L'affettuoso gesto del Pontefice

L'affettuoso gesto del Pontefice L'affettuoso gesto del Pontefice Mirabilie visione in piazza San Pietro Lalba era appena spuntata in un grigio, cielo dove le nubi si addensavano sospinte da un gelido vento di tramontana, che da ogni parte di Roma gli «. scarponi » cominciarono ad affluire verso la piazza di San Pietro. In breve i ponti sul Tevere, le vie sui Borghi alle cui finestre, nonostante l'ora mattutina, si trovava gente, molta gente, apparivano straordinariamente affollati. Gli Alpini, salutati da applausi, si addensavano verso la Basilica. Tutte le finestre erano imbandierate. Predominava il tricolore, ma non mancavano numerose bandiere bianco e' gialle. I muri delle case era no tappezzati di larghe striscie con scritte di: « Viva gli « scarponi »! Viva le Fiamme Verdi! Viva gli Alpini! Viva U Duce! Viva Istalla vittoriosa!.. I cittadini, a frotte. Si dirigevano verso la Basilica a passo rapido, nel timore di non giungere in tèmpo per assistere alla cerimonia. Alle 6,20 nella piazza stazionava già una folla considerevole. Alle 6,30 i cancelli della Basilica si spalancano e gli Alpini entrano per primi, bene inquadrati, al comando degl1 ufficiali. La folla è trattenuta a 6tento. Come è giusto, la priorità dell'accesso spetta agli « scarponi •. Questi si dispongono ordinatamente con perfetta disciplina nella navata centrale e nella cosidetta crociera, cioè nella navata dei 6anti Processo e Martiniano e dei santi Simone e Giuda, che per l'occasione sono state sgombrate completamente. Gli ufficiali prendono posto davanti all'altare, speciale che è 6tato innalzato dinanzi a quello della Confessione. Sono venticinquemila gli Alpini che si addensano nelle navate e nella crociera del tempio, e forse oltre duemila le persone di famiglia che molti di loro hanno condotto con sè, perchè potessero essere presanti a questa grande manifestazione di fede, di patriottismo, di spirito militare, di passione fascista. Tra 1 primi a giungere sono il commissario dell'Associazione Nazionale degli Alpini, on. Manaresi, ed il vicecommissario on. Parolari, il generale Zoppi, ispettore delle truppe alpine, il comm. Guglielmotti, segretario federale dell'Urbe; e poi tutti t vecchi ed amatl generali che guidarono le gloriose « fiamme verdi » ai più gloriosi cimenti ed alle più belle vittorie: Etna, Cornaro, Ferretti, Ronchi. Si nota tra gli intervenuti anche il maresciallo Caviglia in borghese. Quindi viene permesso l'accesso alla folla, la quale entra nella Basilica da piazzai Santa Marta. Per separare il pubblico dagli Alpini erano stati messi degli steccati vigilati da carabinieri italiani. Alle 7 precise, mons. Chprubinl inizia il Santo Sacrificio assistito da due cappellani delle truppe alpine. Uno squillo di tromba ne dà il segnale. Altri squilli di tromba precedono la Elevazione e danno dopo di questa il segno di riposo. Durante la Messa, numerosi Alpini si sono confessati. Al termine di essa, sempre inquadrati, gli « scarponi » escono dalla Basilica e si dispongono. nel centro della piazza. Uno squadrone di metropolitani a cavallo, compiendo abili evoluzioni, obbliga la folla a portarsi sotto l'ampio colonnato; che la piazza deve essere tutta occupata dalle « fiamme verdi ». La benedizione del Papa Alcuni minuti prima delle 8, la piazza ha l'aspetto, vieta dall'alto, di un gigantesco prato, punteggiato da fiori tricolori. Lo spettacolo è magnifico. L'attesa si fa viva. Tutti gli sguardi sono fissi alle finestre del Palazzo apostolico, da una delle quali dovrà appa rire il Papa. Le