I cadaveri del cap. Tappi e di Pietro Bosso rinvenuti nel Po presso Chivasso

I cadaveri del cap. Tappi e di Pietro Bosso rinvenuti nel Po presso Chivasso I cadaveri del cap. Tappi e di Pietro Bosso rinvenuti nel Po presso Chivasso Dicci giorni di incessanti ricerche ■ L'ardua fatica di due palombari genovesi Le salme consegnate alla famiglia. c-bD Dopo 111 giorni di attivissime ricerche, a circa 3 Km. dal punto in cui avvenne il capovolgimento della barca sulla quale si trovava il nipote del generale Tappi e figlio del noto banchiere col suo compagno di caccia, il appezziere Pietro Bosso, i corpi delle due vittime sono stati ripescati. I nostri ettori ricordano il tragico accidente avvenuto la mattina del 22 marzo scorso, a Chivasso, sotto lo barramento a paratie del Po, nei pressi dell'imbocco del canale Cavour. In seguito ad accurate indagini condotte dai reali carabinieri della Stazione di quella località, comandati dal tenente Renato Lerz. è stato possibile ricostruire Ul fatto in tutti i suoi particoari. Alle ore 6 del mattino dei 22 marzo, u barcaiuolo ghe era alle dipendenze dell'Umberto Tappi parti da Torino con una barca, alla quale era tata fissata a prua una spingarda per a caccia alle anitre. A san Mauro Torinese il barcaiuolo caricò il Tappi e l Bosso, e con essi si - diresse alla volta di Chivasso poiché era intenzione dei cacciatori di raggiungere una località paludosa nei pressi di Crescentino. Giunti a Chivasso, i due. amici e il barcaiuolo, dopo essere passali con la barca sotto il ponte della strada provinciale, spinsero 11 fragile naviglio n direzione dello sbarramento seguendo la corrente del fiume che, man mano andava facendosi più forte. La ricostruzione del tragico incidente Ogni anno, durante il mese di maro, l'hnbocco del canale Cavour, mediante una diga di terriccio, viene otruito per agevolare la pulitura del ondo dei canale stesso, e tutta l'acqua viene cosi istradata verso l'unico sbocco, che è quello posto sotto lo sbarramento a paratie. Quella mattina, appunto, 1'aocesso al canale Cavour era hiuso, dimodoché la corrente in quel ratto di fiume era più impetuosa del olilo. Nonostante ciò i due cacciatori non ollero desistere dal .proposito di pasare attraverso lo sbarramento, certi di poter effettuare felicemente la manovra come altre volte avevano fatto. Diressero perciò la barca verso la diga. l passaggio però era largo appena due metri e doveva essere varcato a ilevante velocità. Nel momento in cui a barca, trasportata dalla corrente impetuosa del fiume, stava per superare 'ostacolo, la punta della spingarda he sporgeva da prua urtò contro un pilone. L'urto fu tale che la barca girò su sè stessa e si capovolse restando incastrata fra i due sostegni del'arcata. I tre uomini vennero proiettati nel fiume e travolti dalla corrente. A pohi metri dove era avvenuta la sciagura, il barcaiolo affiorò dall'acqua tringendo sempre fra le mani il lungo emo, e vide passare a qualche metro di distanza da" lui, il Tappi chesidlbatteva cercanQ0 c',i mantenersi a ga a. Egli cercò di nuotare verso il pa- drone, dandogli la voce mentre con una mano porgeva 11 remo perchè quegli potesse aggrapparsi; ma ad un trato si senti trascinare da un vortice e u sl ùeml "abbuiare ua un vortice e venne, ^portato lontano di là. circa una cinquantina di metri. A stento riu- ^^^^^^^.