva Isolala sull'altopiu no ad un'altezza di 0195 metri, bisouna dirigersi al nord della capitale. A Tiltku, cinquanta chilometri da Nairobi, la vista del colosso è già perfettamente individuala, ma è a l'art Hall, cinquanta chilometri più innanzi, che si rlce va ìa sensazione delle sue dimensioni c della sua funzione di generatore perenne di acque, vale a dire di fertilità. Fort Hall è bagnata dalla corrente principale che forma il Tana, il massimo fiume scaturente dai ghiacciai del Kenia che si getta nell'oceano ióO chilometri al sud del confine della nostra Somalia e che è navigabile nel basso corso. Invece l'altro fiume keniota (il Waso Nyro) che segue in importanza il Tana e il corso del quale passa al nord della montagna, entra nel suo corso inferiore nel territorio della colonia Italiana per andarsi ad impaludare presso il Giuba, ai nord di Kistmaio. Fort Hall, che è un centro agricolo e iti rifornimento di qualche importanza, per la regione coltivala intensamente a caffè, è già nel dominio diretto della montagna, (benché si trovi a 1700 metri sul mare la tzè tzè vi domina), cioè ai suoi piedi. La cima dei monte è a una novantina di chilometri in linea d'aria e i fianchi, sembrano formare gli spigoli di un'immane piramide di dolce declivio. La regione aspra, rocciosa del Kenia è limitata al la parte più alta agli ultimi mille metri-, vale a dire sulla sommità della piramide si drizza un castello di picchi racchiudenti-i ghiacciai che alimentano le infinite branche del Tana e del Waso. Quel ghiacciai si trovano poche miglia al sud dell'equatore e furon visti brillare al sole da un uomo della nostra razza — il missionario Krapf — per la prima volta, nel 1849, ma vennero calpestati dalle scarpe ferrale di alpinisti, europei molti anni dopo, nel 1899. Naturalmente quelle scarpe calzavano i piedi di due fra le più celebrate guide alpine italiane. Cesare Olllcr e Giuseppe Brucherei che accompagnarono sino sulla vetta del Kenia sir Halford Macklnder. Quindici ghiacciai t'aita regione del Kenia non conta meno di quindici vasti ghiacciai che 'coprono un cratere di vulcano spento. Qualche geologo afferma che il vulca no doveva elevarsi mille metri più alto dell'attuale quota della montagna. In ogni modo i terremoti sono a casa loro su questi declivi e cosi violenti « da sbattere uno contro l'altro i tronchi millenari delle foreste ». Cosi almeno mi hanno garantito ì nostri missionari. Dai 2500 metri sino al 401)0, la montagna è coperta di foreste vergini, contenenti i legni più preziosi, compresi il cedro e la canfora e una ricchissima e svariatissima fauna. I villaggi indigeni più alti non oltrepassano i 2200 metri d'altezza e la conoscenza delle zone superiori, per parte del nativi e nulla. Al nord, tuttavia, la foresta ha una larga breccia, e tutta la za na bassa fra i 120O e i 2000 metri, attorno alla montagna, è considerata la più fertile del Protettorato. Si può insom ma partire da un punto di intensissima vegetazione tropicale o semitropi, cale della valle del Tana e arrivare, salendo dolcemente, sino alla flora al pina del « castello », altrettanto varia la della nostra. Sul fianco est. della montagna, 350 metri sotto la cima, s'apre l'occhio di smeraldo di un piccolo lago spesso ghiacciato e non difficilmente raggimi gibile, quello del pattinatori di Nairobi E' da Fort Hall che si biforca la rotabile attorno alla montagna, che senza grandissimi dlsllvclll. seguendo sempre la configurazione dei contrafforti, permette il giro completo del Kenia atira verso la zona più intensamente abitala dagli indigeni e messa in valore dagli europei. La stradi percorre anche vasti spazi deserti e rappresenta senza dub bto la comunicazione automobilistica più singolare del mondo, consentendo di avere per centinaia di chilometri la cima nevosa del monte sul proprio