Montreal

MontrealLettere dal Canada Montreal MONTREAL, marzo. Il viaggiatore che scende dal treno B Montreal crede di trovarsi entro una pellicola cinematografica composta anacronisticamente di varil paesi ed epoche. E' un palinsesto etno e geografico che richiede una disamina accurata, è una matassa di fili variopinti che con difficoltà si riesce a districare. Strade larghe e lunghe sino all'inverosimile si distendono al piede del « monte regio » che dà alla città il buo nome, e ad ogni cento passi sopra le case che al confronto appaiono anormalmente hasse s'erge un grattacielo o quasi — certuni oltrepassano i venti piani che ormai ci vogliono por meritare questo nome —; ad ogni dieci passi una farmacia gaia e cospicua attira lo sguardo, con le sue vetrine dove' ogni cosa immaginabile è esposta, sicuro indizio che dentro nulla vi sarà negato se non forse — naturalmente — le medicine; i giornali esibiscono centinaia di riviste diverse sulle cui copertine fiammeggianti acefàliche bellezze espongono allo sguardo distratto del passante incanti melliflui e impeccabili : questa è una città americana, non va,, ne può essere il minimo dubbio: siamo a Detroit o a Cleveland? Ma traversando la strada riceviamo una scossa. Queste non sono automobili che ci sbarrano il passo, sono slitte largamente munite di campanelli, addobbate di peMiccie per il maggior calore del passeggero e del cocchiere irsuto, e allegramente rinfronzolate di ciuffi gialli rossi azzurri di lana. Il tintinnio riempila strada e l'aria gelata e raffinataAbbiamo preso la prima svolta e ctroviamo in uno stradone bordato dstupendi palazzi dalla linea architettonica signorile e severa; la catena di slitte è ormai ininterrotta; ' sono per lo più padronali, e passano senza li minimo rumore al di fuori dei campanelli; dentro vi troneggiano signore elegantissime impellicciate sino alle punte delle orecchie. Sul marciapiede scherzano bambini vestiti di rosso con lunghe sciarpe nere — sembra una divisa nazionale — tirando delie minuscole slitte, o bombardandosi (poveri passanti!) con palile di neve. Il cielo è chiaro ed azzurro, il sole splende ma non riesce a riscaldare l'aria che vi penetra sino al cervello: questo è certo Pietroburgo ai tempi degli pzart Ma se vai poche diecine di metri verso il Nord e sali sul Monte Regio, trovi folte schiere di sciatori che scendono in città, gridando vivacemente per farti scansare. Giovani vestiti di tutti i colori immaginabili, fanciulle alte ed atletiche. Tutto il monte è un vivaio sportivo tra la neve splendente. Non paiono... i dintorni di Oslo? Uscite Invece dalla città dall'altra parte, più dove la pianura costeggia il larghissimo San Lorenzo. Qui l'occhio spazia senza confini dietro, dietro Caughnawaga sin verso le ultime montagne e ancora oltre verso il nord, dove cacciatori spargono 'e loro trappole per prendere le bestie feroci che danno le pelli calde e costose. E questo è il regno della fantasia. «*• In mezzo a tutto questo esotismo ci fermiamo un momento per discutere la strada che dovrà riportarci a casa. Un tranviere, uno scambista, ci guarda un istante e poi dice, con impeccabile accento calabrese: «11 primo tram che passa vi porterà diritto dove volete andare ». « 0 mantuano! » mi viene in mente, nel cuore, ogni volta che sballottato qua e là all'estero dal destino bohémien, mi capitano questi Incontri imprevisti e deliziosi. E chi osa ora dire che l'italiano non Viaggi? Vi è a Montreal una enorme colonia italiana, che abita in un quartiere assai periferico, dove termina il boulevard Saint Laurent. Aggiunge un colore locale di più a questa città già cosi fantastica. Strade si susseguono e continuate a trovare le insegne scritte con quell'italiano strambo che pare una nuova lingua neo-latina da aggiungere alle già