^mM''1''' p avevano assistilo alia tr, ^J0??0- n?lla piH ass.0'1' a ,mP0S.s lta ^ Portar aiuto ai disgraziati, raggiunsero e lo trasportarono in i sci a guadagnare la riva dove, alcuni operai che avevano assistito alla tragica scena ne]la piu assoluta impossiDi. lo una cascina poco distante, dove gli fecero bere un cordiale e gli cambiarono gli abiti inzuppati d'acqua. Subito dopo, il barcaiolo, con gli stessi operai che l'avevano aiutato a rimettersi in forza, organizzò la prima squadra di soccorso, e si diede a perustrare il fiume per cercare i corpi dei due cacciatori di anitre. Intanto da Torino giunsero i pompieri che si unirono alla squadra degli operai nelle ricerche. Questi ultimi, dopo non poche difficoltà riuscirono a ricuperare la barca che, come abbiamo detto, era rimasta incastrata fra I due piloni dello sbarramento. Ma in quella giornata e nelle successive, non fu possibile rintracciare 1 corpi dei cacciatori. Le laborioso ricerche Ciononostante, per volontà del generale Tappi che si era portato a Chivasso, e della famiglia dell'Umberto, le ricerche continuarono febbrilmente. Ad esse contribuirono anche i carabinieri del luogo i quali prestarono la loro opera instancabili. Per ben cinque chilometri dal punto in cui era avvenuta la disgrazia, il fiume venne perlustrato in lungo e in largo con esito negativo. Sembrava decisamente che il Po non volesse restituire le sue vittime. Ogni giorno di ricerche infruttuose le speranze venivano meno, ma il generale non si decideva ad abbandonare i tentativi per ricuperare la salma del caro nipote, e giunse fino a far venire da Genova due espertissimi palombari per esplorare il fondo del fiume. L'opera dei palombari però fu ardua, poiché nel tratto in cui si doveva effettuare il loro lavoro, il fiume presentava continui ed inaspettati pericoli. Essi scendevano nel letto del fiume, assicurati con lunghe catene a pesanti pontoni, e nonostante queste precauzioni, incontravano sovente correnti sott'acqua e gorghi rapidissimi che minacciavano di irascinarli lontano. Poi, le condizioni del fiume, le cui acque, in questi ultimi giorni sono torbide, non consentivano che esplorazioni lente. A circa tre chilometri da Chivasso, le squadre di perlustrazione costruirono un speciale sbarramento formato da picchetti infissi nel fondo del fiume riuniti fra di loro con reticolali di filo di ferro. Questo, per impedire che i cadaveri oltrepassassero, trasportati dalla corrente, la zona limitata delle ricerche. Ieri mattina, verso le ore 7,30, un contadino scorse affiorare dall'acqua, in località detta Abate, una massa oscura, che dalla forma si poteva ritenere il cadavere di un uomo. Triste scoperta Non ignorando la sciagura che era costata la vita ai due audaci cacciatori, il contadino sali su di una barca e si diresse verso il luogo dove aveva fatto la sua osservazione. Non si'era ingannato: effettivamente si trattava del cadavere di uno dei due annegati. Adagio adagio spinse quel corpo alla riva, ed avverti gli operai addetti alle squadre pei- le ricerche i quali si affrettarono a comunicare la notizia al generale Tappi. Questi si portò sul posto e riconobbe il cadavere per quello del nipote. La salma venne immediatamente trasportata alla camera mortuaria dell'ospedale civico di Chivasso. Nel pomeriggio, alle 17.3U, impigliato nello sbarramento a rete meiaillica, venne pure trovato il corpo del tappezziere Pietro Bosso, che venne anch'esso trasportato alla camera mortuaria. Il padre del Tappi e le due sorelle, ai quali venne comunicata subito la notizia, si recarono a Chivasso. Nella giornata di ieri, la salma dell'Umberto venne trasportata al paese natio, Coretto Castello, dove avranno luogo i funerali. L'Umberto Tappi era, come fu scritto, un giovane appassionato dello sport, specialmente della caccia. Fu valoroso combattente e venne promos-so tenente a 22 anni per merito di guerra; a 23 era capilano effettivo di artiglieria. Anche la salma del Bosso, nella serata è stata trasportata a Vercelli presso la desolata famiglia.

Persone citate: Bosso, Cavour, Pietro Bosso, Renato Lerz