Fallita la grande coalizione Muller rimpasta il Ministero

Fallita la grande coalizione Muller rimpasta il Ministero Il Parlamentarismo in Germania Fallita la grande coalizione Muller rimpasta il Ministero Orisi BERLINO, aprile. Come lo spirito di Cesare nella tentiti di Bruto, la repubblica socialdemocratica e parlamentaristica tedesca si trova a un tratto in casa, nò già venuta dal di fuori ma sorta nel suo stesso seno, l'ombra lunga della dittatura. Non sono già ^nielli dell'altro campo che ne parlano e la hanno evocata, quelli che si trattengono fuori le mura della terza Weimar, i tedesco-nazionali verbigrazia e il loro Hugenberg dal cavallo di cartone e la spada di stagnola; ma boi io i fedelissimi e gl'insospettabilissimi, i campioni più autentici dell'i nuciclo e della tribuna, come chi dicesse r- vogliamo fare dei nomi? — un libero pensatore riformatissiiiiii come uno Stresemann, un sinistroide come un Wirth, un comiziante come uno Stegerwald, un d> iniKTaticone come un Koch-Weser con tanto di nome del collegio appiccicato al nome di famiglia, come un cartellino al collo, per distinguerlo da tutti gli altri Koch della terra... Si può essere più parlamentaristi dì così? Tutti questi non parlano d'altro, non masticano che dittatura, fanno a confidenza con lei e si pigliano con lei tutte le libertà... La dittatura è diventata improvvisamente in Germania un termine ordinario e comune dell'avvicendamento politico, qualche cosa di anche più ordinario di quella magistratura straordinaria sempre per quanto prevista che essa era al tempo di Roma, un termine d'alternativa, a un dipresso come sarebbero, mettiamo, « coalizione » o « gabinetto di affari » o « rimpasto » e cento altri simili che occorrono nel dizionario parlamentare di ogni paese... Tre possibilità — ha detto Stegerwald — ci sono: o la dittatura, o lo sciogli mento del Reichstag, o infine la grande coalizione, e metteva pianamente la dittatura per la prima, per poter insensibilmente montare alla grande coalizione per cui voleva arrivare ad optare, e che rappresenta in questo momento il nirvana per tutti i buddisti politici tedeschi che si guardano l'umbilico... Ma anzi Stegerwald è stato assai di manica larga; ed è un fatto che i più preferiscono ridurre le possibilità a due sole, tra le quali ormai soltanto il caso e non più la ragione potrà decidere; e stanchi di consultare il corso degli astri e il volo degli uc celli, lasciano dopo l'empireo della ragione anche il cielo basso dei presagi, per ridurre tutto ormai al voi gare prognostico della moneta getta ta per terra: croce o testa, grande coalizione o dittatura... Che « testa » poi possa veramente essere, che tutta questa confusione e questo wirnuarr di partiti possa un giorno o l'altro realmente andare a. finire a una dittatura, è cosa che non crede, nel suo intimo, effettivamente nessuno, se non in maniera puramente retorica e letteraria. Se veramente ci credessero e la temessero, tutti questi apocalittici predi calori dovrebbero logicamente co minciare a razzolare un po' meglio, poiché in sostanza è da loro stessi che un rinsavimento dipende. Lo stesso Stresemann, che di tanti San Giovanni di Patmos è senza dubbio il più sincero, mentre tenta di rappresentare, nel suo discorso dell'E splanade, a contrizione e a ravvedimento dei colpevoli, il drago orrendo della dittatura giustiziera, non mostra in fondo di credere più che gli altri alla giustizia e alla possibi lilà di quel che minaccia, e tradisce a un tratto l'indole fondamentalmente relorica e letteraria, e minimaniente morale, delle sue rampogne, « A nessuno — dice, toccando ardi tamente un tasto al quale immediatamente molte orecchie si rizzano — verrà in mento la pazzia che un uomo come Hindenburg possa mai lasciarsi andare a una violazione della costituzione ». Ma subito dopo ritmila ad ammonire: «Tuttavia, noi dobbiamo adoperarci per arrivare a una riforma del parlamentarismo, ilòbbiamo-esigere che lo spirito di parte trovi i suoi limiti... ». Ma allora che valore ha tutta la dialettizy.tizione storico-politica della dittatura come un correttivo e una nemesi necessari, se poi la si inficia dei caratteri negativi e irrazionali del male, anzi del malanno politico e del 'misfatto giuridico?... In politica, non meno clic nella vita, non vi sono t> mali necessari », poiché di veramente necessario e giustificabile non vi è che il bene. SU elio fin In morsa di questa intima .