esistenti. Questo droghiere chiama il suo negozio una « grosseria », il parrucchiere annuncia addirittura di possedere una « barbaria ». Barbaria invero, ma barbaria nostrana, che ci riscalda il cuore in questo gelo iperboreo. Con questa « gosseria >» vi voglio ricostruire tutt'una Eneide e una Divina Commedia per soprappiù. «*» V'è un quartiere ebreo, con giornali, teatri, ristoranti, che recano targhe scritte con quell'alfabeto lapidario che rammenta la sublimità del decàlogo sebbene sia ormai ca lato tanto in basso; v'è un quartiere cinese con i relativi chop suey e. sparse ovunque attraverso la città, le ubiquitose lavanderie dove ogni conto è un cimelio, un talismano: figuratevi un fogliettino di carta rossaj:operto di idiogrammi e strappato irregolarmente in due pezzi, uno per voi, uno per il lavandaio dal codino nero. Il loro felice connubio avverrà soltanto quando la vostra biancheria sarà stata felicemente imbiancata. Tutte le razze del mondo, pare, si sono date convegno in questa città sterminata. Il distretto degli affari sembra prevalentemente inglese, come sono le banche, i più grandi alberghi, le ferrovie, e cosi via. Ma Montreal stessa, la vera Montreal è rimasta inscuotibilmente, disperatamente francese. Il popolino, i tranvieri, i fiaccherai e i conducenti delle slitte, i lustrini, i giornalai, tutti sono talmente francesi che si rifiutano di imparare o almeno a sapere l'inglese. Quasi dugento anni son passati da quel fatidico gior no che Montcalm perdette il nuo vo mondo all'esercito di Wolfe, due secoli che altrove hanno rovesciato costumi valori fedi: ma il dolce idioma che Lassalle e Marquette qui portarono per fondare in Acadia (sic/) a le royaume de Dieu » è sopravvissuta meglio del bronzo che gli anni consumano e gli scogli che il mare distrugge. Sordi alla voce dell'interesse, i montrealesi sono rimasti fedeli al linguaggio dei padri. L'accento, è vero, non è quello dell'« Ile de Fiance ». Non si potrà capire sempre a primo volo. Rare sono le ossitona, e certi « je ne saujais » et « écowtcz » vi potranno la¬ ' sciare un istante perplessi. Ma di fronte a_q.uesta..,sublime sopravvi-, venza che ha ' saputo resistere a tutte le lusinghe, ben può rinascere la fede nelle idealità. Fa ridere la parola, stampata proprio oggi da un frande giornale di New York per tmostrare che l'Europa per ora non avrà più guerre: « Il benessere materiale conta più dei nazionalismi ». Il bello è che i cittadini della Nuova Francia sono divoti sudditi del Re Giorgio Quinto. Essi nutrono forse meno speranza degli s.tessi ticinesi di ricongiungersi alla patria oramai persa per sempre, lontana nel tempo come nello spazio inesorabile. Sono orgogliosi di appartenere al più vasto impero che il sole abbia sinora visto. Spesso i loro uomini politici salgono al governo dell'intero « dominio », e dirigono le sorti di questa curiosa striscia di terra larga effettivamente pochi chilometri e lunga cinque mila dall'Atlantico al Pacifico. Di odio, rancore, invidia, nessuna traccia. Ma persino nel quartiere di ponente, dove abitano esclusivamente i ricchi inglesi, su ogni angolo di ogni via, su ogni ufficio municipale, su ogni oggetto di attrezzo pubblico, sia la più umile cassetta degli immondizzaii, vi è un'iscrizione bilinguale, e per ogni « Street » vi è una « rue », per ogni «turn right» vi è un « tournez a droit ». Sarà una spesa inutile; ma per i cittadini di Montreal nessuna cosa è costosa, nessuna cosa è inutile, che rammenti al loro figli che sono e sempre saranno francesi. Sulla Torre di Babele Iddio 11 divise; mal in questa terra nessuna forza umana potrà unirli. Furst. Henry

Persone citate: Furst, Giorgio Quinto, Lassalle, Montcalm, Wolfe

Luoghi citati: Canada, Cleveland, Detroit, Europa, Montreal, New York, Nuova Francia, Oslo, Pietroburgo