musiche suonano e gli Alpini intonano i loro canti ricchi della poesia della montagna e .della nostalgia delle bianche vette immacolate. I canti si fondono in una melodia su lehne con il rintocco grave e lento del campanone maggiore della Basilica. Nel centro della piazza si nota un mastodontico scarpone simbolico, collocato su di un camion. Si vede anche una colossale penna nera. Ad un tratto la ' tenda della terza finestra del primo piano si scosta e si intravede la figura sorridente dpi cardinale Gasparrl che occhieggia. Si leva qualche applauso. Alle 8 un drappo'di velluto rosso, con ampio bordo dorato, viene steso alla seconda finestra del secondo piano che corrisponde alla sala di San Giacomo. Alle 8,6 un fremito passa tra la folla. Un mormorio si leva; le mani si tendono ad indicare: eccolo! eccolo I si grida. Quindi un silenzio solenne si diffonde tra la moltitudine. Il Papa appare alla finestra, innanzi alla quale era stata collocata una predella per permettere al Pontefice di mostrarsi a mezza figura. Ma appena egli stende il braccio con un affettuoso e spontaneo largo gesto di accoglimento e di abbraccio, un grido formidabile si leva: « Viva 11 Papa! ». Tutte le bandiere si ledano jn alto. Gli Alpini sventolano i fazzoletti bianchi ed I cappelli. Il Pontefice resta fisso a guardare lo spettacolo incomparabile, mentre l'applauso ed il saluto si prolungano ininterrotti. Il vento che domina sulla piazza dà forti scosse al drappo rosso che pende dalla finestra dove il Papa sta affacciato, e minaccia ad ogni istante di strapparsi. Il Pontefice, con atto improvviso, stacca il drappo e lo ritira perchè non gli impedisca la visione completa dell'insieme. Dietro al Papa sono il Maestro di Camera, mons. Caccia Dominioni, e mons. Confalonieri. 11 Pontefice ancora saluta e benedice con larghi gesti. li canto della montagna Si eleva un coro lento e grave che a poco a poco si propaga per tutta la Piazza. Gli alpini salutano col canto □ella montagna il Pontefice alpinista. Che cosa passa in quell'istante nel cuore del Pontefice? Vede egli forse le lontane cime bianche ed I sublimi spettacoli della natura a cui quegli uomini sono adusati, e che hanno concorso a renderli buoni e forti '! Certo è che egli avanza ancora, si pende oltre la finestra, alza il cappello e saluta replicatamente. Vuole che tutti lo vedano bene. Gli Alpini tendono il braccio nel gesto romano. Si grida: « Viva il Papa alpinista! ». Il sole, che sino a quel momento era rimasto ostinatamente coperto dalle nubi, splende td un tratto vivissimo ed illumina di riflessi d'oro la Basilica ed il Palazzo apostolico: Le ampie vetrate delle loggie hanno bagliori di incendio. Passa ancora un quarto d'ora. Il Pontefice sembra voglia quanto più è possibile prolungare questo contatto con gli eroici soldati d'Italin, con coloro che gli ricordano il contatto delle vette alpine e 1" audaci ascensioni. Quindi il Papa benedire nuovamente, saluta ancora col cappello e colla memo e si ritira mentre la piazza continua ad- applaudire e gridare : • Viva il Papa! ». Quindi ad un ordine dei capi, gli Alpini cominciano ad inquadrarsi per marciare in corteo verso la tomba del Milite Ignoto. L'ordinamento del corteo 6i effettua sollecitamente ed in modo perfetto. Alle 8,30 la testa della colonna si muove snodandosi per Borgo Nuovo, tra il suono delle fanfare. U corteo Apre il corteo un plotone di metropo litani a cavallo, viene quindi il labaro delia Federazione dell'Urbe con accanto l'on. Guglielmotti e tutti gli aliti membri del Dlreattorlo, poi il glorioso battaglione « Aosta » colla sua bandiera decorata di medaglia d'oro, l'on. Manaresi e l'on. Parolari, rispettivamente commissario e vice-commissario dell'Associazione Nazionale Alpini, i dirigenti delle Associazioni combattentistiche, con le rispettive rappresentanze e gagliardetti, ed infine tutta la massa delle « Damme verdi » ripartita in scaglioni, ciascuno dei quali ha i proprii comandami. Si era pensato di ricostituire per l'occasione i battaglioni ed i reggimenti, ma è bastato che l'on. Manaresi facesse osservare che cosi facendo sarebbero rimasti vuoti i posti di coloro che caddero combattendo per la Patria, perchè tutti gli Alpini rlnunztassero subito al piogeno, e si accontentassero di marciare suddivisi per sezioni. Ad ogni modo queste riproducono in un di presso le formazioni antiche degli Alpini. Sono gli stessi commilitoni che si ritrovano gomito a gomito, che stilano cantando i ceri dei loro paesi di origine, guidati dagli stessi ufficiali e dagli stessi graduati. Apre il corteo vero e proprio delle « fiamme Verdi » una colossale penna nera ricoperta di seta, lunga cinque metri, sostenuta da sei « scarponi ». Il mastodontico emblema della celebrazione degli Alpini è slato portato ieri in aereoplano da Milano dal capitano Valsecch'i e dal lenente Cortese. Preceduti dalla fanfara e dalla mobile selva dei gagliardPlli avanzano quindi gli Alpini della sezione di Trento, magnifica schiera di 1400 uomini dall'andatura marziale, tutti ìp abbigliamento da montagna: « scarponi » chiudati, mantello alpino, sacco in spalla. Procedono ramando veccliìe canzoni: « Dove vai mio bell'alpino » e « Col zlfolo del vapor » che raccolgono ovunque applausi e fiori. Viva Trento! Al loro passaggio si grida: « Viva Trento! ». In testa alla lunga colonna sono la mediglia d'oro un. Lunelli, il conte Casteljarco, de-orato di quattro medaglie d'argenio, l'on. Mendinl, pure decorato di medaglia d'argento, l'on. Tolomei. il comm. La rene r, il più vecchio dei -olomari trentini, ed il prof. universitario Lorenzoni. Comanda la colonna il capitano Ros¬ si, medaglia d'argento. Molti Alpini partano infilate all'occhiello della giub ba od al nastro del berretto delle mi mose e degli edelweys. Nel gruppo è la madre del capitano Pàffel, che fu aiutante da campo del Comandante D'Annunzio. Subi.to dopo il battaglione del Tron tino avanza, preceduto dall'alfiere, il cartello della sezione di Acqui, che ha inviato qui 270 «scarponi» agili ordini dol comandante Villa. Del baldo grup po, in cui si notano molti alpini ar mali di piccozza, fanno parte il gen Cornerò, ex-conlaudante del Lo reggimento alpino ed il cappellano don Botta. E' quindi la volta della sezione delle Alpi Marittime, comprendente gruppi di Oneglla, Porto Maurizio, San Renio, Bordigliela, Veauiintglia, Pigna e San Bartolomeo-Cervo. La colonna, che comprende 460 uomini al coniando del dottor Carlo Amoretti, alza sopra la fiumana dei berretti grigi e verdi una penna di legno e di tela lunga o.tre due metri, sovrapposta allo «stemma sabaudo ed al tricolore. Con la t-ezione dalie Alpi Marittime, ctie ha i suoi gagliardetti e le sue fanfare, sono molti Alpini liguri, residenti a Nizza, i quali a costo di sacrifici finanziari notevoli, hanno voluto tor nare in Italia per partecipare all'adunata. Il gruppo di Bord/ighera, che ha già fatto omaggio di superbe ceste di fiori ai Sovrani, al Duce ed al Pontefice, è riconoscibile perchè reca mera vigliosi esemplari dei prodotti floreali della Riviera. •Segue una sezione di trenta montanari apuani al comando del capitano Falconi, c quindi è la