-nuliadizione, dottrinaria a un tempo e morale, non è il signor. Slresémann solo che si dibalte e cerca di divincolarsi, ma è tutto il ceto medio politico dirigente tedesco, del i|inile Stresentann può esserne preso muntilo come il rappresentante tipico più eminente. Battuto solennemenie in tutte le sue tinte e gradazioni, a tutlo vantaggio più o meno immediato dei radicalismi estremisti « dittatoriali, e in specie di quello comunista, questo celo medio è entrato in crisi, irrimandabilmente, nelle ultime elezioni. Questo ceto, che va dal populismo destro stre.seinanninno, attraverso il centrismo e il democratismo ebraico, fino alla socialdemocrazia inclusa — che ormai la corresponsabilità originale assunta nella nuova repubblica weimariana e la spietata vittoriosa polemica comunista hanno sufficientemente chiarito come partito medio — è ora, frammento per frammento, in tutti i suoi settori, nel pieno del la crisi stessa. Tutti i parliti sono in crisi; ciascuno per conto suo. e ognuno rispetto all'altro. E' quello che Wirth ha chiamato la « crisi della fiducia ». E' venuta a mancaré la funzione e la funzionalità a un tempo della « fiducia » singoln e reriproea, che è il presupposto nej|ssario della trattativa politica. Di IPJf la difficoltà sempre crescente di firppviccpp1tnptlfstdslsitnanv n r. o o o i o , , e a e o , o e o i a n i i formare dei governi, dei governi, si intende, di coalizione e di maggioranza, fino alla paralisi vera e propria che fa, da dieci mesi a questa parte, del gabinetto Muller una larva di governo... i Ma è ben più — risponde a Wirth il signor Stresemann — è ben più che una passeggera crisi della fiducia; giamo davanti a una « crisi del parlamentarismo! »... Toccava proprio a Stresemann di definirla. Tu 10 dici, Pietro!... E' forse giunto il tempo di trarre dalle ultime elezioni anche questa conclusione, che 11 per lì non fu vista e che soltanto t mesi ulteriori hanno inesso in rilievo: che cioè chi allora fu battuto fu nient'altro che il parlamentarismo, il « neonato » parlamentarismo tedesco. Non sono forse i partiti medi, che allora ebbero la peggio, non è forse quel ceto medio che rappresenta il solo e il vero depositario della fede e dell'azione parlamentarista? I partiti vincitori furono allora i partiti nettamente anti-parlamentari, e cioè in primo luogo il comunista; e, da questo punto di vista, anche la « correzione » subita dai nazionalisti appare ora come una vittoria, cioè una salutare rettifica di posizioni, della quale non hanno mancato di approfittare rinnovando i loro quadri verso una maggiore intransigenza antiparlamentare... Dieci anni appena di libero e sovrano esercizio sono bastati, pare, al « neonato » parlamentarismo tedesco per venire a questi passi, e non poterne quasi più e rischiar di perire d'indigestione. Sono1 pochi, dieci anni. Ma è vero che oggi si vive tanto in fretta; e che, anche, il parlamentarismo tedesco sali, alla fine della guerra, sul trono dei Kaiser come un principe ereditario che nell'attesa s'era ormai bellamente invecchiato, e aveva messo su una pancia che era, come ora si vede, delle più rispettabili... **# Si farà la « grande coalizione ■>? non si farà la « grande coalizione »? Ecco la margherita che oggi sfogliano tutti gli amanti delusi del parlamentarismo... Croce o testa? domandano gli auguri a spasso al prognostico della moneta... - «Non crediate, ha detto Stresemann nel recente discorso dell'E splanade, che la coalizione sia per essere il tocca e sana. Io sono stato il Cancelliere della più forte coalizione che abbiamo mai avuta, e 60 che malgrado ciò non v'era giorno senza la sua grave difficoltà...». Ma è poco dire che la coalizione non sarà un tocca e sana. Bisogna aggiungere che quanto più e quanto meglio la coalizione riuscirà tanto più cresceranno le difficoltà e aumenteranno i guai della degenerazione parlamentare e della tirannia dei gruppi.. La storiaci tutti i parlamentarismi sta lì a dimostrare che il succedersi empre più frequente dei Governi di coalizione segna il mofus in fine velocior dei regimi stessi. Quando si sentono invocare a gran voce da ogni parte le coalizioni, si può esser certi che la vera e sola evocata è la dittatura... Le coalizioni, che uomini come Stresemann pure invocano come la salvezza, so no invece appunto il portato del male parlamentare che essi vorrebbero evitare. Cosi è che essi vedono 11 male, e vi si avvoltolano dentro. « Il male è — diagnostica Stresemann nel suo discorso citato — la sostituzione dell'organizzazione alla personalità ». E che cosa è la coalizione, se