fianco e per ti tratto al nord abbastanza vicina e rappresentando al crepuscolo durante la notte e al mattino prima delle sette, il luogo dove si danno convegno, e in numero, leohl, elefanti, rinoceronti e bufali. Il sole sospinge tutta questa fauna nella foresta, ma se svuole incontrarla non c'è che lasciarssorprendere dalle tenebre lungo il cani mino. La sua preferenza per la strada che in ultima, analisi non è che una di screta pista, è diventala un-luogo co mune per gli europei chi vivono sull falde della montagna Il Kenia è dunque isolalo sull'alti piano, ma due gruppi di montagne lo fiancheggiano da lontano. Uno è la ca lena dell'Aberdare che lo divide dalla • Great Bift Vallcu » percorsa dalla fer rovia dal Vittoria Manza a Nairobi Montiosa e l'altro * ryombenn dir profila in dilezioni: delle paludi -li I. sodavochdsicoi bngasainrastfipsartan, care al baione Franehelli che v soggiorno lungamente in tende protette da reti metalliche per difendersi dalla voracità degli insetti, quando si sperò che il confine dell'alto Giuba cedutoci dagli inglesi sarebbe arrivato almeno sin li. (le paludi, di Lorian, formate dal corso del Waso Nyro, sono celebri fra i grandi ciacciatori per il numero strabiliante di elefanti che vi si adunano). All'infuori di cotesti fiancheggiatori assai di esso più bassi, il Kenia, al nord e al sud, ha dinanzi l'infinita savana. Quella settentrionale declina insensibilmente verso il paese del Borana per trovare a 600 chilometri di distanza al lago Bodolfo e a 1200 il confine dell'Etiopia, Viaggiando lungo i pendii nord non si può a meno di peti- lKarmmcrgdvdnnt ù , , 0 i o a e a i i a o a o a o a nitsi si i a i o i o a a r sare che ss gli inglesi avessero tardalo di poco l'occupazione di questi territori, è probabile che al Kenia et sarebbero arrivali primi gli abissini quando Me nclik (1894) in fregola di conquiste nei territori al sud della Huasch, assog gettò ì negroidi sino al lago Ttodolfo e spinse le sue avanguardie di cava llcrì galla In vista, delle grandi ni-ón lagne del Centro Africa. Il posto di frontiera inglese verso VAbisslnia è al tualmenle a Fort Harrington, a quasi 1000 chilometri dal Monte Kenia, ma gualche scorreria d'etìopi disturba talvglià i borana inglesi, come ha disturbato nel passato i nostri somali. Le Missioni della Consolata Tutta la regione del monte formava sino al 1926. dal punto di vista delle nostre Missioni, un solo Vicariato intitolato appunto al. Kenia, fonduto da Monsignor Perlo che accompagnò, si può dire, gli ufficiali inglesi nella prima presa di possesso materiale del paese. Onci, il Vicariato è stato suddiviso in. due Prefetture apostoliche che hanno la loro sede a Nicrl e a Mem. Da Nicri dipendono 14 sedi ili missioni dislocate sui. pendii sud-occidentali, da Meni. una. decina die occupano il versante orientale, spingendosi, sino ai monti ìam.bene. La Missione più importante è ti Ieri dove risiede l'attuate Vicario, Monsignor Perachon, torinese dove (Siste pure una grande fattoria oìtivatn principalmente a caffè, con laboratori e macchinari completi, oltre l seminario indigeno, al monastero pur le suore indigene, al collegio generale ed alla singolarissima tipografia specializzala velli, stampa di libri in lingue africanj, non solo del Kenia, ma di tutta l'Africa equatoriale. I tipografi sono kenioll, allevati, ed istruiti dai padri, che non hanno trascurato di costituire a M'eri un'ottima banda musicale cosicché arrivandovi vi sentite accogliere al suono degli inni patriottici italiani suonati dai liilcuio e dal masal, cioè dalle genti della montagna! Le Missioni occidentali (Prefettura di Merli) sono le più disagiate e. recenti risultano scaglionale non solo sui contrafforti del Kenia, a distanze di 50, 100 chilometri una dall'aura ma anche verso l'Oceano, non però al disotto del