volta di 262 alpini della sezione di Cova, comandati dal tenente Silvano, e che hanno in primissima fila i loro decoratisslmi cappellani. La sezione ligure si pre senta compatta con i suoi 1150 uomini comandati dal colonnello Merlo. So no rappresentati i gruppi di Genova, Sampierdarena, Cornigliano. Veltri, Finale Marina, Sassesso, Martina d'Orba, Nervi, Chiavari, Fontanabuona, TorrigLia ed Uscio. La colonna, che procede al canto di inni alpini, comprende un grande numero di decorati, tra cui il semplice soldato Andrea Mangini, decoralo di quattro medaglie d'argento. Vecchio Piemonte Ecco quindi il cartello di Cuneo, dietro il quale si profila una colonna di cui non si scorgono i contini. Alla testa dei seimila uomini che la forte provincia ha mandato all'adunata di Roma, scorgiamo il gonfalone del Comune di Cuneo scortato dai valletti indossanti la storica livrea adottata da Emanuele Filiberto. Accanto è il gonfalone di Alba. .Al suono animato delle fanfare la colonna procede solida e quadrata, facendo risuanare le levi, gate strade romane sotto le scarpa ferrate. iSono rappresentati settanita gruppi di tutta la zona del 2.o Alpini e di parie del Lo. Dopo le fanfare ed i gagliardetti, tra cui quello della sezione di Cuneo decorato di quattro medaglie d'oro, scorgiamo il gruppo delle autorità, tra cui fi prefetto di Cuneo. S. E. Chiesa, il podestà on. Imberti, l'on. Di Miraflori, l'on. Viale, il comandante della colonna Davide Terracini. Tra gli alpini di Cuneo sono tre mutilati: uno privo di entrambe le braccia, gli altri privi di ima gamba, che nonostante il grave disagio, hanno voluto seguire il corteo e lo seguiranno infatti fino alla fine. ìal sezione di Asti, che viene subito dopo, è presenie con 361 uomini guidati dal capitano Ettore Manzone, e rappresentanti i gruppi di San Damiano d'Asti che reca un cartello raffigurante le imprese bacchiche dell'Alpino, Castagnole Lanze e Vigliano di Asti. La sezione è preceduta da una carrozzella su cui è disteso il grande invalido Rabezzana, privo di gambe, che reca un bellissimo mazzo di fiori da offrire alla Regina. Seguono coi loro gagliardetti e bandiere le sezioni di Bologna e Torino dell'Associazione Artiglieri da montagna: sono comandate dal maresciallo avv. Longhi, e «comprendono anche due generali: il generale Bertolè, presidente dell'Associazione e della Sezione di Torino, ed il generalo Barilleri, presidente della sezione di Bologna. La sezione di Susa, forte del suol 400 uomini, procede raccolta intorno al generale Ferretti, « il papà degli Alpini ». Viene quindi la sezione di Torino con 2700 uomini e 59 gruppi, alla cui testa scorgiamo il generale Etna, l'avv. Rivano, il dott. Lanfranco, il rag. Goffi ed il dott. Torrero. E' anche presente il cappellano militare don Toso. La fanfara di Torino suona i tradizionali inni alpini e l'interminabile fiumana di « scarponi >. procede cantando, tra la vivissima ammirazione della folla. Anche i torinesi recano alcuni curiosi simboli, tra cui la colossale penna ed un grande zaino, vero armadio ambulante, con sotto la scritta: « Guardaroba dell'Alpino ». Aosta! Non è ancora terminata la sfilata degli « scarponi » di Torino che avanzano 150 alpini delia sezione di Pinerolo, al comando del colonn. Alois, con i tre gagliardetti di Pinerolo, Cavour e Campigliene. Piemonte, sempre Piemonte! L'adunata degli Alpini a Roma è anche un trionfo ed una glorificazione del valore dei piemontesi. Ecco ora una targa con un nome che la folla legge con un fremito di ammirazione: « Aosta »! 