L'europeo

L'europeo L'europeo Nelle recenti polemiche sull'europeismo — polemiche di cui mi confesso malcauto iniziatore, e che hanno Bvuto un seguito anche qui sulla Stavipa con un dotto é chiaro articolo jdi Prezzoline — molti mi hanno accusato di troppo ottimismo verso una (Europa che, secondo me, esiste idealmente oltre che geograficamente, i e (ohe secondo altri non è che un mito. Al semplicismo di tale negazione risponderò con altri semplicismi, cercando di dare qualche ovvia definizione dell'europeo tipico, l'europeo quale dovrebbe essere secondo natura e secondo le tradizioni. Se il mio catalogo di virtù europee parrà talvolta un po' troppo scherzoso, mi si perdoni: lo scherzo riesce forse adevitare la noia delle faticose teorie e degli schemi filosofici; e non è detto ohe risulti sempre meno probatorio di questi ultimi. L'europeo medio è un uomo di pelle bianca, con leggere variazioni dal roseo all'abbronzato. Negli altri continenti, quando non si tratti di popolazione emigrata dall'Europa, gli abitanti- sono di pelle nera, gialla, rossiccia, seppia, olivastra, verdognola, ocra, terra di Siena bruciata, caffellatte, ecc. ecc. _ L'europeo mangia a preferenza cibi cotti, di carni tenere e purgate, pane, riso, frutta e verdura; esclude rigorosamente i nidi di rondini salangane, le lucertole, le cavallette, l'argilla e i confetti di gomma. Dopo aver mangiato non mette i piedi Bulla tavola, non fuma l'oppio, non {annuncia gli ospiti rivelando la loro cifra annuale d'affari. Le donne europee sono le più belle «lei mondo. L'europeo parla lingue chiare, il più delle volte armoniose, e quando rion sono armoniose, costruite entro i limiti di una sintassi elaborata e sufficiente ad una espressione com pietà e precisa della realtà. L'europeo crede in Dio, un Dio lontano, invisibile ed onnipresente, e non nei mostri di legno o nei sapienti obesi di bronzo; i suoi santi sono belli, dignitosi, indulgenti, urnani, laddove i feticci, gli idoli degli altri popoli sembran generati da fantasie crudeli, immonde e disperate d'ogni salvezza. Educato, gentile e galante, l'europeo ai compiace della poesia che si ispira alle naturali presenze, e le canta; e sempre si sente portato ad una perfezione di forme, ad una chiarezza di sentimenti per cui il mondo apparisca più bello — e non più orrido— di quel che mostra l'osservazione realistica e superficiale. L'amore come arte, cioè come lode dell'oggetto amato, rispetto verso la donna, possibile felicità domestica, invocato riposo dello spirito, è nato in Europa. L'europeo discute, polemizza, combatte senza diffamare od uccidere i vinti, i prigionieri. Quando in Cina ventimila soldati sconfitti vengono decapitati, inorridisce, e perfino Romain Kolland perde un po' di fede nel suo idolatrato Oriente; quando in America qualcuno va sulla sedia elettrica senza che sia provata la Bua colpa, l'europeo s'indigna, e perfino Bontempelli perde un po' di fiducia ned grattacieli. L'europeo vive in città che si chiamano Roma, Napoli, Madrid, Parigi, Firenze, Milano, Berlino, (Londra, Monaco, Vienna, Varsaviaeco. ecc. Città inventate e costruite da artisti, non da capomastri, città inimitabili, dove neppur le corruzioni architettoniche modernissime riescono a nascondere la maestà dei vecchmonumenti, e se pur riescono, rimane sempre nell'aria, nelle piazze, necorsi l'impronta d'una civiltà nobile e sobria, l'impronta d'una storia gloriosa perfino nei traffici e nelle conquiste. Che tutti gli europei, in con fronto_ degli altri popoli, sono aristocratici. Hanno più c sangue > e più amore della bellezza uno scaricatore del porto di Genova, un minatore di Carditi, un garzone di tipografia di Francoforte, che non un miliardario di New York o un fazendero argentino. L'europeo — parlo sempre dell'europeo medio, non guastato dall'esotismo — ha una coltura generale equilibrata, essenziale, appresa in casa propria e quindi familiare. Salvo alcune applicazioni tecniche recentissime, non ha dovuto chiedere nulla a