Primavera
Primavera Note astronomiche Primavera Il Calendario segna: 21 marzo, ore! 3 e minuti 35. equinozio di primavera. La stagione invernale è dunque ufficialmente terminata, e la Primavera torna con 1 sud! .sorrisi e i suoi incanti. La parola Equinozio viene dal latino ed è formata dalle voci: aequa (eguale) e nox (notte), essendo all'epoca' dell'equinozio il giorno eguale alla notte. Tutti sanno che le stagioni e la variazione della durata del giorno durante l'anno sono dovute all'inclinazione dell'asse della Terra sul piano dell'eclittica. Se questa inclinazione non esistesse, non esisterebbero neppure le stagioni, e il giorno e la notte sarebbero ciascuno di 12 ore, in tutti 1 luoghi della Terra, in ogni epoca dell'anno. V'è un pianeta del sistema solare che si trova in questa condizione ideale: Giove. Su questo pianeta, durante l'intero anno, il giorno è eguale alla notte; il sole resta sempre nel plano dell'equatore, e la sua altezza rimane la stessa per ogni punto del globo, in tutti i giorni dell'anno. In questa posizione dell'asse non vd sono stagioni, e la temperatura decresce lentamente dall'equatore ai poli. Supponiamo invece che l'asse di rotazione sia inclinato per esempio di 23 gradi, come è il caso della Terra. Allora avviene che 11 21 marzo (come pure il 22 settembre, data dell'equinozio di autunno) il Sole passa per il piano dell'Equatore. I due poli del pianeta si trovano, in tal caso, disposti simmetricamente rispetto al Sole, e il cerchio di separazione dell'emisfero illuminato dall'emisfero oscuro è precisamente un meridiano. Ne risulta che ogni punto del globo, trasportato dalla rotazione diurna, descrive nella luce metà della circonferenza, e nell'ombra l'altra metà: e cosi la durata del giorno è' ovunque eguale alla notte. L'obliquità dell'asse terrestre è, come abbiamo detto, la causa delle stagioni. Se l'asse fosse perpendicolare al piano dell'eclittica (orbita descritta dal nostro pianeta), non solo non si avrebbe stagione alcuna, ma tutta la climatologia del nostro globo sarebbe differente. I poli nord e sud della Terra non sarebbero di certo quelle regioni glaciali ed inaccessibili che sono, e forse il problema dt istituire dei regolari viaggi transpolari dall'Europa all'America e viceversa, sarebbe già risolto da secoli per via marittima. Se quell'asse si potesse raddrizzare! 11 filosofo Augusto Comte aveva un giorno esposto l'idea che si radunassero tutte le forze di cui può disporre il genere umano per tentare di sollevare l'asse della Terra dalla sua posizione inclinata; ma l'ardito progetto non trovò seguaci, se si eccettuano T. Barbicane, J. Maston e compagni, nel romanzo di Giulio Verne La Terra sottosopra... Se l'asse fosse perpendicolare, oltre all'eguaglianza dei giorni e delle notti, per tutto l'anno, i due poli vedrebbero all'orizzonte un sole pallido e freddo, e vivrebbero in una mezza luce, invece di avere alternativamente sei mesi di giorno e sei mesi di notte. Per tutto l'anno, il clima sarebbe lo stesso, alle stesse latitudini, nelle stesse circostanze di luogo. Le stagioni non esisterebbero; in ciascuna latitudine, lo stesso clima fisso, invariabile in tutto l'anno; intorno all'equatore il clima sarebbe uniformemente caldo; al di sopra e al disotto, si avrebbe un clima più temperato, unn specie di estate perpetua; procedendo verso i poli, si incontrerebbe una primavera eterna, immutabile; verso i circoli polari, una situazione climatologica corrispondente ad una pre-primavera; al due poli infine si avrebbe un clima che corrisponderebbe alla media fra l'inverno della notte polare e l'estate del giorno polare. Ad ogni momento, andando dall'equatore ad uno dei poli, si traverserebbe tutta la gamma dei climi dall'equatoriale al sub-polare. In onesta situazione le regioni polari ci guadagnerebbero poiché verrebbero ad esse risparmiati i freddi intensi e la lunga notte invernale; al contrario le nostre regioni temperate ci perderebbero, non avendo più esse il vario e simpatico alternarsi delle stagioni. Immaginate voi la tristezza e la monotonia di un clima uniforme e stereotipato. l'arictos delectat. Esiodo, in quel suo aureo poema: Le opere e i giorni così descriveva 27 secoli fa. l'arrivo della Primavera. « Quando Zeus avrà recato il termine dell'inverno dopo sessanta giorni dal solstizio, allora l'astro di Arturo, lasciando la sacra corrente d'Oceano, sorge sul far della sera, e di luce abbagliante rifulge; e dopo ecco che la figlia di Pandicne. la rondine dall'acuto strido, esce alla luce ad annunziare che di nuovo brilla primavera ». Non ricordate la favola di Tereo, di Progne, e di Filomela? Figlia di Pandione re di Atene, sorella di Progne e moglie di IVreo, Filomela fu dagli Dei trasformata in rondine, ed ogni anno ritorna ad annunziare la primavera. Zefiro torna e 'l bel tempo rimena, E i fiori e l'erbe sua dolce famiglia, E garrir Progne e pianger Filomena E primavera candida e vermiglia. Sono ver3l del Petrarca, belli come questi del Pascoli: Giorni d'arrivi il tuo. San rteneduitni Ecco una prima rondine rhe scolii Pio Emanuel!).
Persone citate: Augusto Comte, Giulio Verne, La Terra, Petrarca, Pio Emanuel
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