11 decoratissimo gagliardetto della sezione passa tra uno scroscio di applausi, seguito dai 16 gagliardetti dei gruppi dipendenti. I cinquecento Alpini procedono con passo cadenzato e solenne. Li comanda il colonnello comm. Giuseppe Cajo. Ecco il colonnello Vecchi, che comandò il battaglione « Aosta » sul tolarolo, dove conquistò la prima meuglia d'argento; ecco il capitano Marcoz. che condusse il battaglione a! Vodice, dove conquistò la seconda medaglia d'argento. Della gloriosa sezione di Aostu fa parte un reparto di guide con corde e piccozze, assai ammiralo. Vediamo tra essi la guida Clemente Dupont, che ha legiito ii suo nome a tarile imprese ardite. i valdostani recano un'aquila in una gabbia e numerosi caratteristici cartelli con iscrizioni, che sono oggetto della più viva curiosità. In uno di questi cartelli si legge: «Bei que te bei. les alpins l'an totzor sei! ». (Bevi e ribevi, gli alpini hanno sempre sete)' In un altro cartello è raffigurata una « grolla » recipiente pieno di vino, che, confrontata con un berretto alpino dipinto accostò; appare di dimensióni enormi. Pare che una grolla di d...dimensioni siffatte sia per un buon al-1 pino dell Aosta quello che un bicchiere u è per il comune mortale. Ma vuotare una grolla simile non è affatto privo di conseguenze. Queste si vedon raffigurate al sommo del cartello in una « scimmia ». Segue la sezione di Biella con cinque gruppi e cinquecento e venti uomini al comando del dottor Felice Becchio-Galoppo, con una banda di venti musicanti ed un'aquila in gabbia, destinata, come dono gentile, al generale Zoppi. Ivrea avanza al comando del capitano Chiarezza, coi suoi 205 uomini, 1 cartelli, i gagliardetti e le ranfare. Il gruppo di Bra, che ha perduto il collegamento con Cuneo, ostenta un grande scarpone nero, misurante due metri di lunghezza, come insegna. E' comandato da Gramaglia. Seguono Spezia con 15 uomini al comando di Bensa; Savona con 53 uomini al comando del capitano Calligaris, ed è quindi la volta della sezione di Omegna. Questa comprende i gruppi di Ameno, Pella, Orta. San Giulio, Valle Strana, San Maurizio, Ooppaglia. Sono 109* uomini e quattro gagliardetti. Recano su di un'auto uno scarpone nero di carta pesta e vimini, lungo due metri e largo 1,7», nonché cartelli con allegorie sulla fraternità tra l'Alpino il mulo ed il barile. Li comanda il colonnello Arich. Quadri allegorici, penne e scarponi I forti Alpini bergamaschi, orgogliosi di appartenere alla terra dei fratelli Calvi, sono qui con una foltissima rappresentanza: oltre tremila in 42 gruppi, undici fanfare, quaranta gagliardetti. L'interminabile colonna procede ordinalissima, divisa in tre battaglioni, uno dei quali e comandato dal capìt. Sora, la cui caratteristica ed ormai popolare figura è riconosciuta ed acclamata entusiasticamente ovunque. Comanda le balde colonne il prof. Guaitani. Nella massa notati il generale Almasio, il tenente colonnello Co decaso, l'on. Capoferri e diciotto cappellani militari, decorati. Molti sono i cartelli, le scritte. ì quadri allegorici, le penne di legno e gli scarponi simbolici, di gesso o cartapesta, cne sfilano con il gruppo bergamasco, in cui si notano anche molti Alpini che fumano delle pipe di legno intagliato, a foggia di scarpe chiodate. Notato un quadro raffigurante una bella famiglia bergamasca, madre e quindici figli, che accompagna e saluta 1 Alpino in cammino per Roma. Fra le donne e la sorella di.Sora. ,„,,„_, La sezione di Intra allinea 180 uom' ni al comando di Piero Garganico. Sono rappresentate le sezioni di Pallanza, Trobaso, Premeno, Fondotoce, Bierro. Rovegno, Cossogno