nessuno. Dall'arte militare acodici, dalle scienze esatte alla meta fisica, dalla pittura alla poesia e alla musica, ha scoperto ed inventato e creato tutto lui. Gli altri hanno perfezionato. Che tre o quattromila annfa i cinesi avessero segnato il corso delle costellazioni o scoperto il modo di trarre la seta da un baco, non importa nulla. La storia viva del mondo, per noi figli del secolo ventesimocomincia con Atene e Roma. L'europeo ama la famiglia, i figlila società; anzi, ha creato la « società », l'amicizia intesai in un senso largo, di connivenza cordiale e non di omertà, di stima reciproca e non ddifesa personale. L'europeo è di indole generosa e leggermente fantastica, i pronto al sacrificio, meno pronto a chiedere il compenso del sacrificio. L'europeo ha sofferto, s'è fatto massacrare sui campi di battaglia, è stato immiserito dalle rivolte e dalle carestie, la sua storia è nata dalle lagrime. La sua storia, perciò, è gloriosa. Terribile fu il giorno in cui — per continuare una guerra che si prolungava oltre la sua stessa disperatone — dovette chiedere guerrieri all'Africa e danaro all'America. Ora paga, continuerà a pagare per un pezzo, chissà quando avrà finito dpagare. Che la sua storia gloriosa non conta nulla per eli uomini dcolore e per i grandi banchieri dell'Hudson. Potrei continuare a lungo nel mio catalogo. Ma fora- dall'intenzione iniziale, ch'era scherzosa, arriverei »<i inutili tristezze, a vani lamentiEli importava ribadire la mia opi nione che l'europeo esisto, non e un'immagine rettorica. E l'ho fatto con i mezzi più ovvi, banali se volete, perchè molti, oggi, dimenticano anche le verità elementari. Che poi il mio europeo ideale vada facendosi sempre più raro, è una ragione di più per difendere un sano ed antico europeismo. Il mio europeismo è tutto qui. Io non teorizzo, non vaneggio di Confederazioni, di unioni politiche od intellettuali, di neo-tomismi o di crociate antigermaniche od antislave. Massis mi piace per una certa sua forza, e dioiamo pure forza sofistica, di argomentazioni, ma dalle sue vedute conclusive sono lontanissimo. Mi dispiace per i miei amici ed avversari, che forse mi attribuiscono idee molto nuovi o molto profonde o molto pericolose sull'europeismo, ma per me la salvezza dell'Europa non consiste che nella fedeltà al carattere europeo, quale risulta dal confronto con il carattere dell'asiatico, dell'americano, dell'africano. Questo Spirito classico — se proprio si vuole dare una definizione ad ogni costo — questa civiltà insuperabile della razza, questa storia che ci ha tutti foggiati, questa poesia gentile e umana ch'e nata soltanto in Europa, come certi fiori non nascono che in certi climi, formano il carattere europeo. Questo carattere è minacciato, a che giova ripeterlo? E questo carattere dobbiamo salvare, se non vogliamo precipitare nella decadenza; e per salvarlo, noi possiamo anche diventare antieuropei, cioè avversari all'Europa d'oggi che si lascia tentare ed infiacchire dalle infatuazioni ideologiche e materialistiche d'oltre oceano, o dallo spirito dissolvitore e nihilista dell'Oriente, o dalla morbosa curiosità verso l'arte e la tauvagerie negre. Si vuol negare che esista un carattere europeo? E allora diventa perdonabile ricorrere perfino al color della pelle, ai costumi, ai gusti. L'europeo così risulta inconfondibile, fraterno, e rinnegarlo sarebbe come rinnegare la propria presenza fisica. Se poi questo europeo, oggi, s'è ridotto, per quanto riguarda la sua concezione dell'ordine, della morale, della vita sana, della chiarezza e bellezza nelle arti, alla sola Italia, questa non è una colpa dell'Italia. Sarà anzi sua gloria immortale essersi salvata dallo sfacelo e dalla corruzione che minacciano il resto d'Europa, salvata con i soli proprii mezzi ; e come italiano prima che europeo, io ho una ragione di più per amare il mio Paese, che all'Europa può insegnare, ancora una volta, la via della grandezza. G. B. Angioletti.

Persone citate: Bontempelli, Massis, Romain Kolland