mille metri (la densità maggiore delia, popolazione indigena, sta fra i 1200 ed i 1600 metri). I terreni da questa parte sono di una fertilità superiore forse a quelli delle pendici orientali e lutti « riserve indigene ». vale a. dire occupali unicamente dal nativi, agricoltori, ad eccezione delle popolazioni, situate alle minori altezze nel dominio della savana dove gli Indigeni posseggono armenti, numerosi. Le grandi coltivazlonl indigene sono di banane, di ìgname, di palate dolci; le minori, casalinghe, di miglio, di civaie, di panico, di frumento, introdotte dai padri. I raccolti sono eccellenti (due all'anno), a dispetto dei sistemi agricoli più che primitivi, ma anche sulle pendici del Kenia la siccità e le cavallette provocano annate di carestia. Se ne verificarono non molli anni fa di cosi terribili da sopprimere un quarto della popolazione. Aliata non esistevano strade accessibili alle vetture a motore; i tra sporti quindi si effettuavano con grande lentezza a dorso di mulo; le stragi sarebbero stale assai maggiori se missionari italiani, attraverso odissee inenarrabili, non avessero organizzato i soccorsi. Usi e costumi dei kenioti / padri mi. raccontano che le popola zlonl attuali del paese di Meni, hanno emigrato sulle faide della montagna da non più di due secoli. Venivan dal la costa per sottrarsi agli arabi, razziatori di schiavi e possessori di armi da fuoco e si trovaron dinanzi le impcne trabili foreste, l'ostacolo delle quali aveva rappresentato sino allora la causa dell'inaccessibilità delle pendici del Kenia. Dovettero quindi anzitutto disboscare, e la distruzione degli alberi arrivò sino al 2200 metri, ma lasciarono nei punii dominanti dei boschetti dove ancor oggi sorgono piante millenarie e in quelli collocarono la sede del loro Iddìi. Tulio questo per concludere che i kenioti appartengono anch'essi al grande ceppo liantu come lo dimostra il linguaggio. Prima delia dominazione inglese la popolazione del Kenia non aveva capi, le comunità affidavano il potere a consigli costituì li dalla generazione più anziana, mentre l giovani costituii> ano la forza ar mala per la difesa. Gli inglesi hanno creduto bene di introdurre dei capi 1 kenioti non professano una rell gione vera e propria e seguono po chisslmc pratiche superstiziose in fai lo di trapassali, SI preoccupano nero ilei delitto ilei proprio cadavere, nepbKtblmlitcnvl\senso di sottrailo alla distruzione del a i l e . i a i e e a e o a n , i i e tl ! a ti i 0, e el a, d e e ti ui, e a o aandi c a he el oali aca ngi ee to a no na al ada e ali la ci to eri aetilde nn lo ia ne tà uì nar no pi ll po ai ro nel le bestie feroci perchè gii indigeni del Kcnla non seppelliscono i morti. Li abbandonano in capannuccie nella foresta, cosicché si può immaginare come siano inquinate le acque della montagna al disotto del 3000 metri, comprese le più apparentemente pure. La veccliierella rimasta senza congiunti che si sente presso alla fine si dispera perchè • la iena la divorerà », vale a dire teme nessuno s'incaricherà di collocare il suo corpo nelle capan nuccie mortuarie... Naturalmente anche fra i kenioti imperano gli stregoni, numerosissimi, i quali, anziché ministri di credenze religiose sono piuttosto conoscitori di proprietà mediche di erbe e di piante. Il selvaggio rito della circoncisione La pratica fondamentale delia vita degli indigeni del Kenia k la circoncisione, operata tanto sul maschi come sulle donne fra i quattordici e i sedici anni. Questa operazione dolorosissima e compiuta in guisa selvag già, costituisce la prova della virilità per i giovani e il passaggio delle ragazze nella categoria delle maritabili. La circoncisione è collettiva, fatta alla presenza di tutto il riopolo e deve essere subita senza mostrare la minima debolezza o esprimere comunque un'impressione di