La salute dei lavoratori di Angelo Viziano

La salute dei lavoratori Dopo il Congresso di Lione La salute dei lavoratori E* sempre fuori dell'ambiente in cui *m avvenimento si c svolto che chi vi Dia partecipato può esprimere un giudizio chiaro e sereno. Perciò anche del Congresso Internazionale di medicina del lavoro di Lione, testò chiusosi, ora soltanto che siamo tornati nel nostro Paese, crediamo opportuno trarre le corame dei lavori compiuti e «tenderne, per cosi dire, il bilancio consuntivo. A ver dire, quella pattuglia di niellici stranieri, ispettori del lavoro di Germania, Inghilterra, Austria, Belgio, Francia, Polonia, Svizzera, Cèco-Slovacchia, che a poco tempo di distanza dal commiato di Lione ci ha nuovamente raggiunti a Torino, donde inizierà un viaggio di studio per l'Italia e l'Europa, ci ha un po' riportati nell'atmosfera del Congresso. Ma ciò, invece di ostacolare le considerazioni, che volevamo esprimere su quella Riunione, che ha già dimostralo di avere eco mondiale non indifferente, ci offre anzi modo di constatare un dato assai lusinghiero per noi, e cioè che l'Italia, per il primo posto cui è stata messa nell'itinerario del viaggio della Delegazione internazionale, attrae veramente l'attenzione degli studiosi nel campo medico e sociale del lavoro. Il corredo di studi con cui i medici italiani si sono presentati a Lione, ha certamente valso a rafforzo re l'opinione dei colleghi stranieri. Sono state di fatti a suo tempo messe, in rilievo relazioni e comunicazioni nostre; ma quelle segnalate non erano tutte. Per àmparzialiià bisognerebbe ancora ricordare gli studi dei Devoto sui sintomi iniziali del mercurialismo professionaile*, del Diez, sul faliore professionale nella patogenesi delle varici; de.l Filippini, su speciali malattie della pelle, derivanti dal maneggio di legnami iniettati con sostanze conservatrici; del Loriga, sulla causa che determinò quel grande avvelenamento collettivo in una fabbrica genovese di conserva di pesci nel gennaio scorso; dell'Allevi, sulla lotta contro il reumatismo articolare cronico dal punto di vista professiona He e sociale e sull'influenza dell'alcoo•Hsmo nel determinismo della cataratta professionale; ancora del Diez, 6ulla cataratta dei lavoratori del fuoco; deiUà Sorrentini, sull'evoluzione del prò blema assicurativo delie malattie professionali nella dottrina e nella legislazione italiana; dell'Aiello, sulla patologia dell'anilismo; del Ciofll, sulle cause di morte accidentale dei ferrovieri; del Brotzu, sulla disinfezione delle pelli carbonchiose; del Hebuloni e del Boveri, su varie forme di avvelenamenti professionali. Ritornando alle considerazioni generali sull'assemblea di Lione, non è eccessivo dire che il Congresso è stato una rivelazione per i Francesi. Infatti, esso era stato sentito pochissimo dal medici francesi in genere, bensi da alcune grandi illustrazioni mediche della Francia, quali il Martin, il Lepine, l'Arloing, di Lione, il Barihazard di Parigi, a pochi altri. E' a questo fatto, presto constatato, che si deve se pochissimi sono stati gli autori francesi che hanno presentato comunicazioni ai Congresso; mentre dagli altri Paesi convennero i più noti ed autorevoli esponenti della medicina del lavoro. Invece, 1 proprietari industriali furono bene rappresentati ed ancora largamente le organizzazioni operaie, convenute soprattutto per la discussione dei problemi di medicina professionale dal punto di vista legislativo, in 6eno alle sedute del gruppo francese. I rappresentanti dei lavoratori non peccarono certo di misura quando dopo di aver fatto leggere, in piena assemblea, da Alberto Thomas, come ò costituito il Consiglio Superiore francese per 3'Igiene del lavoro (i componenti 6ono numerosissimi e rappresentano tutte le sfumature della burocrazia francese) dettero in uno scoppio di grande ilarità, cui fecero eco tutti i congressisti francesi, e lo stesso Thomas, con uno di quei suoi gesti che gli sono caratteristici, mise in imbarazzo Pecuìnard, direttore generale del lavoro, successore del Fontaine, portando il peso della 6ua autorità a favore delle tesi operaie. Le rappresentanze operaie, che pure •iUTono favorevoli al Martin per la coetituzione di centri universitari di me dicina del lavoro, riuscirono, nella seduta del gruppo francese, ad impedire che venisse adottata la definizione proposta dal presidente Martin delle maMie professionali, perchè troppo rigida ed esclusivista. Difatti il gruppo francese, conside rande che le diverse definizioni date delle malattie professionali, al pari di alcune decisioni di giurisprudenza, costituiscono indicazioni utili al corpo medico per arrivare alla eventuale revisione delle liste della legge francese 1919 e decreto 1927, ma considerando pure che sarebbe difficile fonderle una definizione unica, dichiarò di segnalarle insieme all'attenzione dei m dici per l'orientamento rteflfe ricerche; il cui sviluppo ò augurabile, ed espresse il voto che di mano in mano che scoperte scientifiche avvengono, le liste delle malattie che richiedono risarcimento siano riveduto e completate, per alleviare i danni provocati dalle malattie professionali. Riassumendo, per i francesi il Congresso sarebbe addivenuto alle conclusioni che cosi possiamo compendiare: 1) Creazione in alcuni grandi centri francesi d'istituti universitari per le malattìe del lavoro. 