non l'« organizzazione » al Governo?... Lo stesso Stresemann che in un altro suo pure recente discorso sosteneva « non essere possibili per la Germania altri governi se non di coalizione » e che a questo fine a futt'uomo sempre si adopera, è quello stesso Stresemann che è lì a stigmatizzare la ormai insopportabile tirannia dei gruppi e dei partiti che fa dei ministri al Governo degli « incaricati » della organizzazione, pressoché privi dì responsabilità personale; e deplora che ingruppi possano pretendere «ritirarli» o di «nominarli» inlaccando così il prestigio stesso del capo dello Stato, ridotto a poco più che « una semplice macchina da firmare »... E che cosa sono questi se non i mali inerenti ai Governi di coalizione?... Ora anche le coalizioni son di quelle cose che si possono volere o non volere. E parlamentaristi a fondo si può esserlo, o non esserlo. A piacere. Ma 1 una e l'altra cosa non si può. ò croce o testa... Giuseppe Piazza. Tre nuovi Ministri qfgala1repsppgsrcl6Berlino,' io, notte. !.a decisione di ieri della frazione socialista di negare l'adesipne all'incrociatore, sia pure come era stata richiesta sotto forma di astensione dal voto del Reichslag. ha fatto fallire senz'altro la grande coalizione. Dopo un tale fallimento, la questione, era ormili per il Gabinetto Muller o di continuare a vivacchiale come sinora ha' fatto, magari rabberciando alla meglio la sua barca e tappando le falle che dal giugno a questa nnrte si sono manifestate: ovvero dimettersi. Onesta alternativa è stata oggetto della discussione del Consiglio dei Mi nistri convocali stamane da Muller. 11 Gabinetto ha lungamente esaminato la questione ed ha finito di decidere di non dimettersi e procedere ad una specie di rimpasto col criterio di com pletare il Governo con ranpreseniant di tutti i partiti che avrebbero dovuto formare* la grande coalizione fallita, senza che questa abbia realmente vita, vale a dire, senza vincoli formali da parte delle frazioni parlamentari dei partiti. In sostanza è semine là medesima soluzione la quale uscita per la porta rientra per la finestra, eolla sola differenza die non esisterà un vero e proprio vincolo per i gruppi. parlamentari: Si può presumere che quello che ha indotto Milller, il quale personalmente propendeva por la dimissioni, a desistere da questo suo proposito ed a rimanere al Governo, è il fatto del danno die da una crisi verrebbe indubbiamente al paese in questo momento in cui durano in una fase cosi delicata le trattative parigine per le riparazioni. In secondo luogo molto ba influito anche l'esigenza di fare passare il bilancio. Infine l'eventualità della crisi, a cui assai probabilmente seguirebbe 10 scioglimento del Beiehstaig, non sorride mollo ai socialisti che da nuove elezioni, a cosi breve scadenza dalle precedenti e dopo un così infelice 8sperimento di Governo, hanno assai poco da guadagnare e moltissimo da perdere. Tutto ciò è sufficiente a spiegare l'atteggiamento remissivo dei social-democratici e la decisione di non abbandonare malgrado tuito teredini del Governo. Tre portafogli al Centro Semplice rimpasto dunque, cioè ricostrurre la compagine alquanto sconnessa della nave governativa cha molti gravi colpi di mare ha subito negli ultimi mesi e siccome il più grosso di questi è stato qualche mese fa l'uscita dal Governo del rappresentante del Centro, il rimpasto consisterà anzittutto nella rientrata del Centro. 11 cui rappresentante era uscito per il 6olo fatto che pretendeva oltre alle Comunicazioni altri due Ministeri che Milller, appunto in attesa della grande coalizione, aveva sempre lasciato in sospeso. Dunque il Centro rientrerà probabilmente come trionfatore ed occuperà le sue ire poltrone. Mailer infatti stamane ha offerto tre ministeri al Centro che avrebbe accettalo. Ciò sì dovrebbe sempre intendere come convenuto tra persone e non in rappresentanza dei partiti. Viceversa nel fatto poi l'offeriti è fatta ai partiti e l'accettazione viene da essi, tanto ò vero che di persone ancora non si fa nemmeno 11 nome. Nessun legame di partito, formalm-enie: viceversa, per procedere al rimpasto.. Muller ha persino sottoposto in una riunione avuta appunto coi capi delle, frazioni parlamentari dei partiti una dirbiarazione la quale dovrà in qualche modo essere come la carta od il patto costituzionale del nuovo Governo o piuttosto del Governo riveduto e corretto. Questa dichiarazione pone anzittutto come condizione l'accettazione del bilancio preventivo, così come è risultato dalle