dolore. In caso contrario l'uomo non troverà una sposa e la fanciulla rimarrà zitella. Tuttavia, da qualche anno a questa parte, sotto l'influenza delle missioni, parecchi giovani affrontano con sufficiente disinvoltura l'impopolarità e l'Insulto di « incirconcisi », che dovrebbe essere Il più atroce fr\t i kenioll, e si sposano senza sottoporsi alla sanguinosa prova. La pratica della circoncisione assorbe anni interi della vita, delle genti del Kenia. Mollo tempo prima i candidati trascorrono il loro tempo cantando e ballando, passando da un villaggio all'altro, compiendo delle lunghissime marcie allo scopo di irrobustirsi per la#prova. Dopo, rimangono per mesi interi chiusi nelle capanne per sottrarsi al malocchio e quindi ricominciano una serie infinita di pellegrinaggi durante ì quali lutti st. fanno un dovere di'ospitarc sontuosamente i neo-circoncisi, che non si occupano che di mangiare e bere. Non è che la necessità di pagar le tassi- al Governo, intransigente sulla questione, che li ridesta dal loro abbandono. Il paga mento dell'imposta che s'aggira sui 14 scellini annui per ogni maggiorenne maschio o femmina, è l'ossessione del keniota. La cifra gli sembra enorme e lo è difatli perchè il costo delle derrate al Kenia è infimo : circolano per i villaggi della montagna certe minteli ne di rame bucate come i sapek cinesi, che sono il denaro corrente degli indigeni. Per arrivare con quelle monete infilate a collana a fare cinque scellini ne occorrono un mezzo chilogrammo, e il guadagno giornaliero di un indigeno non è sovente che di una o due monete. Atmosfera cristiana attorno alla montagna Dell'elevazione degli indigeni e In generali: delle loro condizioni, il Governo s'Interessa poco. Sa che vi sono le missioni che provvedono del loro meglio e benché non le favorisca in guisa speciale ne profitta largamente. I padri e le suore, da parte loro, oltre alle scuole d'arti e mestieri e di cucilo stabilite nelle missioni che fanno da centro di attrazione degli evangelizzali e del catecumeni, sono riuscii ad indurre i capi ad erigere nei villaggi più popolosi del capannoni che servono, da aule scolastiche. L'avvento automobilistico va migliorando ora le condizioni generali delle missioni orientali, che sono qualche cosa di piùma non molto, di accampamenti slabili, con costruzioni sommarie di legno di imimizio; ma i mezzi finanziari sono pochi e il personale pure : due o tre padri o fratelli per ogni missione con gualche suora, che sino a un anno' fa impiegavano settimane di carovana per comunicare con la missione centrale di Nierl. Ora il Governo inglese obbliga i missionari a costruire tutti i loro edifìci in pietra o mattoni, impresa ardua, dati i prezzi altissimi del trasporti le scarse risorse delle missioni, le quali all'infuori della generosità dqualche oblatore d'Italia o d'America e dei parchi sussidi delle amministraioni centrali, contano essenzialmente sui proventi delle fattorie di Nicrl. Ma quest'anno il raccolto del caffè al Kenia è stalo cattivo, i poveri missionarvivono di banane fritte e di caccia e danno tutto quel che posseggono aglIndigeni. Ho visto io stesso un giovane padre passare ad una povera vecchia indigena i 14 scellini della tassa che essa non avrebbe mal saputo pagaral Governo. Il carattere delle popolazioni del Kcnla è mite, gli episodi sanguinosi sono rari, le operazioni di polizia delle truppe che hanno il loro centro a Meru (due compagnie) limitate ad Impedirle superstiti « conferme di virilità » dparie dei giovani circoncisi che secondo l'antica tradizione, per essere proprio considerati degni di portare llancia, dovrebbero uccidere un maschio. Anche i masat, che erano utempo una fiera popolazione guerrierasi sono calmati e pascolano in pace lloro mandrie nella savana al nord dela montagna. Tutto questo è certamente dovuto