Cambiaco, Lesa. In un grande cartello e raffigurata l'aquila del lO.o reggimento alpino. Una figurazione allegorica dall'adunata romana è in un quadro in cui st vede la lupa romana che accoglie e protegge due grossi scarponi, famigliarizzando con loro. Nella sezione di Intra sono oltre venti decorati di.medaglia d'argentò e di bronzo. A capo della sezione II mutilato Viga_t ft Mora imi rnnduee 'a Val Marchirolo, Porto Germignaga Castelveccana, Luino, Igaglia. Vediamo mutilati e decorati, tra cui il capitano Bozzolo, il tener le Corsini, il capitano Pedroletti, il tenente Ferrari. ._ Della Val d'Ossola sono presenti, intorno al cartello della sezione di Domodossola, al comando del capuano Boda, 228 uomini con il gagliardetto del 15 gruppi e la fanfara. E' presente anche ii cappellano decorato don Martinola. Gli ailpini di Novara (gruppi di Novara e di Mortara) con relativi gagliardetti sono 63, di cui sei decorati e quattro mutilati. Li comanda il capuano avv. Ragazzi. La sezione Valsesiana ha 185 uomini al comando del dott. Racchetiti; portano quindici gagliardetti ed un aquilotto vivo. E' con loro il grande mutilato Berrà. DI Vercelli sono presenti 64 Alpini, comandati dal capitano Dellarolu; il gagliardetto della sezione possiede un titolo di onore senza confronti: tre medaglie d'oro: tre soci caduti, i due fratelli Garrone e il capitano Varese. Sono con il gruppo la patronessa signora Ferra ro Mengoni, decorata con medaglia al valore quale crocerossina, ii maggiore Passera, primo presidente delia Combattenti di Vercelli, e l'ufficiale aviatore Lombardi. Il gruppo di Orta, che ha perduto il collegamento con Novara, reca un enorme scarpone legato ad un'asta. Avanzano quindi la sezione di Lecco con 205 uomini al comando del tenente Greppi, il gruppo di Saluzzo, staccatosi da Cuneo, assai notato perchè trasporta una marmotta del Monviso in una gabbia; la sezione di Toscana (55 Alpini); la sezione di Mondovi (436 uomini al comando del capitano Aimo) ostenta un quadro in cui si vede l'alpino nell'atto di sfornare frittelle esplosive); U gruppo di Canale, inalberante una grande scritta: «L'óma fall pulissia»; la sezione di Parma (64 nomini); la sezione di Trieste (60 Alpini). Vicenza ha mandato 1800 Alpini comandati dal capitano Adriano Montagna, sei fanfare e innumerevoli gagliardetti e su un camion un artistico scarpone di gesso, del peso di alcuni quintali, opera dello scultore Zanetti. Segue la colonna bolognese-romagnola, alla cui testa è uno « scarpone » illustre, il sottosegretario agli Esteri on. Dino Grandi. Col gruppo avanzano grossi cartelloni dove gli alpini, i fiaschi, i muli, le bombe a mano, opera di un'arte rozza e caratteristica, richiamano gli elementi della vita di guerra dell'alpino. Vediamo ora un gruppetto di alpini in apparenza operai, che cercano ansiosamente un passo nel corteo: sono cinque ottimi lavoratori arrivati alla ultima ora da Canne*, dove sono occupati, per partecipare all'adunata romana. Essi — Barichelli, Pierini, Bosco. Fiorentini e Ferrari — vengono accolti e festeggiati dai compagni. Da oltre un'ora e mezza il corteo procede incessante e non accenna a finire ; è una fiumana travolgente; è un succedersi pittoresco di canti, di musiche di grida. E' lo spirito degli scarponi che rivive in questo « lO.o reggimento », come viene chiamato l'ingente nucloo degli alpini in congedo: è la loro gaiezza, la loro serenità, il loro buon umore, che non manca anche nei momenti più difficili e pericolosi, e si riflette in questa grandiosa adunata, dando'.