ultime decisioni e come era convenuto tra coloro die avrebbero dovuto formare la coalizione fallita. Una seconda coudizione fondamentale della stessa dichiarazione è quella di un mezzo impegno che non siano presentate da alcuna parte proposte cosidette agi tatorie ed infine die le proposte politiche di qualche importanza non siano fatte senza preventive ufficiose intese coll'altra parte al Governo. Come si vede, non è la grande coalizione, perchè non c'è vincolo preciso coi partiti, cioè vincoli positivi, insistono però vincoli negativi per cosi dire di cautela o di riguardo, i quali hanno il loro scopo dì rendere possibile per qualche mese almeno la vita alla debole e malaticcia compagine del Gabinetto. Ma dove si manifesta in maniera più evidente la natura ibrida e bizantineggiante del compromesso che si cerca di raggiungere col tentativo di fare entrare per la finestra quello che è uscito per la porta, è nella prima delle condizioni, cioè, in quella che assicura l'approvazione del bilancio nella forma che è stata ultimamente convenuta. Quando si pensi che in tale, bilancio è inclusa niente di meno che -la seconda rata di quel tale incrociatore che i socialisti non vogliono accettare e per cui dopo tante battaglie la coalizione è fallita, mentre invece poi lo si accetta e lo si inghiotte in silenzio in tutto l'insieme del bilancio, si ha allora un'idea del bizantinismo di tanti ripieghi, di tante formule e di tante distinzioni. Il fatto che rimane è questo che anche i ministri socialisti si impegnano a proporre l'approvazione dell'incrociatore. La differenza invece sta in questo: che saranno i deputati socialisti (e' ciò servirà per la galleria) i quali voteranno contro. F, la conseguenza si risolverà unicamente in una debolezza intrinseca e costituzionale del Gabinetto, che privo dei voti ilei partito più grosso, sarà alla merce dell'opposizione dei tedesco-nazionali, i quali'potranno, so vorranno prendersi il gusto di abbatterlo, rnggningore il loro scopo votando contro l'incrociatore, che pure loro sia tanto a cuore. Un progatto di riforma costituzionale il capo del partito dei tedesco-nazionali l-lngebrrg, ha presentato al Consiglio di presidenza del suo partito il suo programma di riforme del Reich. Il progetto intende venire, incontro non soltanto alla questione della riforma amministrativa e dei rapporti giuridici ed amministrativi tra Paesi e Relch, ma viene anche incontro alla crisi dello stato e del parlamentarismo che travaglia oggi così gravemente la Germania. , ,, Il progetto prevede l'indipendenza del ministri dai voti di fiducia e di sfiducia del Beichslag, sia nel Reich che nei Paesi. Relativamente alla riforma amministrativa e giuridica propone che il presidente del Reich sia nello slesso tempo presidènte della Prussia mini i ministri prussiani, anche maniera indipendente dal Parlamento prussiano. Il Cancelliere del Relch sa rebbe anche presidente CinsacpsdpaCuzlectlttsmmceo 1 o e a e e , à e l a o , i n e nomini i ministri prussiani, anche qui in 'al Parlamento del Relch sadel Consiglio prussiano. L'amministrazione dei culti l'amministrazione degli interni, le rispettive legislazioni ed infine l'amministrazione della giustizia sarebbero sottratte alla competenza del Reich e affidate, ai Paesi. Per contro il complesso dei ministeri di natura economica sarebbe assegnato al Reich con la fu sione dei ministeri di economia, del la voro. delle comunicazioni e delle poste in un unico ministero del Invoco Per dare un'idea della semplitleazfone die da questo progetto verrebbe per lo meno alla stessa Berlino, si noti che i venti ministeri attualmente esistenti tra quelli prussiani e quelli del Beici nella Capitale, sarebbero ridotti a soli und'd. All'ultima ora le rtifflcolln per il rlm pasto del Gabinetto sono eliminate e si rendono noti i nomi dei Ire nuovi Minestri de' Centro, che entrano nel Gnbinelto. r.ssi sono: l'ex-CanceWlero Wirth per i Territori Occupali: Steger v-Vd per le Comunicazioni e Von Glie rnrd per la Giustizia. Domani il Can celliere proporrà al Precidente la nomina dei tre nuovi Ministri. 0. P. Colonnello montenegrino ucciso Vienna, IO norie In telegrammi! da Belgrado dice che al confini' jugoslavo-albanese, a due chilometri dalla cittadina di Pez, è slato trovato ucciso da colpi di arma da fuoco il colonnello della ex-guardia reale montenegrini Rndovie. Il Bariovie 'nostra (|pilj ferite nella schiena, per i'iiì si crei! cln sia stalo ucciso a tradimento, Gli autori sono sconiiiarsi.