all'apertura delle strade automobilistiche (si può andare quest'oggi in due o tre giorni di auto da Mera Klsimalo (un migliaio di chilometrialla presenza ed al passaggio frequente degli europei, ma soprattutto all'opera dei missionari che, se non hannpotuto cristianizzare nel senso dogmatico della parola un gran numero d'In digeni, hanno creato attorno alla montagna un'atmosfera cristiana, riuscendo a farsi profondamente amare danativi che li considerano come i lorprotettori più efficaci e spesso i lorsalvatori e ad attenuare i loro più sevaggi costumi operando soprattutto sugiovani che oggi se ne ridono abbastanza delle « kama » o adunanze devecchi depositari delia tradizione. Natutalmente al Kenia non esistonsoltanto le nostre missioni cattolichma anche delle protestanti, benché Imolto minor numero e venute solo ultmamente, 1 pastori evangelici smcegBnmIbielalmnceèmsel i/crinin olitimi accordo con i inulti traf/of/canzi si constala una specie di dtufsio/ dei compiti. I prlm&nfatli s'incaricano specialmente delle cure mediche agli indigeni e le loro missioni funzionano come ambulatori della torcsla, mentre l'opera del secondi enlta profondamente nella vita dell'indigeno civilizzandolo con gli insegnamenti manuali ed agricoli ed istruendolo nella sua stessa lingua. Le indennità per il peccato d'amore Esiste oggi una vera letteratura, e stampata per giunta, nelle lingue « temerò » e « ghécòio » che sono le principali del Kenia: libri per le scuole e libri necessari all'insegnamento religioso. Ne è autóre specialmente Padre Bellani, fondatore dell'azienda missionaria agricola di Nleri e capo della missione di Egoal. Egli ha compilalo In quelle lingue grammatiche e vocabolari, ha tradotto nell'Idioma digli indigeni del Meru l quattro Evangeli e II catechismo ed ha scritto in kemero la storia dei martiri dell'Uganda, oltre a sillabart, geografie, aritmetiche e a libretti speciali per uso dei catechisti maestri indigeni, che le domeniche se ne vanno per i villaggi a istruire vecchi e giovani, fanciulle e maritate. Le popolazioni del Kenia sono assai estetiche. La passione degli ornamenti è sviluppatisi ima tanto nelle donne come negli, uomini. Anzi questi battono spesso le prime nella civetteria, tanto che vien fatto d'incontrare dei neo i o e a i e i i o o o- rirroncfli assolutamente efebici, comcirconcTsi. assoiuiant<.«« , —Ulunghe capellature intrecciate, mentre le ragazze hanno il capo completamente rasato. I lavori più pesanti sono fatica femminile, specialmente l trasporti: non ho veduto sulle strade che donne di tulle le età chine sotto il peso di pesantissimi carichi e zerbinotti perfettamente oziosi e a caccia dì avventure. Però la moralità fra gli indigeni non è tanto bassa come si i>oirebbe immaginare, l'uomo che ha - compromesso » una fanciulla la deve sposare e sottostare ad una specie di rovina finanziaria, tanto è pesante l'indennità da pagarsi per il peccato d'amore. Le « kama » non funzionano che per queste cose. Completerò questi cenni d.'ambicnte sul Kenia, segnalando che il clima è dovunque saluberrimo e che gli ingle si, in vista degli sviluppi agricoli delle pendici occidentali, non conienti di aver portato la ferrovia sino a Fort Hall, stanno prolungandola a Ncnluìci vale a dire all'angolo nord-ovest della base della piramide, con l'intenzione di favorire anche lo sfruttamento delle foreste. Esse coprono il monte abbastanza lontano dalla ferrovia, cioè mille metri più in alto, ma il declivio è dolce e i carri trascinati da venti paia di buoi, come s'usa nell'Africa australe, arrivano attraverso i pascoli dove corrono gli struzzi sino alle coste Arnaldo Cipolla. rrìisg<BÒKva ' In**— iHqfil* tt—x*J e Placai 5 lf Missioni lòrtpù.

Persone citate: Arnaldo Cipolla, Bellani, Giuseppe Brucherei, Hall, Harrington, Meni, Merli, Nieri, Vicario