-? una fisionomia ed un carattere particolari. Ecco le fiorenti sezioni di Udine e quella di Roma con le patronesse in costume: ed ecco la sdiate degli alpini milanesi (oltre mille uomini) e poi i modenesi ed i reggiani, i trevigiani decoratissiml, con le piccozze, e poi ancora le sezioni e I gruppi di (Ione .gliano. Pordenone, Cremona. Pavia, 1 con alla testa l'on. Bisi: Sondrio con una grande scritta: «Canta che ti passa » ; Verona; Bolzano con un aquilotto, e Belluno. Caratteristica la sfilata dei bresciani, i quali hanno camuffato uno dei loro con una magnifica, autentica pelle di orso, e se lo portano in giro ridendo. 1 bresciani distribuiscono e cantano anche una canzoncina di occasione che dice: «Per il Papa delle vette, per il Re della Vittoria, per il Duce dell'ardimento, trinità di luci radiose, nell'unità di Roma imperiale ora e sempre ». Il gruppo di Rovato porta un quadro con una rappresentazione sintetica di due fasi della vita dell'alpino: In trincea e a Roma. In trincea abbatte il nemico, a Roma fa strage di fiaschi. L'ultima la Sezione di Venezia che ostenta una bandiera in cui il leone di San Marco appara arruolato negli Alpini, come si dimostra dal cappello con la penna che gli copte la criniera e dal fiasco che gli è vicino I veneziani portano anche un cartellone dove è rappresentato l'eroismo di due alpini in trincea che, non curanti degli austriaci che li prendono di mira, dicono tranquillamente scolando 11 fiasco: « Tira pure il cicchin. noi ci ubriachiamo lo stesso ». Episodio da fare il paio con quello escogitato da un cartello modenese ,in cui si vede un alpino che indica ad un camerata lo zampone e il lambnisco : « Mangiane tre fette, bevine un pistone e se sei una pecora diventerai un leone ». L'omaggio al Milite Ignoto Il corteo procede per Lungo Tevere, ponte Cavour, via Tomacelli e Corso Umberto e sbocca in piazza Venezia per l'omaggio al Milite Ignoto. Al suo: no della Canzone del Piave i reparti sfilano perfettamente inquadrati al piedi del Vittoriano, mentre le insegne si chinano in atto di omaggio, e mille e mille mani si tendono al saluto romano. E' uno spettacolo suggestivo, pieno di austera e semplice solennità. Sulla piazza non si ode che la cadenza del passo di marcia e le note affievolite dell'inno di guerra, che accompagno i nostri alla sublime riscossa del Piave. Durante lo sfilamento davanti alla tomba del Milite Ignoto, avviene un episodio che pare avere il carattere degli antichi auspici romani: l'aquilotto recato in spalla da un alpino dell'» Aosta » viene messo in libertà proprio nel momento in cui questi compiva con i suoi compagni il rito di omaggio. 11 magnifico uccello si leva in alto nell'aria, poi rapidamente abbassa il suo volo e, dopo un largo giro, vai a posarsi sul merli del Palazzo Venezia, in cospetto del Campidoglio e del monumento al Re. La sfilata prosegue. Via via che le sezioni passano, quelle che precedono, dopo avere percorso Via Nazionale e via 24 Maggio, vanno ad ammassarsi in piazza Quirinale per la dimostrazione ai Sovrani. Alle 10.30 la piazza è completamente gremita. La massa che vi affluisce, nell'impossibiiiià di essere contenuta tutta nello spazio pur vasto che si distende di fronte alla Reggia, dilaga per via XX Settembre e per le altre strade adiacenti. Di mio vo gli Alpini intonano i loro canti guerrieri, e sulle voci dei cori dominano imponenti le grida di «Viva il Re!» Le acclamazioni si intensificano di se condo in secondo. La moltitudine sembra impaziento di far salire ai Sovrani l'espressione del suo sentimento di fedeltà, di affetto e di devozione.