2) Riforma del Consiglio superiore dell'igiene del lavoro, mediante l'eliminazione degli elementi incompetenti, per dar posto alle rappresentanze tripartite: Governo (ossia elemento tecnico), padroni ed operai. 3) Mobilitazione degli studiosi francesi per ricuperare il tempo perduto nel confronto di questi studi e per mettere la Francia sulla linea degli altri Paesi. (Il riconoscimento non poteva essere fatto dai francesi in termini più precisi e chiari). 4) Allargamento notevole della lista delle malattie professionali indennizzabili, che per ora è limitata a due: il saturnismo ed il mercurialismo. Sotto l'aspetto più generale, il Congresso è stato utile innanzi tutto perchè si è venuti nel concetto di fare intervenire negli studi medico-biologiciigienici del lavoro tutti gli studiosi che possano rendere. E' per ciò che, pur mantenendo al centro di ogni ricerca e di ogni forma di propaganda le malattie professionali, la Commissione internazionale ha trasformato la sua denominazione in quella di Commissione internazionale per gli studi di medicina del lavoro, aprendo così la via alle collaborazioni più ampie con fisiologi, tossicologi, igienisti e sociologi. E cosi la grande branca si chiamerà ufficialmente « Medeclne du travail • (in francese), « Industriai medicine » (per gli inglesi), o Arbeitsmedloin • (per i tedeschi), mentre per noi resla la dizione di « Medicina del lavoro •, dizione che in Italia si era proposta ed accettata da anni per iniziativa del Bernacchi e del Devoto. Infatti i congressi Italia ni, le libere docenze, gli insegnamenti ufficiali, il più antico giornale scienti fico ed una importante opera portano l'appellativo di medicina del lavoro. E' pure risultato che le Facoltà mediche universitarie debbono sentire interessi nuovi ed aprire i loro chiusi recinti alle correnti moderne. Il vecchio tipo degli insegnamenti va ritoccato. Si è constatato che in Germania vi sono centri di studio indipendenti dalle Facoltà, con le quali vanno a gara, se addirittura non le superano. La Commissione permanente per la medicina del lavoro ha guadagnato molto nella considerazione generale per la compostezza e la serietà della sua attività. Essa, che può risultare di cento membri litolari, non ne ha attualmente nominati che cinquantanove. A Lione sono state fatte soltanto cinque nuove nomine (prof. Ottolenghi di Bologna, Borsetta di Lucerna, Irvine di Johannesburg, Holmgreen di Stoccolma, Barihazard di Parigi). E' degno di essere rilevato come, sotto l'aspetto dello studio della patologia del lavoro sia stata riconosciuta l'alta posizione degli studiosi italiani e come Alberto Thomas, nel suo discorso finale abbia voluto ricordare la parte originale e decisiva dèi Devoto, rievocando, in mezzo alle approvazio ni generali, il tempo ormai lontano (1901) in cui il Devoto a Pavia iniziava suoi corsi di patologia del lavoro e la pubblicazione della rivista medica o II lavoro «. da cui nacque per la massima parte tutto il nuovo movi mento. Per il quinto congresso internaziona le di medicina ::. lavoro, che si terrà a Ginevra noli arrosto 1931, gli studiosi di ogni Paese si prepareranno a mettere in vista quanto avranno fatto, attirati tLP.-ihe dalla circostanza che il Convegno si terrà in una città cui si rivolge l'attenzione di ogni Paese, Gli studi sulle polveri (silicosi) e sugli avvelenamenti professionali delle nuove industrie saranno quelli che più attireranno i ricercatori. Anche i radiologavranno campo a farsi valere come lo hanno fatto ora a Lione, con un materiale formidabile i radiologi tedesched africani. Speriamo che allora non avremo a laminare l'assenza di quellitaliani, che pure sono in grado di apportare un notevole contributo in materia. E' infatti proprio recente un importante studio d'un radiologo torinese sulla silicosi. Il Congresso di Lione è stato compie tato da una piccola esposizione di pa tologia del lavoro, nella quale emerse ro le documentazioni di Milano, di Monaco e di Dusseldorf. In poche parole si può dire che fu un congresso riuscito, un congresso rivelatore. 11 Sindaco di Lione (che- ècome è. noto, l'Herriot) ebbe a dichiarane solennemente davanti ai cinquecento congressisti che i voti dei Congresso non resteranno sterili. Si vedrà a Ginevra nel 1931. Dott. Angelo Viziano.